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1 di 10 Domande

Giunge in ambulatorio una paziente di 80 anni che riferisce da qualche giorno la comparsa di astenia, associata a cardiopalmo e lieve dispnea. All'esame obiettivo aritmia da fibrillazione atriale (80 bpm) e soffio sistolico alla punta. Quale terapia è necessaria per prevenire una complicanza cerebrale?














La risposta corretta è la A.
Il CHA2DS2DS2-VASc score, un modello di stratificazione del rischio di ictus embolico nei pazienti con fibrillazione atriale, è utilizzato per determinare se sia necessario un trattamento con terapia anticoagulante o antiaggregante. È un acronimo che sta per:
•    C = Congestive heart failure;
•    H = Hypertension;
•    A = Age: se > 65 anni 1 punto, se > 75 anni 2 punti;
•    D = Diabetes;
•    S = Stroke;
•    V = Vascular disease
(vasculopatia periferica);
•    Sc = Sex category (se femmina 2 punti).
L'ictus ischemico è la manifestazione clinica più frequente di embolizzazione associata a FA. Per i pazienti con FA con un punteggio CHA2DS2 -VASc ≥2 viene fortemente raccomandata l'anticoagulazione orale: warfarin o DOACs (risposta A corretta); per i pazienti con un punteggio CHA2DS2-VASc pari a 0, invece, si consiglia di non utilizzare anticoagulanti orali.


2 di 10 Domande

Nella fibrillazione atriale:














La risposta corretta è la A.
La fibrillazione atriale (FA) è la forma più comune di aritmia, nella quale gli atri vengono eccitati in maniera caotica, disorganizzata, con una frequenza variabile da 400 a 650 impulsi/minuto. La patologia è spesso asintomatica (risposta B errata), ma molti pazienti riferiscono cardiopalmo, fastidio toracico o sintomi da insufficienza cardiaca (ad esempio dispnea, astenia). Vizi valvolari, in particolare mitralici, possono avvolte associarsi ad essa (risposta D errata). Solamente nella situazione in cui la risposta ventricolare sia notevole può comparire una compromissione emodinamica (risposta C errata). 


3 di 10 Domande

Un paziente di 69 anni riferisce di essere portatore di un soffio cardiaco. Un mese prima era stato sottoposto ad avulsione dentaria e, 10 giorni dopo, aveva accusato febbre e artralgia. Si era recato dal medico di famiglia, che aveva confermato la presenza di un soffio cardiaco e aveva prescritto terapia antibiotica orale che non aveva avuto beneficio. Nello scenario descritto:














La risposta corretta è la B.
Nel caso clinico, l’ipotesi diagnostica di un’endocardite infettiva deve essere prioritariamente considerata. Il primo elemento, che suggerisce una diagnosi di endocardite infettiva è rappresentato dalla presenza di un soffio cardiaco, segno di valvulopatia e fattore di rischio importante per tale patologia. Secondo elemento, che suggerisce la diagnosi, è il precedente intervento di avulsione dentaria, che ha causato una batteriemia transitoria con febbre e artralgia, che ha spinto il medico di famiglia ad intraprendere una terapia antibiotica orale, che non ha avuto alcun beneficio.


4 di 10 Domande

Un paziente di 69 anni riferisce di essere portatore di un soffio cardiaco. Un mese prima era stato sottoposto ad avulsione dentaria e, 10 giorni dopo, aveva accusato febbre e artralgia. Si era recato dal medico di famiglia, che aveva confermato la presenza di un soffio cardiaco e aveva prescritto terapia antibiotica orale che non aveva avuto beneficio. Nello scenario descritto, quale esame diagnostico per immagini sarebbe opportuno consigliare?














La risposta corretta è la D.
Per il paziente del caso, portatore di soffio cardiaco e sottoposto a terapia antibiotica a seguito di intervento di avulsione dentaria, l’esame di imaging che sarebbe più opportuno consigliare è un ecocardiogramma transtoracico, e se necessario, successivamente transesofageo, che è più sensibile perché capace di individuare vegetazioni più piccole (risposta D corretta). L'ecocardiografia transesofagea trova indicazione quando i pazienti presentano una valvola protesica, se l'ecocardiogramma transtoracico non ha valenza diagnostica o se la diagnosi di endocardite infettiva è stata stabilita clinicamente e si vuole indagare circa la comparsa di perforazioni, ascessi e fistole.  La TC cardiaca, la RMN cardiaca, la scintigrafia miocardica non sono esami di primo livello nella diagnosi di endocardite (risposte A, B, C ed E errate).


5 di 10 Domande

Una paziente di 45 anni viene ricoverata per shock cardiogeno e si pone il sospetto di miocardite. Quale alterazione del ritmo cardiaco può essere associata al quadro clinico presentato?














La risposta corretta è la C.
L’alterazione del ritmo cardiaco che può essere associato al quadro clinico presentato dalla paziente è il blocco atrio-ventricolare (AV) completo. In particolare, la miocardite può portare ad una condizione di shock cardiogeno, quando si associa ad un blocco atrio-ventricolare (AV) completo (risposta C corretta). 
Invece, il blocco di branca destra, l’emiblocco anteriore sinistro e il ritardo parziale della conduzione intraventricolare destra non portano ad un quadro così severo come quello del caso clinico (risposte A, B, D errate).


6 di 10 Domande

Cos'è la sindrome di Rotor?














La risposta corretta è la B.
La sindrome di Rotor, una malattia epatica benigna ereditaria, è caratterizzata da iperbilirubinemia cronica prevalentemente diretta (coniugata), non emolitica e da una istologia normale alla biopsia epatica (risposta B corretta). Il sintomo principale è l'ittero ricorrente lieve o moderato, senza prurito. Poiché la malattia è benigna, non è necessario normalmente un trattamento specifico, ma è sufficiente invitare i pazienti ad evitare l'alcol e i farmaci epatotossici. 


7 di 10 Domande

I criteri di Ranson predicono:














La risposta corretta è la B.
I criteri di Ranson sono un sistema valutativo della gravità della pancreatite acuta (risposta B corretta). Tale sistema si basa sulla raccolta di dati all’ingresso e dopo 48 ore. Pur potendo risultare macchinoso, è caratterizzato da un buon valore predittivo negativo.


8 di 10 Domande

Quale tra le seguenti forme di epatite virale è sostenuta da un virus difettivo?














La risposta corretta è la D.
L’epatite D è causata da un virus a RNA difettivo, che si può replicare solamente in presenza del virus dell'epatite B, in quanto necessita dell'antigene di superficie dell'epatite B (HBsAg) (risposta D corretta). L’infezione può configurarsi o come co-infezione in corso di epatite B acuta o come superinfezione in corso di epatite B cronica. Se i test sierologici sono positivi per l'epatite B e le manifestazioni cliniche sono gravi, bisogna andare a misurare i livelli degli anticorpi antiepatite D che, se elevati, indicano un’infezione attiva. L'unico farmaco approvato per il trattamento dell'epatite cronica D è l'interferone α.


9 di 10 Domande

Un paziente di 41 anni, ricoverato per dolore addominale, esegue colangio-RMN con riscontro di pancreas divisum. Quale, tra le seguenti affermazioni sul pancreas divisum, è corretta?














La risposta corretta è la D.
Il pancreas divisum è un'anomalia congenita del pancreas in cui il dotto pancreatico non è correttamente formato, ma rimane diviso nelle sue due componenti embrionali: dotto ventrale e dotto dorsale (risposta D corretta). Solitamente tale condizione resta asintomatica per tutta la vita, nonostante determini un’alterata distribuzione del drenaggio del pancreas in favore del dotto dorsale. Per questo motivo, questa condizione, spesso rivelata come reperto autoptico, non richiede alcun intervento di pancreasectomia (risposta A errata). Soltanto una piccolissima parte di pazienti può sviluppare sintomatologia con vomito, nausea e algia addominale, instaurando un quadro di pancreatite (risposta B errata). In questo caso è indicato un intervento di papillosfinterotomia endoscopica della papilla minor mediante ERCP, affinché la via di deflusso dei succhi pancreatici sia di nuovo pervia e funzionale a livello del dotto dorsale per scongiurare futuri episodi di pancreatite (risposta C errata).


10 di 10 Domande

Un paziente di 78 anni, ricoverato per polmonite, trattato con terapia antibiotica ad ampio spettro, presenta dopo due settimane diarrea con 10-12 scariche. L'agente eziologico della diarrea nosocomiale da considerare in prima istanza è:














La risposta corretta è la D.
In questo caso clinico, l’infezione da Clostridium Difficile rappresenta l’ipotesi diagnostica più probabile in quanto questo microrganismo è la causa più comune di colite associata ad una prolungata terapia antibiotica e tipicamente ha origine in ospedale, colpendo frequentemente gli anziani (risposta D corretta). Normale abitante della flora intestinale, può proliferare a causa di un’assunzione prolungata di antibiotici a largo spettro, determinando l’insorgenza di una colite pseudomembranosa. I sintomi sono algia addominale, diarrea secretoria, ma anche muco-sanguinolenta e febbre. Il trattamento d’elezione prevede metronidazolo o vancomicina. Gli altri agenti patogeni come l’Escherichia coli, il Clostridium perfringens, la Yersinia enterocolitica non sono da considerare primariamente in questo caso (risposte A, B, C errate)


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