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1 di 10 Domande

Un uomo di 45 anni, fumatore, con un’anamnesi positiva per ipercolesterolemia e diabete, si reca presso il Pronto Soccorso, lamentando da circa 48 ore episodi di intenso dolore retrosternale, a riposo, con irradiazione alla spalla sinistra della durata di cinque-dieci minuti. All'ECG, eseguito durante uno degli attacchi, si osserva un sotto-slivellamento del tratto ST di 1,5 mm in V2-V5. Le analisi di laboratorio non mostrano alterazioni degli enzimi cardiaci. Quali tra le seguenti è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la C.

La descrizione del dolore retrosternale che si verifica a riposo e si irradia alla spalla sinistra, associata al sotto-slivellamento del tratto ST di 1,5 mm in V2-V5 durante uno degli attacchi, in assenza di elevazione degli enzimi di miocardiocitonecrosi, indica un quadro di angina instabile. L'angina instabile è una variante di angina pectoris che si manifesta con dolore toracico più intenso, prolungato e frequente del solito, oppure con comparsa a riposo o con minore attività fisica rispetto alle solite attività che scatenano l'angina stabile. Le analisi di laboratorio che non mostrano alterazioni degli enzimi cardiaci possono escludere un danno miocardico acuto, e quindi una diagnosi di infarto miocardico acuto è meno probabile (la risposta B non è corretta). Lo scompenso cardiaco, una condizione dove il cuore non riesce a pompare il sangue adeguatamente, può avere diverse cause, ma generalmente non include dolore toracico retrosternale intenso come quello descritto per questo paziente (la risposta D non è corretta).
La cardiomiopatia tako-tsubo, una condizione di temporanea disfunzione cardiaca spesso scatenata da stress emotivi o fisici, presenta sintomi simili all'infarto miocardico acuto. Tuttavia, l'ECG di solito mostra sopraslivellamento del tratto ST e frequentemente si verifica un aumento della troponina (la risposta E non è corretta).


2 di 10 Domande

Il farmaco di prima linea, in assenza di controindicazioni, in una paziente di 54 anni con diagnosi di angina stabile riscontrata durante
una visita presso l’ambulatorio di cardiologia è:














La risposta corretta è ala A.

I beta-bloccanti rappresentano il trattamento di prima scelta per l'angina stabile. Questi farmaci riducono la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, diminuendo così il fabbisogno di ossigeno del cuore. Questo può aiutare a prevenire o ridurre gli episodi di angina, specialmente durante l'esercizio fisico o situazioni stressanti. Le altre opzioni non sono farmaci di prima linea per l'angina stabile:

- I nitrati a lunga durata d'azione sono spesso utilizzati nel trattamento dell'angina, ma non sono la prima scelta (la risposta B è errata);
- La digossina è impiegata soprattutto per trattare altre condizioni cardiache, come l'insufficienza cardiaca, ma non è la prima scelta per l'angina stabile (la risposta C è errata);
- La ranolazina è un antianginoso utilizzato quando i beta-bloccanti o i nitrati non sono ben tollerati o non riescono a controllare adeguatamente i sintomi, ma non è di solito un farmaco di prima linea (la risposta D è errata);
- L'ivabradina è un altro antianginoso che riduce la frequenza cardiaca, utilizzato nei pazienti che non tollerano i beta-bloccanti, ma non è la prima scelta per l'angina stabile (la risposta E è errata).


3 di 10 Domande

Lo spostamento verso l’atrio sinistro in sistole dei lembi della valvola mitrale, senza ispessimento, è segno ecocardiografico suggestivo di quale lesione valvolare?














La risposta corretta è la C.

Il prolasso della valvola mitrale è una condizione caratterizzata dallo spostamento anormale dei lembi della valvola mitrale verso l'atrio sinistro durante la sistole. Questo fenomeno può essere rilevato tramite ecocardiografia, una tecnica di imaging che permette di visualizzare il cuore e le sue valvole. Durante il prolasso, i lembi della valvola possono apparire sottili e non ispessiti, rendendoli suscettibili a muoversi indietro verso l'atrio durante la contrazione ventricolare. Le altre condizioni menzionate non sono associate a questo specifico movimento dei lembi valvolari:

- L'endocardite reumatica è una condizione causata da un'infezione batterica che generalmente porta a ispessimento dei lembi delle valvole cardiache (la risposta A non è corretta);
- La stenosi mitralica è una condizione in cui si verifica una riduzione dell'apertura della valvola mitrale (la risposta B non è corretta);
- L'insufficienza valvolare grave (o rigurgito) è una condizione in cui la valvola mitrale non si chiude completamente, permettendo il ritorno di sangue all'atrio sinistro durante la sistole ventricolare, a seguito di varie anomalie valvolari (la risposta D non è corretta);
- L'endocardite infettiva è un'infezione delle valvole cardiache, spesso caratterizzata dalla formazione di vegetazioni o dal danneggiamento delle strutture valvolari (la risposta E non è corretta).


4 di 10 Domande

Ad un uomo di 50 anni è stata diagnosticata cardiomiopatia dilatativa idiopatica. È stata prescritta una terapia a base di ACE-inibitori e betabloccanti. In questo caso sarebbe necessario prescrivere anche una terapia a base di:














La risposta corretta è la C. 

La cardiomiopatia dilatativa è una condizione caratterizzata dall'ingrandimento e dall'indebolimento del cuore, che ne riduce la capacità di pompare il sangue in modo efficace. La terapia standard spesso include ACE-inibitori (o sartani o sacubitril/valsartan) e beta-bloccanti, farmaci che migliorano la funzione cardiaca e riducono il carico sul cuore. Inoltre, gli antialdosteronici e gli inibitori SGLT2 hanno dimostrato di migliorare la prognosi dei pazienti. La digossina è ora raramente utilizzata in questi pazienti (la risposta A è errata), mentre i diuretici sono principalmente sintomatici (la risposta B è errata). Infine, i corticosteroidi e i calcio-antagonisti non sono indicati per questa condizione (le risposte D ed E sono errate).


5 di 10 Domande

Una donna di 77 anni viene valutata per un possibile impianto di pacemaker. Indicazione certa all'impianto di pacemaker in caso di blocco Atrio-Ventricolare (A-V) viene data:














La risposta corretta è la E.

Il blocco atrioventricolare (A-V) è una condizione medica che implica una compromissione nella trasmissione degli impulsi elettrici dal atrio ai ventricoli nel cuore. I tipi di blocco A-V variano, e la necessità di impiantare un pacemaker dipende dalla specificità e dalla severità del blocco. Il blocco A-V di terzo grado, noto anche come blocco completo, impedisce completamente il passaggio degli impulsi dagli atri ai ventricoli, provocando una dissociazione elettrica completa con conseguenze cliniche rilevanti come astenia e sincope. Anche il blocco A-V di secondo grado avanzato sintomatico, dove alcuni impulsi atriali non raggiungono i ventricoli, può causare sintomi quali svenimenti o vertigini dovuti a un rallentamento o arresto temporaneo del ritmo cardiaco. In questi casi, l'impianto di un pacemaker è raccomandato per mantenere una corretta conduzione elettrica e prevenire sintomi gravi. In contrasto, altre situazioni non rappresentano un'indicazione diretta per l'impianto di pacemaker:
- Il blocco A-V di primo grado, che è una lieve ritardata conduzione tra atri e ventricoli, generalmente non richiede l'impianto di un pacemaker, a meno di complicazioni associate o altre patologie;
- Il blocco A-V di secondo grado con QRS stretti può richiedere un pacemaker solo se accompagnato da sintomi significativi o se progredisce verso un blocco di secondo grado avanzato sintomatico;
- Il blocco A-V di secondo grado tipo 1 asintomatico, noto anche come blocco di Luciani-Wenckebach, di solito non necessita di un pacemaker a meno che non diventi sintomatico o ci siano altre indicazioni cliniche per l'impianto del dispositivo;
- Le malattie neuromuscolari con blocco A-V di primo grado richiederebbero una valutazione più approfondita, ma un blocco A-V di primo grado da solo non è una indicazione sicura per l'impianto di un pacemaker. La decisione dipende dalla gravità del blocco e dai sintomi presentati dal paziente (le risposte A, B, C e D non sono corrette).


6 di 10 Domande

Una paziente di 45 anni senza precedenti cardiovascolari salvo la presenza di ipertensione arteriosa in terapia con ramipril a basso dosaggio, si reca in Pronto Soccorso per un dolore toracico anteriore che non si modifica con lo sforzo ma con gli atti del respiro. Viene dosata la troponina ad alta sensibilità che risulta elevata, mentre l’ECG mostra un quadro compatibile con ripolarizzazione precoce e una frequenza cardiaca di 70 bpm. Qual è la diagnosi più probabile tra le seguenti?














La risposta corretta è la D.

La paziente di 45 anni, presentando dolore toracico anteriore che non varia con lo sforzo ma con gli atti respiratori e avendo una troponina ad alta sensibilità elevata, suggerisce una possibile miopericardite acuta. La miopericardite coinvolge un'infiammazione contemporanea del miocardio (muscolo cardiaco) e del pericardio (la membrana esterna del cuore), potendo essere scatenata da varie cause come infezioni virali, batteriche, malattie autoimmuni, tra le altre. La presenza di un quadro elettrocardiografico con sopraslivellamento concavo diffuso del tratto ST suggerisce un'infiammazione pericardica. Questa condizione è comunemente diagnosticata in giovani adulti con dolore toracico atipico, richiedendo l'esclusione di altre cause prima di confermare definitivamente la diagnosi. Di conseguenza, sono necessari ulteriori esami e valutazioni per confermare la diagnosi e organizzare un trattamento appropriato. Per quanto riguarda le altre opzioni:
- L'insufficienza mitralica causata dalla rottura di un muscolo papillare è una condizione seria che porta a una marcata insufficienza della valvola mitrale, di solito accompagnata da sintomi quali dispnea, ortopnea e edema, ma non spiega il dolore toracico o l'ECG atipico come descritto (la risposta A non è corretta);
- La sindrome di Wolff-Parkinson-White, che include una via accessoria nel cuore potenzialmente causa di aritmie, non giustifica il dolore toracico né i livelli elevati di troponina (la risposta B non è corretta);
- L'ulcera peptica, una lesione del tratto digestivo, non correla con i sintomi cardiaci della paziente (la risposta C non è corretta);
- Il reflusso gastroesofageo, caratterizzato dal ritorno dei contenuti gastrici nell'esofago causando bruciore e disagio, non corrisponde ai sintomi cardiaci osservati nella paziente (la risposta E non è corretta).


7 di 10 Domande

Un uomo di 70 anni si reca in Pronto Soccorso per un quadro di scompenso cardiaco congestizio secondario ad una pericardite costrittiva con funzione cardiaca altrimenti conservata. Quale di queste opzioni terapeutiche rappresenta il trattamento più adeguato?














La risposta corretta è la A.

La pericardite costrittiva è una condizione in cui il pericardio, la membrana esterna del cuore, diventa rigido e ispessito, impedendo al cuore di espandersi e riempirsi adeguatamente durante il ciclo cardiaco. Questo può causare scompenso cardiaco congestizio, con conseguente ritenzione di liquidi nel corpo che provoca edema e accumulo di liquidi nei polmoni e negli arti. Il trattamento principale della pericardite costrittiva consiste nell'uso di diuretici per ridurre il sovraccarico di liquidi nel corpo e alleviare i sintomi congestizi. I diuretici facilitano l'eliminazione dell'acqua in eccesso attraverso l'urina, alleviando così l'edema e il dolore addominale legati alla ritenzione di liquidi. La chirurgia rappresenta il trattamento definitivo per la pericardite costrittiva e può essere indicata in casi selezionati in cui i sintomi non migliorano con il trattamento farmacologico o in presenza di complicanze significative. La pericardiectomia, che consiste nella rimozione chirurgica del pericardio ispessito, può migliorare significativamente i sintomi e la funzione cardiaca nei pazienti con pericardite costrittiva. Altre opzioni terapeutiche elencate non rappresentano il trattamento di scelta per la pericardite costrittiva:
- La pericardiocentesi precoce, ovvero il drenaggio del liquido dal pericardio, può essere utile in caso di pericardite effusiva, ma nella pericardite costrittiva, l'accumulo di liquido non è la causa principale del problema (la risposta B non è corretta);
- Gli inotropi per via endovenosa migliorano la contrattilità cardiaca, ma non sono il trattamento di scelta per la pericardite costrittiva (la risposta C non è corretta);
- I beta-bloccanti e gli ACE-inibitori sono comunemente utilizzati per alcune forme di scompenso cardiaco, ma non sono trattamenti specifici per la pericardite costrittiva (la risposta D non è corretta);
- I FANS e i cortisonici possono ridurre l'infiammazione associata alla pericardite, ma il trattamento principale per la pericardite costrittiva è rappresentato dai diuretici e, quando necessario, dalla chirurgia. La pericardiocentesi può essere presa in considerazione solo in caso di pericardite effusiva con un accumulo significativo di liquido nel pericardio che provoca sintomi gravi, ma non è il trattamento principale per la pericardite costrittiva (la risposta E non è corretta).


8 di 10 Domande

Un paziente di 85 anni giunge all’ambulatorio di Endoscopia Digestiva per eseguire una esofagogastroduodenoscopia (EGDS) in seguito a riferita emissione di feci scure con riscontro agli esami ematochimici di anemia (Hb: 9.8 g/dL) ipocromica microcitica. L’EGDS mostra in sede antrale il quadro riportato. Qual è la diagnosi endoscopica di quanto osservato?

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La risposta corretta è la B.

Escludiamo immediatamente le ultime due opzioni poiché, nell'immagine endoscopica esaminata, non si osservano né formazioni polipoidi né estroflessioni diverticolari dello stomaco, una localizzazione rara per la diverticolosi. Piuttosto, si nota una lesione depressa rispetto alla mucosa circostante, di colore biancastro, con macchie più scure sulla superficie, indicate dalla freccia più piccola. Questo è il quadro tipico di un'ulcera, che in questo caso è localizzata nell'antrum gastrico. La classificazione di Forrest è utilizzata per categorizzare le ulcere basandosi sulle loro caratteristiche endoscopiche e per prevedere il rischio di risanguinamento dell'ulcera stessa. Le ulcere Forrest Ia e Ib sono quelle che sanguinano attivamente, rispettivamente con un sanguinamento a getto e a nappo (la risposta A non è corretta), le ulcere IIa sono quelle con un vaso visibile sottostante, le IIb con coagulo adeso, e le IIc con macchie di ematina sulla superficie. Infine, le ulcere Forrest III hanno una base fibrinosa completamente detersa (la risposta C non è corretta).


9 di 10 Domande

Un paziente di 63 anni affetto da cirrosi epatica dismetabolica ed alcool relata è stato recentemente dimesso dal reparto di gastroenterologia dove era stato ricoverato per stato confusionale secondario ad encefalopatia epatica. Quale fra le terapie sottoelencate è più appropriata per la prevenzione della recidiva di encefalopatia epatica?














La risposta corretta è la D.

La domanda richiede di ricordare le due classi di farmaci impiegate per prevenire o trattare gli episodi di encefalopatia epatica nella cirrosi scompensata: i lassativi osmotici (lattulosio/lattitolo) e la rifaximina. Entrambe le tipologie di farmaci riducono l'accumulo e l'assorbimento delle sostanze azotate nell'intestino del paziente, diminuendo così la quantità che entra nel circolo portale e raggiunge il sistema nervoso centrale.


10 di 10 Domande

Ad un paziente di 80 anni con storia di pregressa ulcera gastrica viene prescritto acido acetilsalicilico a basse dosi. Quale ulteriore farmaco è bene che venga prescritto?














La risposta corretta è la A.

Tra i farmaci elencati, gli inibitori della pompa protonica (PPI) sono gli unici che hanno dimostrato di prevenire la formazione di ulcere peptiche nei pazienti che assumono cardioaspirina o FANS. Sebbene non sia sempre necessario associare la cardioaspirina con un PPI, questo è consigliato per i pazienti a rischio elevato di sanguinamento gastrointestinale, come quelli con precedenti episodi di ulcera peptica o in età avanzata, che devono iniziare una terapia antiaggregante.


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