Il 7 novembre 1921 a Roma Mussolini dà vita al Partito Nazionale Fascista. L’azione delle squadre fasciste prende sempre maggior rilevanza e imperversa su intere province. Nel febbraio 1922 Luigi Facta sostituisce Bonomi ma non si dimostra in grado di controllare l’azione violenta delle squadre. Il Partito socialista è diviso da contrasti interni e non è un forte contraltare al nascente movimento fascista. Nell’ottobre 1922 alcuni socialisti riformisti fondano il Partito Socialista Unitario, guidato da Filippo Turati. L’influenza di Mussolini continua a crescere, durante il congresso di Napoli del 24-25 ottobre viene elaborato un piano per l’occupazione dei centri nevralgici del potere e il 28 ottobre 1922 i fascisti mettono in atto una marcia su Roma. La reazione del re Vittorio Emanuele III è di tolleranza, il 30 ottobre il sovrano riceve Mussolini e gli affida il governo. In breve tempo il Governo Mussolini si rivela forte, centralizzato ed autoritario. Nasce il Gran Consiglio del Fascismo, una milizia di squadristi che agisce con violenza limitando le libertà democratiche. I popolari e i cattolici, fino a questo momento alleati dei fascisti, cominciano a prendere le distanze dal movimento. Mussolini, interessato al sostegno della Chiesa, avvia una politica contro il Partito Popolare. In vista delle prossime elezioni le squadre fasciste minacciano e colpiscono le forze di opposizione. Alle elezioni del 6 aprile 1924 la coalizione formata dai fascisti e dai conservatori ottiene il 65% dei voti. Giacomo Matteotti, dopo aver denunciato la situazione di brogli e violenze con un discorso alla Camera, il 10 giugno 1924 viene rapito, il suo corpo verrà ritrovato senza vita il 16 agosto. Nonostante l’opinione pubblica sia profondamente scossa dall’omicidio di Matteotti, evidentemente avvenuto su commissione dei capi fascisti, il re Vittorio Emanuele III continua a sostenere il governo Mussolini.