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1 di 5 Domande

Tra i fattori associati alla comparsa di shock cardiogeno nell'infarto miocardico acuto, NON si trova il seguente:














La risposta corretta è la A
Tra i fattori associati alla comparsa di shock cardiogeno nell’infarto miocardico acuto non rientra l’extrasistole ventricolare monomorfa, che non per forza determina una prognosi peggiore. In particolare, l’extrasistole ventricolare monomorfa, dopo la rivascolarizzazione eseguita tramite angioplastica o trattamento fibrinolitico, può comparire all’interno del cosiddetto ritmo idioventricolare accelerato, con una frequenza cardiaca tra 40 e 120 bpm, che insorge a causa di un aumentato automatismo di una regione ventricolare ed ha carattere benigno. 

2 di 5 Domande

Ad un uomo di 47 anni, senza antecedenti di interesse, è stata diagnosticata un’ipertensione un anno fa. Segue un trattamento con amlodipina 10 mg (1-0-0) e losartan/idroclorotiazide 100/25 mg (1-0-0), e rispetta una dieta a basso contenuto di sodio, con una buona aderenza. Nonostante questo, ha valori di PA 168/92 mmHg. Qual è il prossimo passo da fare?














La risposta corretta è la C
Il successivo passo da fare in un paziente con una ipertensione arteriosa refrattaria, cioè in cui non si riesce a controllare i valori pressori nonostante terapia con tre tipi di farmaci antipertensivi (incluso un diuretico), è l’esecuzione del monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa (MAPA). In particolare, questo test non invasivo, conosciuto anche come Holter pressorio, permette di registrare la pressione arteriosa continuativamente per 24h.

3 di 5 Domande

Un uomo di 76 anni con diagnosi di insufficienza cardiaca, in fibrillazione atriale cronica, con grave disfunzione sistolica (frazione di eiezione 33%), segue un trattamento con inibitore dell'enzima di conversione dell'angiotensina, beta-bloccante e diuretico tiazidico. Nonostante questo, è sintomatico, in classe funzionale II del NYHA. Quale sarebbe l'atteggiamento da seguire?














La risposta corretta è la A
L’atteggiamento da seguire in un paziente con scompeso cardiaco cronico refrattario a terapia con ACE-I, beta-bloccante e diuretico tiazidico è l’introduzione nella terapia cronica di un “MR antagonist”, cioè un antimineralcorticoide o antialdosteronico, come lo spironolattone. Al contrario, non va assolutamente sospesa la somministrazione di beta-bloccanti che sono i farmaci di prima linea, in associazione con gli ACE-I, nel trattamento dello scompenso cardiaco cronico (risposta B errata). All’opposto, non va aggiunto amiodarone son non compaiono aritmie associate (risposta C errata). Inoltre, i calcio-antagonisti come il verapamil sono controindicati in caso di insufficienza cardiaca cronica (risposta D errata). Infine, l’introduzione dell’ivabradina rappresenta un’opzione terapeutica laddove lo spironolattone non risulti efficace ed il ritmo sia sinusale con FC³70 bpm (risposta E errata).

4 di 5 Domande

Delle seguenti malattie, una di esse può manifestarsi con assenza di polso venoso giugulare:














La risposta corretta è la B
La sindrome della vena cava superiore si manifesta con assenza di polso venoso giugulare, misurato a livello della vena giugulare interna, in quanto sarà ostruita la connessione con l’atrio destro. In particolare, la registrazione grafica della pulsazione della vena giugulare è un indice molto significativo dello stato di attività dell’atrio destro, potendo distinguere:
- un’onda A positiva, nella diastole, corrispondente alla contrazione atriale;
- un’onda C positiva, dovuta alla spinta della sistole isometrica del ventricolo sul piano valvolare;
- un’onda X negativa, dovuta al fatto che durante l’eiezione ventricolare il piano valvolare si porta verso il basso e pressione atriale crolla;
- un’onda V positiva, dovuta al riempimento atriale dalle vene cave e dal seno coronarico;
- un’onda Y negativa, corrispondente allo svuotamento atriale nel ventricolo.
Al contrario, nella pericardite costrittiva, nell’insufficienza tricuspidalica, nell’insufficienza cardiaca e nella stenosi tricuspidalica ci sarà un aumento della pressione venosa giugulare ma con persistenza del polso venoso (risposte A, C, D ed E errate).

5 di 5 Domande

Un uomo di 25 anni, militare di professione, è trovato in coma con una temperatura di 41ºC dopo aver svolto un esercizio fisico molto intenso a mezzogiorno in una giornata molto calda. La sua pressione arteriosa, nonostante l’apporto di 3 litri di cristalloidi, è di 80 mmHg, con oliguria e aumento di lattato. La sua frequenza cardiaca è di 125 bpm con ECG che mostra una tachicardia sopraventricolare. Nelle analisi si evidenzia un'attività protrombinica del 30% e un INR di 3. Indicare la risposta corretta:














La risposta corretta è la D
Il paziente del caso clinico è andato incontro ad un colpo di calore da esercizio fisico, per cui dovrebbero essere evitati i vasocostrittori periferici per il trattamento dell'ipotensione. In particolare, il colpo di calore da esercizio fisico è caratterizzato da un aumento della temperatura centrale che supera i 40,5°C, ipotensione, tachicardia e tachipnea, alterazione dello stato mentale fino al coma, rabdomiolisi, danno renale acuto ed alterazioni della coagulabilità. Al contrario, l'innalzamento degli enzimi muscolari è minore nel colpo di calore classico rispetto al colpo di calore durante l'esercizio (risposta A errata). All’opposto, non è necessario effettuare una puntura lombare per diagnosticare la condizione, in quanto è sufficiente il criterio clinico (risposta B errata).
Inoltre, il trattamento non prevede la somministrazione di digossina (risposta C errata) ma si basa sul raffreddamento corporeo aggressivo (immersione in acqua fredda, raffreddamento per evaporazione) oltre ad un energico trattamento di supporto.

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