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1 di 10 Domande

Scenario clinico AA125:
La sig.ra Marini, una donna di 27 anni, si reca insieme al proprio figlioletto Giovanni, di 8 settimane, presso lo studio medico del Dott. Rienzo, pediatra del piccolo. La donna è preoccupata in quanto teme che il figlio abbia sviluppato un eczema atopico, essendo anche lei affetta dalla medesima condizione da tantissimi anni. Inoltre, essendo anche un soggetto asmatico, si rivolge al Dott. Rienzo per chiedergli se esistono dei trattamenti, oltre che per l’eczema, anche per prevenire l’insorgenza dell’asma nel piccolo. Domanda 2 (riferita allo scenario clinico AA125): quale tra le seguenti affermazioni riguardanti la correlazione tra allattamento e sindromi atopiche è falsa?














La risposta corretta è la C.

In un gruppo di bambini seguiti dalla nascita all’età di 17 anni, l’allattamento al seno prolungato (> 6 mesi con pesci e agrumi non assunti dalla madre nei primi 12 mesi) si è rivelato protettivo contro le malattie atopiche, compresi l’eczema atopico, l’allergia alimentare e l’allergia respiratoria.

Una piccola quantità di proteine ingerite dalla madre viene secreta immutata nel latte materno ed in questo modo, il cibo potenzialmente allergenico mangiato dalla madre, può essere trasferito al neonato e può causare sensibilizzazione. Questa restrizione alimentare materna durante l’allattamento può essere un fattore importante per i neonati a rischio.

L’eczema è meno comune e più lieve nei bambini allattati esclusivamente al seno per 6 mesi e le cui madri seguono una dieta limitata (evitando prodotti a base di latte, uova, pesce, arachidi e soia).

Altri fattori che hanno dimostrato di contribuire alla malattia atopica sono l’esposizione ai peli e squame di animali domestici nell’infanzia, il fumo da parte dei genitori, l’esposizione agli acari della polvere domestica e l’introduzione precoce di cibi solidi.


2 di 10 Domande

Scenario clinico AA125:
La sig.ra Marini, una donna di 27 anni, si reca insieme al proprio figlioletto Giovanni, di 8 settimane, presso lo studio medico del Dott. Rienzo, pediatra del piccolo. La donna è preoccupata in quanto teme che il figlio abbia sviluppato un eczema atopico, essendo anche lei affetta dalla medesima condizione da tantissimi anni. Inoltre, essendo anche un soggetto asmatico, si rivolge al Dott. Rienzo per chiedergli se esistono dei trattamenti, oltre che per l’eczema, anche per prevenire l’insorgenza dell’asma nel piccolo. Domanda 3 (riferita allo scenario clinico AA125): quale delle seguenti affermazioni riguardanti le allergie alimentari nei bambini è falsa?














La risposta corretta è la B.

Uno studio ha dimostrato che i bambini esposti a 4 o più tipi diversi di alimenti solidi prima dei 4 mesi di vita, presentavano rischi di eczema ricorrente che erano circa 3 volte superiori a quelli dei bambini che non erano esposti ad un’alimentazione precoce con cibi solidi.

L’allattamento esclusivo al seno per 6 mesi con un’attenta introduzione di cibi solidi e la continuazione dell’allattamento al seno oltre i 6 mesi è protettivo contro la malattia atopica.

Le allergie alimentari più comuni nell’infanzia sono correlate all’ingestione di uova, arachidi e latte vaccino. I bambini tendono a superare l’allergia alle uova e al latte vaccino entro i 2 anni di età. Poiché è probabile che l’allergia alle arachidi persista fino all’età adulta, è saggio evitare le arachidi, compresa la pasta di arachidi e l’olio nella dieta della madre durante l’allattamento e nella dieta del bambino quando inizia a mangiare cibi solidi.


3 di 10 Domande

Scenario clinico AA125:
La sig.ra Marini, una donna di 27 anni, si reca insieme al proprio figlioletto Giovanni, di 8 settimane, presso lo studio medico del Dott. Rienzo, pediatra del piccolo. La donna è preoccupata in quanto teme che il figlio abbia sviluppato un eczema atopico, essendo anche lei affetta dalla medesima condizione da tantissimi anni. Inoltre, essendo anche un soggetto asmatico, si rivolge al Dott. Rienzo per chiedergli se esistono dei trattamenti, oltre che per l’eczema, anche per prevenire l’insorgenza dell’asma nel piccolo. Domanda 4 (riferita allo scenario clinico AA125): quale tra le seguenti affermazioni, riguardanti l’introduzione di tipi diversi di cibo nella dieta dei soggetti in età pediatrica, è vera?














La risposta corretta è la B.

È stato suggerito di ritardare l’introduzione di alimenti considerati altamente allergenici (ad esempio uova, pesce, arachidi, noccioline, noci) oltre i 4-6 mesi di vita al fine di prevenire la malattia atopica nei bambini ad alto rischio (quelli con un parente di primo grado con malattia allergica documentata); tuttavia, vari studi non hanno dimostrato prove convincenti che questo abbia un ruolo effettivamente protettivo.


4 di 10 Domande

Il Dott. Rossino, pediatra dell’Ospedale Gemelli, trovando il caso di Angelo interessante, effettua una fotografia della lesione presentata dal bambino, per chiedere una consulenza ad un dermatologo. Quale diagnosi tra le seguenti descrive il problema presentato?

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La risposta corretta è la D.

Questo soggetto presenta un emangioma superficiale infantile, il tumore vascolare benigno più comune in età pediatrica. Gli emangiomi infantili (EI), i tumori infantili vascolari benigni più diffusi, colpiscono il 10-12% dei neonati entro il primo anno di vita. Sono lesioni vascolari rilevate, di colore rosso o purpureo, iperplastiche con bordi ben delineati, che compaiono nel

primo anno di vita e inizialmente crescono

rapidamente.

La maggior parte dei tumori regrediscono spontaneamente entro il secondo anno di vita; però, quelli che ostacolano la vista, le vie aeree o altre strutture necessitano di trattamento. Possono essere riscontrati anche in tessuti profondi e nei visceri come ad esempio nel fegato. Una minoranza può avere delle conseguenze estetiche, ulcerarsi o provocare forme invalidanti (come strabismo da emangioma palpebrale) e talvolta lesioni delle vie respiratorie come quelle tracheali.

La risposta A non è corretta.

L’emangioma capillare (nevo a fragola) è uno dei tumori infantili più comuni; è tre volte più comune nei maschi rispetto alla popolazione femminile.

Solitamente, svanisce spontaneamente entro i due anni di vita (a volte delle lesioni a livello del collo possono persistere senza complicanze).

Dal punto di vista clinico si presenta poco dopo la nascita sotto forma di lesione unilaterale, in rilievo, di colore rosso chiaro (solitamente a livello della palpebra, sulla glabella o sulla linea mediana della nuca), oppure, se si presenta come una lesione più profonda, appare di colore violaceo.

La risposta B non è corretta.

L’igroma cistico del collo (o linfangioma cistico) è un tumore congenito del collo, caratterizzato da cavità pluri-concamerate a contenuto liquido di tipo linfatico (una massa di consistenza soffice, indolore e comprimibile, solitamente traslucida alla transilluminazione). Generalmente, si risconta alla nascita, è asintomatico e caratterizzato da una massa a consistenza elastica; necessita di asportazione chirurgica. Nei casi più gravi può causare un grave distress respiratorio per le importanti dimensioni che raggiunge e per la conseguente dislocazione delle strutture del collo.

La risposta C non è corretta.

L’emangioma cavernoso, o semplicemente cavernoma, è una forma di angioma, una lesione vascolare a carattere benigno, cioè una massa di vasi sanguigni di forma sinusoidale dilatati e irregolari, localizzata a livello cerebrale o nel midollo spinale.

La scelta E non è corretta.

Un angioma rubino è un tumore benigno, a localizzazione cutanea, che trae origine da una cellula endoteliale di un vaso sanguigno.

Dal punto di vista clinico si presenta come una chiazza o una papula di colore rosso-purpureo con dimensioni che oscillano tra i 3 e i 5 millimetri; raramente raggiunge il centimetro.

Fonte Immagine:

AMA

Luo Q, Zhao F. The effects of Bleomycin A5 on infantile maxillofacial haemangioma. Head & Face Medicine. 2011; 7:11. doi: 10.1186/1746-160X-7-11.

MLA

Luo, Quan-feng, and Fu-yun Zhao. “The Effects of Bleomycin A5 on Infantile Maxillofacial Haemangioma.” Head& Face Medicine 7 (2011): 11. PMC. Web. 6 Feb. 2018.

APA

Luo, Q., & Zhao, F. (2011). The effects of Bleomycin A5 on infantile maxillofacial haemangioma. Head & Face Medicine, 7, 11. http://doi.org/10.1186/1746-160X-7-11


5 di 10 Domande

Un uomo, programmatore informatico, si presenta presso l’ambulatorio del proprio medico curante per una visita di controllo. Non lamenta alcun disturbo particolare, ma riferisce solamente di aver notato da circa un anno una piccola protuberanza sulla cute del volto, che sanguina alle sollecitazioni meccaniche e non regredisce. Ha una ipertensione controllata attraverso dieta e farmaci antipertensivi. Inoltre, assume farmaci antipertensivi (non meglio precisati). Trascorre la sua vita lavorativa al chiuso al computer e non svolge attività fisica. Si rileva una lesione che si presenta come una papula di 7 mm normo-pigmentata, con teleangectasie e che centralmente presenta una crosta. Quale tra le seguenti è l'evoluzione che ci si potrebbe aspettare da questa lesione?

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La risposta corretta è la B.

Il paziente presenta un tipico carcinoma basocellulare, la più diffusa neoplasia maligna cutanea. Il carcinoma basocellulare deriva da cheratinociti vicini allo strato basale, che possono essere definiti come cheratinociti basaloidi.

Circa il 95% delle diagnosi di BCC vengono effettuate in individui di età compresa tra i 40 e i 79 anni di età. L’incidenza è circa del 30% più elevata negli uomini rispetto alle donne. Quasi il 90% dei BCC si sviluppa a livello della testa o del collo.

Il BCC ha una crescita lenta con distruzione del tessuto circostante; può estendersi fino alle strutture nervose fino a penetrare nel sistema nervoso centrale. La metastasi è rara, ma la crescita locale può essere molto distruttiva: generalmente rimane circoscritto al distretto anatomico, in cui ha avuto origine senza generare metastasi, ma può invadere le strutture circostanti interessando nervi e ossa.

La diagnosi viene formulata mediante biopsia. Da un punto di visto istopatologico esistono 4 tipi di BCC: il tipo superficiale, l’istotipo nodulare, l’istotipo infiltrante, l’istotipo piano-cicatriziale o sclerodermiforme.

Il quadro clinico, l’estensione, la sede e il sottotipo istologico condizionano la scelta terapeutica, curettage, diatermocoagulazione, rimozione chirurgica, crioterapia, chemioterapia topica (imiquimod o 5-fluorouracile) e terapia fotodinamica, oppure, occasionalmente, la terapia radiante.

La risposta A non è corretta.

Il carcinoma basocellulare è la più comune neoplasia maligna cutanea, caratterizzata da un basso potenziale metastatico; tuttavia il potenziale metastatico è sicuramente presente.

La risposta C non è corretta.

Questa descrizione è correlabile con un melanoma maligno, non presente nel nostro paziente.

La risposta D ed E non sono corrette.

Il BCC è una neoplasia che richiede sicuramente un trattamento e solo successivamente uno stretto follow-up.

Fonte Immagine:

AMA Tilkorn D-J, Lehnhardt M, Hauser J, et al. Merkel cell carcinoma metastasis and dermatofibrosarcoma protuberans presenting as a collision tumour: a case report and review of the literature. Journal of Medical Case Reports. 2009; 3:7493. doi:10.4076/1752-1947-3-7493.
MLA Tilkorn, Daniel-Johannes et al. “Merkel Cell Carcinoma Metastasis and Dermatofibrosarcoma Protuberans Presenting as a Collision Tumour: A Case Report and Review of the Literature.” Journal of Medical Case Reports 3 (2009): 7493. PMC. Web. 6 Feb. 2018.
APA Tilkorn, D.-J., Lehnhardt, M., Hauser, J., Daigler, A., Homann, H., Steinau, H., & Kuhnen, C. (2009). Merkel cell carcinoma metastasis and dermatofibrosarcoma protuberans presenting as a collision tumour: a case report and review of the literature. Journal of Medical Case Reports, 3, 7493. http://doi.org/10.4076/1752-1947-3-7493

6 di 10 Domande

Il signor Ponti, un commerciante di mezz’età, si rivolge presso il servizio di dermatologia del Policlinico “San Matteo” di Pavia. Lamenta un’eruzione cutanea pruriginosa estesa sulla caviglia sinistra. Il disturbo è insorto da circa 40 giorni: ha applicato preparazioni per uso topico a base di ossido di zinco ed antistaminici senza trarne beneficio. Soffre di ipertensione arteriosa, diabete mellito di tipo 2, BPCO. Per quanto riguarda la anamnesi farmacologica assume metformina, lisinopril, atorvastatina, paracetamolo al bisogno per lombalgia ricorrente. I parametri vitali sono nella norma. L'eruzione che si evidenzia all'esame visivo è riportata nell'immagine qui sotto. Quale diagnosi tra quelle riportate di seguito è corretta?

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La risposta corretta è la B.

Questo soggetto presenta un’eruzione coerente con la diagnosi di tinea corporis, le cui eruzioni sono generalmente di forma tondeggiante od ovoidale.

Le dermatofitosi sono infezioni fungine, che interessano la porzione cheratinizzata di cute e annessi, la cui sintomatologia è varia. Le infezioni umane sono causate da Epidermophyton, Microsporum, e Trichophyton spp. La trasmissione avviene da persona a persona, da animale a persona. La maggior parte degli individui non sviluppa clinicamente l’infezione, la quale si può avere più frequentemente nei pazienti che hanno una immunosopressione. La tinea corporis è caratterizzata da chiazze anulari di colore dal rosa al rosso, con bordi desquamati rilevati, che possono confluire così da formare chiazze estese di forma irregolare. Nei pazienti immunocompromessi la tinea corporis può estendersi, dando origine ad eruzioni di dimensioni considerevoli.

L’agente patogeno, che più frequentemente scatena questa condizione patologica, è Trichophyton Rubrum, ma sono frequenti anche le tigne provocate da qualunque altro dermatofito.

La diagnosi si basa sull’aspetto clinico e sull’esame delle scarificazioni cutanee in un preparato a fresco con idrossido di potassio: con l’osservazione al microscopio ottico si distinguono così le caratteristiche ife segmentate e le artrospore.

Casi di tigna di gravità lieve-moderata sono trattati con antimicotici topici azolici in primis, ma, quando la terapia topica non è risolutiva o le dimensioni della lesione sono particolarmente estese, è necessaria la terapia sistemica; i casi con eruzioni più estese e gravi possono richiedere una terapia sistemica invece sin da subito: in questi casi la terapia più efficace è l’itraconazolo, terbinafina, fluconazolo o griseofulvina.

La risposta A non è corretta.

La pitiriasi rosea è una patologia infiammatoria auto-limitante, di incerta eziologia, caratterizzata dall’eruzione di papule o placche di tipo eritematoso-desquamativo. Insorge solitamente tra 10-35 anni e colpisce di più le donne. La causa può essere un’infezione virale (forse dovuta a herpes virus umani 6, 7, e 8) o svilupparsi dopo l’uso di alcuni farmaci che possono causare eruzioni cutanee simil-pitiriasi rosea. Le lesioni hanno una caratteristica desquamazione centrale con bordo leggermente rialzato (collaretto) e possono somigliare a una tigna (tinea corporis). La maggior parte dei pazienti avverte prurito, soltanto occasionalmente di grado grave.

In una minoranza di pazienti precedono le lesioni cefalea e/o artralgia.

La risposta C non è corretta.

L’eritema polimorfo o multiforme è una patologia dermatologica, caratterizzata da una o più lesioni “a coccarda” sulla cute con aspetto simile a un bersaglio.

Si chiama polimorfo o multiforme perché l’area centrale delle singole coccarde può avere caratteristiche diverse (es. papula, erosione, vescicola, bolla, etc.) in base allo stato evolutivo.

L’eritema polimorfo si verifica a causa di un iperreattività della cute o delle mucose nei confronti di svariati agenti scatenanti: molti pazienti sviluppano tale patologia, subito prima, durante o dopo un’infezione da herpes virus.

Questo paziente non manifesta queste caratteristiche e sintomi

La risposta D non è corretta.

La psoriasi è una patologia infiammatoria, che nella maggior parte dei casi si manifesta con papule e placche di color salmone ben circoscritte, eritematose e ricoperte da squame argentee.

Colpisce circa l’1-5% della popolazione mondiale (le persone di carnagione chiara sono a maggior rischio, i neri sono a rischio più basso).

L’eziologia è multifattoriale e include la predisposizione genetica. È una patologia infiammatoria che insorge in seguito a traumi, uso di farmaci, infezioni in soggetti predisposti.

Vi sono 5 maggiori varianti cliniche di psoriasi:

  • a placche;
  • psoriasi guttata;
  • psoriasi inversa (si manifesta in concomitanza alla psoriasi a placche, o in maniera isolata);
  • psoriasi eritrodermica;
  • psoriasi pustolosa.

La diagnosi si basa sull’aspetto e sulla distribuzione delle lesioni che di solito si manifestano sulle superfici estensorie (gomiti e ginocchia).

La diagnosi è prevalentemente clinica e si basa sull’anamnesi e sull’esame obiettivo. Non esistono analisi di laboratorio per la sua diagnosi.

La biopsia cutanea, anche se non patognomonica, presenta caratteristiche coerenti con la psoriasi e aiuta a escludere altre condizioni simili.

Il trattamento può comprendere l’utilizzo di emollienti, farmaci topici, fototerapia e, nelle forme gravi, di farmaci sistemici.

La risposta E non è corretta.

La sifilide è un patologia causata dalla Spirocheta Treponema pallidum, caratterizzata da 3 fasi cliniche e sintomatiche, sequenziali ma distinte.

Il T. pallidum, una spirocheta che non può sopravvivere a lungo all’esterno del corpo umano e che penetra nel corpo attraverso le mucose o la cute, raggiunge i linfonodi periferici nel giro di poche ore, e rapidamente si diffonde in tutto l’organismo.

In questo paziente nulla ci suggerisce una tale eziologia.

Fonte Immagine:

AMA

 

Sentamilselvi G, Janaki C, Murugusundram S. Trichomycoses. International Journal of Trichology. 2009;1(2):100-107. doi:10.4103/0974-7753.58552.

MLA

 

Sentamilselvi, G, C Janaki, and Sundaram Murugusundram. “Trichomycoses.” International Journal of Trichology 1.2 (2009): 100–107. PMC. Web. 6 Feb. 2018.

APA

 

Sentamilselvi, G., Janaki, C., & Murugusundram, S. (2009). Trichomycoses. International Journal of Trichology, 1(2), 100–107. http://doi.org/10.4103/0974-7753.58552


7 di 10 Domande

Scenario clinico AA11: La signora Publito si reca presso l’ambulatorio del Dott. Trecci, pediatra di famiglia, per far visitare la propria figlia Anna, di 10 anni, in seguito alla comparsa di macchie pruriginose e lievemente dolorose a livello della gamba sinistra. Dalla anamnesi emerge che recentemente la famiglia è stata in gita in campeggio, mentre all’esame obiettivo il Dott. Trecci rileva la presenza di macchie edematose ed eritematose. Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA11): Qual è sospetto diagnostico?

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Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA11).

La risposta corretta è la C.

La dermatite allergica da contatto è una reazione da ipersensibilità di tipo IV, che si sviluppa in 2 fasi: inizialmente vi è la sensibilizzazione ad un Ag, successivamente vi è una reazione allergica dopo la riesposizione (l’antigene viene presentato ai linfociti sensibilizzati, che scatenano una risposta infiammatoria in poche ore). Pertanto, è una risposta di ipersensibilità ritardata agli agenti esterni, mediata dalle cellule T, che si traduce in una lesione geometrica corrispondente alla regione di contatto.

Le cause di dermatite allergica da contatto sono molto numerose.

Dal punto di vista clinico il sintomo principale è il prurito, mentre il dolore è di solito causato dal infezione o dal grattamento. Le lesioni cutanee possono variare da semplice eritema fino alla formazione di vescicole. Inoltre, nei casi di grave allergia, vi possono essere edema, bolle, ulcerazioni, croste e lichenificazione. Le mani, il viso o le palpebre, che comunemente entrano in contatto con l’ambiente, sono più spesso coinvolte.

La risposta A non è corretta.

La dermatite atopica è una patologia infiammatoria autoimmune, ad eziologia multifattoriale, attribuita sia a componenti genetiche (immunologiche e di proprietà barriera della cute), sia ad esposizione ambientale, diagnosticabile sulla base delle informazioni anamnestiche e sull’esame obiettivo.

Si manifesta di solito prima dei 7 anni ed è spesso associata ad una storia di asma o rinite allergica. Il prurito è il sintomo primario e si palesa con desquamazione, placche eritematose, cute secca ed escoriazioni; le lesioni cutanee vanno dall’eritema lieve alla lichenificazione grave. Nei bambini più grandi e negli adulti le zone flessorie (ma non l’inguine) sono più frequentemente coinvolte, mentre nei neonati e nei bambini, le superfici estensorie, la regione posteriore del cuoio capelluto e la faccia sono tipicamente coinvolte, mentre la regione del pannolino è risparmiata. 

La dermatite atopica cronica si manifesta con pelle ispessita ed escoriata e con la presenza di papule diffuse.

Quando compare in età pediatrica, spesso tende a regredire totalmente o parzialmente in età adulta.

Tale patologia non è compatibile con le alterazioni cutanee presenti in questa paziente.     

La risposta B non è corretta.

Le infezioni da dermatofiti, comuni in tutto il mondo, sono le cause prevalenti di infezione fungina della pelle, dei capelli e delle unghie.

Portano ad una varietà di manifestazioni cliniche: tinea pedis, tinea corporis, tinea cruris, granuloma di Majocchi, tinea capitis e tinea unguium (dermatofitia onicomicosi). I dermatofiti responsabili sono funghi filamentosi nei generi Trichophyton, Microsporum e Epidermophyton.

Le eruzioni di tinea corporis sono generalmente di forma tondeggiante od ovoidale. La trasmissione avviene da persona a persona, da animale a persona. La maggior parte delle persone non sviluppa clinicamente l’infezione, la quale si può avere più frequentemente nei pazienti che hanno una immunosopressione.

La tinea corporis è una dermatofitosi, caratterizzata da chiazze anulari di colore dal rosa al rosso con bordi desquamati rilevati; le chiazze possono confluire così da formare chiazze estese di forma irregolare. Tale patologia non è compatibile con le alterazioni cutanee presenti in questa paziente.  

La risposta D non è corretta.

L’impetigine può essere bollosa o non bollosa. Si caratterizzata per la presenza di croste o bolle.

Colpisce più frequentemente volto e arti.

I due patogeni più comuni sono: lo Staphylococcus aureus e lo Streptococcus beta-emolitico di gruppo A. Lo Staphylococcus aureus è la causa prevalente di impetigine non-bollosa ed di ogni impetigine bollosa (la formazione delle bolle è dovuta alla azione della tossina esfoliativa prodotta dagli stafilococchi). L’impetigine non bollosa si caratterizza per la presenza di gruppi di vescicole o pustole, che tendono ad andare incontro a rottura e danno origine a una crosta che ricopre le lesioni. L’impetigine bollosa è simile, tranne per il fatto che le vescicole tendono a formare delle bolle, che si rompono e tendono a ricoprirsi di una patina o crosta color miele. Tale patologia non è compatibile con le alterazioni cutanee, presenti in questa paziente.       

La risposta E non è corretta.

L’eritema nodoso è una forma specifica di pannicolite, caratterizzata da noduli sottocutanei palpabili, morbidi e dolenti, non isolati, di colore rosso o violaceo, che compaiono in sede pretibiale e occasionalmente in altre sedi. Tuttavia, queste lesioni solitamente non si ulcerano e si risolvono dopo 2-8 settimane senza cicatrici. Tale patologia non è compatibile con le alterazioni cutanee, presenti in questa paziente.       

Fonte Immagine:

AMA Baysak S, Gönül M, Atacan D, Ergin C. A Case Report of Allergic Contact Dermatitis due to Mandragora Radix. Case Reports Immunol. 2015; 2015:591438.
MLA Baysak, Sevim et al. “A Case Report of Allergic Contact Dermatitis due to Mandragora Radix” Case reports in immunology vol. 2015 (2015): 591438.
APA Baysak, S., Gönül, M., Atacan, D., & Ergin, C. (2015). A Case Report of Allergic Contact Dermatitis due to Mandragora Radix. Case reports in immunology, 2015, 591438.

8 di 10 Domande

Scenario clinico AA11: La signora Publito si reca presso l’ambulatorio del Dott. Trecci, pediatra di famiglia, per far visitare la propria figlia Anna, di 10 anni, in seguito alla comparsa di macchie pruriginose e lievemente dolorose a livello della gamba sinistra. Dalla anamnesi emerge che recentemente la famiglia è stata in gita in campeggio, mentre all’esame obiettivo il Dott. Trecci rileva la presenza di macchie edematose ed eritematose. Domanda 2 (riferita allo scenario clinico AA11): quale tra i seguenti test rappresenta il gold standard nei pazienti affetti da dermatite da contatto cronica?

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Domanda 2 (riferita allo scenario clinico AA11.

La risposta corretta è la B.

Il Patch test (o test epicutaneo) è un test diagnostico in ambito allergologico, che rappresenta il test gold standard per l’identificazione di un allergene da contatto, dato che riproduce nel paziente, in maniera attenuata, la stessa patologia oggetto di accertamento diagnostico. Tale test è indicato in tutti i pazienti con dermatite cronica, eczematosa o lichenificata, se si sospetta una sottostante dermatite allergica da contatto. La sensibilità e la specificità raggiungono l’80%. Di norma il paziente viene saggiato con una serie standard di apteni preordinati (detta serie SIDAPA), posizionati su delle cellette, applicate sulla schiena del paziente. I criteri di valutazione usati per l’interpretazione del Patch test sono:

  • una reazione negativa;
  • una reazione debolmente positiva, che si manifesta con: eritema, edema ed accenno a formazioni di vescicole cutanee (+),
  • una reazione positiva, con evidenza di: eritema, edema e vescicole più evidenti (++),
  • una reazione fortemente positiva, con evidenza di: eritema, edema e vescicole molto rappresentate (+++).

La risposta A non è corretta.

Il preparato di idrossido di potassio non viene utilizzato per la dermatite da contatto, ma è utile, se si sospetta un’infezione da tinea o da candida. In caso di tinea all’esame delle scarificazioni cutanee in un preparato a fresco con idrossido di potassio si apprezzano al microscopio ottico le caratteristiche ife segmentate e le artrospore.

La risposta C non è corretta.

Il Prick test si esegue mettendo una goccia di allergene sulla cute dell’avambraccio e pungendo poi delicatamente la pelle del paziente, che deve aver sospeso la terapia antistaminica. Dopo 15 minuti, se il soggetto è allergico, si forma un pomfo, perché l’allergene viene captato dalle IgE, che si trovano sulla superficie dei mastociti cutanei (infatti, quando due molecole di allergene formano un ponte con la IgE presente, quest’ultima stimola la degranulazione del mastocita).

Fra le varie sostanze che si liberano durante questa degranulazione, sicuramente c’è l’istamina che, essendo vasodilatatrice, porta alla formazione del pomfo. La grandezza di questo pomfo supera le dimensioni di quello di controllo, provocato applicando la soluzione fisiologica invece dell’allergene. Questo tipo di “controllo” viene fatto perché ci sono soggetti in cui la semplice puntura genera la reazione cutanea, e questo potrebbe portare ad una diagnosi errata. Il prick test pertanto è usato per l’ipersensibilità di tipo I, che è una risposta allergica IgE-mediata. La dermatite da contatto è, invece, una reazione di ipersensibilità di tipo IV.

La risposta D non è corretta.

Il test immuno-assorbente radio-allergico è anch’esso usato per l’ipersensibilità di tipo I, una risposta allergica IgE-mediata. La dermatite da contatto è, invece, una reazione di ipersensibilità di tipo IV.

La risposta E non è corretta.

Il Warthin-starry stain di lesioni cutanee può identificare spirochete nella sifilide secondaria ed è anche usato per colorare Helicobacter pylori, ma non ha alcun ruolo nella valutazione della dermatite allergica da contatto.


9 di 10 Domande

Scenario clinico AA11: La signora Publito si reca presso l’ambulatorio del Dott. Trecci, pediatra di famiglia, per far visitare la propria figlia Anna, di 10 anni, in seguito alla comparsa di macchie pruriginose e lievemente dolorose a livello della gamba sinistra. Dalla anamnesi emerge che recentemente la famiglia è stata in gita in campeggio, mentre all’esame obiettivo il Dott. Trecci rileva la presenza di macchie edematose ed eritematose. Domanda 3 (riferita allo scenario clinico AA11): quale tra i seguenti trattamenti difficilmente può alterare i risultati del test gold standard indicato nella precedente domanda?

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Domanda 3 (riferita allo scenario clinico AA11).

La risposta corretta è la C.

La difenidramina è un farmaco antistaminico, appartenente alla classe degli H1 antagonisti, capace quindi di inibire le risposte infiammatorie mediate dal legame dell’istamina a questi recettori, presenti soprattutto a livello della muscolatura liscia dell’albero respiratorio, dei vasi e di alcune ghiandole esocrine come quelle bronchiali, salivari e lacrimali, con conseguente attività spasmolitica e antisecretiva. I pazienti immunocompromessi possono mostrare una reattività ridotta o assente alle patch test. Prima di effettuare il test, è necessario sospendere le terapie cortisoniche da possibilmente un paio di settimane perché potrebbero alterare il risultato del test, mentre l’assunzione di antistaminici non interferisce con il risultato del test. Pertanto, è improbabile che la difenidramina possa influenzare i risultati del patch test.

La risposta A non è corretta.

Il clobetasolo è un corticosteroide, usato per controllare i sintomi di vari disturbi dermatologici, compreso l’eczema e la psoriasi. Esso pertanto, essendo un corticosteroide, influenzerebbe sicuramente i risultati delle patch test.

La risposta B non è corretta.

Il prednisone è un corticosteroide sintetico, che agisce come immunosoppressore, andando a bloccare l’azione degli anticorpi incontrollati del nostro sistema immunitario. Esso pertanto, essendo un corticosteroide sistemico, influenzerebbe sicuramente i risultati del patch test.

La risposta D non è corretta.

Il pimecrolimus è un immunosoppressore, che agisce inibendo la sintesi e il rilascio di citochine infiammatorie da parte dei linfociti T e il rilascio di mediatori infiammatori dai mastociti. Esso pertanto, essendo un farmaco immunosoppressore, influenzerebbe sicuramente i risultati del patch test.

La risposta E non è corretta.

La ciclosporina è un farmaco immunosoppressore, che agisce deprimendo l’attività del sistema immunitario, inibendo la produzione di IL-2 e la stimolazione dei linfociti T. È un farmaco utilizzato nella prevenzione delle reazioni di rigetto in seguito ad intervento di trapianto d’organo, ma può essere usato anche nella terapia di altri quadri patologici (come uveite, dermatomiosite, psoriasi e sindrome nefrosica). La ciclosporina, analogamente al pimecrolimus, influirebbe sui risultati dei patch test.


10 di 10 Domande

Scenario clinico AA11: La signora Publito si reca presso l’ambulatorio del Dott. Trecci, pediatra di famiglia, per far visitare la propria figlia Anna, di 10 anni, in seguito alla comparsa di macchie pruriginose e lievemente dolorose a livello della gamba sinistra. Dalla anamnesi emerge che recentemente la famiglia è stata in gita in campeggio, mentre all’esame obiettivo il Dott. Trecci rileva la presenza di macchie edematose ed eritematose. Domanda 4 (riferita allo scenario clinico AA11): viene confermata la diagnosi di dermatite da contatto. Oltre ad evitare l’esposizione agli allergeni, quale dei seguenti trattamenti è maggiormente appropriato per questa paziente e rappresenta quello di prima linea?

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Domanda 4 (riferita allo scenario clinico AA11).

La risposta corretta è la D.

Per quanto riguarda la terapia, prima di tutto è necessario evitare l’allergene responsabile e corticosteroidi topici; pertanto il triamcinolone topico rappresenta una scelta appropriata.

La risposta A non è corretta.

Il prednisone è un corticosteroide sintetico. I corticosteroidi orali sono la prima linea di trattamento per la dermatite allergica da contatto (che coinvolge più del 20% della superficie corporea) o per la dermatite allergica da contatto di tipo acuto, che coinvolge il viso, le mani, i piedi o gli organi genitali se si desidera un rapido sollievo (ad esempio in caso di coinvolgimento delle palpebre). Osservando le lesioni localizzate del caso, non sono necessari corticosteroidi sistemici.

La risposta B non è corretta.

La difenidramina è un farmaco antistaminico, appartenente alla classe degli H1 antagonisti, capace quindi di inibire le risposte infiammatorie mediate dal legame dell’istamina ai recettori. La difenidramina per via orale non è generalmente efficace per il prurito associato alla dermatite allergica da contatto.

La risposta C non è corretta.

La lozione di Calamina ha diverse proprietà farmacologiche, tra le quali spiccano la sua azione protettiva, lenitiva ed antipruriginosa sulla cute.

Inoltre, può essere utile nel ridurre il disagio e il prurito nella dermatite allergica da contatto in fase acuta, ma non rappresenta una terapia di prima linea.

La risposta E non è corretta.

La ciclosporina è un farmaco immunosoppressore, che agisce deprimendo l’attività del sistema immunitario. È utilizzata nella prevenzione delle reazioni di rigetto (in seguito ad intervento di trapianto d’organo) e nella terapia di altri quadri patologici (come uveite, dermatomiosite, psoriasi e sindrome nefrosica). Può essere usata solo per la dermatite allergica da contatto resistente ai corticosteroidi e pertanto non rappresenta il trattamento di prima linea.


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