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1 di 10 Domande

Un paziente di 67 anni esegue una esofagogastroduodenoscopia con biopsia che documenta la presenza di esofago di Barrett. Quale tra le seguenti alterazioni si può osservare nell'esofago di Barrett?














La risposta corretta è la C.
L'esofago di Barrett è una metaplasia, un adattamento delle cellule della parte inferiore dell'esofago ad uno stimolo nocivo. Esso è caratterizzato dalla sostituzione del normale rivestimento dell'epitelio squamoso pluristratificato dell'esofago in epitelio colonnare semplice con cellule mucipare caliciformi o goblet cells (che si trovano di solito nel tratto gastrointestinale) (risposta C corretta). Rappresenta una temibile evoluzione della malattia da reflusso gastro-esofageo, in cui la ripetuta risalita di materiale acido dallo stomaco nell’esofago, esercita uno stimolo dannoso cronico per la mucosa esofagea, che va quindi incontro a metaplasia. Il rischio annuale di trasformazione dell’esofago di Barrett in adenocarcinoma è intorno allo 0.5%. 


2 di 10 Domande

Un uomo di 62 anni, affetto da carcinoma del polmone a piccole cellule trattato con radio e chemioterapia, si presenta per disfagia progressiva, perdita di peso e febbre. Esegue una esofago-gastro-duodeno-scopia che mostra lesioni ulcerative dell'esofago. L'esame istologico da tali lesioni documenta inclusioni intra-citoplasmatiche e nucleari. Quale tra i seguenti farmaci è il più indicato nella esofagite da CMV?














La risposta corretta è la D.
Il paziente del caso, sottoposto a radio e chemioterapia, risulta immunodepresso ed è esposto ad infezioni opportunistiche come quella da CMV. L’esofagite da CMV produce lesioni ulcerative serpiginose nei pazienti che lamentano disfagia sia per solidi che per liquidi. Per la diagnosi si utilizza l’EGDS con prelievi bioptici, in cui è possibile rilevare le tipiche inclusioni intra-citoplasmatiche e nucleari. Come terapia è indicato il Ganciclovir, unico antivirale presente tra le risposte (risposta D corretta). Invece, i corticosteroidi non vanno somministrati in un soggetto immunodepresso (risposta C errata). 
In questo caso, gli inibitori di pompa ed il sucralfato non sono utili in quanto l’esofagite non è dovuta al cronico insulto di materiale acido risalente dallo stomaco, come nel caso di reflusso gastro-esofageo, ma alle conseguenze dell’infezione da CMV (risposta A errata).


3 di 10 Domande

Un uomo di 75 anni si presenta con una storia di 5 anni di disfagia per i solidi con calo ponderale progressivo di 10 kg. Il paziente lamenta inoltre episodi di rigurgito di cibo non digerito. Quale delle seguenti ipotesi diagnostiche è la più probabile?














La risposta corretta è la C.
La disfagia è una sensazione di deglutizione difficoltosa, dovuta all'ostacolato transito dei liquidi, dei solidi o di entrambi dalla faringe allo stomaco. A livello funzionale, la disfagia si definisce:
•    ortodossa, quando coinvolge prima i solidi e poi i liquidi; 
•    paradossa, quando coinvolge prima i liquidi e poi i solidi. 
In questo caso il paziente presenta una disfagia per i solidi, ma l’aspetto chiave su cui focalizzarsi è il dato anamnestico del rigurgito di materiale non digerito con calo ponderale progressivo di 10 kg: infatti, esso è un elemento tipico dell’acalasia esofagea, verso cui si può indirizzare la diagnosi, in cui a causa dell’ipertono dello sfintere esofageo inferiore, viene impedito il transito di cibo nello stomaco (risposta C corretta).


4 di 10 Domande

Una donna di 43 anni si presenta in Pronto Soccorso per dolore addominale associato a ittero e a febbre (38 °C). Gli esami ematochimici mostrano: bilirubinemia 14,3 mg/dL con bilirubina diretta 11,6 mg/dL, fosfatasi alcalina (ALP) > 3 volte la norma, AST 1,5 volte la norma. All'emocromo 13.500 leucociti. Un'ecografia dell'addome documenta litiasi della colecisti e un coledoco con diametro di 1,5 cm. Qual è la strategia terapeutica da seguire in questa paziente?














La risposta corretta è la C.
In questo caso clinico, la presenza di ittero e la dilatazione del coledoco suggeriscono il sospetto di coledocolitiasi, cioè la presenza di calcoli biliari nei dotti biliari, che possono determinare colica biliare, ostruzione biliare, pancreatite biliare o colangite (un’infezione della via biliare). Nel sospetto di un'ostruzione biliare, diventano necessarie per la rimozione dei calcoli la colangio-pancreatografia retrograda endoscopica (CPRE) con sfinterotomia, la bonifica del coledoco e la successiva colecistectomia al fine di evitare future recidive (risposta C corretta). Invece, l’acido ursodesossicolico è indicato per sciogliere piccoli calcoli di colesterolo nei pazienti con calcolosi biliare sintomatica che non accettano l’intervento chirurgico, o che non possono essere sottoposti a intervento chirurgico (risposta D errata).


5 di 10 Domande

Un paziente di 55 anni lamenta da 40 minuti circa dolore toracico oppressivo, irradiato al giugulo e a livello interscapolare. Si reca in Pronto Soccorso, dove esegue ECG e dosaggio dei biomarkers di necrosi miocardica. In base alla terza definizione universale di infarto miocardico, quale tra i seguenti marcatori NON è un criterio attualmente riconosciuto?














La risposta corretta è la A.
La mioglobina, le transaminasi e la LDH rappresentano dei marcatori di danno del muscolo cardiaco, che venivano utilizzati in passato. Hanno perso la loro valenza, in quanto, non specifici per il miocardio, risultando elevati anche in altre condizioni patologiche e per questo rimossi dalla definizione internazionale di infarto miocardico. Inoltre, la mioglobina è caratterizzata da una breve emivita a causa della rapida clearance renale, per cui è errato parlare di una graduale riduzione dei suoi livelli ematici (risposta A corretta). 


6 di 10 Domande

Un paziente di 55 anni lamenta da 40 minuti circa dolore toracico oppressivo, irradiato al giugulo e a livello interscapolare. Si reca in Pronto Soccorso, dove esegue ECG e dosaggio dei bio-markers di necrosi miocardica. Quale tra le seguenti condizioni NON determina un'elevazione dei valori di troponina?














La risposta corretta è la B.
La troponina è un marker specifico di danno del muscolo cardiaco. 
Un esercizio fisico intenso, come può essere quello associato ad una maratona, può comportare un sovraccarico di lavoro cardiaco, che a sua volta può determinare sofferenza del miocardio (risposta A errata). Inoltre, la chemioterapia con antracicline, tossiche per le cellule cardiache, può determinare un’elevazione dei valori di troponina (risposta C errata). Infine, anche una condizione di anemia con bassi livelli di ossigeno nel sangue può porta ad ipossia tissutale del miocardio (risposta D errata). Non si riscontra un’elevazione dei livelli ematici di troponina in corso di costo-condrite (risposta B corretta).


7 di 10 Domande

Un paziente di 55 anni lamenta da 40 minuti circa dolore toracico oppressivo, irradiato al giugulo e a livello interscapolare. Si reca in Pronto Soccorso, dove esegue ECG e dosaggio dei biomarkers di necrosi miocardica. Alla coronarografia, si evidenzia una placca > 90% ulcerata al III medio dell'arteria discendente anteriore. In base alla terza definizione universale di infarto miocardico, tale condizione appartiene a infarto miocardico di tipo:














La risposta corretta è la A.
La classificazione clinica dei differenti tipi di infarto miocardico distingue: 
•    tipo 1, spontaneo correlato all’ischemia, dovuta ad un evento coronarico primario, come nel caso di erosione e/o rottura, fissurazione o dissezione di una placca. È il caso del paziente in questione del caso clinico (risposta A corretta); 
•    tipo 2, secondario ad ischemia, dovuta ad uno squilibrio tra richiesta ed offerta di ossigeno, come nel caso di spasmo coronarico, embolizzazione coronarica, anemia, aritmie, ipertensione o ipotensione; 
•    tipo 3, morte cardiaca improvvisa e inattesa, con arresto cardiaco, spesso accompagnata da sintomi suggestivi di ischemia miocardica, verosimilmente associata a nuovo sopraslivellamento del tratto ST, o nuovo blocco di branca sinistra o riscontro angiografico e/o autoptico di recente trombosi coronarica; 
•    tipo 4°, correlato ad intervento coronarico percutaneo; 
•    tipo 4b, associato a riscontro angiografico o autoptico di trombosi dello stent; 
•    tipo 5, correlato ad intervento di bypass aortocoronarico.


8 di 10 Domande

Un  paziente  di  55  anni  lamenta da  40 minuti circa dolore toracico oppressivo, irradiato al giugulo e a livello interscapolare. Si reca in Pronto Soccorso, dove esegue ECG e dosaggio dei biomarkers di necrosi miocardica. Quale metodica di imaging costituisce la prima scelta nella diagnosi delle possibili complicanze di un infarto miocardico in questo caso?














La risposta corretta è la C.
La tecnica d’elezione per diagnosticare le possibili complicanze dell’infarto miocardico è l’ecocardiogramma color-Doppler, che costituisce la metodica di imaging di prima scelta nel rilevare una rottura cardiaca, insufficienza mitralica o infarto del ventricolo destro (risposta C corretta). 
Invece, mentre la cardio-CT e la cardio RM rappresentano tecniche di imaging capaci di diagnosticare le eventuali complicanze associate, la loro esecuzione non sarebbe così immediata ed accessibile come l’ecocardiogramma color-Doppler, che risulta per questo motivo la prima scelta (risposte B e D errate).


9 di 10 Domande

Una paziente di 70 anni giunge alla vostra osservazione per dolore toracico trafittivo insorto da due ore. Oltre all'elettrocardiogramma, quale tra i seguenti esami deve essere effettuato in prima istanza nella diagnosi differenziale del dolore toracico?














La risposta corretta è la A.
Nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un paziente che lamenta dolore toracico, oltre all’elettrocardiogramma, l’esame di prima scelta, importante nella diagnosi differenziale, è rappresentato dalla RX del torace. L’esame, infatti, mette in evidenza i segni che possono far dirigere il nostro sospetto diagnostico verso lo pneumotorace o l’embolia polmonare, che si manifestano anche con dolore toracico (risposta A corretta). Invece, la TC torace e addome con e senza mezzo di contrasto non è l’esame di prima linea (risposta B errata). 


10 di 10 Domande

Giunge in ambulatorio una paziente di 80 anni che riferisce da qualche giorno la comparsa di astenia, associata a cardiopalmo e lieve dispnea. All'esame obiettivo aritmia da fibrillazione atriale (80 bpm) e soffio sistolico alla punta. Qual è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la D.
All’esame obiettivo eseguito nel paziente del caso è stata rilevata una fibrillazione atriale, perciò, questo ci permettere di escludere 2 opzioni (risposte B e C errate). L’altro elemento ricavato dall’auscultazione è la presenza di un soffio sistolico alla punta. L’insufficienza della valvola aortica si manifesta con un soffio diastolico auscultabile a livello del secondo spazio intercostale alla destra dello sterno (risposta A errata). L’insufficienza della valvola mitralica, invece, si manifesta proprio con un soffio sistolico alla punta, che rappresenta il focolaio di auscultazione mitralico (risposta D corretta).


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