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1 di 10 Domande

Riferito allo scenario clinico ERTY25. Quale fra le seguenti opzioni rappresenta, in un bambino così piccolo, un segno poco affidabile indicativo di reale gravità del quadro clinico e meritevole di una valutazione urgente?  














La risposta corretta è la A.
Un segno poco affidabile indicativo di reale gravità del quadro clinico e meritevole di una valutazione urgente è rappresentato dall’irritabilità estrema con pianto incontrollabile. Infatti, un bambino così piccolo con un quadro clinico così severo, normalmente si mostra in uno stato letargico di importante inattività e disinteressato all'ambiente circostante. Pertanto, il piccolo paziente proprio per il suo stato di salute può manifestare un pianto flebile ed incostante. Al contrario, la tachipnea è un segno precoce di una malattia grave e deve essere monitorata con attenzione (risposta B errata). Anche la respirazione rumorosa è un segno clinico meritevole di attenzione. (risposta C errata). Inoltre, una pelle fredda e pallida e/o le estremità fredde e maculate sono segni clinici meritevoli di attenzione, in quanto sono spia di una cattiva circolazione periferica (risposta D errata). Infine, anche la sonnolenza è un segno importante e indicativo di gravità (risposta E errata).


2 di 10 Domande

Riferito allo scenario clinico ERTY25. Il piccolo paziente viene portato in osservazione presso il pronto soccorso e dopo qualche ora si osserva un peggioramento del suo stato letargico ed una evoluzione della sua eruzione cutanea. I nuovi segni vitali rilevati in PS sono F.R. di 49 bpm, F.C. di 131 bpm, P.A. di 80/45 mmHg, T.C. di 39,7°C. 
In riferimento alle attuali condizioni del piccolo paziente, quale delle seguenti affermazioni non è corretta? 

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La risposta corretta è la B.
La diagnosi più probabile è la setticemia meningococcica causata da uno dei ceppi di Neisseria meningitidis (quindi, non dovuta allo stafilococco). I meningococchi sono batteri gram-negativi aerobi che appartengono alla famiglia delle Neisseriaceae. Ci sono 13 sierogruppi, 5 dei quali (A, B, C, W135 e Y) causano la maggior parte delle infezioni nell'uomo. Il meningococco causa meningite e meningococcemia. I sintomi di solito gravi sono: eruzione petecchiale, febbre alta, mal di testa, nausea e/o vomito, stato letargico e/o confusionale, torcicollo e fotofobia. I segni vitali spesso mostrano ipotensione, febbre, tachicardia, tachipnea e oliguria-anuria. Invece, l'eruzione petecchiale appare con lesioni discrete di diametro compreso tra 1 e 2 mm, che può rapidamente evolvere in porpora (risposta A errata). La diagnosi definitiva richiede il prelievo di meningococchi dal sangue, dal liquido cerebrospinale o dalle lesioni cutanee (risposta C errata). Le cefalosporine di terza generazione, la penicillina G o il cloramfenicolo (in alternativa ai beta-lattamici per i pazienti allergici) devono essere usate per trattare un'infezione da meningococchi sospetta o comprovata dai risultati dell’esame colturale (risposta D errata). 


3 di 10 Domande

Scenario clinico YUIO26. Una donna di circa 40 anni si reca dal suo ginecologo di fiducia per sottoporsi dopo 3 anni ad un nuovo pap-test. La paziente attualmente non ha disturbi ginecologici. Da circa dieci anni è seguita sempre dallo stesso ginecologo e non ha mai avuto un Pap test alterato. Anamnesi patologica remota: ha una storia positiva per verruche genitali trattate 15 anni prima e non ha mai sviluppato altre lesioni correlate. Diabete gestazionale trattato. Anamnesi fisiologica/personale: due parti vaginali 6 e 8 anni fa. L'ultima gravidanza è stata complicata per l’insorgenza di sindrome del tunnel carpale e per un diabete gestazionale controllato con la sola dieta. È sessualmente attiva esclusivamente con il marito e il suo primo rapporto sessuale risale a 16 anni. La sua ultima mestruazione risale a due settimane fa. Riferisce di fumare circa 20 sigarette al giorno. Anamnesi farmacologica: assume terapia anticoncezionale. Esame obiettivo: P.A. è di 135/85 mmHg e F.C. è di 75 bpm. L'esame obiettivo ginecologico è negativo. L'esame obiettivo ginecologico non rivela anomalie. Il ginecologo procede all’esecuzione di un Pap test. Considerando il caso presentato, quale delle seguenti affermazioni è vera?














La risposta corretta è la A.
Il Pap test, l’esame di screening per il carcinoma della cervice uterina, consiste nello strisciare una spatolina sul collo dell’utero per prelevare un numero sufficiente di cellule endocervicali dalla superficie del collo uterino. Lo strisciato è poi posto su un vetrino e colorato con la tecnica di Papanicolaou, che consente di individuare l’eventuale presenza di cellule alterate displastiche. Il Pap test deve essere effettuato ogni 3 anni nelle donne con età compresa fra i 25 ed i 64 anni (risposta D errata). Un risultato alterato al Pap test non rappresenta diagnosi certa di tumore del collo uterino, perché circa il 5-10% dei Pap test può avere risultati anomali (risposta C errata). Invece, nel Thin Prep (Pap test su strato sottile), le cellule prelevate, prima di essere trasferite su vetrino, sono sospese in una fiala e separate meccanicamente dal materiale non necessario (muco, sangue e detriti non diagnostici). Per un non adeguato numero di evidenze, l'uso di routine di tale test per lo screening del carcinoma della cervice uterina è ancora controverso (risposta B errata). Infine, consigliare l’esecuzione di uno striscio triplo come metodica di routine è una affermazione errata (risposta E errata). 


4 di 10 Domande

Riferito allo scenario clinico YUIO26. Arriva l’esito del Pap test e con grande sorpresa il risultato è HSIL. Cosa il ginecologo deve consigliare di fare alla paziente?














La risposta corretta è la D.
Dopo il PAP test, considerato il test di screening, l’indagine di secondo livello è la colposcopia con biopsia mirata. Nel corso di una colposcopia è possibile prelevare campioni bioptici di aree sospette, sfruttando la soluzione di Lugol, che, nel caso di mucose trofiche, tinge la cervice di color mogano. Le aree anomale non captano lo iodio e si classificano come iodo-chiare. Questo avviene perché l’epitelio sano, a differenza di quello anomalo, è molto ricco di glicogeno, che è responsabile della buona captazione dello iodio. Se alla biopsia si evidenzia una lesione di basso grado, la paziente deve sottoporsi ad un follow-up periodico, per osservarne la guarigione nei successivi 2-3 anni. Invece, se la biopsia evidenzia una lesione ad alto grado (HSIL, lesioni squamose intraepiteliali di alto grado), sarà necessario un trattamento escissionale, eliminando la lesione in modo che non evolva verso il carcinoma invasivo. 
In questo caso clinico, non è necessario ripetere lo striscio per confermare i risultati, dato che è stato ottenuto un campione adeguato e ripetere il Pap test non porterebbe ad alcuna nuova informazione (risposta B errata). Spiegare al paziente che dovrà sottoporsi ad una escissione chirurgica della lesione e consigliarle di sottoporsi ad una biopsia è un'affermazione non corretta: la paziente in questione, come detto, deve sottoporsi ad una colposcopia con biopsia e successivamente, sulla scorta dei risultati che si otterranno, pianificare il piano di trattamento (risposta C errata). Inoltre, informare la paziente che tutti i familiari di sesso femminile dovranno sottoporsi immediatamente ad un Pap test e che dovrà essere sottoposta ad un'isterectomia totale profilattica è un'affermazione errata: l’isterectomia totale non è indicata in questo momento (risposta E errata).


5 di 10 Domande

Riferito allo scenario clinico YUIO26. Dopo l’esecuzione dei test di approfondimento consigliati, si ottiene la seguente immagine ed un reperto di CIN III. Quale delle seguenti affermazioni è vera? 

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La risposta corretta è la C.
L'immagine mostra il risultato della colposcopia, un esame che consente di osservare con forte ingrandimento la superficie tissutale della vagina e del collo dell'utero al fine di individuare anomalie non visibili ad occhio nudo. Nel corso della colposcopia è stato prelevato un campione bioptico di aree sospette con il risultato di CIN III, che, se non trattato, evolve verso il carcinoma invasivo nel 30% dei casi. Per tale patologia, le opzioni di trattamento, a seconda del paziente sono la LEEP (la procedura elettrochirurgica di escissione), la diatermia, l’escissione segmentaria della lesione o l’isterectomia.


6 di 10 Domande

Scenario clinico CFTR27. Un bambino di 1 anno viene portato dai genitori al PS per febbre e un attacco epilettico avuto un'ora prima. La madre riferisce che l'attacco epilettico è durato meno di due minuti. I segni vitali sono: T.C. 39,7°C, P.A. 90/60 mmHg, F.C. 105 bpm e F.R. 21 atti/min. L'esame obiettivo rivela rigidità nucale. Sospettate una meningite. Nella meningite batterica la colorazione di Gram sul campione liquorale può aiutare a individuare le specie batteriche coinvolte. Quale delle seguenti infezioni batteriche ha meno probabilità di essere identificata con la colorazione di Gram su liquor?














La risposta corretta è la E.
Tra quelle menzionate, l’infezione da Listeria monocytogenes rappresenta l’infezione, con la minore di probabilità di essere identificata con la colorazione di gram su liquor. La presenza di un organismo alla colorazione Gram del liquor può suggerire l'eziologia batterica, anche molto prima rispetto i risultati dell’esame colturale. La probabilità di visualizzare i batteri dipende dal numero di organismi presenti ed è aumentata dalla cito-centrifugazione. Un microrganismo viene visualizzato grazie alla colorazione Gram del liquor in circa il 90% dei bambini con meningite da pneumococco e l'80% dei bambini con meningite da meningococco (risposte A e C errate). Al contrario, la colorazione Gram è positiva solo nel 50% dei pazienti con meningite bacillare gram-negativa (risposte B e D errate) e solamente nel 33% dei pazienti con meningite da Listeria.


7 di 10 Domande

Scenario clinico QAZX28. Un uomo di mezz’età, affetto da circa 5 anni da diabete mellito di tipo 2, si reca presso l’ambulatorio del medico di famiglia lamentando una sensazione di bruciore incostante ai piedi e riferendo di sentirsi agitato e preoccupato per tale sintomatologia, perché teme che possa essere un inizio di una cancrena dei piedi e quindi di andar incontro ad amputazione, come già successo per il padre anch’esso affetto da diabete. Il suo indice di massa corporea (BMI) è di 28 kg/m². Quale delle seguenti affermazioni il medico dovrebbe per prima dire al paziente?














La risposta corretta è la D.
Il paziente del caso presenta diabete mellito di tipo II, che soprattutto se di grado severo, di lunga durata e/o mal controllato, predispone a complicanze micro-vascolari (retinopatia diabetica, nefropatia diabetica, neuropatia diabetica) e/o macro-vascolari (ictus, infarto, amputazione). Pertanto, prima di effettuare una valutazione della patologia, è necessario avere delle informazioni più dettagliate circa la sintomatologia presentata dal paziente (anamnesi completa), proprio per escludere un quadro di piede diabetico in atto, che è una complicanza comune nei pazienti diabetici, dovuta ad alterazioni nervose (neuropatia diabetica) e vascolari (arteriopatia diabetica). Inoltre, il controllo dei valori glicemici è sicuramente un passo importante che deve essere attuato, ma non è il primo passo rispetto ad un corretto inquadramento clinico ed anamnestico della sintomatologia (risposta A errata). In aggiunta, il paziente del caso è preoccupato e vuole delle risposte circa la sua sintomatologia, non delle informazioni con sfumature statistiche (risposta B errata). In più, prima di procedere all'esame obiettivo è buona norma raccogliere un’accurata anamnesi. Pertanto, sebbene la valutazione dei polsi periferici sia importante, risulta di seconda istanza rispetto ad un’accurata anamnesi (risposta C errata). Infine, la rassicurazione che non sia nulla di grave non si fornisce a priori per calmare il paziente, ma solo se ci sono elementi oggettivi dopo un attento inquadramento diagnostico (risposta E errata).


8 di 10 Domande

Riferito allo scenario clinico QAZX28. Mediante un’accurata anamnesi si apprende che questa sensazione di bruciore intermittente è più precisamente localizzata a livello delle dita dei piedi con estensione anche alla porzione distale degli arti inferiori, non è correlata all'esercizio fisico ed è più frequente di notte quando il paziente è sdraiato. Sulla scorta di questi nuovi dati, qual è la diagnosi a cui pensare?














La risposta corretta è la B.
Il caso clinico descritto è suggestivo di una neuropatia diabetica periferica, una polineuropatia sensitivo-motoria cronica, che interessa solitamente entrambi gli arti inferiori, caratterizzata da simmetrica perdita sensoriale distale, sensazione intermittente di bruciore, riduzione dei riflessi achillei e/o rotulei e debolezza muscolare. Si verifica in circa il 20% dei pazienti diabetici ed è causata da alterazioni metaboliche e micro-vascolari, di solito associate ad alterazioni dell’assetto lipidico e ipertensione arteriosa.


9 di 10 Domande

Riferito allo scenario clinico QAZX28. A questo punto, dopo un’accurata anamnesi prossima, si procede ad una più dettagliata anamnesi patologica remota, fisiologica e familiare e ad esaminare precedenti esami laboratoristici fatti dal paziente. Anamnesi patologica remota: positiva per ipertensione arteriosa (in trattamento farmacologico). Anamnesi fisiologica: il paziente svolge una vita sedentaria, fuma 15 sigarette al giorno e beve circa 60 g di alcol/die. Anamnesi familiare: positiva per malattie vascolari e diabete mellito di tipo II ad esordio tardivo (padre). Anamnesi farmacologica: assume gliclazide e perindopril per l'ipertensione. Esami di laboratorio: agli ultimi esami ematici effettuati i valori riscontrati erano i seguenti: HbA1c tra l'8-9% (normale <6%), colesterolo totale 6.3mmol/l, trigliceridi a digiuno 1.5mmol/l. A questo punto il medico passa a visitarlo. Esame obiettivo: le unghie dei piedi sono onicogrife e distrofiche, la pelle sui piedi è secca, i piedi sono rosa e caldi, il refill capillare è presente e vivace e tutti i polsi periferici sono presenti. Tuttavia, riscontra un riflesso achilleo ridotto ed una ridotta sensibilità percettiva ad uno stimolo applicato alla regione plantare. Il paziente si accorge che qualcosa non va e chiede al medico cosa ha osservato di strano, essendo ancora preoccupato per la sua "cattiva circolazione periferica", "sapendo che questo dato aumenta il rischio di cancrena”. Quale delle seguenti affermazioni è vero?  














La risposta corretta è la C.
Il caso clinico descritto ha una clinica compatibile con la neuropatia diabetica periferica, una polineuropatia sensitivo-motoria cronica, che riguarda solitamente entrambi gli arti inferiori, caratterizzata da simmetrica perdita sensoriale distale, sensazione intermittente di bruciore, riduzione dei riflessi achillei e/o rotulei e debolezza muscolare. Si verifica in circa il 20% dei pazienti diabetici ed è causata da alterazioni metaboliche e micro-vascolari, di solito associate ad alterazioni dell’assetto lipidico e ipertensione arteriosa.


10 di 10 Domande

Riferito allo scenario clinico 28. Tra le seguenti opzioni di trattamento della neuropatia diabetica, quale delle seguenti è considerata quella idonea e la più importante?  














La risposta corretta è la E.
Il controllo glicemico ottimale è importante per rallentare la progressione della neuropatia e/o prevenirla, quindi, migliorare gli indici glicemici è essenziale. Tale patologia è un’alterazione sensitivo-motoria cronica caratterizzata da una progressiva perdita della funzione delle fibre nervose, che può interessare le fibre nervose prossimali e/o distali del sistema nervoso autonomo e/o di quello somatico, ed è dovuta ad una combinazione di cause metaboliche e micro-vascolari. Per la gestione cronica di tale neuropatia i trattamenti utili includono: antidepressivi (ad esempio, amitriptilina, duloxetina, venlafaxina), anticonvulsivanti (ad esempio, pregabalin, sodio valproato) e pomata alla capsaicina. Altri trattamenti di seconda linea che possono avere un impatto positivo nella gestione di tale condizione sono: applicazioni locali di lidocaina, acido alfa-lipoico, applicazioni locali di isosorbide dinitrato e stimolazione nervosa elettrica transcutanea. Invece, i farmaci antinfiammatori non steroidei (ad esempio, ibuprofene) possono aiutare ad alleviare il dolore nei pazienti con neuropatia diabetica, ma devono essere usati con cautela e non sono sufficienti senza un ottimale controllo della glicemia (risposta A errata). Infine, l'integrazione con vitamine, soprattutto vitamina B12, è ancora controversa, anche se sembra avere un impatto favorevole nel ridurre la sintomatologia (risposta D errata).


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