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1 di 5 Domande

Si desidera conoscere il grado di associazione esistente tra la sindrome metabolica e il deficit di vitamina D nella popolazione generale. Per fare questo, viene selezionato un campione da una clinica tra pazienti maggiorenni, e dopo essere stati reclutati, vengono sottoposti ad un esame clinico per determinare se soddisfano i criteri della sindrome metabolica e viene prelevato il sangue per misurare la concentrazione sierica della 25 idrossi-vitamina D. Qual è il disegno di questo studio?














La risposta corretta è la B
Il disegno dello studio per conoscere il grado di associazione esistente tra la sindrome metabolica e il deficit di vitamina D nella popolazione generale, fatto prelevando pazienti maggiorenni da una clinica, è di tipo trasversale, osservazione istantanea che fotografa gli eventi e le relative frequenze in un dato istante. In particolare, gli studi trasversali:
- stimano prevalenze, coperture e comportamenti;
- rispondono a quesiti di tipo diagnostico;
- generano ipotesi su cause o fattori di rischio.
Sono semplici da realizzare ed economici ma, rilevando contemporaneamente esposizione ed esito, non permettono di trarre conclusioni sulla relazione causa-effetto che intercorre tra le due variabili in associazione. Al contrario, gli studi caso-controllo vengono usati per valutare fattori di rischio di una malattia, soprattutto se rara (risposta C errata). Ancora, gli studi case-crossover sono una variante dello studio caso-controllo usati per studiare esposizioni transitorie riguardo patologie acute (risposta D errata). Invece, gli studi di coorte, vengono usati per valutare i fattori di rischio di una patologia e la prognosi della stessa. Possiamo distinguere studi di coorte:
- prospettici, in cui le coorti sono identificate prima di eventuali manifestazioni della patologia e vengono seguite nel corso del tempo (risposta A errata);
- retrospettivi, in cui si utilizzano dati che sono già stati raccolti, possibilmente nel corso di un lungo periodo di tempo (risposta E errata).

2 di 5 Domande

Uno studio mira a valutare l'associazione tra l’esposizione a farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e l’infarto miocardico. A tal fine, verrà confrontata l’esposizione ai FANS tra i pazienti che avranno diagnosi di infarto miocardico nei 2 anni successivi in una coorte di pazienti della Comunità di Madrid rispetto all'esposizione ai FANS in un gruppo di controllo più ampio senza infarto miocardico e che sarà campionato dalla stessa coorte. Di che tipo di studio si tratta?














La risposta corretta è la D
Uno studio che vuole valutare l’associazione tra l’esposizione a FANS e IMA confrontando l’esposizione ai FANS in pazienti che presenteranno IMA in 2 anni con quella di un gruppo di controllo, campionato dalla stessa coorte, è uno studio caso-controllo nidificato in uno studio di coorte. In particolare, ci permette di ridurre i costi analizzando solo i pazienti che svilupperanno l’evento selezionato ma lo svantaggio è che i soggetti non affetti da malattia, individuati da quelli selezionati nei controlli, non possono essere pienamente rappresentativi della coorte originale, in caso di decesso o di incapacità nel follow-up dei casi

3 di 5 Domande

Quale dei seguenti tipi di studi sarebbe quello più adeguato per studiare l'associazione tra la comparsa di una reazione avversa grave molto rara ad insorgenza tardiva e il consumo di un determinato farmaco?














La risposta corretta è la C
Lo studio più adeguato per studiare l'associazione tra la comparsa di una reazione avversa grave molto rara ad insorgenza tardiva e il consumo di un determinato farmaco è lo studio caso-controllo, che richiede meno tempo e un costo minore rispetto allo studio di coorte rappresentando la prima scelta in caso di malattie rare o ad insorgenza tardiva.
In particolare, si selezionano soggetti affetti (casi) e non affetti (controlli) da una patologia di cui si vuole studiare l’eziologia e si valuta se l’esposizione nel passato ad un determinato fattore di rischio abbia una maggiore prevalenza nella popolazione degli affetti rispetto ai sani.

4 di 5 Domande

In uno studio di coorte che confronta un gruppo di soggetti con ipertensione arteriosa e un gruppo di soggetti con pressione arteriosa normale, si ottiene un'incidenza annuale di infarto acuto di miocardio del 15 per mille e del 5 per mille, rispettivamente. Supponendo che non ci siano pregiudizi o fattori di confusione, quale sarebbe il rischio di infarto miocardico acuto attribuibile all’ipertensione tra i soggetti ipertesi?














La risposta corretta è la C
Il rischio di infarto miocardico acuto attribuibile all’ipertensione tra i soggetti ipertesi, ottenuto da uno studio di coorte che confronta un gruppo di soggetti con ipertensione arteriosa e un gruppo di soggetti con pressione arteriosa normale, corrisponde al 10 per mille all’anno. In particolare, il rischio attribuibile negli esposti (RAE) si ottiene dalla differenza fra l’incidenza negli esposti e l’incidenza nei non esposti e corrisponde alla quantità di rischio supplementare (eccesso di rischio) attribuibile al fattore di rischio considerato, indicando la quota di malati tra gli esposti che potrebbe essere evitata se venisse completamente rimosso il fattore di rischio in esame.

5 di 5 Domande

Una paziente di 50 anni viene ricoverato a causa di una sindrome nefrosica. Si realizza una biopsia renale che fornisce i seguenti risultati: ispessimento uniforme e diffuso della parete dei capillari glomerulari. Alla colorazione con argento vengono osservati degli spikes e l'immunofluorescenza mostra depositi di IgG e C3 lungo la parete capillare. Nel siero vengono rilevati autoanticorpi circolanti contro il recettore di tipo M della fosfolipasi A2 (PLA2R). La patologia che causa la sindrome nefrosica in questo paziente è:














La risposta corretta è la C
La patologia alla base della sindrome nefrosica del paziente del caso clinico che presenta:
- un ispessimento uniforme e diffuso della parete dei capillari glomerulari con presenza di spikes alla colorazione argentica;
- depositi di IgG e C3 all’immunofluorescenza;
- autoanticorpi circolanti contro il recettore di tipo M della fosfolipasi A2 (PLA2R),
è la nefropatia membranosa, la causa più frequente di sindrome nefrosica nell’adulto.

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