Prima di passare all’analisi delle singole tipologie diamo uno sguardo ad alcune regole generali utili per la risoluzione di tutti i quesiti di analisi logico/argomentativa.

  • Solo le informazioni contenute nei brani sono rilevanti

Quando si analizza un brano, tutte le informazioni in nostro possesso sul tema trat­tato che non sono esplicitamente espresse dal brano o dalle opzioni di risposta sono irrilevanti e non vanno considerate. Se, ad esempio, in un brano leggiamo che negli animali la misura del cervello cresce in proporzione alla misura del corpo, ma d’altra parte sappiamo che questa correlazione non è sempre vera, dobbiamo mettere da parte le nostre conoscenze e limitarci a quanto stabilito nel brano. In termini logici, diciamo che il contenuto del brano va assunto come vero. L’obiet­tivo di questi quesiti non è quello di stabilire se le conoscenze dei candidati su un certo ambito sono corrette (altrimenti saremmo davanti ad un quesito di cultura generale o di una disciplina specifica) ma quello di valutare se il candidato sia in grado di cogliere i passaggi logici che costituiscono un certo ragionamento.

  • La funzione e i significati dipendono dal contesto

Questa è la regola pratica più importante da tenere a mente. Anche se indubbiamente ci sono degli elementi comuni che permettono di fornire delle linee guida generali per l’analisi dei brani, ogni brano è un caso a sé e va analizzato tenendo conto delle sue specificità. Un brano va considerato come un contesto autonomo, da cui dipendono le funzioni di ogni particella linguistica e ogni asserzione che lo compongono.

  • Ogni brano contiene una struttura logico/argomentativa più o meno evidente

Nei quesiti di analisi logico/argomentativa abbiamo sempre a che fare con brevi testi (brani) che contengono un argomento, ovvero un insieme di asserzioni divise in un certo numero di premesse e una conclusione. Imparare a individuare la struttura argomen­tativa dei brani semplifica l’analisi perché ci permette di concentrare l’attenzione sulla struttura logica e non farci distrarre dalla particolare forma che un argomento assume nella lingua italiana. Consideriamo ad esempio il seguente brano:

Vi è stato un momento storico in cui la situazione economica impose al Governo italiano di sostenere direttamente la Lira nei mercati valutari o, altrimenti, di innalzare i tassi d’interesse. Tuttavia, il Governo non potè alzare il tasso di interesse in quanto questo avrebbe significato un suicidio politico. Il Governo, pertanto, dovette sostenere la Lira, sebbene l’operazione si sia rivelata costosa.
Da un punto di vista logico, il brano sopra è equivalente al seguente argomento:

Premessa 1. Il governo sostiene la Lira o innalza i tassi di interesse

Premessa 2. Il governo non innalza i tassi di interesse

Conclusione. Il governo sostiene la Lira

La struttura logica è sempre costituita da un certo numero di premesse e una con­clusione e va ricostruita partendo dall’individuazione della conclusione e muovendo a ritroso fino alle premesse. Per individuare la conclusione dobbiamo focalizzare la nostra attenzione su due elementi: posizione e ruolo. Nella stragrande maggioranza dei casi, la conclusione sarà collocata o alla fine (come ne/l’esempio sopra) o a/l’inizio di un brano. Casi in cui la conclusione si trova in altre posizioni (al centro) sono estremamente rari. Per quanto riguarda il ruolo, bisogna ricordare che la conclusione segue logicamen­te le premesse, ovvero deve essere una loro conseguenza. Per aiutarci ad individuare la parte del brano che segue dalle altre (la conclusione) possiamo provare a cercare delle particelle specifiche che nella lingua italiana hanno la funzione di introdurre la conclusione. Nel nostro esempio, la particella che introduce la conclusione è pertanto. Le particelle italiane che più frequentemente sono utilizzate per introdurre le conclusioni sono le seguenti: quindi, pertanto, in conclusione, vediamo che, è evidente che, in ultima analisi, segue che, ciò dimostra che, ecc. Bisogna prestare particolare attenzione a particelle come perciò e perché, che pur po­tendo essere usate per introdurre una conclusione possiedono anche altre funzioni e possono quindi trarre in inganno. Infine, è bene notare che quando la conclusione è col­locata all’inizio di un brano non è generalmente introdotta da una particella specifica (vedremo un esempio di questo caso più avanti). Individuare correttamente la conclusione permette di facilitare notevolmente lo svolgimento di alcune operazioni sui brani, quali l’individuazione di asserzioni che indeboliscono l’argomento o degli errori logici (vedremo esempi specifici più avanti). Una volta individuata la conclusione il passo successivo è l’individuazione delle premes­se. In genere ogni premessa corrisponde ad un periodo grammaticale italiano, quindi è sufficiente individuare i periodi che compongono il brano (generalmente sono separati da punti o punti e virgola) e riscriverli separatamente come premesse. Il lettore attento avrà notato che nella struttura argomentativa estratta dal brano precedente molti elementi del brano originale sono scomparsi. Vediamo quindi come fare per eliminare gli elementi ridondanti di un brano.

  • Molti elementi di un brano possono essere trascurati nell’analisi della sua struttura argomentativa

Proviamo a riscrivere il brano precedente eliminando tutti i termini che non fanno parte della struttura logica:

Vi è stato un momento storico in cui la situazione economica impose al Governo italiano di sostenere direttamente la Lira nei mercati valutari o, altrimenti, di innalzare i tassi d’interesse. Tuttavia, il Governo non potè alzare il tasso di interesse in quanto questo avrebbe significato un suicidio politico. Il Governo, pertanto, dovette sostenere la Lira, sebbene l’operazione si sia rivelata costosa

Come si vede la gran parte del brano originale viene di fatto ignorata nell’analisi della struttura logica. In linea generale, i seguenti elementi non hanno una funzione logica specifica e possono essere ignorati:

  • tempi verbali (tutte le asserzioni si considerano al presente);
  • espressioni di enfasi: è ovvio che, è evidente che, ecc.;
  • descrizioni: elementi che si limitano a descrivere un contesto ma non aggiungono informazioni rilevanti.

È importante non dimenticare che ogni brano è un caso a sé e che un particella o elemento superfluo in un brano può essere fondamentale in un altro. Per questo motivo è necessario, in fase di preparazione, svolgere quanti più quesiti possibile, in modo da abituarsi a riconoscere la struttura logica, le particelle superflue, ecc.

  • Alcuni elementi hanno una funzione logica specifica e vanno evidenziati

Dopo aver eliminato le parti ridondanti possiamo focalizzare l’attenzione sugli elementi superstiti, alla ricerca di particelle logiche che svolgono ruoli specifici e ci permettono di portare a termine alcune operazioni sui brani. Queste particelle prendono il nome di connettivi e connettono tra loro le diverse asserzioni che costituiscono le premesse o la conclusione.

Scriviamo il brano precedente, semplificato e con i connettivi in evidenza:

Vi è stato un momento storico in cui la situazione economica impose al Governo italiano di sostenere direttamente la Lira nei mercati valutari o, altrimenti, di innalzare i tassi d’interesse. Tuttavia, il Governo non potè alzare il tasso di interesse in quanto questo avrebbe significato un suicidio politico. Il Governo, pertanto, dovette sostenere la Lira, sebbene l’operazione si sia rivelata costosa

o e non sono gli unici due connettivi presenti nel brano: il primo unisce le due asser­zioni che formano la prima premessa, mentre il secondo nega la seconda premessa. Se includiamo le informazioni sui connettivi nella struttura argomentativa otteniamo:

Premessa 1. Il governo sostiene la Lira o innalza i tassi di interesse

Premessa 2. Il governo non innalza i tassi di interesse

Conclusione. Il governo sostiene la Lira

L’individuazione dei connettivi è utile sopratutto per confrontare (rispetto alla struttura logica) tra loro gli argomenti contenuti in brani diversi, una delle possibili richieste che accompagnano questi brani. I connettivi logici vengono divisi in cinque categorie (negazioni, congiunzioni, disgiunzioni, implicazioni, doppie implicazioni), ognuna delle quali può essere espressa da diverse particelle italiane. Nella (Fig. 04.01.01.01) riportiamo le forme più frequenti.