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1 di 10 Domande

Scenario OI5Y: Una ragazza di 15 anni si presenta in Pronto Soccorso perché da un'ora ha difficoltà respiratoria, frequenza respiratoria 35 atti/min e all'auscultazione apprezzate fischi e sibili. Raccogliendo l'anamnesi quale informazione clinica più probabilmente emergerà?














La risposta corretta è la B.
L'asma bronchiale è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree caratterizzata da un’ostruzione bronchiale reversibile, completamente o in parte, spontaneamente o dopo la somministrazione di farmaci ad attività broncodilatatoria ed antinfiammatoria.
Presenta sicuramente una genesi multifattoriale in cui riconosciamo dei fattori in grado di favorire e scatenare un attacco di asma, e dei fattori predisponenti, alla base dei fenomeni fisiopatologici dell’asma, tra cui fattori genetici come l’atopia, e fattori ambientali come inquinamento atmosferico, fumo di sigaretta attivo e passivo, esposizione ad allergeni o a sostanze presenti nei luoghi di lavoro (es/legno, metalli, prodotti chimici). 
La predisposizione individuale insieme ai fattori ambientali concorrono nella fisiopatogenesi dell’asma che si caratterizza per iperreattività bronchiale, cioè l’ostruzione delle vie aeree che si scatena in alcuni soggetti a seguito di stimoli di varia natura che nei soggetti normali non causano alcuna risposta, e infiammazione cronica: in questi pazienti infatti la mucosa è particolarmente edematosa e le vie aeree sono tappezzate da tappi di muco; l’infiammazione è mediata dall’interazione continua tra cellule infiammatorie e mediatori dell’infiammazione.
Dal punto di vista clinico, l’asma bronchiale si caratterizza per dispnea, sensazione di costrizione toracica e tosse stizzosa, cui si aggiungono, nella fase accessionale, fischi e sibili, rilevabili all’obiettività toracica.
La clinica, insieme alle prove di funzionalità respiratoria, spirometria e test di reversibilità, sono fondamentali per la corretta diagnosi dell’asma bronchiale.

2 di 10 Domande

Scenario QS20R: Un uomo di 80 anni, affetto da diabete mellito tipo II e insufficienza renale cronica, giunge in Pronto Soccorso per febbre, tosse produttiva e dispnea. Un radiogramma del torace evidenzia un addensamento con carattere flogistico in campo inferiore destro. Gli esami ematochimici sono coerenti con un processo infettivo in atto. Si decide di ricoverare il paziente. Il paziente non ha eseguito ricoveri nei precedenti 3 mesi. Nel sospetto di polmonite ad acquisizione comunitaria, quale agente patogeno - tra quelli elencati - abitualmente NON è coinvolto?














La risposta corretta è la A.
La polmonite acquisita in comunità (CAP) è una delle principali cause di morbilità e mortalità in tutto il mondo il cui rischio aumenta con l'età; si può presentare con sintomi molto variabili che vanno da una forma lieve, con febbre e tosse produttiva, a forma grave, con difficoltà respiratoria fino alla sepsi. 
I microrganismi che più comunemente possono essere causa di polmonite comunitaria sono distinti in:
1.       Batteri tipici: S. pneumoniae (causa batterica più comune), Haemophilus influenzae, Moraxella catarrhalis, Staphylococcus aureus, Batteri gram-negativi aerobici
2.       Batteri atipici: Legionella spp, Mycoplasma pneumoniae, Chlamydia pneumoniae, Chlamydia psittaci, Coxiella burnetii,
3.        Virus respiratori: Virus dell'influenza A e B, Rhinoviruses, Virus parainfluenzali, Adenoviruses, Virus respiratorio sinciziale
Pseudomonas aeruginosa è un batterio ubiquitario, considerato un patogeno opportunista per l’uomo, in grado di causare infezioni in qualsiasi distretto corporeo, ma in pazienti defedati, con dispositivi di ventilazione meccanica o con particolari comorbilità (ad esempio fibrosi cistica, traumatizzati, ustionati, dializzati, diabetici o tossicodipendenti). A livello polmonare può determinare da quadri lievi assimilabili a tracheobronchiti benigne fino a polmoniti bilaterali con microascessi e necrosi del tessuto polmonare. 

3 di 10 Domande

Scenario XD1S: Una ragazza di 24 anni viene ricoverata per pneumotorace spontaneo recidivo. Quale tra le seguenti e' una possibile causa di pneumotorace spontaneo recidivo in giovani donne in eta' fertile?














La risposta corretta è la B.
Lo pneumotorace è definito come la presenza di aria nel cavo pleurico.
L’aria può entrare nel cavo pleurico attraverso una lesione della pleura viscerale o tramite una soluzione di continuo della parete toracica: in ogni caso la pressione negativa endopleurica favorisce l’ingresso d’aria, fino all’equilibrio con la pressione atmosferica. Conseguentemente il polmone omolaterale collassa, poiché il ritorno elastico non è più controbilanciato dalla pressione negativa del cavo pleurico.
Più spesso lo pneumotorace insorge spontaneamente, soprattutto in soggetti giovani, alti, magri e longilinei che hanno avuto una rapida crescita in fase adolescenziale. La causa più frequente è rappresentata dalla rottura di piccole bolle di enfisema parasettale, dovuta a bruschi aumenti pressori a livello alveolare (come in seguito ad un colpo di tosse) o a brusche variazioni della pressione atmosferica.
Tuttavia, in giovani donne in età fertile con episodi ricorrenti di pneumotorace una causa probabile è l’endometriosi toracica e in tal caso si parla di pneumotorace catameniale. I sintomi tipici dello pneumotorace, quindi, insorgono di solito entro 72 ore dall’inizio della mestruazione; i sintomi possono non comparire a cadenza mensile, ma possono essere intermittenti. Solitamente si ha interessamento del lato destro con uno pneumotorace di piccola entità.
Lo pneumotorace catameniale viene solitamente trattato con drenaggio toracico e con pleurodesi e terapia ormonale per prevenire le recidive.

4 di 10 Domande

Scenario DE3C: Un paziente forte fumatore di 65 anni lamenta ripetuti episodi di emottisi discreta nelle ultime 3 settimane. Raccolta l'anamnesi, il medico deve:














La risposta corretta è la D.
Si sospetta un cancro del polmone, data l’età e il sesso del paziente, l’esposizione al fumo (che costituisce il principale fattore di rischio) e la presenza di emottisi, uno dei segni più indicativi di tumore polmonare, anche se spesso tardivo e conseguente all’erosione di piccoli vasi da parte della neoplasia.
L’iter diagnostico del tumore del polmone prevede in primo luogo l’accertamento dell’effettiva presenza del tumore mediante RX torace e TC torace con mdc, che permettono la visualizzazione della lesione e la sua localizzazione.
Le anomalie radiologiche che possono essere riscontrate comprendono lesioni in massa, infiltrati polmonari recidivanti, infiltrati polmonari persistenti, atelettasia, versamento pleurico. L’RX del torace può permettere la visualizzazione di piccole lesioni anche di piccole dimensioni in più del 70% dei casi. L’indagine radiologica non è tuttavia in grado di distinguere le lesioni benigne da quelle maligne per cui si rendono necessarie indagini più accurate.
Il secondo livello diagnostico consiste nella caratterizzazione istologica per accertare la natura e l’istotipo della neoplasia: se il tumore cresce all’interno del bronco, si potranno eseguire prelievi della mucosa bronchiale tramite fibrobroncoscopia, se invece la lesione è periferica si può ricorrere ad agoaspirato e/o a una biopsia TC-guidata.
Il terzo livello diagnostico prevede l’esecuzione di una TC total body e di una PET per valutare la presenza di localizzazioni a distanza.

5 di 10 Domande

Scenario QQ5O: A un uomo di 73 anni in buone condizioni viene diagnosticato un carcinoma squamocellulare del polmone stadio II A (T2b, N0, M0).  Che tipo di trattamento e' indicato?














La risposta corretta è la A.
Lo stadio IIA (T2b, N0, M0) del carcinoma squamocellulare del polmone indica un tumore di diametro superiore a 5cm ma inferiore a 7cm, in assenza di interessamento linfonodale e metastasi a distanza.
In questo caso il trattamento è esclusivamente chirurgico radicale (quindi con asportazione di tutta la malattia visibile e margini di resezione negativi) associato a dissezione dei linfonodi mediastinici (devono essere analizzati dall’anatomopatologo un minimo di 3 stazioni ilari e di 3 stazioni mediastiniche).

La risposta B non è corretta.
L’associazione di chemioterapia e radioterapia concomitante o sequenziale a intento radicale è considerata la principale scelta terapeutica nei pazienti con tumore allo stadio IIIB.
La risposa C non è corretta.
Il solo trattamento chemioterapico è riservato a pazienti con cancro polmonare in stadio avanzato ovvero IIIB e IV: questi pazienti vengono considerati non candidabili all’intervento chirurgico per storia naturale di malattia.
La scelta della terapia è basata sulle comorbidità del paziente, sulle tossicità teoriche e attese, sulla compliance dello stesso, sull’istologia e sulla presenza o meno di alterazioni molecolari in geni target.
La risposta D non è corretta.
Il solo trattamento radioterapico è previsto in pazienti che per età, condizioni generali, ridotte funzionalità respiratoria e cardiaca non possono essere sottoposti a intervento chirurgico radicale.

6 di 10 Domande

La fibrosi polmonare:














La risposta corretta è la A.
La fibrosi polmonare idiopatica (IPF), polmonite interstiziale usuale (UIP), precedentemente nota come alveolite fibrosante crittogena (CFA), è il tipo più comune di polmonite interstiziale idiopatica (IIP).
Dal punto di vista clinico, la fibrosi polmonare idiopatica si presenta circa nella sesta e settima decade di vita e la maggior parte dei pazienti ha una storia di fumo di sigaretta. I pazienti segnalano comunemente un inizio graduale della dispnea durante lo sforzo e tosse non produttiva per diversi mesi. Affaticamento, febbre, mialgia e artralgia sono riportati raramente.
Il segno istologico, e il principale criterio diagnostico, è un aspetto eterogeneo con aree alternate di polmone normale, infiammazione interstiziale, focolai di fibroblasti e alterazioni a nido d'ape soprattutto a livello del parenchima subpleurico periferico, il più gravemente colpito.
Le zone fibrotiche sono composte principalmente da denso collagene, sebbene i focolai sparpagliati della proliferazione dei fibroblasti siano un reperto coerente. Un'analisi morfometrica ha mostrato che in alcuni casi i foci dei fibroblasti appaiono altamente interconnessi, formando un reticolo complesso sul bordo di avanzamento della fibrosi.
L'infiammazione interstiziale è solitamente disomogenea e consiste in un infiltrato settale alveolare di linfociti, plasmacellule e istiociti associati a iperplasia degli pneumociti di tipo 2.
Le aree definite a nido d’ape sono costituite da spazi fibrotici cistici, frequentemente rivestiti da epitelio bronchiolare e riempiti di mucina.

7 di 10 Domande

Quale tra i seguenti parametri NON è importante per il giudizio di gravità ai fini del ricovero ospedaliero di un paziente con polmonite acquisita in comunità ?














La risposta corretta è la B.
Tra i parametri sopra elencati quello che non è importante per il giudizio di gravità ai fini del ricovero ospedaliero di un paziente con polmonite acquisita in comunità è la tosse stizzosa. Vengono usate delle scale per prevedere o meno l’ospedalizzazione di un paziente che vengono, però, sempre integrate con i valori clinici. La scala che viene utilizzata più spesso è il CURB-65, uno score che stratifica la mortalità dei pazienti con polmoniti di comunità e aiuta a decidere sulla eventuale dimissione del paziente. Lo score prevede 5 criteri:
- C: confusione di nuova insorgenza;
- U: urea > 7 mmol/l o B.U.N. > 19 mg/dl;
- R: frequenza respiratoria > 30 atti/minuto;
- B: pressione arteriosa sistolica < 90 mmHg o pressione arteriosa diastolica < 60 mmHg;
- 65: età > 65 anni;
Ad ogni criterio viene assegnato un punto: è possibile avere uno score da 0 a 5
Tale punteggio permette una stratificazione del rischio:
PUNTEGGIO MORTALITÀ
- 0 PUNTI -> 0.7%;
- 1 PUNTO -> 3.2%;
- 2 PUNTI -> 13%;
- 3 PUNTI -> 17%;
- 4 PUNTI -> 41%;
- 5 PUNTI -> 51%;
Per quanto riguarda la gestione del paziente:
- il CURB-65 = 0 può essere dimesso con terapia e fatto tornare ambulatorialmente per un controllo;
- il CURB-65 = 1 può essere gestito come osservazione breve;
- il CURB-65 > 1 deve essere trattato in regime di ricovero ospedaliero.

8 di 10 Domande

In quale delle seguenti patologie è tipico il reperto auscultatorio dei rantoli crepitanti “a velcro”?














La risposta corretta e' la B
La fibrosi polmonare, meglio definibile come pneumopatia infiltrativa diffusa (PID), rappresenta un gruppo eterogeneo di malattie polmonari. La maggioranza delle PID è idiopatica, ma alcune sono secondarie all’esposizione ad agenti nocivi sia professionali che infettivi, o a patologie sistemiche nelle quali il coinvolgimento è solo parte di un quadro clinico più complesso. Cause di fibrosi polmonare sono: pneumoconiosi, sarcoidosi, tubercolosi, sclerodermia e altre malattie reumatologiche, assunzione di farmaci come l’amiodarone, l’esposizione a radiazioni ionizzanti, polmoniti da ipersensibilità, l’esposizione a berillio, asbesto o cobalto, istiocitosi a cellule di Langherans.
Si tratta generalmente di una pneumopatia caratterizzata dalla proliferazione incontrollata dei fibroblasti e dall’accumulo di matrice extracellulare che determina un sovvertimento irreversibile dell’architettura polmonare.
La maggior parte dei pazienti riferisce tosse non produttiva e dispnea ingravescente presenti da diversi mesi. All’auscultazione sono apprezzabili fini crepitii “a velcro” teleinspiratori, bilaterali, più evidenti alle basi.
L’RX del torace rivela riduzione dei volumi polmonari e la presenza di opacità reticolari bilaterali e periferiche prevalenti ai campi polmonari inferiori. Le prove di funzionalità respiratoria mostrano un quadro disventilatorio di tipo restrittivo. Il lavaggio broncoalveolare non evidenzia agenti infettivi. La biopsia transbronchiale dimostra microscopicamente estesa fibrosi interstiziale e residui spazi aerei rivestiti da epitelio bronchiale.

9 di 10 Domande

Un paziente adulto con tosse persistente si presenta all'osservazione clinica. Viene richiesta una TC del torace che mostra la presenza di bronchiectasie. Viene esclusa la presenza di fibrosi cistica. Quale delle seguenti considerazioni circa le strategie terapeutiche per le bronchiectasie e' ERRATA?














La risposta corretta e' la C
Il termine bronchiectasie indica una dilatazione abnorme e persistente dei bronchi in rapporto a un danno delle strutture della parete. Da un punto di vista clinico le bronchiectasie si manifestano con espettorazione purulenta, tosse produttiva, emoftoe e infezioni recidivanti delle basse vie respiratorie.
Per quanto riguarda il loro trattamento, va detto che generalmente non è disponibile una terapia mirata, ma piuttosto una terapia palliativa indirizzata al circolo vizioso infezione-infiammazione polmonare, allo scopo di limitare l’evoluzione della pneumopatia.
La fisioterapia-riabilitazione respiratoria è un aspetto centrale del trattamento soprattutto per la prevenzione delle complicanze delle bronchiectasie (risposta E errata), mentre la terapia chirurgica con exeresi lobare trova indicazione nel trattamento delle bronchiectasie localizzate, monolaterali, secondarie a malformazioni congenite, a bronco-ostruzione da corpi estranei e in quelle post-infettive (risposta D errata).
Per quanto riguarda le riacutizzazioni, il trattamento con desossiribonucleasi I umana ricombinante (dornase alfa) è controindicato poiché riducendo la viscosità del muco potrebbe determinarne l’accumulo a livello delle vie inferiori (risposta B errata), mentre invece è indicata la terapia antibiotica (risposta A errata).
Tuttavia, qualora venga isolato un batterio al broncolavaggio o all'esame dell'espettorato, esso non deve essere sempre trattato ed eliminato a meno che non si associ a sintomatologia o si tratti di un batterio implicato in infezioni recidivanti.

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10 di 10 Domande

Un uomo di 56 anni, fumatore e diabetico, viene ricoverato dopo una settimana di febbre e tosse non produttiva. La radiografia del torace mostra una polmonite lobare destra; la ricerca dell'antigene urinario della legionella è positiva. Quale dei seguenti antibiotici NON è opportuno prescrivere?














La risposta corretta e' la C
La legionellosi è una polmonite con caratteri clinici intermedi tra le forme batteriche e le forme virali o micoplasmatiche causata da un germe Gram-, la Legionella pneumophila.
La trasmissione della legionellosi avviene per via indiretta, attraverso l’inalazione di minute goccioline derivate da acqua contaminata dal microrganismo.
La diagnosi di legionellosi può essere sospettata su base clinica, quando si osserva una polmonite nel corso di piccole epidemie limitate allo stesso ambiente, il malato presenta cause predisponenti, coesiste diarrea e l’iponatriemia è particolarmente spiccata. Esistono, tuttavia, tecniche diagnostiche di laboratorio decisive per la corretta diagnosi.
La coltura dell’espettorato è raramente praticata poiché tecnicamente difficile; più semplice è la colorazione dello sputo con immunofluorescenza diretta: tuttavia, spesso l’espettorato manca perché la tosse può non essere produttiva. È molto utile, quindi, la ricerca dell’antigene urinario della Legionella.
Per quanto riguarda la terapia, fortunatamente molti antibiotici sono efficaci: prima di tutto i macrolidi (eritromicina, claritromicina -risposta A errata-, azitromicina -risposta B errata-, roxitromicina), ma anche i chinolonici (levofloxacina -risposta D errata-, ciprofloxacina, ofloxacina), le tetracicline (tetraciclina, doxiciclina -risposta E errata-, minociclina), il cotrimossazolo e la rifampicina.
Quindi, non è opportuno prescrivere il ceftriaxone.

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