La risposta corretta è B.
Sulla base dei dati clinico-anamnestici del caso clinico, la diagnosi più probabile per la paziente è rappresentata dalla sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), malattia acuta polmonare con grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia, che necessita di ventilazione assistita. È innescata dal danno della barriera alveolo–capillare, che determina accumulo di fluidi e insufficienza respiratoria acuta. I sintomi e segni dell’ARDS sono dispnea ingravescente di improvvisa insorgenza, crepitii diffusi bilateralmente da edema polmonare non cardiogeno, fino alla comparsa di insufficienza respiratoria. Secondo la definizione di Berlino 2012, possiede le seguenti caratteristiche:
-inizio entro una settimana dall’insulto clinico acuto, sintomi respiratori nuovi o in peggioramento;
-opacità bilaterali non spiegabili completamente con versamento, atelettasia lobare/polmonare o noduli;
-insufficienza respiratoria non spiegabile completamente con insufficienza cardiaca o sovraccarico di liquidi. È richiesta una valutazione obiettiva (per esempio, ecocardiogramma) per escludere l’edema idrostatico, se non sono presenti fattori di rischio;
-in base al valore PaO2/FiO2, valutato con PEEP o CPAP maggiore o uguale a 5, viene definita:
-l’ARDS lieve, con rapporto PaO2/FiO2 compreso fra 200 e 300;
-l’ARDS moderata, con rapporto PaO2/FiO2 compreso fra 100 e 200;
-l’ARDS grave, con rapporto PaO2/FiO2 ≤ 100 mmHg.
All’opposto, l’emorragia alveolare diffusa, un danno diffuso dei vasi polmonari di piccolo calibro, comporta una raccolta di sangue all’interno degli alveoli con riduzione della capacità di scambio gassoso; l’RX del torace mostra generalmente infiltrato polmonare diffuso. Tale patologia determina solitamente dispnea, tosse, febbre, emottisi e talvolta insufficienza respiratoria acuta. La maggior parte dei pazienti presenta anemia (risposta C errata).