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1 di 10 Domande

Scenario BG27T: In un uomo di 82 anni, affetto da iperparatiroidismo, subito dopo un intervento di paratiroidectomia, compare una tumefazione del polso destro, accompagnata da importante dolore e impotenza funzionale. Una radiografia del polso evidenza una radio-opacità lineare in corrispondenza del legamento triangolare del carpo. Alla luce del quadro clinico e del dato radiologico, qual è la più verosimile causa di tale manifestazione?














La risposta corretta è la C.
Per il paziente del caso clinico, in base ai reperti clinico-anamnestici e alla radiografia del polso, la diagnosi più verosimile è rappresentata dall’artrite da deposito di pirofosfato di calcio (o pseudogotta), che si caratterizza per la presenza di condro-calcinosi, cioè la calcificazione della cartilagine ialina e fibrosa. L'artrite acuta, subacuta o cronica può insorgere, di solito a livello del ginocchio o in un'altra articolazione periferica maggiore. Gli attacchi acuti sono talora simili alla gotta, ma in genere meno intensi. Tra un attacco e il successivo, non ci sono sintomi di artrite da pirofosfato di calcio o persiste una sintomatologia di bassa entità in varie articolazioni, analogamente a quanto avviene nell'artrite reumatoide o nell'artrosi. La diagnosi si basa sulla valutazione della storia clinica del paziente, sull’analisi del liquido sinoviale e l’identificazione microscopica dei cristalli di pirofosfato calcico diidrato: nella forma acuta è presente un numero elevato di globuli bianchi ed utilizzando la microscopia a luce polarizzata è possibile identificare i cristalli intracellulari ed extracellulari solitamente di forma romboidale e birifrangenza positiva alla luce polarizzata.
Inoltre, la valutazione radiografica spesso può evidenziare la condro-calcinosi delle ginocchia, delle articolazioni radiali e ulnari (evidenziate come opacità lineari in corrispondenza del legamento triangolare del carpo, come nel caso clinico), della sinfisi pubica o delle articolazioni sterno-claveari. La terapia consigliata degli attacchi di pseudogotta utilizza steroidi intra-articolari o glucocorticoidi orali, FANS o colchicina.


2 di 10 Domande

Scenario RR55C: Dopo un incidente automobilistico con grave trauma cranico, un uomo di 43 anni viene ricoverato in ospedale. Durante la degenza è riscontrato un notevole incremento della diuresi (fino a 6 litri al giorno), molto superiore rispetto alla quantità di liquidi introdotta. Il paziente lamenta sete intensa. Quale dei seguenti è il trattamento più appropriato nel caso descritto?














La risposta corretta è la C.
Per il paziente del caso clinico, che ha subito un grave trauma cranico dopo incidente con evidenza di notevole incremento della diuresi, la diagnosi più probabile è rappresentata da diabete insipido; di conseguenza, il trattamento più appropriato è rappresentato dalla somministrazione di desmopressina, un analogo dell’ADH; rispetto alla molecola originale, presenta una maggiore e più prolungata attività antidiuretica. La desmopressina viene anche impiegata nel trattamento dell’enuresi e nei pazienti con emofilia A e nella malattia di von Willebrand per la sua capacità di determinare un momentaneo aumento del fattore VIII. ​​​​​​​

3 di 10 Domande

Scenario AL58W: Una ragazza di 23 anni giunge all'attenzione del medico riferendo che la cute è diventata gialla e che sono comparsi dei tremori alle braccia. La madre riporta inoltre che la figlia nell'ultimo periodo è depressa. All'esame obiettivo la cute è itterica. Alla palpazione dell'addome il margine epatico è palpabile a circa 5 cm sotto l'arcata costale. Inoltre, all'indagine con lampada a fessura, sono visibili dei depositi verdi-marroni corneali disposti ad anello intorno all'iride. Quale dei seguenti accertamenti è più appropriato per confermare il sospetto diagnostico?














La risposta corretta è la E.
In base ai reperti clinico-anamnestici del caso clinico, il dosaggio dei livelli sierici di ceruloplasmina rappresenta l’accertamento diagnostico appropriato per confermare il sospetto di malattia di Wilson, un disordine del metabolismo caratterizzato da accumulo tissutale di rame, a trasmissione autosomica recessiva. Tale accumulo è dovuto al deficit della capacità degli epatociti di eliminare il rame attraverso la bile, che si accumula nel fegato, inibendo la conversione di apo-ceruloplasmina in ceruloplasmina. Insorge tra i 6 e i 40 anni e la presentazione clinica è variabile: nel 50% dei casi esordisce con manifestazioni epatiche, come elevazione delle transaminasi, fino a cirrosi o epatite acuta, ittero e/o epatomegalia. Nel 35% dei casi l’esordio è neurologico con tremore, bradicinesia, incoordinazione motoria, disartria. Altra tipica manifestazione è la presenza dell’anello di Kayser-Fleischer. Frequenti sono anche le manifestazioni psichiatriche: turbe del comportamento e della personalità, psicosi maniaco-depressiva e schizofrenia. La diagnosi si basa sul riscontro di un basso livello di ceruloplasmina sierica, su un'elevata escrezione urinaria di rame e, talvolta, sui risultati della biopsia epatica. Il trattamento si basa sull’assunzione a vita di agenti chelanti il rame, come la penicillamina. Al contrario, non sono utili per tale diagnosi il dosaggio dei livelli di etil-glucuronide urinario, di acido vanilmandelico urinario, di colesterolo totale, di HDL e di trigliceridi ematici (risposte A, B, C e D errate).



4 di 10 Domande

Durante la fase follicolare del ciclo mestruale:














La risposta corretta è la D.
​​​​​​​Durante la fase follicolare del ciclo mestruale i follicoli rispondono alla stimolazione del FSH con la produzione di estrogeni, che determinano la formazione di un nuovo strato di endometrio. In dettaglio, la fase follicolare (o pre-ovulatoria), la prima fase del ciclo mestruale, inizia con il primo giorno di mestruazioni e termina con l’ovulazione dopo circa 14 giorni. Viene a sua volta divisa in tre fasi denominate:
- fase pre-antrale, quando il follicolo transita dallo stadio primordiale a quello primario;
- fase antrale, quando il follicolo passa dallo stadio primario a quello secondario. Nel corso di un ciclo ovarico arrivano alla fase antrale all’incirca 15-20 follicoli, dopo circa 7 giorni solo un follicolo, quello dominante, sarà selezionato per completare lo sviluppo;
- fase pre-ovulatoria, che avviene poche ore prima dell’ovulazione, quando il follicolo dominante arriva a maturazione.
All’opposto, il corpo luteo, la struttura anatomica residua del follicolo ovarico che ha rilasciato un ovulo maturo durante l’ovulazione, durante la fase luteinica produce progesterone e in quantità minori di estradiolo, estrogeni, inibina A e minime quantità di estrogeni (risposte B, C e D errate).

5 di 10 Domande

In un paziente obeso diabetico di tipo 2, senza insufficienza renale, quale farmaco è di prima scelta in associazione ad un corretto regime alimentare?














La risposta corretta è la C.
In un paziente obeso con diabete di tipo 2, senza insufficienza renale, il farmaco di prima scelta è rappresentato dalla metformina, un farmaco ipoglicemizzante orale economico, facente parte della famiglia delle biguanidi, utilizzato nella terapia iniziale del diabete mellito di tipo 2. L’efficacia di tale farmaco è potenziata dall’esercizio fisico e da una alimentazione sana ed equilibrata. Tale farmaco determina una lieve riduzione ponderale, riduce i trigliceridi e gli acidi grassi circolanti, non causa ipoglicemia, e determina una riduzione del rischio cardiovascolare. La creatininemia deve essere attentamente valutata, essendo questo farmaco escreto dal rene: infatti, deve essere sospeso per valori di filtrato glomerulare < 30 ml/min/1,73m2 o in pazienti a rischio di insufficienza renale acuta. All’opposto, secondo le linee guida, il pioglitazone, la glicazide, la liraglutide e l’insulina non rappresentano un trattamento di prima linea, per tale paziente (risposte A, B, D ed E errate). Fonte: Standard Italiani per la cura del diabete mellito. Fonte: Standard Italiani per la cura del diabete mellito.

6 di 10 Domande

Un uomo di 72 anni sviluppa un diabete mellito di tipo 2. Dopo un iniziale approccio basato su modifica della dieta e dello stile di vita, si decide di avviare una terapia farmacologica. Il paziente non ha altre comorbidità significative. Quale dei seguenti farmaci è considerato di prima scelta?














La risposta corretta è la E.
Il paziente del caso clinico con diabete mellito di tipo II, senza altre comorbidità significative, dopo un approccio di tipo comportamentale, deve essere trattato con la metformina, un farmaco ipoglicemizzante orale economico, facente parte della famiglia delle biguanidi, utilizzato nella terapia iniziale del diabete mellito di tipo II. L’efficacia di tale farmaco è potenziata dall’esercizio fisico e da una alimentazione sana ed equilibrata. Tale farmaco determina una lieve riduzione ponderale, riduce i trigliceridi e gli acidi grassi circolanti, non causa ipoglicemia, e determina una riduzione del rischio cardiovascolare. La creatininemia deve essere attentamente valutata, essendo questo farmaco escreto dal rene: infatti, deve essere sospeso per valori di filtrato glomerulare < 30 ml/min/1,73m2 o in pazienti a rischio di insufficienza renale acuta. All’opposto, per tale paziente l’acarbosio, l’insulina, la gliclazide, la liraglutide, in base alle linee guida AMD, rappresentano dei trattamenti di seconda linea (risposta A, B, C e D errate).
​​​​​​​Fonte: https://aemmedi.it/wp-content/uploads/2009/06/AMD-Standard-unico1.pdf



7 di 10 Domande

Scenario AA21: Un uomo di mezza età viene portato dal figlio presso il pronto soccorso dell’ospedale. È preoccupato per le condizioni del piede del padre, che sembra quasi ustionato. Da circa 12 anni, l’uomo soffre di diabete mellito di tipo 2, ma il figlio riferisce al medico di guardia che non ha mai seguito correttamente le terapie e che spesso non si presenta alle visite di controllo. Il padre, invece, ritiene che la lesione al piede sia da attribuire alla sua cattiva abitudine di poggiare i piedi sul termosifone acceso, quando si mette a letto. All’esame obiettivo si può osservare, nell’area interessata dalla lesione, la presenza di un essudato sieroso di color marrone. Domanda 1: Quale tra le seguenti affermazioni è la più corretta?

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La risposta corretta è la C.

L’esame obiettivo del paziente del caso clinico mostra la presenza di gangrena dovuta a diabete non controllato. In particolare, il quadro clinico è suggestivo di piede diabetico, una complicanza dovuta ad alterazioni nervose (neuropatia diabetica) e vascolari (arteriopatia diabetica), che portano alla formazione di vere e proprie ulcere senza alcuna sintomatologia dolorosa relata. Inoltre, a seconda del grado di estensione e di gravità della gangrena, tale condizione può rappresentare una emergenza chirurgica, portando a volte ad amputazione (risposta E errata). Al contrario, tali lesioni non rappresentano la conseguenza di ustioni (risposte A e B errate).

Fonte Immagine:

AMA Cooney DR, Cooney NL. Gas gangrene and osteomyelitis of the foot in a diabetic patient treated with tea tree oil. Int J Emerg Med. 2011; 4:14. Published 2011 Apr 14. doi: 10.1186/1865-1380-4-14
MLA Cooney, Derek R and Norma L Cooney. “Gas gangrene and osteomyelitis of the foot in a diabetic patient treated with tea tree oil” International journal of emergency medicine vol. 4 14. 14 Apr. 2011, doi: 10.1186/1865-1380-4-14

8 di 10 Domande

Scenario AA21: Un uomo di mezza età viene portato dal figlio presso il pronto soccorso dell’ospedale. È preoccupato per le condizioni del piede del padre, che sembra quasi ustionato. Da circa 12 anni, l’uomo soffre di diabete mellito di tipo 2, ma il figlio riferisce al medico di guardia che non ha mai seguito correttamente le terapie e che spesso non si presenta alle visite di controllo. Il padre, invece, ritiene che la lesione al piede sia da attribuire alla sua cattiva abitudine di poggiare i piedi sul termosifone acceso, quando si mette a letto. All’esame obiettivo si può osservare, nell’area interessata dalla lesione, la presenza di un essudato sieroso di color marrone. Domanda 2: Quale dei seguenti non è un consiglio utile per prevenire le complicanze del piede diabetico nei pazienti con diabete di tipo 2?

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La risposta corretta è la D.

Nella prevenzione delle complicanze del piede diabetico sono utili alcuni accorgimenti:

-indossare calzature robuste e comode, come le scarpe in pelle con un buon supporto per il tallone; quindi, usare scarpe leggere come quelle da tennis non rappresenta un consiglio utile;

-mantenere un controllo glicemico ottimale, che rappresenta il primo passo ed il più importante per rallentare la progressione della neuropatia e/o prevenirla;

-cessazione dell’abitudine tabagica (risposta A errata);

-controllo quotidiano dello stato di salute dei piedi (risposta B errata);

-lavaggio quotidiano per minimizzare il rischio di infezioni (risposta C errata);

-mobilitazione quotidiana per sollecitare il più possibile la vascolarizzazione (risposta E errata).


9 di 10 Domande

Scenario AA21: Un uomo di mezza età viene portato dal figlio presso il pronto soccorso dell’ospedale. È preoccupato per le condizioni del piede del padre, che sembra quasi ustionato. Da circa 12 anni, l’uomo soffre di diabete mellito di tipo 2, ma il figlio riferisce al medico di guardia che non ha mai seguito correttamente le terapie e che spesso non si presenta alle visite di controllo. Il padre, invece, ritiene che la lesione al piede sia da attribuire alla sua cattiva abitudine di poggiare i piedi sul termosifone acceso, quando si mette a letto. All’esame obiettivo si può osservare, nell’area interessata dalla lesione, la presenza di un essudato sieroso di color marrone. Domanda 3: Se un paziente diabetico soffre anche di aterosclerosi, è a maggior rischio di sviluppare le condizioni patologiche sottoelencate, tranne una, quale?

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La risposta corretta è la C.

Un paziente che soffre di diabete mellito e di aterosclerosi non presenta un maggior rischio di sviluppare listeriosi, una tossinfezione alimentare da parte del batterio Listeria monocytogenes, che si trova comunemente nel terreno e nell’acqua e può facilmente contaminare ortaggi e verdure. Al contrario, un paziente con piede diabetico e aterosclerosi può sviluppare più facilmente piede di Charcot, piede diabetico/gangrenoso, ulcere e micro-angiopatia diabetica (risposte A, B, D ed E errate).


10 di 10 Domande

Scenario AA21: Un uomo di mezza età viene portato dal figlio presso il pronto soccorso dell’ospedale. È preoccupato per le condizioni del piede del padre, che sembra quasi ustionato. Da circa 12 anni, l’uomo soffre di diabete mellito di tipo 2, ma il figlio riferisce al medico di guardia che non ha mai seguito correttamente le terapie e che spesso non si presenta alle visite di controllo. Il padre, invece, ritiene che la lesione al piede sia da attribuire alla sua cattiva abitudine di poggiare i piedi sul termosifone acceso, quando si mette a letto. All’esame obiettivo si può osservare, nell’area interessata dalla lesione, la presenza di un essudato sieroso di color marrone. Domanda 4: L’osteomielite può insorgere nel contesto delle ferite da piede diabetico, con o senza evidenza d’infezione locale dei tessuti molli. Tutte le seguenti condizioni sono indicative di una maggiore probabilità di osteomielite, tranne una, quale?

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La risposta corretta è la D.

L’osteomielite può insorgere nel contesto delle ferite da piede diabetico, con o senza evidenza d’infezione locale dei tessuti molli, tuttavia, il riscontro di VES < 50 mm/h non rappresenta una condizione indicativa di maggiore probabilità di osteomielite. Tale patologia determina infezione e distruzione ossea ed è dovuta a batteri, micobatteri o funghi. Gli agenti etiologici più comuni sono i germi piogeni (nel 90% dei casi, lo Stafilococco aureus), meno frequentemente i batteri del tifo, del paratifo, le brucelle e lo pneumococco. Il coinvolgimento iniziale può avvenire per via ematogena, per infezione diretta (interventi chirurgici, ferite, fratture esposte) o per contiguità (focolai infettivi di cute, denti, orecchio). Nella maggior parte dei casi si ha una localizzazione elettiva a livello delle ossa lunghe (femore, tibia, omero, radio). Se l’infezione non viene dominata nella fase iniziale, gli ascessi purulenti tendono ad espandersi e a confluire, determinando la necrosi di zone più o meno ampie di spongiosa o corticale con la formazione di sequestri ossei. Tale patologia è caratterizzata da intenso dolore, accompagnato da febbre ed impotenza funzionale dell’arto, che nella fase cronica può avere una remissione completa. La possibilità di osteomielite deve essere considerata nei pazienti diabetici con ulcere, associate a segni di infezione dei tessuti molli più profondi e nei pazienti con ulcere croniche. La diagnosi viene confermata definitivamente attraverso l’isolamento dei batteri tramite un campione prelevato mediante biopsia ossea. Alcuni risultati clinici possono supportare la diagnosi, ad esempio: un valore di VES > 60-70 mm/h, una PCR > 3-3,5 mg/dL e la presenza di un’ulcera che si approfonda per più di 3 mm (risposta A, B, C ed E).


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