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1 di 3 Domande

Quale tra i seguenti segni/sintomi non è tipico della chetoacidosi diabetica?














La risposta corretta è la E.
La chetoacidosi diabetica è una complicanza acuta del diabete (in particolare più frequente tra i pazienti con diabete mellito di tipo 1), caratterizzata da iperglicemia, iperchetonemia e acidosi metabolica. La presenza di iperglicemia determina una diuresi osmotica con significativa perdita di liquidi (poliuria con polidipsia) ed elettroliti. Si manifestano anche nausea, vomito (risposta D errata), dolore addominale (risposta A errata), respiro di Kussmaul (risposta C errata), disidratazione, ipotensione, cefalea, astenia, stato confusionale. Caratteristico è l’odore fruttato dell’alito per l’eliminazione dell’acetone per via aerea (risposta B errata). La patologia può progredire fino all’edema cerebrale, al coma e al decesso. La presenza di edemi declivi non è tipica della chetoacidosi diabetica.

2 di 3 Domande

Da cosa e' sostenuta la sindrome di Cushing?














La risposta corretta è la C.
La sindrome di Cushing è un insieme di segni e sintomi dovuti a livelli eccessivamente elevati nel sangue di cortisolo o altri glucocorticoidi. Le cause si distinguono in due gruppi principali: le forme ACTH dipendenti, dove la causa dell’eccesso di cortisolo è un’aumentata produzione dell’ormone ipofisario adrenocorticotropo, e forme ACTH indipendenti. Nel primo gruppo rientrano il morbo di Cushing (adenoma ipofisario ACTH secernente, composto da cellule basofile), la secrezione ectopica di ACTH da tumori non ipofisari e la secrezione di CRH da tumori non ipofisari. Nel secondo gruppo rientrano la sindrome di Cushing iatrogena o fittizia, gli adenomi e i carcinomi adrenocorticali ormone secernenti, la malattia nodulare pigmentosa primaria della corteccia surrenale (PPNAD) (o iperplasia micronodulare surrenale bilaterale) e la iperplasia macronodulare surrenale bilaterale.

3 di 3 Domande

La determinazione dell’emoglobina glicata permette di valutare l’assetto glicemico:














La risposta corretta è la A.
L’emoglobina glicata si forma perché il glucosio col il suo gruppo aldeidico si lega al gruppo ammidico N-terminale della catena β dell’emoglobina: in un primo momento il legame è reversibile, dopodiché diventa irreversibile e si forma l’emoglobina A1C che è stabile. La determinazione della emoglobina glicata permette di valutare l’assetto glicemico nei 3-4 mesi precedenti l’esame. Infatti, una volta che il glucosio si unisce all’emoglobina, “glicando” la proteina originale, vi rimane legato per l’intera vita del globulo rosso, ovvero circa 120 giorni.

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