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1 di 10 Domande

In una paziente di 63 anni con recente diagnosi di adenocarcinoma gastrico di tipo intestinale, metastatico a livello epatico e polmonare, la valutazione immunoistochimica sul tessuto neoplastico ha documentato l’iperespressione di HER-2. E’ stata posta l’indicazione ad eseguire un trattamento chemioterapico di prima linea. Quale terapia a bersaglio molecolare è indicato associare al trattamento chemioterapico?














La risposta corretta è la C.

In seguito alla diagnosi di adenocarcinoma dello stomaco metastatico si esegue la ricerca della proteina HER2 in quanto, qualora positiva, il trattamento di prima linea consiste in un’associazione della chemioterapia (una combinazione di cisplatino e fluoropirimidine) e terapia target anti HER2, ovvero il tastuzumab.
Al contrario, Panitumumab e catuximab sono anticorpi diretti contro EGFR e vengono impiegati nel tumore del colon RAS wild type. Bevacizumab è un anti angiogenetico (anti VEGF) impiegato in diverse neoplasie come, per esempio, nella prima linea del tumore del colon metastatico RAS mutato o nel tumore dell’ovaio in associazione alla chemioterapia (le risposte A e D non sono corrette); rituximab è un anti-CD20 impiegato tipicamente in ambito ematologico (la risposta E non è corretta).


2 di 10 Domande

Il pembrolizumab è un farmaco immunoterapico indicato nel trattamento di numerosi tumori solidi in fase metastatica come tumore polmonare non-microcitoma, melanoma, carcinoma uroteliale, carcinoma renale, carcinoma testa/collo. Che tipo di anticorpo è?














La risposta corretta è la A.

Il pembrolizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato diretto contro PD-1 (Programmed Death 1), un recettore di membrana espresso sulla superficie delle cellule T del sistema immunitario. Il suo ligando, PD-L1 (Programmed Death Ligand-1), è espresso sulla superficie di alcune cellule tumorali. L’interazione tra PD-1 e PD-L1, espresso dalle cellule tumorali, inibisce l’attività immunitaria, impedendo alle cellule immunitarie di riconoscere le cellule tumorali come estranee ed eliminarle. Gli anticorpi monoclonali che bloccano questo pathway possono essere diretti contro il recettore (PD-1) espresso sulle cellule T (come pembrolizumab e nivolumab) o contro il ligando (PD-L1) espresso sulle cellule tumorali (come atezolizumab, durvalumab, avelumab). Il legame di questi anticorpi anti-PD(L)1 blocca l'interazione tra PD-1 e PD-L1 e impedisce l'attivazione dei segnali inibitori, ripristinando il corretto riconoscimento delle cellule tumorali da parte del sistema immunitario.
Al contrario, gli anti-VEGF sono farmaci antiangiogenetici come il bevacizumab (la risposta B non è corretta).
Invece, gli anti-TIGIT, come il tiragolumab, sono anticorpi monoclonali di recente introduzione diretti contro la proteina TIGIT presente sulle cellule immunitarie (la risposta C non è corretta).
All'opposto, gli anti-HER2, come trastuzumab e pertuzumab, sono anticorpi monoclonali diretti contro la proteina HER2, responsabile della proliferazione cellulare (la risposta D non è corretta).
Infine, gli anti-CTLA4, come ipilimumab, sono immunoterapici con un meccanismo d'azione simile a quello descritto per PD(L)1, ma in questo caso il recettore coinvolto è il CTLA4, espresso sui linfociti T (la risposta E non è corretta).


3 di 10 Domande

A seguito della comparsa di ittero, una paziente di 61 anni in buone condizioni cliniche generali esegue degli accertamenti diagnostici che si concludono con una diagnosi di tumore della testa del pancreas. La paziente viene sottoposta ad intervento chirurgico di duodenocefalopancreasectomia e l’esame istologico depone per “adenocarcinoma della testa del pancreas”. La stadiazione è pT2pN1M0. Quale trattamento medico è più indicato?














La risposta corretta è la D.

Lo scenario descrive una paziente che ha subito un intervento chirurgico per una nuova diagnosi di tumore della testa del pancreas, manifestatasi con ittero. Questi dati sono significativi perché suggeriscono che sarà possibile sottoporre la paziente a un trattamento chemioterapico adiuvante aggressivo usando un protocollo a tre farmaci chiamato FOLFIRINOX, che comprende fluorouracile, irinotecano e oxaliplatino. La chemioterapia adiuvante viene somministrata dopo l'intervento chirurgico e mira a ridurre il rischio di recidiva e a prolungare la sopravvivenza.
Al contrario, il CHOP è uno schema chemioterapico utilizzato in ambito ematologico (la risposta A non è corretta).
Invece, ciclofosfamide e adriamicina sono componenti di protocolli chemioterapici tipici dei sarcomi (le risposte B e C non sono corrette).
All'opposto, il topotecano è un vecchio chemioterapico indicato nel trattamento di alcuni tumori, come il carcinoma polmonare a piccole cellule in linee successive alla prima o il tumore dell'ovaio (la risposta E non è corretta).
Infine, l'immunoterapia adiuvante non è indicata nel trattamento del tumore del pancreas (la risposta C non è corretta).


4 di 10 Domande

Un uomo di 27 anni lamenta da circa 2 anni dolore lombare irradiato ai glutei. La sintomatologia è accentuata al risveglio e migliora progressivamente nell’arco della giornata. Gli esami mostrano moderato incremento degli indici di flogosi ma la radiografia del bacino e del rachide lombosacrale non evidenziano alterazioni di rilievo. Quale tra questi esami è più indicato effettuare?














La risposta corretta è la E.

La presentazione clinica di un dolore mattutino persistente da oltre tre mesi, associato a indici di flogosi elevati (probabilmente riferendosi alla VES), fa sospettare una malattia reumatologica del bacino, in particolare una spondilite anchilosante. L'indagine più indicata per studiare l'articolazione sacro-iliaca è la risonanza magnetica (RM).
Al contrario, la tomografia computerizzata (TC) è meno sensibile, l'ecografia non ha un ruolo nello studio del rachide negli adulti, e la biopsia osteomidollare è utile solo per lo studio del midollo osseo in caso di sospetto di condizioni ematologiche, non per lo studio delle articolazioni (quindi le risposte A, B, C e D non sono corrette).


5 di 10 Domande

Un uomo di 34 anni presenta da circa due mesi febbre intermittente accompagnata a faringodinia. Durante gli episodi ha notato un rash color salmone sul tronco e sulle braccia. Agli esami di laboratorio si evidenzia un incremento degli indici di flogosi ed un marcato aumento dei valori di ferritina. Quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la A.

La presentazione clinica di un dolore mattutino persistente da oltre tre mesi, associato a indici di flogosi elevati (probabilmente riferendosi alla VES), fa sospettare una malattia reumatologica del bacino, in particolare una spondilite anchilosante. L'indagine più indicata per studiare l'articolazione sacro-iliaca è la risonanza magnetica (RM).
Al contrario, la tomografia computerizzata (TC) è meno sensibile, l'ecografia non ha un ruolo nello studio del rachide negli adulti, e la biopsia osteomidollare è utile solo per lo studio del midollo osseo in caso di sospetto di condizioni ematologiche, non per lo studio delle articolazioni (le risposte A, B, C e D non sono corrette).


6 di 10 Domande

Una donna di 60 anni affetta da diabete mellito di tipo 1 dall’età di 28 anni, complicato da retinopatia e nefropatia diabetica, ha un colesterolo LDL=130 mg/dL, in assenza di terapia ipolipemizzante. Secondo le linee guida ESC del 2019, il suo target dovrebbe essere:














La risposta corretta è la B.

Secondo le linee guida menzionate, un paziente con diabete mellito e danno d'organo è considerato automaticamente a rischio cardiovascolare molto elevato, richiedendo un obiettivo di colesterolo LDL inferiore a 55 mg/dL. La categoria di rischio molto elevato include anche pazienti con una storia di malattia cardiovascolare (prevenzione secondaria), pazienti con un rischio cardiovascolare a 10 anni superiore al 10%, e pazienti con ipercolesterolemia familiare accompagnata da un altro fattore di rischio maggiore o una precedente malattia cardiovascolare (quindi le risposte A, C, D ed E non sono corrette).


7 di 10 Domande

Un paziente di anni 80, si presenta al Pronto Soccorso per la comparsa acuta, circa due ore prima, di ipostenia dell’emisoma di destra. Obiettività neurologica: paziente vigile, collaborante; deficit di forza agli arti di destra con caduta precoce alla manovra di Mingazzini, lieve deficit del linguaggio con anomie. L’indagine diagnostica da effettuare immediatamente è:














La risposta corretta è la B.

Nel sospetto di un evento cerebrovascolare acuto come l'ictus, il primo esame è sempre la TC encefalo basale per escludere emorragie. Successivamente, spesso si procede con un'angio-TC arteriosa per individuare la sede dell'occlusione arteriosa, nel caso si sia esclusa un'emorragia e si sospetti un ictus ischemico.
Al contrario, la spettroscopia RM ha un'utilità clinica marginale, soprattutto per la diagnosi differenziale di lesioni neoplastiche. In generale, la RM nell'ictus è indicata solo dopo la TC e solo in centri dove è disponibile, con l'obiettivo di estendere la finestra di trattamento in presenza di una penombra ischemica meritevole di trattamento, a condizione che non rallenti la gestione clinica del paziente (la risposta A non è corretta).
L'ecocolordoppler non è utile nell'ictus acuto (la risposta C non è corretta). L'angiografia cerebrale ha un ruolo nell'ictus acuto, ma viene eseguita sempre dopo la TC, principalmente per finalità interventistiche, specialmente in due casi:
a. Trombectomia meccanica in pazienti candidabili in base al rischio anestesiologico, all'interno della finestra terapeutica, e in cui l'angio-TC ha dimostrato la sede della trombosi arteriosa;
b. Ictus emorragico che richiede la riparazione di una struttura vascolare, come nel caso della riparazione di un aneurisma cerebrale in pazienti con emorragia subaracnoidea. L'emorragia subaracnoidea, tuttavia, solitamente non si presenta con il quadro clinico descritto.
Infine, l'angiografia diagnostica ha un ruolo sempre più limitato, mentre in passato (prima della moderna angio-TC) aveva un ruolo centrale nell'identificazione della sede della trombosi nell'ictus ischemico. L'EEG non è utile nella gestione dell'ictus acuto (le risposte D ed E non sono corrette).


8 di 10 Domande

Paziente di 45 anni moderatamente iperteso in trattamento farmacologico con antipertensivi. Da circa una settimana presenta episodi caratterizzati da clonie che interessano inizialmente la mano destra e si estendono successivamente all’emivolto omolaterale. Gli episodi durano circa 30 secondi e sono seguiti da una perdita di forza che persiste per diverse ore. Quale tra le seguenti è l’ipotesi diagnostica più probabile?














La risposta corretta è la C.

Il testo descrive episodi di clonie circoscritte alla mano destra e all'emivolto destro, che corrispondono esattamente alla definizione di crisi epilettiche parziali motorie. Poiché si tratta di episodi ripetuti nell'ultima settimana, può essere definita come "epilessia". La conseguente perdita di forza sperimentata dal paziente è conosciuta come paralisi di Todd.
Al contrario, una sindrome extrapiramidale di solito si manifesta dopo i 65 anni con tremori agli arti (scosse fini, non clonie). Generalmente non coinvolge l'emivolto (potrebbero essere presenti tremore della voce o del labbro inferiore, ma non lateralizzati) e soprattutto non si associa a perdita di forza (la risposta A non è corretta).
Invece, i TIA (la più probabile tra le opzioni sbagliate) devono essere esclusi perché non si associano a clonie (la risposta B non è corretta).
All'opposto, l'unico elemento correlato alle miopatie nell'intero quadro clinico descritto è la perdita di forza, che però non è transitoria, ha un esordio subacuto nell'arco di settimane o mesi e coinvolge gruppi muscolari specifici, non interi distretti come la mano o l'emivolto (la risposta D non è corretta).
Infine, l'ischemia midollare è un evento acuto (come l'ictus), molto grave e non transitorio. I sintomi sono generalmente bilaterali e coinvolgono anche gli arti inferiori. La tipica presentazione clinica è un'insorgenza acuta-subacuta di difficoltà nella deambulazione e incontinenza urinaria o ritenzione (la risposta E non è corretta).


9 di 10 Domande

Una ragazza di 20 anni si presenta all'osservazione dei sanitari in merito ad un disturbo caratterizzato da parestesie localizzate simmetricamente a livello distale nei 4 arti. Interrogata, riferisce che i sintomi sono comparsi il giorno precedente ma stanno
progredendo per intensità. Due settimane prima dell’esordio dei sintomi, viene segnalata una gastroenterite regredita dopo circa cinque giorni. All’esame obiettivo neurologico, gli unici elementi di rilievo riguardano una ipoestesia distale agli arti inferiori e superiori e assenza dei riflessi achillei bilateralmente, con ipoevocabilità di tutti gli altri riflessi osteotendinei. L’ipotesi diagnostica più probabile tra le seguenti è:














La risposta corretta è la E.

Quando si osservano disturbi neurologici che si manifestano circa due settimane dopo una gastroenterite o un'infezione delle vie respiratorie, si dovrebbe subito sospettare la sindrome di Guillain-Barré. Inoltre, l'assenza di riflessi osteotendinei nelle aree interessate e la ridotta risposta in altre aree sono tipiche della sindrome. L'unico elemento che non corrisponde perfettamente alla definizione classica è l'enfasi sui sintomi sensitivi distali senza menzionare la debolezza muscolare prossimale, che potrebbe essere assente se il paziente si presenta in un pronto soccorso con un quadro clinico precoce che ancora non coinvolge i distretti motori.
Al contrario, la sclerosi multipla è la "sorella centrale" della GBS, essendo la principale malattia demielinizzante centrale, mentre la GBS è la principale malattia demielinizzante periferica. La sclerosi multipla non è associata a infezioni recenti, le parestesie in genere non sono simmetriche e, soprattutto, i riflessi osteotendinei sono iperattivi quando il danno è centrale (la risposta A non è corretta).
Invece, l'ictus vertebrobasilare è un evento acuto che si manifesta con sintomi come vomito, diplopia e instabilità (la risposta B non è corretta).
All'opposto, le benzodiazepine causano sonnolenza o alterazione dello stato di coscienza, ma non formicolii (la risposta C non è corretta).
Infine, la sindrome di Brown-Séquard, o emisezione del midollo spinale, è una condizione acuta non preceduta da infezioni (la risposta D non è corretta).


10 di 10 Domande

La Disforia di genere può essere definita come:














La risposta corretta è la D.

La disforia di genere si caratterizza per una discrepanza tra il genere assegnato alla nascita e quello espresso dall'individuo. Questa incongruenza causa un forte disagio e porta al desiderio di appartenere a un genere diverso da quello attribuito alla nascita. Il genere espresso non deve necessariamente essere l'opposto, ma può essere qualsiasi genere alternativo. In genere, la riassegnazione del genere migliora il disagio sperimentato dall'individuo, mentre le difficoltà nel raggiungere la riassegnazione o la sua impossibilità possono aumentare il rischio di sviluppare sintomi depressivi e ideazione suicidaria.
Al contrario, il disturbo da travestimento è un disturbo parafilico in cui l'individuo prova eccitazione sessuale indossando abiti del sesso opposto (la risposta A non è corretta).
Infine, lo pseudoermafroditismo è una condizione endocrinologica che può essere causata da un deficit nella sintesi degli androgeni o nella risposta periferica alla loro produzione (pseudoermafroditismo maschile) o da sindrome adreno-genitale (pseudoermafroditismo femminile) (la risposta C non è corretta).


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