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1 di 5 Domande

Un uomo di 36 anni e' sotto osservazione in Chirurgia dopo un drenaggio urgente di un ascesso perianale di due mesi prima, con persistente suppurazione. Il paziente era stato messo precedentemente sotto sorveglianza per un quadro digestivo con diarrea, dolore addominale e perdita di peso. Colonscopia: retto di aspetto normale; a livello del colon discendente e sigma si alternano aree dall'aspetto "ad acciottolato", con ulcere lineari e profonde, ad aree dall'aspetto normale. L'eco endoanale e la risonanza magnetica evidenziano una fistola transfinterica alta. Attualmente non è sotto terapia. Quale sarebbe il trattamento iniziale piu' appropriato per la fistola?














La risposta corretta è la B
Il trattamento iniziale più appropriato per la fistola transfinterica alta del paziente del caso clinico affetto da morbo di Crohn prevede il posizionamento della seta chirurgica non tagliente nel tragitto della fistola insieme al trattamento con metronidazolo, infliximab e immunosoppressori. In particolare, in un primo tempo la seta ci permette di mantenere pervio il lume della fistola impedendone l’ostruzione che è alla base del processo flogistico che circonda la fistola. Successivamente trattamenti come “anal plug” (tampone di fibrina) e “lembo di avanzamento rettale” (abbassamento di un cilindro di mucosa) vanno ad obliterare il tramite fistoloso e a coprire la sua breccia permettendone la corretta cicatrizzazione. Al contrario, la semplice fistulotomia è da riservarsi ai casi di fistole intersfinterica e transfinteriche basse, mentre nelle alte è necessario salvaguardare le fibre dello sfintere per preservarne la sua funzionalità e quindi la continenza anale (risposta A errata).
Invece, la sfinterotomia laterale interna è l’intervento indicato in caso di ragadi anali dopo fallimento della terapia medica (risposta D errata).

2 di 5 Domande

Una paziente di 36 anni chiede un consulto medico per un dolore toracico costante e costrittivo che si irradia ad entrambe le braccia e si intensifica in posizione decubito dorsale. All'esame medico dichiara che questo dolore è alleviato quando si siede con il corpo in avanti. Dopo aver condotto uno studio esaustivo del paziente, viene diagnosticata una pericardite idiopatica acuta. Indicare la risposta FALSA:














La risposta corretta è la D
La pericardite acuta idiopatica non recidiva in più del 75% dei pazienti ma solo in un paziente su tre. Al contrario, è vero che tossire, respirare profondamente, mangiare o sdraiarsi sono atti che aumentano il dolore toracico (risposta E errata). All’opposto, non esiste un test specifico per la diagnosi di pericardite acuta idiopatica, quindi la diagnosi è di esclusione (risposta A errata). Inoltre, non esiste un trattamento specifico, ma possono essere indicati il riposo a letto e l'acido acetilsalicilico (risposta C errata). Infine, gli anticoagulanti devono essere evitati perché il loro uso può causare emorragia nella cavità pericardica (risposta B errata)

3 di 5 Domande

Viene visitata una paziente con dolore pelvico in cui l’Rx semplice mostra lesioni osteolitiche e osteosclerotiche nelle ossa iliache e femorali. Indica l’azione NON CORRETTA.














La risposta corretta è la C
Una paziente con dolore pelvico in cui l’esame radiografico mostra lesioni osteolitiche e osteosclerotiche nelle ossa iliache e femorali pone il sospetto diagnostico di malattia di Paget, con alterazione del metabolismo e del rimodellamento osseo, malformazioni e predisposizione alle fratture; la terapia ormonale con estrogeni non è indicata per questa patologia. Al contrario, per l’indagine diagnostica è fondamentale richiedere una radiografia del cranio e della gabbia toracica, sedi tipicamente coinvolte dove è possibile apprezzare l’aspetto a mosaico di aree ipersclerotiche e iperlucide con ispessimento della volta cranica (risposta A errata). All’opposto, la scintigrafia ossea con radionuclidi, deve essere eseguita all'inizio dell'iter diagnostico per determinare l'entità del coinvolgimento osseo (risposta E errata). Inoltre, tra i test di laboratorio specifici troviamo la fosfatasi alcalina sierica che è aumentata data l’accresciuta attività anabolica dell'osso (risposta B errata). Infine, gli amino-bifosfonati come il pamidronato e lo zoledronato sono i più efficaci nel ridurre i marker di attività della patologia e garantiscono una risposta più prolungata (risposta D errata).

4 di 5 Domande

Indicare quale dei seguenti anticorpi monoclonali ha dimostrato la sua efficacia nel trattamento dell'emoglobinuria parossistica notturna:














La risposta corretta è la C
Per l’emoglobinuria parossistica notturna, dovuta alla mutazione del gene PIGA, con alterazione dei meccanismi di attivazione del complemento ed emolisi intravascolare, l’unico farmaco efficace è l’eculizumab. In particolare, è un anticorpo monoclonale che si lega a C5 e funge da inibitore del complemento terminale. L'eculizumab diminuisce la richiesta di trasfusione, il rischio di tromboembolia, migliora la sintomatologia e la qualità della vita. Al contrario, il rituximab è un anticorpo monoclonale anti CD-20 indicato come terapia per i linfomi non Hodgkin delle cellule B, nelle leucemie delle cellule B e in alcune malattie autoimmuni (risposta A errata). All’oppposto, l’alemtuzumab è un anticorpo monoclonale anti CD-52 efficace nella leucemia linfatica cronica e nella sclerosi multipla (risposta B errata). Invece, l’ocrelizumab è un anticorpo monoclonale ricombinante umanizzato anti-CD20 utilizzato nella sclerosi multipla (risposta D errata). Infine, il natalizumab è un anticorpo monoclonale diretto contro l'integrina α4β1 o VLA-4 indicato nel morbo di Crohn e nella sclerosi multipla (risposta E errata).

5 di 5 Domande

Un uomo di 46 anni si presenta al pronto soccorso per un dolore colico, situato nella fossa iliaca sinistra, con irradiazione verso lo scroto. Non ha mai avuto episodi simili. Ai test di laboratorio, la creatinina sierica è 0,9 mg/dL, i leucociti 6.700/mm3 e la formula leucocitaria è normale. Nel sedimento urinario ci sono 12-15 globuli rossi/campo e il pH dell'urina è 6. Non ha febbre e il suo indice di massa corporea (BMI) è 25,5 kg/m2. Quale test di imaging è il più sensibile per fare diagnosi?














La risposta corretta è la C
Il quadro del paziente del caso clinico è suggestivo di colica renale, per la quale lo studio con TC diretta rappresenta il metodo d’indagine gold standard per la sua sensibilità e specificità nonchè per l’ausilio nella diagnostica differenziale con altre patologie urinarie ed extraurinarie. In particolare, la TC è capace di rilevare ogni tipo di calcolo indipendentemente dalla sua composizione che possiamo anche ipotizzare in base alla densità in unità Hounsfield.  Al contrario, l’ecografia bedside costituisce un’alternativa rapida, economica e senza effetti collaterali, utile nell’emergenze, ma la sua sensibilità è inferiore a quella della TC, in particolare per i calcoli al tratto medio dell’uretere (risposta B errata). All’opposto, l’esito della radiografia diretta dell’addome è fortemente condizionato dalla presenza di gas intestinale, di calcificazioni extrarenali che possono essere scambiate per calcoli, dalla possibilità di trovarsi di fronte a calcoli radiotrasparenti (a. urico e/o cistina) che non vengono rilevati (risposta A errata). Inoltre, l’urografia endovenosa che misconosce la litiasi nel 31%–48% dei casi, non dà info sugli organi adiacenti e possiede una certa dose radiogena (risposta D errata). Infine, l’uro-RMN ha un ruolo assai limitato nella diagnosi di litiasi renale perché le lesioni <4 mm sono poco visualizzabili e perché risulta complicato fare diagnosi differenziale tra calcolo, tumore e coagulo (risposta E errata).

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