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1 di 10 Domande

Marta è una ragazza di 27 anni alla 20a settimana della sua prima gravidanza. La ragazza chiede di poter viaggiare in Africa e in Asia per lavoro. Ha ricevuto tutte le vaccinazioni infantili e si presenta presso la clinica ostetrica dell’Ospedale S. Eugenio per delle informazioni sulle vaccinazioni da eseguire in gravidanza. Quale dei seguenti vaccini è controindicato?














La risposta corretta è la C.

Vi sono vari tipi di vaccini:

  • costituiti da virus o batteri attenuati: antimorbillo, rosolia, parotite, varicella, poliomielite (sabin), tubercolosi,
  • costituiti da virus o batteri uccisi: antiepatite A, poliomielite (salk),
  • costituiti da anatossine: antidifterite e tetano.
  • costituiti da antigeni purificati: antitifico, Haemophilus Influenzae tipo B, meningococco, pneumococco.

Il vaccino contro la varicella, essendo un vaccino vivo, è controindicato in gravidanza: le donne in età fertile dovrebbero evitare la gravidanza per 28 giorni dopo la vaccinazione. Le donne, che non hanno sviluppato la varicella, dunque dovrebbero essere vaccinate prima della gravidanza.

La risposta A non è corretta.

È preferibile utilizzare il vaccino inattivato polisaccaridico.

La risposta B non è corretta.

I vaccini, costituiti da anatossine, come quelli per la antidifterite e il tetano, non sono raccomandati di routine; possono essere dati in particolari circostanze, ad esempio in una donna in gravidanza che si ferisce, diventando a rischio per lo sviluppo del tetano.

Le risposte D ed E non sono corrette.

Il vaccino per l’epatite A è un vaccino con virus inattivati. Invece, il vaccino per l’epatite B è un vaccino ricombinante. Vengono presi in considerazione, solo quanto la donna è particolarmente a rischio e va valutata caso per caso; la somministrazione non è dannosa per il feto.


2 di 10 Domande

Mara, mamma di Andrea di 6 anni, porta il piccolo dal pediatra, la Dott.ssa Losi, per un problema dermatologico. La mamma afferma che il piccolo è stato agitato negli ultimi giorni ed ha iniziato a presentare una eruzione cutanea sul viso e sul busto; riferisce inoltre che lamenta mal di testa e pensa che forse possa avere la febbre. La Dott.ssa Losi visita il piccolo, ma il suo esame obiettivo è negativo e il bimbo non presenta febbre. L’eruzione cutanea si estende su tutto il corpo, ad eccezione del palmo delle mani e della pianta dei piedi. Di quale agente infettivo si tratta e quale complicanza può portare nei soggetti immunodepressi?

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La risposta corretta è la D.

Questo bambino presenta la quinta malattia o eritema infettivo, un’infezione acuta da parvovirus B19. Il nome deriva dalla posizione della provetta della piastra per microtitolazione, dove fu scoperto (colonna B, posizione 19). Il B19 è un piccolo virus, a singola elica di DNA, in cui il genoma contiene 3 geni importanti, che codificano proteine: VP1(proteina strutturale; la risposta immunitaria a questa proteina indica il termine della viremia), VP2 (proteina strutturale) e NSI (proteina non strutturale). La malattia inizialmente può manifestarsi con un quadro poco grave e aspecifico: lieve rialzo della temperatura e cefalea. Durante  l’infezione il B19 sviluppa una imponente viremia, successivamente una eruzione maculare o maculo-papulare, che si manifesta a livello delle guance (“malattia delle guance rosse o schiaffeggiate”) e poi si ha un’eruzione simmetrica che colpisce il tronco, le braccia e le gambe; solitamente, risparmia i palmi delle mani e le piante dei piedi. La diagnosi è clinica. Solitamente questa patologia si risolve spontaneamente senza alcun trattamento e si ha solo una lieve e temporanea soppressione della eritropoiesi. Tuttavia, nei bambini con emoglobinopatie o con anomalie dei GR o immunocompromessi, il virus può dare una grave anemia aplastica (in questi pazienti si potrebbero somministrare Ig EV).

La risposta A non è corretta.

La parotite è una malattia virale acuta, contagiosa, dovuta al virus della parotite (un paramyxovirus), che viene diffuso attraverso le goccioline di flugge o la saliva. Solitamente provoca una tumefazione dolorosa delle parotidi.

Vi possono essere anche delle complicanze: meningoencefalite, pancreatite, orchite e ooforite. L’infezione di solito conferisce immunità permanente.

La diagnosi è solitamente clinica. Esiste il vaccino per questa patologia. Il trattamento solitamente è di supporto.

La risposta B non è corretta.

Il linfoma di Burkitt (LB) è un linfoma a cellule B, che si riscontra principalmente nei bambini.

Possiamo distinguerne 3 forme: la forma endemica, correlata all’immunodeficienza e sporadica. Nella forma endemica abbiamo una stretta associazione con l’infezione da virus Epstein-Barr. Il linfoma di Burkitt non è dovuto al parvovirus B19.

La risposta C non è corretta.

La leucoencefalopatia multifocale progressiva è una malattia, causata dalla riattivazione del virus JC. Il virus JC, anche conosciuto come virus di John Cunningham, è un virus ubiquitario, che si contrae durante l’infanzia e rimane probabilmente latente in alcune sedi tipiche (reni, cellule mononucleate e SNC). Il virus si può riattivare in pazienti immunocompromessi (ad esempio, pazienti con HIV). Solitamente questa patologia determina il decesso entro un anno dalla diagnosi (il virus, infatti, causa demielinizzazione subacuta del sistema nervoso centrale, deficit neurologici multifocali e il decesso). Il B19 non causa questa patologia.

La risposta E non è corretta.

Il morbillo è un’infezione virale molto contagiosa e molto diffusa (infatti infetta circa 20 milioni di persone e provoca circa 200.000 decessi ogni anno prevalentemente fra i bambini). È una malattia umana, che si caratterizza per l’assenza di un serbatoio animale.

Per quanto riguarda la trasmissione, solitamente, si trasmette da una persona ad un’altra attraverso goccioline di grandi dimensioni, che vengono emesse con la tosse o attraverso piccole goccioline di aerosol. Una volta iniziata la desquamazione, questa patologia non è più contagiosa. Dal punto di vista clinico si caratterizza per un’eruzione cutanea maculo-papulare (che ha la caratteristica di estendersi in senso cranio-caudale), congiuntivite, tosse, rinite, macchie di Koplik. Per questa patologia esiste il vaccino e la diagnosi è solitamente clinica. Le complicanze (alquanto rare) sono: polmonite, superinfezione batterica, encefalite, epatite transitoria, porpora trombocitopenica acuta e panencefalite subacuta sclerosante (patologia progressiva e fatale, che si manifesta mesi o anni dopo un episodio di morbillo).

 


3 di 10 Domande

Un ragazzo di 18 anni si presenta al policlinico Federico II per un’eruzione eritematosa della parte superiore del corpo, che si è diffusa nelle ultime 2-3 settimane. Viene visitato dal dott. Rossi a cui riferisce che l’eritema è cominciato come una singola lesione nella parte superiore dell’addome che si è diffuso rapidamente. Riferisce una lieve coriza pochi giorni prima dell’eruzione esantematica, la cui distribuzione è mostrata nell’immagine. Quale delle seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

La pitiriasi rosea è una condizione patologica acuta e auto-limitante, caratterizzata dallo sviluppo di placche eritematose multiple, che iniziano con una prima chiazza ‘madre’ a livello del petto o della porzione superiore dell’addome che, nelle successive 1-2 settimane, si diffonde al tronco e alle braccia. La risoluzione si ha in circa 3-5 settimane. Prima della comparsa della ‘chiazza madre’ potrebbero esserci delle malattie prodromiche. 


4 di 10 Domande

Marco, un bambino di 6 anni, viene portato dai genitori presso l’ambulatorio del suo pediatra, il Dott. Verdi. Il piccolo paziente presenta un’eruzione cutanea, associata a prurito. La madre afferma che tale eruzione è apparsa da circa 20 giorni e che un’eruzione cutanea simile aveva interessato la faccia quando il bambino aveva circa un anno, ma che poi si era risolta spontaneamente. Il rash è comparso dapprima sul suo braccio sinistro e poi si è diffuso sulla schiena e sulle ginocchia. La mamma ha pensato ad un’allergia al nuovo detersivo per indumenti utilizzato, ma l’eruzione non si è risolta, nonostante la sostituzione del detersivo. L’anamnesi clinica di Marco è positiva per bronchiolite, quando era molto piccolo, per il resto è sempre stato sano. Il Dott. Verdi lo visita e riscontra la presenza di alterazioni cutanee anche in corrispondenza delle superfici flessorie prossimali di entrambi gli arti superiori e dei cavi poplitei bilateralmente; le placche sono eritematose ed asciutte, con papule sparpagliate ed escoriazioni. Quale la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la D.

Il paziente del caso presenta la dermatite atopica (eczema), una patologia infiammatoria autoimmune, che si manifesta di solito prima dei 7 anni. Il prurito è il sintomo principale e si palesa con desquamazione, placche eritematose, cute secca ed escoriazioni; le lesioni cutanee vanno dall’eritema lieve alla lichenificazione grave. Nei bambini più grandi e negli adulti le zone flessorie (ma non l’inguine) sono più frequentemente coinvolte, mentre nei neonati e nei bambini più piccoli, le superfici estensorie, la regione posteriore del cuoio capelluto e la faccia sono tipicamente coinvolte, mentre la regione del pannolino è risparmiata. La dermatite atopica cronica si manifesta con pelle ispessita ed escoriata e con la presenza di papule diffuse. Quando compare in età pediatrica, spesso tende a regredire totalmente o parzialmente in età adulta. La terapia si basa sulla prevenzione all’esposizione nei confronti di fattori allergenici, cortisonici applicati localmente, immunomodulanti e con il mantenimento dell’idratazione.

La risposta A non è corretta.

La dermatite seborroica è una patologia infiammatoria, che si manifesta sulle aree cutanee, che presentano una quantità fisiologicamente maggiore di ghiandole sebacee. L’eziologia è sconosciuta, si ritiene tuttavia che la Malassezia ovale giochi un ruolo nella sua genesi; cause di eziopatogenesi sono anche attribuite a stress, fattori genetici ed ambientali (il clima freddo tende ad esacerbarla). Può essere associata a psoriasi o precederne lo sviluppo. I picchi di incidenza coincidono con i primi 3 mesi di vita e nei soggetti adulti tra 30 e 70 anni.

I segni e sintomi sono desquamazioni untuose di color ocra-giallo, forfora, prurito.

La risposta B non è corretta.

La psoriasi è una patologia infiammatoria, che nella maggior parte dei casi si manifesta con papule e placche di color salmone ben circoscritte, eritematose e ricoperte da squame argentee.

Colpisce circa l’1-5% della popolazione mondiale, soprattutto le persone con una carnagione chiara, mentre quelle con una carnagione più scura sono meno a rischio.

L’eziologia è multifattoriale e include la predisposizione genetica. È una patologia infiammatoria che insorge in seguito a traumi, uso di farmaci, infezioni in soggetti predisposti.

Vi sono 5 maggiori varianti cliniche:

  • a placche: più del 80% dei casi;
  • guttata: circa il 10% dei casi;
  • inversa: si manifesta in concomitanza alla psoriasi a placche, o in maniera isolata;
  • eritrodermica: meno del 3% dei casi;
  • pustolosa: meno del 3% dei casi.

La psoriasi si presenta con placche e papule, che tendono alla desquamazione in aree eritematose, circoscritte, pruriginose. Può evolvere in una forma grave, che coinvolge le articolazioni, detta artrite psoriasica.

Le lesioni di solito si manifestano sulle superfici estensorie (gomiti e ginocchia). Solitamente, i sintomi sono minimi; tuttavia, in casi gravi vi può essere prurito. Ma le implicazioni estetiche possono essere importanti. La diagnosi si basa sull’aspetto e sulla distribuzione delle lesioni: in questo paziente non abbiamo elementi per sospettare una psoriasi. Il trattamento può comprendere l’utilizzo di emollienti, farmaci topici, fototerapia e, nelle forme gravi, di farmaci sistemici.

La risposta C non è corretta.

La pitiriasi rosea di Gibert (PR) è una patologia cutanea benigna idiopatica, caratterizzata dalla presenza di papule o placche desquamanti. La PR colpisce entrambi i sessi e tutte le fasce di età (con picco di incidenza tra i 10 e i 35 anni). Esordisce con la tipica chiazza madre (o “medaglione di Gilbert”), tondeggiante, ben delimitata e di colore salmone (la chiazza madre può essere preceduta o meno da sintomi e segni prodromici aspecifici: mal di testa, malessere generalizzato, mal di gola, artralgie; anche se spesso è del tutto asintomatica).

Alcuni pazienti avvertono prurito (occasionalmente di grado grave).

La chiazza presenta un bordo ben delimitato e finemente desquamato, mentre, il centro della chiazza viene definito a “cartina di sigaretta”.

Dopo alcuni giorni, compaiono delle “chiazze figlie” più piccole della chiazza madre, che si presentano a gittate per circa 2 settimane. Le lesioni figlie si dispongono secondo le linee di tensione della cute (linee parallele di Blaschko) con papule squamose sul tronco e sugli arti superiori, che si diffondono dal collo in giù.  Il coinvolgimento del viso è insolito.

Questa disposizione delle chiazze dà luogo al cosiddetto aspetto ad “albero di Natale” (Christmas tree pattern). Dal punto di vista eziologico probabilmente la causa può essere un’infezione virale (probabilmente herpes virus umani 6, 7, e 8). Alcuni farmaci possono causare eruzioni cutanee simil-pitiriasi rosea.

Esiste anche una forma particolare detta “pitiriasi rosea invertita o inversa”, che si manifesta più spesso nei bambini: variante che si localizza in sedi insolite (es: braccia, viso, gambe), risparmiando le sedi classiche (tronco).

La diagnosi si basa sulla anamnesi e sull’esame obiettivo. In genere non è necessario alcun trattamento, perché le eruzioni cutanee si risolvono entro 2-3 mesi. Gli antistaminici per via orale sono utilizzati solo in caso di prurito molto intenso.

La risposta E non è corretta.

La storia di questo piccolo paziente parla di una esposizione possibile ad un allergene (detersivo per indumenti), ma questa possibilità è poco probabile; inoltre, una dermatite, risultante dall’esposizione ad un detersivo, si dovrebbe prevalentemente manifestare nelle zone di contatto con gli indumenti e pertanto il coinvolgimento iniziale del volto, in questo caso sarebbe difficile da associare con l’allergia al detersivo.


5 di 10 Domande

Scenario clinico AA86: Melania, una ragazza di 25 anni, si reca presso il reparto di dermatologia dell’ospedale San Benedetto di Roma. La giovane riferisce di essere preoccupata per una macchia scura localizzata a livello della coscia. Afferma, inoltre, di non averla mai notata in precedenza e che è comparsa improvvisamente. Dall’anamnesi emerge che la paziente si reca abbastanza frequentemente in un centro estetico per sottoporsi a sedute di lampade abbronzanti e che alla madre in passato è stato diagnosticato un melanoma. Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA86): Quale è la diagnosi iniziale più probabile?

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Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA86).

La risposta corretta è la D.

La lesione illustrata nella foto è un melanoma maligno, una lesione neoplastica, che ha origine dai melanociti presenti in una zona pigmentata. Il melanoma, che rappresenta il 4-5% di tutti i tumori maligni, ha una incidenza di 13 su 100.000, in evidente aumento, soprattutto nella razza caucasica. Ha un picco di incidenza tra i 30 ed i 50 anni, ma è relativamente frequente anche in età giovanile (non rari sono i pazienti con età inferiore a 20 anni). La sua genesi è multifattoriale, ma tra i fattori di rischio il principale risulta essere l’esposizione solare ai raggi ultravioletti di media intensità (UVB), con lunghezze d’onda subito inferiori a 320 nm. Esistono condizioni genetiche predisponenti, che comportano un maggiore rischio di sviluppare melanomi, quali lo xeroderma pigmentoso e la sindrome del nevo displastico. Altri fattori sono la scarsa pigmentazione cutanea, il fenotipo con pelle chiara, occhi chiari e capelli rossi o biondi, le scottature in età infantile, la presenza di numerosi nevi e/o displastici, l’assunzione di ormoni steroidei. Si distinguono 4 tipi principali:

  • melanoma a diffusione superficiale (rappresenta circa il 70% dei melanomi, essendo il più comune),
  • melanoma nodulare (il più aggressivo, rappresenta il 10-15% dei melanomi),
  • lentigo maligna,
  • melanoma acrale-lentigginoso.

Per il riconoscimento si utilizza il criterio ABCDE (che non è utile però per determinare la prognosi):

  • asimmetria nella forma;
  • bordi irregolari e indistinti;
  • colore variabile (ovvero con sfumature diverse all’interno del neo-stesso);
  • dimensioni (vengono considerati a rischio i nevi sopra i 6 mm di diametro);
  • evoluzione (quando, nell’arco di poche settimane o mesi si verificano modificazioni nella forma, nel colore, nelle dimensioni del nevo o quando la lesione cutanea diviene rilevata e palpabile).

Se il melanoma invade il derma, può dare metastasi ed in questo caso la prognosi è infausta (la prognosi dipende dalla profondità dell’invasione dermica).

La diagnosi di natura si esegue con l’esame clinico, la valutazione dell’aspetto macroscopico e con l’esame ad epiluminescenza. Per la diagnosi di estensione e, quindi, per la stadiazione del tumore si ricorre, invece, ad esami di primo livello, comprendenti, innanzitutto, la valutazione dell’estensione del melanoma e la valutazione dello stato linfonodale e in particolare del linfonodo sentinella, la radiografia del torace, l’ecografia addome per lo studio in particolare del fegato, la TC total body con mdc e la scintigrafia ossea.

Fonte Immagine:

AMA

Bristow IR, Bowling J. Dermoscopy as a technique for the early identification of foot melanoma. J Foot Ankle Res. 2009; 2:14. Published 2009 May 12. doi: 10.1186/1757-1146-2-14

MLA

Bristow, Ivan R and Jonathan Bowling. “Dermoscopy as a technique for the early identification of foot melanoma” Journal of foot and ankle research vol. 2 14. 12 May. 2009, doi: 10.1186/1757-1146-2-14

APA

Bristow, I. R., & Bowling, J. (2009). Dermoscopy as a technique for the early identification of foot melanoma. Journal of foot and ankle research, 2, 14. doi: 10.1186/1757-1146-2-14

La risposta A non è corretta.

Il carcinoma squamocellulare è un tumore maligno, che origina dai cheratinociti e invade il derma; solitamente si sviluppa in zone foto-esposte ed è il secondo tumore della pelle per diffusione. Le lesioni sono a forma di papula, placche squamose o noduli, di consistenza dura, che non generano un’area di avvallamento centrale, quando vengono compressi i margini. Localmente può avere un comportamento molto aggressivo. Può svilupparsi su tessuto sano, su una cheratosi attinica preesistente, oppure su una placca di leucoplachia orale, o su una cicatrice da ustione.

La risposta B non è corretta.

Il carcinoma basocellulare (basalioma) è la più diffusa neoplasia maligna cutanea. I carcinomi basocellulari derivano da cheratinociti vicini allo strato basale, che possono essere definiti cheratinociti basaloidi. Circa il 95% delle diagnosi vengono effettuate in individui di età compresa tra 40 e 80 anni di età. L’incidenza è circa del 30% più elevata negli uomini rispetto alle donne. Quasi il 90% di essi si sviluppa a livello della testa o del collo. Le zone maggiormente colpite sono il viso e il collo (70% dei casi), soprattutto il naso, la fronte, la regione periorbitaria, e la regione temporale; rari sono i casi a livello del tronco. Il principale fattore di rischio è l’esposizione prolungata ai raggi UV. Da un punto di visto istopatologico esistono 4 tipi di carcinoma basocellulare:

  • il tipo superficiale;
  • l’istotipo nodulare;
  • l’istotipo infiltrante;
  • l’istotipo piano-cicatriziale o sclerodermiforme.

La metastasi è rara, ma la crescita locale può essere molto distruttiva: generalmente rimane circoscritto al distretto anatomico, in cui ha avuto origine senza generare metastasi, ma può invadere le strutture circostanti, interessando nervi e ossa. La diagnosi viene formulata mediante biopsia. Il trattamento del carcinoma basocellulare varia in base alle dimensioni, agli strati cutanei interessati e alla localizzazione.

La risposta C non è corretta.

I nevi displastici sono dei nei atipici benigni, che possono somigliare ai melanomi. Benché la diagnosi di certezza è istologica e può essere difficile differenziare, soprattutto nelle fasi iniziali, un nevo displastico da un melanoma, si propende in tal caso verso questa ultima diagnosi in virtù dell’evoluzione piuttosto rapida della lesione e della sua localizzazione.

La risposta E non è corretta.

Il cheratoacantoma è una neoplasia benigna, che si manifesta come una lesione nodulariforme, normopigmentata, di consistenza dura, sollevata ed a margini solitamente netti e con una tipica depressione centrale, contenente materiale cheratinico.

 


6 di 10 Domande

Scenario clinico AA86: Melania, una ragazza di 25 anni, si reca presso il reparto di dermatologia dell’ospedale San Benedetto di Roma. La giovane riferisce di essere preoccupata per una macchia scura localizzata a livello della coscia. Afferma, inoltre, di non averla mai notata in precedenza e che è comparsa improvvisamente. Dall’anamnesi emerge che la paziente si reca abbastanza frequentemente in un centro estetico per sottoporsi a sedute di lampade abbronzanti e che alla madre in passato è stato diagnosticato un melanoma. Quale delle seguenti non è una caratteristica del melanoma?














Domanda 2 (riferita allo scenario clinico AA86).

La risposta corretta è la D.

Il melanoma nella maggior parte dei casi è asintomatico.

Le risposte A, B, C ed E non sono corrette.

Tutte le opzioni indicate sono caratteristiche di un melanoma.


7 di 10 Domande

Scenario clinico AA86: Melania, una ragazza di 25 anni, si reca presso il reparto di dermatologia dell’ospedale San Benedetto di Roma. La giovane riferisce di essere preoccupata per una macchia scura localizzata a livello della coscia. Afferma, inoltre, di non averla mai notata in precedenza e che è comparsa improvvisamente. Dall’anamnesi emerge che la paziente si reca abbastanza frequentemente in un centro estetico per sottoporsi a sedute di lampade abbronzanti e che alla madre in passato è stato diagnosticato un melanoma. Uno dei segni di maggiore importanza è il cambiamento recente di nei o lentiggini.
Quale delle seguenti descrizioni non è riconducibile al melanoma?














Domanda 3 (riferita allo scenario clinico AA86).

La risposta corretta è la A.

Il melanoma non si presenta come un “nodulo traslucido dall’aspetto perlaceo”, caratteristica che, invece, può riscontrarsi nel carcinoma basocellulare.

Le risposte B, C, D ed E non sono corrette.

Tutte le opzioni indicate sono caratteristiche di un melanoma.


8 di 10 Domande

Scenario clinico AA86: Melania, una ragazza di 25 anni, si reca presso il reparto di dermatologia dell’ospedale San Benedetto di Roma. La giovane riferisce di essere preoccupata per una macchia scura localizzata a livello della coscia. Afferma, inoltre, di non averla mai notata in precedenza e che è comparsa improvvisamente. Dall’anamnesi emerge che la paziente si reca abbastanza frequentemente in un centro estetico per sottoporsi a sedute di lampade abbronzanti e che alla madre in passato è stato diagnosticato un melanoma. Domanda 4 (riferita allo scenario clinico AA86): quale tra i seguenti parametri, determinanti la prognosi del melanoma, è falso?














Domanda 4 (riferita allo scenario clinico AA86).

La risposta corretta è la C.

Tra i parametri determinanti la prognosi del melanoma ricordiamo:

  • lo spessore tumorale (spessore di Breslow)
  • il sesso (peggiore nel sesso maschile, dunque risposta C corretta in quanto errata);
  • il sito (peggiore se localizzato a livello di testa, collo, tronco);
  • la presenza di melanoma nodulare, rispetto ad un melanoma superficiale piano;
  • presenza di un’

Le risposte A, B, D ed E non sono corrette.

Tutte le opzioni indicate sono fattori che incidono sulla prognosi di un melanoma.


9 di 10 Domande

Scenario clinico AA87: Maurizio, un ragazzo di 26 anni, si reca presso l’ambulatorio del Dott. Nestile, preoccupato per la presenza di un rigonfiamento dolente di consistenza dura a livello del polso. Il giovane riferisce che inizialmente non presentava dolore e che negli ultimi mesi tale protuberanza è aumentata notevolmente di volume. Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA87): quale è la diagnosi più probabile?

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Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA87).

La risposta corretta è la B.

Le cisti gangliari sono formazioni, che compaiono solitamente sulle mani, in particolar modo in corrispondenza della regione dorsale dei polsi. L’eziologia è sconosciuta. Le strutture cistiche sono vicine o attaccate (spesso con un peduncolo) alle guaine tendinee e alle capsule articolari. Normalmente presentano un contenuto idrico di colore chiaro ed ad alta viscosità. Esistono varie localizzazioni: la cisti del versante dorsale del polso nasce dall’articolazione scafo-lunata (rappresenta circa il 60-70% delle cisti del polso e della mano); la cisti della regione volare del polso origina in corrispondenza del tratto distale del radio (costituisce circa il 25% delle cisti del polso e della mano).

Clinicamente le cisti gangliari possono essere dolorose, soprattutto in condizioni di movimenti continui e sostenuti della mano e del polso e nel tempo possono subire un incremento volumetrico o scomparire spontaneamente, talvolta presentano una tendenza alla ricomparsa. Dal punto di vista obiettivo sono immobili e fisse sui piani profondi e spesso si associano a condizioni di artrite e/o sinovite.

Le risposte A, C, D ed E non sono corrette.

Le cisti gangliari rappresentano la principale causa di tumefazione del polso, pertanto rappresentano l’ipotesi diagnostica più probabile. Tuttavia, un’ecografia può essere utile in caso di dubbi sulla diagnosi al fine di definirne meglio le caratteristiche e la natura.


10 di 10 Domande

Scenario clinico AA87: Maurizio, un ragazzo di 26 anni, si reca presso l’ambulatorio del Dott. Nestile, preoccupato per la presenza di un rigonfiamento dolente di consistenza dura a livello del polso. Il giovane riferisce che inizialmente non presentava dolore e che negli ultimi mesi tale protuberanza è aumentata notevolmente di volume. Domanda 2 (riferita allo scenario clinico AA87): tutte le seguenti opzioni comprendono caratteristiche tipiche di questa condizione, tranne una:














Domanda 2 (riferita allo scenario clinico AA87).

La risposta corretta è la D.

Come detto, le cisti gangliari sono formazioni nodulariformi, che compaiono solitamente sulle mani, in particolar modo in corrispondenza della regione dorsale dei polsi, ma anche sulle dita e sulla superficie dorsale dei piedi. Nel tempo possono subire un incremento volumetrico o scomparire spontaneamente e talvolta presentano una tendenza alla ricomparsa, quindi la loro ricomparsa non è rara.

Dal punto di vista obiettivo esse sono immobili e fisse sui piani profondi e spesso si associano a condizioni di artrite e/o sinovite.

Le risposte A, B, C ed E non sono corrette.

Tutte le opzioni indicate sono caratteristiche proprie delle cisti gangliari.


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