Dopo la seconda guerra mondiale la Corea viene divisa lungo una linea di separazione fissata al 38◦ parallelo. La parte settentrionale risulta sotto il controllo sovietico e quella meridionale sotto il controllo statunitense. Nel giugno 1950 i nordcoreani invadono la zona del sud innescando un conflitto che rischia di estendersi oltre l’area asiatica. A sostegno della Corea del sud interviene l’ONU, mentre Cina e Unione Sovietica appoggiano la parte settentrionale. La guerra in Corea si inserisce in un quadro di forti tensioni fra gli Stati Uniti e la Russia. Il conflitto coreano determina infatti una delle fasi più acute della guerra fredda. Negli USA si alimenta il sentimento ostile contro il comunismo che sfocia in una vera e propria lotta al “pericolo rosso” promossa dal senatore Joseph Mc Carthy. Nel 1951 vengono condannati a morte i coniugi Rosenberg, sostenitori dell’ideologia comunista, nonostante non abbiano mai preso parte ad attività terroristiche. Anche il nuovo presidente americano Dwight Eisenhower, in carica dal 1953 al 1961, incoraggia la politica anticomunista. In Asia il Giappone diventa base delle truppe militari americane e dell’ONU a sostegno dell’ideologia statunitense. Il 27 luglio1953 si concludono i negoziati di Pace di Panmunjom. L’armistizio ristabilisce sostanzialmente la situazione preesistente. La Corea rimane divisa in due stati: Corea del Nord, con capitale Pyongyang e Corea del Sud, con capitale Seoul.