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1 di 10 Domande

Lucia, di 28 anni, si reca dal suo medico curante per l’insorgenza di un'eruzione cutanea, comparsa dopo pochi giorni dalla comparsa di un episodio acuto di mal di gola. Nonostante l’infiammazione si sia risolta, due settimane dopo l'eruzione ancora persiste. All'esame obiettivo si rilevano placche multiple, piccole, rosse e squamose localizzate sul tronco. Le lesioni coprono solo circa il 5% della sua superficie corporea. La paziente riferisce di sentirsi bene e l'eruzione non la disturba in termini di aspetto o di sintomi. Qual è l'approccio gestionale più appropriato?














La risposta corretta è la A.
La paziente presenta la psoriasi guttata, il cui nome deriva dal latino gutta, che significa goccia: si presenta infatti sulla pelle con delle piccole chiazze eritematose di circa 1 o 2 centimetri di diametro associate a fine desquamazione. Colpisce principalmente i bambini o i giovani adulti fino a 30-35 anni, ma può manifestarsi anche in età più avanzata. Compare in soggetti geneticamente predisposti, in seguito a un’infezione della faringe e tonsille, generalmente causata dallo streptococco b-emolitico di gruppo A. Nessun trattamento è l'opzione praticabile, in quanto tale patologia è solitamente auto-limitante, risolvendosi entro tre-quattro mesi. Questo è particolarmente vero se le lesioni non sono diffuse (<10% della superficie corporea) e la persona non è influenzata fisicamente, psicologicamente o socialmente dal problema. 


2 di 10 Domande

Gennaro, 38 anni, è stato recentemente dimesso da un programma di disintossicazione da oppiacei. Viene trasportato in ambulanza presso il policlinico Umberto I di Roma dalla stazione ferroviaria locale dove è collassato. Una bottiglia vuota di diazepam e una di metadone sono state trovate al suo fianco. All'esame obiettivo, la sua F.R. è 8 atti/min, la P.A. è 90/70 mmHg e la F.C. è 85 bpm. Le sue pupille sono di dimensioni normali, è scarsamente reattivo e il punteggio GCS è 7/15. Gli esami di laboratorio mostrano: pH 7,25 (v.n. 7,36-7,44), pO2 10.1 kPa (v.n. 10.5-13.5), pCO2 6.7 kPa (v.n. 4.7-6.0). Quale delle seguenti è la migliore opzione terapeutica per il paziente?














La risposta corretta è la C.
Il paziente del caso clinico è in ipoventilazione, per cui intubazione e ventilazione sono essenziali. Inoltre, analizzando i suoi dati, si riscontra un significativo aumento di CO2 e acidosi, di conseguenza senza supporto del ventilatore è probabile un ulteriore deterioramento delle sue condizioni. Al contrario, la risoluzione repentina del sovradosaggio da benzodiazepine con Flumazenil può causare convulsioni (risposte B, D ed E errate).


3 di 10 Domande

Cosa si apprezza di anomalo in questa RX?

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La risposta corretta è la D.
Nella RX del caso clinico si apprezza, a carico della testa metatarsale del V dito, una rima di iper-trasparenza da riferire a frattura composta: tale frattura è tipica dei soggetti che praticano pugilato ed è definita come “frattura del pugile”.


4 di 10 Domande

Elena, un'infermiera di 42 anni, viene trovata svenuta fuori dal suo appartamento. Quando viene portata al pronto soccorso il suo livello di glucosio nel sangue risulta 1,9 mmol/L. Quali indagini dovrebbero essere eseguite immediatamente?














La risposta corretta è la C.
Gli operatori sanitari hanno accesso a un numero di farmaci non generalmente disponibili al pubblico. Questi possono essere auto-somministrati per cercare attenzione, per perdere peso o nel tentativo di danneggiare sé stessi. L'abuso di agenti ipoglicemizzanti non è raro tra gli operatori sanitari. In questo caso clinico, dovrebbero essere analizzati immediatamente i livelli di insulina, di ormone della crescita e di Peptide C.


5 di 10 Domande

Giacomo, 70 anni, negli ultimi quattro giorni ha sviluppato improvvisa diplopia indolore. La sua acutezza visiva era 6/6 in entrambi gli occhi sulla tabella di Snellen; nega debolezza generalizzata. L'esame oculare ha rivelato una combinazione di diplopia variabile orizzontale e verticale, sia nello sguardo rivolto verso destra che verso il basso. È stata anche rilevata ptosi bilaterale. Le pupille erano isocoriche e reattive alla luce, con riflesso accomodativo valido. Non sono stati osservati proptosi ed eritema oculare. Qual è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la B.
Per il paziente del caso clinico, in considerazione della ptosi, della diplopia variabile, senza proptosi o eritema degli occhi, si dovrebbe prendere in considerazione la diagnosi di miastenia oculare, una forma di miastenia gravis limitata ai muscoli degli occhi e delle palpebre. In particolare, tale patologia è caratterizzata da episodi di astenia muscolare e facile affaticabilità causata dalla distruzione autoanticorpo-mediata e cellulo-mediata dei recettori per l'acetilcolina. È più frequente fra le giovani donne e gli uomini più anziani ma può presentarsi in uomini o donne a qualsiasi età. I sintomi peggiorano con l'attività muscolare e diminuiscono con il riposo. La diagnosi viene formulata con il dosaggio degli anticorpi sierici contro il recettore dell'acetilcolina (AChR), l'elettromiografia, e talvolta il test all'edrofonio EV, che migliora brevemente la debolezza.


6 di 10 Domande

Riccardo, 29 anni, da sei mesi soffre di congestione nasale. È stato già visitato da un otorinolaringoiatra che gli ha diagnosticato una sinusite. Tuttavia, negli ultimi due giorni ha anche sviluppato gonfiore peri-orbitale a destra e diplopia. Non presenta rigor nucalis o fotofobia; la T.C. è di 37,4°C. Presenta marcata ptosi palpebrale destra, con l'occhio destro che risulta congestionato, deviato a destra e con pupilla destra in midriasi. L'occhio sinistro appare normale. L’esame del fondo oculare è nella norma. Il paziente riferisce anche perdita della sensibilità cutanea della fronte a destra. Qual è la diagnosi probabile?














La risposta corretta è la A
La diagnosi probabile per Riccardo, che soffre da sei mesi di congestione nasale, diagnosticata come sinusite, e che negli ultimi due giorni ha sviluppato gonfiore peri-orbitale a destra, diplopia, marcata ptosi palpebrale destra, l'occhio destro deviato a destra con pupilla in midriasi, senza rigor nucalis o fotofobia, e con una temperatura corporea di 37,4°C, è la Trombosi del seno cavernoso. La trombosi del seno cavernoso rappresenta una condizione grave e potenzialmente letale che si verifica quando si forma un coagulo di sangue all'interno del seno cavernoso, una struttura vascolare situata alla base del cervello. Questa patologia può originare come complicanza di infezioni nelle regioni facciali, sinusali, dentarie o orbitali. I batteri possono diffondersi dalle zone infette al seno cavernoso attraverso le vene comunicanti. I sintomi e le manifestazioni possono essere vari e comprendere febbre, cefalea, edema (gonfiore) peri-orbitale, alterazioni della visione, come diplopia (visione doppia) e movimenti oculari ridotti a causa della compressione dei nervi cranici che controllano i muscoli oculari. La condizione può anche presentare una ptosi palpebrale (caduta della palpebra) e cambiamenti nella dimensione della pupilla (solitamente midriasi a causa dell'impatto sul nervo oculomotore). La perdita di sensibilità cutanea in regioni specifiche del viso può riflettere l'interessamento dei nervi trigeminali, responsabili delle sensazioni tattili del viso. Complessivamente, la combinazione tra una sinusite preesistente, gonfiore peri-orbitale, diplopia, ptosi palpebrale, deviazione oculare, midriasi, assenza di sintomi come rigor nucalis o fotofobia e normale esame del fondo oculare punta fortemente verso la diagnosi di trombosi del seno cavernoso. Questa conclamazione si rinforza nel caso di Riccardo per la congruenza dei sintomi neurologici rilevati – in particolare, la marcata ptosi palpebrale, la deviazione dell'occhio, la midriasi, e la perdita di sensibilità cutanea sulla fronte a destra, tutte indicazioni di compromissione delle strutture nervose associate al seno cavernoso. La gestione di questa condizione richiede un rapido riconoscimento e l'immediata implementazione di un trattamento per prevenire danni permanenti o esiti fatali. La terapia può includere l'uso di antibiotici, anticoagulanti o corticosteroidi a seconda delle cause specifiche e della gravità della trombosi. La diagnosi tempestiva e il trattamento appropriato sono cruciali per migliorare le prospettive del paziente.

7 di 10 Domande

Alessandro, 23 anni, viene trasportato presso il pronto soccorso dell’ospedale di Amburgo in elisoccorso dopo essere caduto da una nave nel Mare del Nord in inverno. È profondamente ipotermico con una T.C. di 27°C. In pronto soccorso va in arresto cardiaco con ritmo di fibrillazione ventricolare (FV) per il quale gli sono somministrati tre shock, nonostante i quali il paziente rimane in FV. Quale delle seguenti opzioni è il prossimo passo appropriato nella gestione?














La risposta corretta è la E.
L'arresto cardiaco in ipotermia profonda differisce per vari aspetti dall'arresto cardiaco in pazienti normo-termici. Il recupero con neurologia intatta è riscontrato perfino dopo arresti molto prolungati; pertanto, la rianimazione deve essere proseguita a lungo. I pazienti ipotermici non rispondono bene alla defibrillazione o alla somministrazione di farmaci e, se non c'è risposta ai primi tre shock, il paziente deve essere riscaldato ad almeno 32°C prima di somministrare farmaci o altre scariche. Inoltre, si dovrebbe valutare la possibilità di un bypass cardiopolmonare.


8 di 10 Domande

Tiziana, 60 anni, con storia precedente di tromboembolia venosa non provocata, salirà a bordo di un volo della durata di oltre 8 ore. Quale sarebbe la migliore linea d'azione per quanto riguarda la sua trombo-profilassi?














La risposta corretta è la B.
Nel 2010 il British Committee for Standards in Haematology (BCSH) ha pubblicato le linee guida relative alla profilassi della trombosi venosa in viaggio. La valutazione del rischio dovrebbe essere effettuata su base individuale: un recente intervento chirurgico maggiore, la presenza di neoplasia attiva, un episodio precedente di trombosi non associato ad alcun fattore di rischio temporaneo o la presenza di più di un fattore di rischio, identificano i viaggiatori con alto rischio di trombosi. Per tali pazienti in caso di viaggio della durata superiore a tre ore è indicato l’uso di calze elastiche fin sotto il ginocchio (come nel
 caso della paziente del caso clinico).


9 di 10 Domande

Giovanna, un commerciante di 28 anni, si reca dal suo medico curante riferendo che da circa tre mesi accusa episodi ricorrenti di disorientamento e confusione. Negli ultimi tempi, inoltre, si è sentita spesso giù di morale e ha avuto frequenti esplosioni emotive che l’hanno portata più volte a pensare di lasciare il proprio lavoro, poiché non si sentiva in grado di poter gestire le domande dei clienti. Il suo fidanzato l'ha trovata girovagare per la casa in diverse occasioni, apparentemente senza la minima idea di dove fosse o di come ci fosse arrivata e ritiene che le sue condizioni siano peggiorate significativamente. L'esame obiettivo è nella norma, a parte scosse ricorrenti, asimmetriche in tutti e quattro gli arti. Quale delle seguenti indagini è più utile per raggiungere una diagnosi?














La risposta corretta è la C.
Il rapido declino cognitivo con mioclono mostrato dalla giovane paziente del caso clinico è fortemente indicativo della malattia di Creutzfeldt-Jakob (MCJ). Per la diagnosi di tale malattia essenziali sono l’EEG, l’esame del LCR e la RM. In dettaglio, l'EEG può mostrare anomalie significative, che coinvolgono aree cerebrali profonde (come, ad esempio, il talamo): in particolare, caratteristici sono i complessi periodici trifasici punta-onda (1-2 cicli al secondo), che tuttavia non sono costanti durante il decorso clinico di tale malattia. Una diagnosi definitiva richiede la biopsia del tessuto cerebrale, che di solito viene effettuata post-mortem. A volte, la RM encefalo mostra anomalie del segnale nei gangli basali anteriori (caudato/putamen e talvolta la corteccia). Invece, i test di funzionalità epatica e la RX torace possono essere utili nella diagnosi differenziale, ma non forniscono informazioni di supporto per la diagnosi (risposta A errata). Inoltre, i potenziali evocati visivi possono essere alterati, ma nessun modello specifico è stato ancora identificato per supportare la diagnosi di tale patologia (risposte D ed E errate). Infine, la TC encefalo generalmente mostra atrofia cerebrale, reperto aspecifico e meno utile di un EEG (risposta B errata).


10 di 10 Domande

Roberto, 26 anni, si è presentato presso il pronto soccorso dell’ospedale Pertini di Roma per palpitazioni e dispnea a riposo insorte da circa otto ore. Il paziente non è cardiopatico. Il suo elettrocardiogramma mostra una fibrillazione atriale (FA) con una frequenza ventricolare di 140 battiti al minuto e la sua pressione sanguigna è di 126/59 mmHg. Qual è il miglior agente farmacologico da utilizzare per la cardioversione?














La risposta corretta è la C.
I pazienti emodinamicamente stabili con fibrillazione atriale (FA) possono essere cardiovertiti al ritmo sinusale con grandi dosi di agenti orali o con agenti endovenosi. I migliori farmaci orali utilizzati a tal fine sono la flecainide (300 mg) o il propafenone (450-600 mg). Diversi agenti orali sono stati usati per convertire la fibrillazione atriale di recente insorgenza al ritmo sinusale, compresi i farmaci antiaritmici di classe IA, classe IC e classe III. Gli agenti della classe IC Flecainide e Propafenone hanno il vantaggio di agire rapidamente e la loro efficacia nel convertire la fibrillazione atriale di recente insorgenza a ritmo sinusale è stata documentata in diversi studi controllati con placebo. Tali molecole non sono utilizzate in persone con cardiopatia ischemica nota o sospetta, in soggetti già in terapia antiaritmica o in quelli con un intervallo QT prolungato, poiché possono avere effetti pro-aritmici (torsione di punta).


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