Il 21 gennaio 1924 Lenin muore. A partire da questo momento i contrasti all’interno del partito comunista si accentuano. Stalin, attraverso l’elaborazione dei piani quinquennali elabora un sistema di industrializzazione della Russia. Tale piano presuppone il rafforzamento del potere del regime. La politica della NEP viene abbandonata, si attua una forte collettivizzazione delle terre che suscita l’opposizione dei contadini, duramente sedata con arresti, deportazioni e fucilazioni. Il contrasto tra Stalin e Trotskij si acuisce. Trotskij si fa sostenitore di una rivoluzione permanente, finalizzata a esportare la rivoluzione in ogni Paese del mondo. Allo stesso tempo si dimostra contrario all’intervento di burocratizzazione operata da Stalin. Nel 1927 Trotskij viene espulso dal partito e costretto all’esilio. Stalin assume la guida del partito aumentando il peso del proprio ruolo direttivo all’interno degli organi statali e concentra la politica statale sull’industrializzazione della Russia. Nel XV Congresso del partito Stalin afferma la necessità della collettivizzazione delle terre suscitando malcontento tra i contadini. Il commercio viene trasferito nelle mani delle Cooperative o dello Stato, l’industria già a partire dal 1933 viene quasi completamente nazionalizzata. Il settore privato del commercio e dell’industria subiscono un’inibizione. Lo Stato diventa subordinato al partito unico, le forze antagoniste sono represse con il terrore, il leader del partito lavora alla creazione del culto di Stalin. Il governo staliniano assume tutti i caratteri di una dittatura con una politica persecutoria nei confronti degli oppositori del regime o presunti tali.