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1 di 5 Domande

Un ragazzo di 27 anni, affetto da malattia di Crohn, giunge in PS riferendo dolore epigastrico ed un episodio di vomito. Anamnesi farmacologica: terapia con Azatioprina da circa 4 settimane. All'esame obiettivo la PA è 115/82 mmHg, polso 95/min e regolare. L’addome è piano, trattabile, dolente e spiccatamente dolorabile in epigastrio con peristalsi vivace. Non vi è nulla da segnalare, invece, a carico di cuore e torace. Le indagini di laboratorio mostrano un aumento dell'Amilasi (1200). In base alla clinica e agli esami di laboratorio viene posta diagnosi di pancreatite acuta. Quale delle seguenti condizioni si associa ad un aumentato rischio di pancreatite?














La risposta corretta è la D.
La condizione che si associa ad un aumentato rischio di pancreatite acuta è l’omozigosi per l’aplotipo HLA DQA1*02: 01-HLA-DRB1*07: 01. In particolare, secondo numerosi studi, anche l’uso di Azatioprina espone ad un aumentato rischio di pancreatite acuta.

2 di 5 Domande

Una donna di 29 anni, affetta da diabete di tipo 1, giunge in PS lamentando i sintomi tipici di un'infezione delle vie urinarie. Riferisce nelle ultime 48 ore la presenza di malessere, dolore lombare destro, doloenzia sovrapubica e febbre. All’esame obiettivo la PA è di 122/82 mmHg, polso 95/min e regolare, TC di 38,5°C. Gli esami ematochimici mostrano glicemia elevata (38 mmol/l). L’esame delle urine evidenzia chetoni ++. Quale dei seguenti è probabilmente il più elevato nel sangue della paziente?














La risposta corretta è la D.
L’enzima probabilmente più elevato nel sangue della paziente è il beta-idrossiburritato. Infatti, il beta- idrossibutirrato costituisce il 75% dei chetoni circolanti nella DKA. Tuttavia, i suoi livelli possono essere spesso sottovalutati con l’utilizzo delle strisce reattive di Ketostix in quanto queste ultime sono impregnate di nitroprussiato di sodio che reagisce soprattutto con acetoacetato e acetone.

3 di 5 Domande

Una donna di 37 anni giunge in PS per riferita tireotossicosi. Anamnesi patologica remota: nulla di rilevante. Anamnesi familiare: familiarità per malattie tiroidee. All'esame obiettivo la PA è di 128/82 mmHg, polso 90/min e regolare, BMI 22. Presenta un fine tremore, gozzo e proptosi dell'occhio. Il restante EO è nella norma. Quale delle seguenti ha un impatto negativo sull'esito della malattia oculare?














La risposta corretta è la B.
Il fumo di sigaretta ha un impatto negativo sull'esito della malattia oculare. In particolare, da recenti e numerosi studi è emerso come il fumo di sigaretta aumenti di circa 7 volte il rischio di coinvolgimento oculare in corso di malattia tiroidea e riduca l'efficacia delle terapie, inclusi corticosteroidi e radioiodio.


4 di 5 Domande

Un uomo di 49 anni giunge in PS lamentando la comparsa negli ultimi giorni di nausea, vomito e sonnolenza. Anamnesi patologica remota: storia di disturbo bipolare in trattamento con Litio e abuso alcolico (riferito consumo di circa 6 litri di sidro forte/die). I suoi amici riferiscono di più confuso e da circa una settimana con una condotta comportamentale irregolare. All'esame obiettivo la PA è di 100/70 mmHg, polso 82/min e regolare e non vi è nulla da segnalare a carico di torace, cuore e addome. È evidente atassia, la presenza di tremori grossolani ed irregolari e di mioclonie. Quale delle seguenti è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la C.
In un paziente con nausea, sonnolenza, atassia, tremori, mioclonie, stato confusionale, condotta comportamentale irregolare e con anamnesi di disturbo bipolare in terapia farmacologica, la diagnosi più probabile è tossicità da Litio. In particolare, è probabile che l’assunzione irregolare dei farmaci e la potenziale disidratazione, aggravata dal vomito, abbia esacerbato l’instaurarsi di tale condizione clinica. Sarebbe utile, pertanto, effettuare esami ematochimici in urgenza e valutare la concentrazione sierica di Litio. Infine, qualora in un paziente sintomatico la concentrazione di Litio sia >2,5 mmol/l è raccomandato procedere con la dialisi.
 

5 di 5 Domande

Una donna di 31 anni giunge in PS lamentando dispnea ingravescente e respiro sibilante. Nelle ultime 48h riferisce la comparsa di tosse produttiva e ridotta tolleranza all'esercizio fisico. In anamnesi patologica remota si segnalano 3 ricoveri nel reparto di terapia intensiva a causa di esacerbazioni asmatiche. All’accettazione in PS la PA è di 105/80 mmHg, polso 100/min e regolare e frequenza respiratoria 32/min. All'auscultazione scarsa penetrazione d’aria bilateralmente con respiro sibilante. La saturazione di O2 è del 92% aa. Viene effettuato un aerosol e la paziente viene rivalutata dopo circa 30 minuti: la sua frequenza respiratoria è ancora elevata e la SaO2 è diminuita nonostante supplementazione di O2. Durante l’ultima osservazione clinica la SaO2 era del 60%. Gli esami ematochimici mostrano: pH 7.3, pO2 7,8 kPa, pCO2 6,1 kPa, PEFR 125 l/min (previsto al 25%). Quale delle seguenti è l’azione terapeutica più appropriata?














La risposta corretta è la A.
L’azione terapeutica più appropriata consiste nell’intubazione e nella ventilazione della paziente. In particolare, in presenza di crisi una asmatica con pO2 <8,0 kPa, pCO2 >6,0 kPa e PEFR <33% di quella prevista, nonostante la somministrazione di Salbutamolo, si parla di asma potenzialmente letale, la quale aumenta il rischio imminente di arresto respiratorio o aritmia significativa.

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