Il 2 agosto 1914, allo scoppio del conflitto, l’Italia si dichiara neutrale. Il 20 maggio 1882 il Paese aveva firmato il patto della Triplice Alleanza, l’accordo difensivo che lega Germania, Austria Ungheria e Regno d’Italia. L’attacco dell’Austria alla Serbia però ha carattere offensivo e l’Italia può pertanto considerarsi neutrale. La portata della guerra però non lascia a lungo indifferente l’Italia. Nel Paese convivono due forze contrastanti: i neutralisti e gli interventisti. Tra i neutralisti, coloro i quali sostengono che l’Italia debba continuare a mantenersi neutrale, configurano:

  • Giolittiani, i quali temono che il conflitto possa minare il precario equilibrio liberale.
  • Socialisti, che ritengono che la guerra non possa portare alcun beneficio alle masse.
  • Cattolici, in quanto sostenitori di un pacifismo religioso.

Gli interventisti, i sostenitori dell’intervento dell’Italia alla guerra, sono rappresentati da:

  • Conservatori: rappresentati dal Presidente del Consiglio, Antonio Salandra, e dal Ministro degli Esteri, Sidney Sonnino. Essi vedono nella guerra un’opportunità per l’affermazione del prestigio internazionale dell’Italia e l’estensione della sua influenza nell’area balcanica.
  • Nazionalisti: vedono nella vittoria della guerra la possibilità della nascita di un Impero italiano.
  • Democratici: vedono nell’intervento un consolidamento della democrazia.
  • Socialisti rivoluzionari: rappresentati da Benito Mussolini, fondatore della rivista “Popolo d’Italia”, considerano la guerra l’occasione per far emergere l’Italia all’interno dello scenario europeo.
  • Sindacalisti rivoluzionari: rappresentati da Cesare Battisti, sostengono la guerra in vista della liberazione di Trento e Trieste.

L’opinione pubblica si schiera a favore della neutralità del Paese, e in un primo momento l’Italia avvia una trattativa con gli Imperi Centrali offrendo la propria neutralità in cambio di alcuni riconoscimenti territoriali in Trentino e nei Balcani. L’Austria tuttavia non si dimostra favorevole e l’Italia entra in trattativa con gli Alleati. Il 26 aprile 1915 viene stipulato il Patto di Londra con il quale, in cambio del proprio sostegno, all’Italia viene garantito il riconoscimento del Trentino, l’Alto Adige, Trieste, l’Istria e la Dalmazia. Tale accordo, tuttavia, viene siglato all’insaputa del Parlamento e il governo si trova a dover affrontare la maggioranza neutralista parlamentare. In seguito ad una forte spinta da parte degli interventisti e dei nazionalisti, sfociata in una serie di manifestazioni dette le radiose giornate di maggio, il 23 maggio 1915 la Camera dà pieni poteri al governo e l’Italia dichiara guerra all’Austria. Il comando dell’esercito italiano viene affidato al generale Luigi Cadorna il quale sferra una serie di attacchi contro l’Austria. Tali sforzi non portano a risultati significativi, ma limitano il crollo dell’esercito russo posto sotto pressione dall’esercito austriaco.