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1 di 10 Domande

Scenario ER17Z: Un ragazzo di 14 anni giunge in Pronto Soccorso accompagnato dalla madre per importante addominalgia, tachipnea e compromissione del sensorio. Non vi sono segni di rigor nucale. La glicemia capillare è 405 mg/dL, corpi chetonici nelle urine; emogasanalisi: acidosi metabolica. Gli indici di flogosi sono negativi. Quale approccio terapeutico è indicato in questa circostanza?














La risposta corretta è la B.
La chetoacidosi diabetica è una complicanza acuta del diabete di tipo 1, e spesso ne rappresenta il sintomo d’esordio in una minoranza di pazienti. Si caratterizza per la presenza di iperglicemia, iperchetonemia e acidosi metabolica e si sviluppa quando i livelli di insulina sono insufficienti a soddisfare le richieste metaboliche dell'organismo, pertanto diverse sono le condizioni di stress che in un soggetto diabetico potrebbero innescare chetoacidosi: tra questi i principali sono infezioni acute, soprattutto polmoniti e infezioni urinarie, infarto del miocardio, ictus, traumi, pancreatite e farmaci come corticosteroidi e diuretici tiazidici. 
In presenza di una significativa carenza di insulina rispetto al fabbisogno, la produzione di energia non può essere assicurata dal metabolismo del glucosio motivo per cui l’organismo inizierà a metabolizzare trigliceridi e aminoacidi: a causa della lipolisi incontrollata si avrà un forte aumento dei livelli sierici di glicerolo e acidi grassi liberi, così come a seguito del catabolismo muscolare aumenteranno i livelli di alanina. Il glicerolo e l’alanina vengono utilizzati come substrati per la gluconeogenesi epatica, stimolata dall'eccesso di glucagone che stimola altresì la conversione degli acidi grassi liberi in chetoni, processo normalmente inibito dall’insulina. La chetogenesi così attivata produce acidi organici forti che provocano acidosi metabolica: acido acetoacetico e acido β-idrossibutirrico.
Il risultato della carenza insulinica non è solo l’attivazione della chetogenesi, ma anche l’aumento dei livelli sierici di glucosio; l’iperglicemia, che in queste condizioni non supera 800 mg/dl, causa una diuresi osmotica con conseguente perdita marcata di acqua ed elettroliti: mentre il sodio sierico viene perso rapidamente,  il potassio sierico inizialmente è solitamente normale, a causa della sua fuoriuscita dalle cellule in risposta all'acidosi, e solo successivamente il suo livello tenderà ad abbassarsi.
I pazienti con chetoacidosi diabetica sono, generalmente, soggetti giovani con nausea, vomito, dolori addominali, alito dall’odore fruttato per l’eliminazione di acetone con l’espirazione, ipotensione, tachicardia compensatoria, tachipnea (respiro caratteristico definito di Kussmaul) e nei casi più gravi vi può essere compromissione del sensorio. La diagnosi si basa sulla clinica e la misurazione degli elettroliti, dell’azotemia e della creatinina, del glucosio, dei chetoni, dell’osmolarità, sull’esame delle urine -che mostra chetonuria, e soprattutto sull’emogasanalisi arterioso con cui si riscontra acidosi (pH arterioso < 7,30) con gap anionico aumentato.
Il primo passo nel trattamento della chetoacidosi diabetica è l'infusione di soluzione salina isotonica, per espandere il volume extracellulare e stabilizzare l’assetto cardiovascolare, associato alla correzione del deficit di potassio sierico e alla somministrazione di insulina rapida per via endovenosa: siccome i livelli sierici di potassio tendono a scendere soprattutto durante il trattamento insulinico, in quanto l’insulina lo veicola nuovamente all'interno delle cellule, se il potassio sierico è inferiore a 3,3 mEq/l, la terapia con insulina deve essere ritardata fino a quando i livelli di questo elettrolita non siano sufficientemente alti.
 
Le risposte C, D ed E non sono corrette.
Si tratta di misure che non possono essere usate in condizioni di emergenza in quanto necessitano di tempi più lunghi per espletare la loro azione.
La risposta A non è corretta.
La terapia del coma chetoacidosico prevede necessariamente l’utilizzo di insulina.

2 di 10 Domande

Scenario CR45S: Una donna di 63 anni a un controllo di esami di routine presenta: creatinina sierica 1.4 mg/dL, calcemia 11.2 mg/dL, fosforemia 2.4 mg/dL, PTH intatto 220 pg/mL, fosfatasi alcalina 280 UI/L; esame urine: PS 1.016, pH 7.0, proteinuria ass, GR 4-5/campo, leucociti 25/campo. Tredici anni fa è stata sottoposta a quadrantectomia per carcinoma mammario, con successivo follow-up negativo; da circa 8 anni riferisce valori moderatamente elevati di pressione arteriosa, per cui assume in modo irregolare un diuretico tiazidico; da circa 5 anni soffre di nefrolitiasi, inizialmente espulsiva, ultimamente complicatasi con nefrolitiasi a stampo infetta. L'esame obiettivo generale è sostanzialmente nei limiti di norma, con un modico grado di ipertensione sistolica (148/82). Qual è la diagnosi più probabile in questa paziente?














La risposta corretta è la A.
L'iperparatiroidismo primario è caratterizzato da una regolazione anormale della secrezione di paratormone, con conseguente ipersecrezione dello stesso rispetto alla concentrazione di calcio sierico.
L'ormone paratiroideo (PTH) è uno dei due principali ormoni che modulano l'omeostasi del calcio e del fosfato, l'altro è il calcitriolo (1,25-diidrossivitamina D). La regolazione del calcio sierico ionizzato è regolata esclusivamente attraverso il PTH che mantiene la concentrazione di questo catione entro un intervallo ristretto attraverso la stimolazione del riassorbimento del calcio nel tubulo renale e il riassorbimento di calcio dall’osso. La secrezione di PTH è, a sua volta, regolata dal calcio ionico sierico che agisce attraverso un recettore sensibile al calcio (CaSR) presente sulla superficie delle cellule delle paratiroidi.
ll PTH viene secreto quasi istantaneamente in risposta a riduzioni marcate del calcio ionizzato sierico che sono percepite dal recettore sensibile al calcio: l'aumento del rilascio di PTH aumenta la concentrazione di calcio nel siero principalmente attraverso tre azioni:
1.       Aumento del riassorbimento osseo, che si verifica in pochi minuti dopo l'aumento della secrezione di PTH.
2.       Aumento dell'assorbimento intestinale del calcio mediato dall'aumentata produzione di calcitriolo, la forma più attiva di vitamina D, che si verifica dopo alcuni giorni dall'aumento della secrezione di PTH.
3.       Riduzione dell'escrezione urinaria di calcio dovuta alla stimolazione del riassorbimento di calcio nel tubulo distale, che si verifica in pochi minuti dopo l'aumento della secrezione di PTH
Questi processi determinano la normalizzazione delle concentrazioni di calcio ionizzato nel siero, che quindi chiude il ciclo di feedback del sistema.
L'iperparatiroidismo primario è caratterizzato da una disregolazione di questo sistema che porta alla secrezione anomala di PTH. 
Generalmente l’iperparatiroidismo primitivo si associa a iperplasia, adenoma o carcinoma delle paratiroidi ma può essere anche associato a sindromi familiari come nel contesto delle MEN.
La presentazione clinica più comune di iperparatiroidismo primario è l'ipercalcemia asintomatica rilevata dallo screening biochimico di routine. I test di screening biochimici che includono le misurazioni del calcio sierico rappresentano attualmente il principale mezzo identificazione nell’80% dei casi di iperparatiroidismo primitivo; sono solitamente pazienti asintomatici che presentano un'ipercalcemia lieve e talvolta solo intermittente associata ad un amentato livello di PTH.
Oltre alle anormalità nel calcio sierico e nell'ormone paratiroideo (PTH), altri risultati di laboratorio possono includere ipofosfatemia, lieve nella maggior parte dei pazienti con una malattia non grave, aumento delle
I pazienti con PHPT convertono più 25-idrossivitamina D (25 [OH] D, calcidiolo) a 1,25-diidrossivitamina D concentrazioni sieriche di 1,25-diidrossivitamina per aumentata conversione, aumentata escrezione di magnesio e nei pazienti con alla base delle alterazioni renali può insorgere acidosi metabolica per il ridotto assorbimento di bicarbonato dal tubulo renale prossimale.
I pazienti con malattia grave possono avere un'anemia normocromica, normocitica che risponde alla paratiroidectomia, secondo un meccanismo non ancora chiarito.
 
La risposta B non è corretta.
Si tratta di una malattia tendenzialmente asintomatica determinata dalla ridotta funzionalità renale che altera il metabolismo di calcio, fosforo e della vitamina D. Il risultato è una condizione di ipocalcemia che stimola la secrezione di paratormone il quale eleva il livello di calcio sierico a discapito della riduzione della densità minerale ossea.
In questo caso agli esami di laboratorio risulterà un livello di PTH elevato a fronte di una bassa calcemia ma con fosfatemia aumentata.
La risposta C non è corretta.
I diuretici tiazidici inducono ipercalcemia aumentando il riassorbimento di calcio a livello del tubulo distale.
La risposta D non è corretta.
L’ipercalcemia che si riscontra nella sarcoidosi è dovuta principalmente all’aumento della 1,25-diidrossi-vitamina D. Normalmente essa subisce un’idrossilazione nel rene ma nel caso della sarcoidosi essa può avvenire anche al di fuori del rene, cioè nelle cellule immunitarie che si trovano nei granulomi.


3 di 10 Domande

Quale delle seguenti alterazioni endocrinologiche è più frequentemente associata all'artropatia da deposizione di cristalli di pirofosfato di calcio?














La risposta corretta è la E.
L’artropatia da deposizione di cristalli di pirosfato di calcio, conosciuta anche come pseudogotta, appartiene al gruppo delle artriti microcristalline e si caratterizza per la presenza di condrocalcinosi, cioè la calcificazione della cartilagine ialina e fibrosa.
Si tratta di una condizione patologica la cui incidenza aumenta con l’aumentare dell’età in cui il meccanismo patologico non è del tutto chiaro; nonostante ciò, vi è evidenza che diverse condizioni cliniche possono predisporre al suo sviluppo tra cui l’iperparatiroidismo primitivo, che ne rappresenta il fattore di rischio principale, l’acromegalia e l’ipotiroidismo.
Clinicamente si caratterizza per la presenta di attacchi di sinovite con andamento acuto ed episodico, simili a quelli della gotta dalla quale differisce per il coinvolgimento delle sole grandi articolazioni, tra cui il ginocchio, la spalla, l’anca, il polso e il gomito.
La diagnosi, oltre alla valutazione della storia clinica del paziente, alla valutazione delle condizioni predisponenti e ai sintomi, viene formulata sulla base di esami ematochimici, che sono però aspecifici potendo mostrare calcemia normale o alterata in base alla presenza o meno dell’ iperparatiroidismo, o iperuricemia; ci si serve anche della valutazione di radiografie che spesso possono evidenziare la condrocalcinosi delle ginocchia, delle articolazioni radiali e ulnari, della sinfisi pubica o delle articolazioni sternoclaveari. Per la diagnosi di certezza, comunque, viene effettuato l’esame del liquido sinoviale: nella forma acuta contiene un numero elevato di globuli bianchi ed utilizzando la microscopia a luce polarizzata è possibile  identificare i cristalli intracellulari ed extracellulari solitamente di forma romboidale e birifrangenza positiva alla luce polarizzata.

4 di 10 Domande

La malattia di Cushing è una patologia polimorfa. Quale delle seguenti manifestazioni non è tipicamente presente in un soggetto con la suddetta malattia?















La risposta corretta è la C.
La sindrome di Cushing è un insieme di segni e sintomi, dovuti a livelli di cortisolo o altri glucocorticoidi eccessivamente elevati nel sangue. Le cause si distinguono in due gruppi principali: le forme ACTH dipendenti, dove la causa dell’eccesso di cortisolo è un’aumentata produzione dell’ormone ipofisario adeno-corticotropo, e forme ACTH indipendenti. Nel primo gruppo rientrano il morbo di Cushing (adenoma ipofisario ACTH secernente, composto da cellule basofile), la secrezione ectopica di ACTH da tumori non ipofisari e la secrezione di CRH da tumori non ipofisari. Nel secondo gruppo rientrano la sindrome di Cushing iatrogena o fittizia, gli adenomi e i carcinomi adeno-corticali ormone secernenti, la malattia nodulare pigmentosa primaria della corteccia surrenale (PPNAD o iperplasia micro-nodulare surrenale bilaterale) e la iperplasia macronodulare surrenale bilaterale.
Dal punto di vista clinico, la sindrome di Cushing si caratterizza per: astenia, dolore lombare legato all’osteoporosi (risposta A errata), diminuzione o aumento dell’appetito, diminuzione della concentrazione, alterazione della memoria, insonnia, irritabilità, anomalie del ciclo, diminuzione della libido, facies a luna piena (risposta E errata), gobba di bufalo, obesità centrale, deposito sovraclaveare del grasso, cute sottile ed estremamente friabile, porpora, comparsa delle cosiddette strie rubre a livello addominale (risposta D errata),  l’acne, l’irsutismo con l’alopecia, arretramento della linea di impianto dei capelli, ipertensione arteriosa (quindi, l’ipotensione arteriosa non è una manifestazione caratteristica) (risposta C corretta), debolezza dei muscoli prossimali (risposta B errata), l’edema periferico, la difficile guarigione delle ferite.


5 di 10 Domande

Scenario AGEX32: La Sig.ra Dasari, una donna di 45 anni, si presenta presso l’ambulatorio del proprio endocrinologo di fiducia, lamentando palpitazioni e perdita di peso: ha perso più di 3 kg negli ultimi quattro mesi e si sente sempre più ansiosa. All'esame obiettivo il suo BMI è 20, la sua pressione arteriosa è 130/70 mmHg e la sua frequenza cardiaca è 92 bpm con ritmo sinusale. Manifesta un intenso tremore. Il TSH misurato è 0,1 mIU/L. Quale dei seguenti elementi ci si aspetta di trovare in questa paziente?














La risposta corretta è la B.

La paziente presenta uno stato di ipertiroidismo, che si caratterizza, contrariamente all’ipotiroidismo, per bassi livelli di TSH ed elevati livelli di T4 e T3. Le cause che lo possono determinare sono il morbo di Basedow, il gozzo tossico multinodulare, l’adenoma tossico e il carcinoma differenziato della tiroide. I sintomi sono dovuti all’eccesso di T3 e T4 circolanti, cosi i pazienti clinicamente manifestano tachicardia (talvolta insorgenza di tachiaritmie), palpitazioni, ipertensione, tremori, iperattività, nervosismo, dimagrimento, insonnia, cute calda, ipersensibilità al caldo, calo della libido e disturbi gastrointestinali. La diagnosi prevede l’integrazione dei dati clinici e laboratoristici, nei quali si osserva l’aumento delle frazioni libere degli ormoni tiroidei T3 e T4, associati ad una riduzione del valore di TSH.

Le risposte A, C, D ed E non sono corrette.

Stitichezza, pelle secca, menorragia e aumento di peso sono più comunemente associati all’ipotiroidismo.


6 di 10 Domande

Scenario AGEX61: Vengono fatti dei test clinici per un nuovo trattamento per l'ipoglicemia sintomatica, che si ritiene abbia un'azione simile al glucagone. Quale delle seguenti caratteristiche sarebbe coerente con un effetto simile al glucagone?














La risposta corretta è la E.

Il glucagone è un ormone di natura polipeptidica, secreto dalle cellule α delle isole pancreatiche di Langherans. Svolge una funzione iperglicemizzante e la sua somministrazione induce una rapida riduzione del glicogeno epatico con conseguente incremento glicemico: la sua secrezione è stimolata dall’ ipoglicemia. Quindi possiamo dire che il glucagone è progettato per aumentare la fornitura di energia in caso di necessità ed una di queste fonti di energia può effettivamente essere rappresentata dagli acidi grassi: infatti, esso stimola la lipasi ormono-sensibile e così la degradazione dei triacilgliceroli (lipolisi). Gli acidi grassi vengono ossidati direttamente, usati per produrre energia e possono essere in parte metabolizzati e trasformati nel fegato in corpi chetonici, poi rilasciati e utilizzati dai tessuti periferici come fonte di energia, in particolare nel miocardio e nei muscoli, in modo da risparmiare glucosio per aumentare la glicemia.

La risposta A non è corretta.

Il glucagone induce la stimolazione della secrezione di catecolamine e non l’inibisce.

La risposta B non è corretta.

Il glucagone ritarda lo svuotamento gastrico e riduce le secrezioni esocrine pancreatiche esocrine.

Le risposte C e D non sono corrette.

Il glucagone stimola la glicogenolisi, inibendo allo stesso tempo la glicolisi e attivando la gluconeogenesi.


7 di 10 Domande

Paziente di 37 anni si presenta in Pronto Soccorso per comparsa di valori elevati di pressione arteriosa. L'addome si presenta globoso per adipe ed è raffigurato nell'immagine seguente. Gli arti sono estremamente sottili. Quale ipotesi diagnostica deve essere considerata in questo caso clinico?

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La risposta corretta è la C.

La sindrome di Cushing è una sindrome caratterizzata da una costellazione di anomalie cliniche, provocate da livelli ematici cronicamente elevati di cortisolo o di corticosteroidi ad esso correlati.


8 di 10 Domande

Scenario AGEX88: Sara, una ragazza di 35 anni a cui è stato diagnosticato un feocromocitoma, si reca presso il reparto di endocrinologia. Si trova in blocco adrenergico con fenossibenzamina ed è in attesa di un intervento chirurgico. I medici sono preoccupati, perché il suo calcio è elevato (3 mmol/l). All'esame obiettivo la sua pressione arteriosa è a 150/90 mmHg ed alla palpazione si può apprezzare una massa dura sul lato destro della tiroide. Quale test è più importante ed urgente da fare per confermare la diagnosi?














La risposta corretta è la B.

Vista la storia clinica vi è un elevato sospetto di MEN-2A, una sindrome ereditaria caratterizzata dalla presenza di carcinoma midollare della tiroide, feocromocitoma, iperplasia delle paratiroidi o adenomi (che causano iperparatiroidismo), e occasionalmente da amiloidosi cutanea lichenoide. Le caratteristiche cliniche dipendono dagli elementi ghiandolari interessati.

Le mutazioni del protooncogene RET sono responsabili di circa il 90% dei casi di MEN 2A. Nella MEN 2A e nel carcinoma midollare tiroideo familiare l’esordio della malattia nella maggior parte dei pazienti si ha intorno alla III decade di vita. Pertanto, è necessario confermare o meno la sospetta diagnosi di carcinoma midollare tiroideo mediante il test di stimolo con pentagastrina: si somministra pentagastrina e si dosa successivamente la calcitonina; se la calcitonina è prodotta dalle cellule tiroidee neoplastiche, si osserva solitamente un aumento dei livelli di calcitonina: tale test misura i livelli di calcitonina a 2 e 5 minuti (un aumento della calcitonina è indicativo di carcinoma midollare della tiroide).

La risposta A non è corretta.

L’ecografia del collo è relativamente poco sensibile per l’identificazione di piccole masse cervicali e non fornisce una diagnosi biochimica.

La risposta C non è corretta.

La scintigrafia delle paratiroidi permette di visualizzare un adenoma iperfunzionante o paratiroidi ectopiche iperfunzionanti.

Non permette di fare una diagnosi differenziale tra adenoma e carcinoma. Inoltre, attualmente, non disponiamo di traccianti specifici per il tessuto paratiroideo. Infine, nell’iperplasia paratiroidea è molto più comune soprattutto una condizione benigna rispetto al carcinoma midollare della tiroide e pertanto è più importante confermare o meno la presenza di un carcinoma midollare della tiroide, quindi di MEN-2A.

La risposta D non è corretta.

Un dosaggio di calcitonina sierica random è molto meno sensibile rispetto alla calcitonina, stimolata dalla pentagastrina, per identificare il carcinoma midollare della tiroide.

La risposta E non è corretta.

Il PTH può anche essere elevato, ma non confermerebbe o meno una diagnosi di base di carcinoma midollare della tiroide.


9 di 10 Domande

Una donna di 67 anni giunge in visita, portando in visione l'allegato esame densitometrico osseo, eseguito a livello lombare. In riferimento al grafico allegato è possibile diagnosticare osteoporosi?

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La risposta corretta è la A.

La MOC (o Mineralometria Ossea Computerizzata), è un esame densitometrico, che misura la massa minerale ossea (BMC) e la densità ossea, cioè la quantità e la densità dei sali di calcio, contenuti nella regione scheletrica sottoposta ad esame. La MOC è un esame che può essere effettuato in diversi modi: tramite ultrasuoni (su piccoli segmenti ossei), TC, oppure apparecchiature specifiche di ultima generazione come ad esempio la DEXA (Dual Energy X-Ray Absorptiometry).

La DEXA, attualmente quella più utilizzata, è un esame non invasivo ma, che comporta l’esposizione del soggetto ai raggi X. Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, la MOC consente di definire lo stato di una eventuale demineralizzazione ossea mediante due indici: il T-score e lo Z-score. Il T-score è un parametro che esprime quanto il valore ottenuto si discosta dal valore del campione di riferimento (soggetti sani dello stesso sesso di età compresa tra i 25 e i 30 anni, età in cui si ha il picco di massa ossea). Il T-score rappresenta la differenza, espressa in un numero di derivazioni standard, fra il valore individuale osservato e il valore medio della popolazione sana di riferimento. Valori di T-score compresi in un range fra +1 e -1 indicano una mineralizzazione nella norma. Secondo l’OMS, quando il valore di T-score è compreso da -1 a -2,5, si parla di osteopenia, invece quando questo valore è inferiore a 2,5, si parla di osteoporosi.

Per quanto riguarda lo Z-score, invece, il valore di riferimento si ottiene dalla valutazione di una popolazione sana di soggetti dello stesso sesso e della stessa età del paziente.

Tra T-score e Z-score, il primo è quello da tenere maggiormente in considerazione, poiché si tratta di un valore assoluto e non relativo.

Nella nostra paziente il valore di T-score è -2,1 quindi si tratta di una condizione di osteopenia e non di osteoporosi.

La risposta B non è corretta.

La risposta B è errata, perché il valore di T-score della nostra paziente è di 2,1; in base a quanto stabilito dalla OMS si parla di osteoporosi quando il T-score presenta valori inferiori a -2,5.

La risposta C non è corretta.

Il principale parametro di riferimento nella diagnosi di osteopenia o di osteoporosi è il T-score e non lo Z-score; per questo motivo la risposta C è errata. Inoltre, la nostra paziente ha un valore di Z-score di -1,9 quindi è inferiore a -1.

La risposta D non è corretta.

Il principale parametro di riferimento nella diagnosi di osteopenia o di osteoporosi è il T-score e non lo Z-score; per questo motivo la risposta D è errata. Inoltre, la nostra paziente ha un valore di Z-score di -1,9 quindi è inferiore a -1,5.


10 di 10 Domande

Chiara, una ragazza di 25 anni, studente di ingegneria, si reca in visita dal suo medico di base il giorno 18 aprile 2017. Dice di essere particolarmente irritabile, ansiosa e di non sopportare il caldo da circa 4 settimane, cioè da quando ha partorito. La gravidanza si è svolta regolarmente e il bimbo, nato da parto vaginale, è in perfetta salute. Attualmente non assume farmaci e non ha una storia clinica rilevante. Il dottore misura una temperatura di 37.5°C, una pressione arteriosa di 150/65 mmHg, una frequenza cardiaca di 100 bpm e una frequenza respiratoria di 14 atti/min. La cute appare calda e umida e vi è un lieve tremore a livello delle mani. L’esame obiettivo del collo non rivela un ingrandimento della tiroide, né dolore. Qual è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la C

Chiara ha dei sintomi suggestivi di ipertiroidismo, come l’intolleranza al caldo, l’ipertensione sistolica isolata, l’ansia, i tremori e la pelle calda e umida.

La tiroidite post-partum è una condizione frequente e autolimitante che si sviluppa a seguito di un parto o di un aborto, da qualche settimana fino ad 1 anno dall’evento. Si tratta di una patologia autoimmune che si associa a una scarsa captazione di iodio radioattivo ed è caratterizzata da un infiltrato linfocitario. Clinicamente non causa gozzo o tensione a livello della tiroide. La diagnosi è basata sui test di funzionalità tiroidea e sull’esclusione di altre condizioni. Questa patologia può persistere, recidivare o progredire. Una piccola percentuale di pazienti va incontro ad ipotiroidismo permanente.

La risposta A non è corretta

La tiroidite di Hashimoto è una patologia autoimmune caratterizzata da autoanticorpi diretti contro antigeni tiroidei; può esitare in ipotiroidismo o determinare la formazione di noduli.

La risposta B non è corretta

Il morbo di Graves è una tireotossicosi autoimmune dovuta ad autoanticorpi stimolatori diretti contro il recettore del TSH. Si associa a presenza di gozzo e oftalmopatia (esoftalmo).

La risposta D non è corretta

La tiroidite di Riedel, nota anche come tiroidite cronica fibrosa, è una rara malattia infiammatoria cronica caratterizzata da sclerosi ghiandolare tiroidea. Si manifesta in donne anziane o di mezza età e porta progressivamente ad ipotiroidismo. Si osserva una tiroide lignea alla palpazione, che va in diagnosi differenziale con il carcinoma anaplastico.

La risposta E non è corretta

La tiroidite subacuta di De Quervain è una malattia granulomatosa caratterizzata da un rigonfiamento doloroso della tiroide che spesso induce disfagia. Può persistere per mesi, ma in genere regredisce spontaneamente.


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