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1 di 100 Domande

Nell' ipertrofia prostatica benigna, in presenza di Lower Urinary Tract Symptoms, con urinocoltura sterile, quale delle seguenti associazioni di farmaci e' la piu' indicata in assenza di controindicazioni?














Nell' ipertrofia prostatica benigna, in presenza di Lower Urinary Tract Symptoms, con urinocoltura sterile, l'associazione di farmaci più indicata in assenza di controindicazioni è Alfa-litico e inibitore della 5-alfa-reduttasi (la risposta A è corretta). La terapia medica per la gestione dell'ipertrofia prostatica benigna (BPH) con sintomatologia ostruttiva del basso tratto urinario (LUTS) si basa principalmente su due classi di farmaci: gli alfa-litici e gli inibitori della 5-alfa reduttasi. Gli alfa-litici, mediante l'inibizione dei recettori adrenergici α-1 del sistema nervoso simpatico adrenergico, agiscono sulla muscolatura liscia della prostata e dell'uretra, riducendo la pressione uretrale e favorendo lo svuotamento della vescica. Al contrario, gli inibitori della 5-alfa reduttasi, agendo sul processo di conversione del testosterone in diidrotestosterone, favoriscono la riduzione del volume prostatico. La presenza o l'assenza di batteriuria non influenza la scelta del trattamento di base per l'ipertrofia prostatica benigna. In caso di batteriuria sintomatica, tuttavia, potrebbe essere appropriato associare un antibiotico alla terapia medica. Si raccomanda, inoltre, una valutazione attenta della storia clinica e della sintomatologia del paziente, oltre che una valutazione urologica completa, per determinare il trattamento più adeguato per il paziente.


2 di 100 Domande

In un paziente che si presenta con lombalgia non irradiata agli arti inferiori e senza ''red-flags'' (segni di allarme), dopo quanto tempo e' appropriato eseguire una RX del rachide lombare?














In un paziente che si presenta con lombalgia non irradiata agli arti inferiori e senza ''red-flags'' (segni di allarme), dopo circa 4 settimane è appropriato eseguire una RX del rachide lombare (la risposta A è corretta). Le linee guida della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) del 2019 indicano che non si dovrebbero richiedere di routine esami di diagnostica per immagini in caso di lombalgia senza segni o sintomi di allarme (red flag). Tale raccomandazione è motivata dal fatto che la lombalgia è solitamente una condizione benigna che risolve spontaneamente nella maggior parte dei casi. Inoltre, se l'anamnesi e l'esame obiettivo escludono la presenza di elementi patologici, le tecniche di imaging sono inadeguate per le prime quattro settimane, poiché non influenzano l'approccio terapeutico.Le raccomandazioni della SIMG mettono inoltre in luce l'esposizione a radiazioni ionizzanti e il costo dell'esame di imaging (le risposte B, D, E non sono corrette). La risposta C non è corretta, in quanto prevede la sottoposizione ad un esame elettrofisiologico che solitamente non viene effettuato se la sintomatologia si limita alla sola lombalgia. In sintesi, le linee guida della SIMG raccomandano di evitare l'uso di tecniche di imaging di routine per la lombalgia senza segni o sintomi di allarme (red flag), poiché tali tecniche non sono utili per la gestione terapeutica. È quindi necessario prestare attenzione all'anamnesi e all'esame obiettivo del paziente e considerare l'esposizione a radiazioni ionizzanti e il costo dell'esame stesso.


3 di 100 Domande

Un paziente di 65 anni riferisce da alcune settimane difficolta' nella deglutizione associata a fastidio epigastrico, astenia e calo ponderale di 8 kg negli ultimi 2 mesi senza fare dieta ipocalorica. Agli esami del sangue si rileva solo Hb ai limiti inferiori del range di normalita' e la ferritina e' 5 ug/dl (VN 18-150). Quale tra i seguenti e' l'accertamento appropriato da effettuare in tempi brevi?














Un paziente di 65 anni riferisce da alcune settimane difficoltà nella deglutizione associata a fastidio epigastrico, astenia e calo ponderale di 8 kg negli ultimi 2 mesi senza fare dieta ipocalorica. Agli esami del sangue si rileva solo Hb ai limiti inferiori del range di normalità e la ferritina è 5 ug/dl (VN 18-150). L'accertamento appropriato da effettuare in tempi brevi è l'esofagogastroduodenoscopia (la risposta A è corretta). Il caso clinico in esame riguarda un paziente di 65 anni che presenta sintomi quali disfagia acuta, calo ponderale e anemia sideropenica, che rappresentano campanelli d'allarme per la possibile presenza di una neoplasia esofagea o gastrica. Al fine di escludere tali ipotesi diagnostiche, risulta necessario effettuare un esame endoscopico, come l'EGDS (la risposta A è corretta). L'ecografia e la TC con mdc, sono tecniche che possono essere utili nella fase di stadiazione della neoplasia, ma non rappresentano gli esami appropriati da effettuare in tempi brevi (le risposte B, C non sono corrette). Il breath test per la ricerca dell'HP, è errato poiché questo esame è indicato nell'iter diagnostico della dispepsia nei pazienti giovani (inferiori ai 45-50 anni) e senza sintomi d'allarme, che non sono presenti in questo caso clinico (la risposta D è errata). Infine, la ricerca del sangue occulto fecale, non è appropriata poiché, sulla base della presentazione clinica, l'anemia è più probabilmente causata da una patologia del tratto digestivo superiore (la risposta E non è corretta).


4 di 100 Domande

In un paziente con fibrillazione atriale non valvolare la prescrizione di un farmaco DOAC (Direct Oral AntiCoagulants) rispetto agli inibitori della Vitamina K (es. Warfarin) consente sicuramente di:














In un paziente con fibrillazione atriale non valvolare la prescrizione di un farmaco DOAC (Direct Oral AntiCoagulants) rispetto agli inibitori della Vitamina K (es. Warfarin) consente sicuramente di evitare il controllo periodico del PT (tempo di protrombina) (la risposta A è corretta). Secondo le ultime Linee Guida della Società Europea di Cardiologia sulla fibrillazione atriale (ESC 2020), l'uso di farmaci anticoagulanti è raccomandato per i pazienti con fibrillazione atriale e rischio tromboembolico elevato. Tra i farmaci anticoagulanti disponibili per il trattamento della fibrillazione atriale non valvolare, i DOAC (Direct Oral Anticoagulants), che includono Dabigatran, Rivaroxaban, Apixaban ed Edoxaban, sono considerati la prima scelta terapeutica. I DOAC possono essere assunti per via orale (la risposta E non è corretta) e la loro efficacia terapeutica è raggiunta con una somministrazione giornaliera (le risposte C, D non sono corrette), senza la necessità di monitorare regolarmente i parametri della coagulazione (la risposta A è corretta), come invece richiesto dalla terapia con farmaci antagonisti della vitamina K che richiedono la misurazione dei valori di INR. Pertanto, la riduzione del rischio di effetti collaterali come nausea e vomito non costituisce un criterio discriminante per la scelta dei DOAC nell'ambito della terapia anticoagulante (la risposta B non è corretta).


5 di 100 Domande

Se trattati entrambi con anticoagulanti orali il rischio ictus in una donna con fibrillazione atriale e', rispetto al rischio ictus dell'uomo con fibrillazione atriale:














Se trattati entrambi con anticoagulanti orali il rischio ictus in una donna con fibrillazione atriale è, maggiore rispetto al rischio ictus dell'uomo con fibrillazione atriale (la risposta C è corretta). In base agli attuali studi medici, il sesso femminile rappresenta un fattore di rischio riconosciuto per gli eventi tromboembolici, un termine che si riferisce alla formazione di coaguli di sangue nelle vene o nelle arterie che possono causare gravi complicanze mediche. Nello score CHADSVASc, uno strumento di valutazione dei fattori di rischio tromboembolico utilizzato in campo medico, il sesso femminile viene considerato uno dei fattori di rischio presi in considerazione (la risposta C è corretta).


6 di 100 Domande

Cosa fa sospettare un soffio diastolico di Austin Flint in un paziente geriatrico, astenico, con dispnea da sforzo?














L'insufficienza aortica fa sospettare un soffio diastolico di Austin Flint in un paziente geriatrico, astenico, con dispnea da sforzo (la risposta C è corretta). Nel caso specifico, la presenza di un soffio diastolico nel paziente consente di escludere con certezza la presenza di insufficienza mitralica e stenosi aortica, le quali sono valvulopatie caratterizzate da un soffio sistolico (le risposte B, E non sono corrette). Inoltre, la fibrillazione atriale non è comunemente associata a un soffio (la risposta A non è corretta), poiché questa aritmia comporta la perdita di una contrazione atriale emodinamicamente efficace, il che potrebbe diminuire la percezione di alcuni soffi diastolici. Di conseguenza, la scelta corretta si riduce a sole due possibilità: insufficienza aortica e stenosi mitralica. In particolare, il soffio di Austin Flint rappresenta un segno tipico dell'insufficienza aortica (a risposta C è corretta), che si verifica quando il flusso sanguigno dalla aorta al ventricolo sinistro rigurgita durante la diastole. Questo flusso rigurgitante colpisce il lembo anteriore della valvola mitrale, che normalmente è aperta in diastole, impedendone la piena apertura. Di conseguenza, si genera una turbolenza a ridosso della valvola mitrale parzialmente aperta, che può essere auscultata come un soffio diastolico caratteristico all'apice cardiaco (focolaio di auscultazione della valvola mitrale).


7 di 100 Domande

Quale tra le seguenti condizioni e' controindicazione assoluta al trattamento con Anticoagulanti Orali Diretti (DOAC)?














La gravidanza è controindicazione assoluta al trattamento con Anticoagulanti Orali Diretti (DOAC) (la risposta C è corretta). I DOAC, acronimo di "Direct Oral Anticoagulants", rappresentano una classe di farmaci anticoagulanti che hanno visto una rapida diffusione nella pratica clinica negli ultimi anni, grazie alla loro maneggevolezza, sicurezza e ridotte controindicazioni. Essi rappresentano oggi la terapia di prima linea per il trattamento di pazienti affetti da fibrillazione atriale non valvolare che richiedono anticoagulazione. Tuttavia, la gravidanza rappresenta un'assoluta controindicazione all'utilizzo di questi farmaci (la risposta C è corretta), in quanto possono rappresentare un rischio per il feto. In questo contesto, sarà necessario adottare altre terapie anticoagulanti come l'eparina a basso peso molecolare o i farmaci antagonisti della vitamina K. Inoltre, una severa compromissione della funzionalità renale rappresenta un'altra controindicazione all'utilizzo dei DOAC. In particolare, il Dabigatran non può essere utilizzato in pazienti con un filtrato glomerulare inferiore a 30 ml/min, mentre Apixaban, Edoxaban e Rivaroxaban rappresentano un'opzione terapeutica non raccomandata per valori di filtrato glomerulare inferiori a 15 ml/min (le risposte A, D, E non sono corrette). In questo caso, sarà necessario adottare altre opzioni terapeutiche per prevenire il rischio di sanguinamento o di eventi trombotici. In sintesi, i DOAC rappresentano una classe di farmaci anticoagulanti che, sebbene siano maneggevoli e sicuri da utilizzare, presentano alcune controindicazioni che devono essere attentamente valutate dal medico curante per garantire la sicurezza del paziente.


8 di 100 Domande

Una TC del torace senza mezzo di contrasto, equivale, come dose di radiazione assorbita, a circa:














Una TC del torace senza mezzo di contrasto, equivale, come dose di radiazione assorbita, a circa 400 radiografie standard del torace (la risposta D è corretta). La tomografia computerizzata (TC) e la radiografia convenzionale (Rx) sono comuni procedure diagnostiche che utilizzano radiazioni ionizzanti, ovvero raggi X, per ottenere immagini mediche. Tuttavia, la valutazione dei benefici e dei rischi associati all'uso di queste radiazioni deve essere accurata e attenta per garantire la sicurezza del paziente. Gli effetti delle radiazioni ionizzanti sui tessuti del corpo sono legati alla quantità di energia che viene trasferita durante l'esposizione e questa quantità è misurata in dose assorbita, espressa in Gray (Gy). Tuttavia, la dose assorbita non è sufficiente per valutare in modo completo gli effetti delle radiazioni. Infatti, il rischio associato all'esposizione alle radiazioni ionizzanti dipende anche dal tipo di radiazione e dalla radiosensibilità dei tessuti irradiati. Per questo motivo, si utilizzano concetti come la dose equivalente, espressa in Sievert (Sv), e la dose equivalente efficace, che tiene conto anche della radiosensibilità degli organi interessati. A titolo di esempio, la dose assorbita di radiazioni di una radiografia del torace è di circa 0,02 mSv, una quantità relativamente bassa di radiazioni. Al contrario, una TC del torace con mezzo di contrasto può comportare una dose di radiazioni di circa 8 mSv, equivalente a circa 400 radiografie del torace. Una TC del cranio comporta una dose di radiazioni pari a circa 100 radiografie del torace, mentre una TC dell'addome può comportare una dose di radiazioni pari a circa 500 radiografie del torace. In sintesi, nonostante l'importanza della radiologia e della tomografia computerizzata come strumenti diagnostici, l'uso di radiazioni ionizzanti richiede una valutazione attenta dei rischi per la salute del paziente. La scelta tra l'utilizzo di una radiografia o di una TC deve essere basata sulle specifiche necessità diagnostiche, tenendo in considerazione la necessità di minimizzare l'esposizione del paziente alle radiazioni.


9 di 100 Domande

Quale delle seguenti sindromi e' caratterizzata da: perdita renale di Na, K e Cl, ipokaliemia, iperaldosteronismo, iperreninemia?














La sindrome di Bartter è caratterizzata da: perdita renale di Na, K e Cl, ipokaliemia, iperaldosteronismo, iperreninemia (la risposta D è corretta). Tra le numerose sindromi elencate, l'unica che riveste una rilevanza specifica nel campo della nefrologia è la Sindrome di Bartter. Si tratta di una tubulopatia ereditaria a trasmissione autosomica recessiva, che colpisce l'ansa di Henle e coinvolge il cotrasportatore NKCC2 sensibile alla furosemide, il quale media il trasporto di sodio, potassio e cloro. La sindrome di Bartter è caratterizzata da diversi disturbi, tra cui l'ipopotassiemia, l'iperplasia iuxtaglomerulare, l'iperaldosteronismo ipereninemico e l'aumento dell'escrezione urinaria delle catecolamine. Altri sintomi includono l'assenza di ipertensione arteriosa ed edema, l'aggregazione piastrinica difettosa, l'ipercalciuria, che può portare alla nefrocalcinosi, l'alcalosi metabolica e l'ipomagnesemia. Nonostante la mancanza di specifiche informazioni riguardo alle caratteristiche delle altre sindromi elencate, è stato possibile identificare la Sindrome di Bartter come la risposta corretta, poiché rappresenta l'unica sindrome con una marcata pertinenza nefrologica.


10 di 100 Domande

Qual è attualmente il gold-standard per la diagnosi laboratoristica di infezione da Sars­Co V-2?














Il gold-standard per la diagnosi laboratoristica di infezione da Sars­Co V-2 è il tampone molecolare (metodo PCR) per la ricerca di geni virali tipici (la risposta A è corretta). La diagnosi di infezione attiva da SARS-CoV-2 viene comunemente effettuata tramite il test di amplificazione degli acidi nucleici (NAAT), il quale utilizza la reazione a catena della polimerasi a trascrizione inversa (RT-PCR) sui campioni prelevati dalle alte vie respiratorie. Sebbene il NAAT presenti elevata sensibilità e specificità in condizioni ideali, l'accuratezza diagnostica può variare in base al tipo e alla qualità del campione, nonché alla durata della malattia al momento della diagnosi. I tamponi nasofaringei, nasali e salivari hanno dimostrato una maggiore sensibilità rispetto ai tamponi orofaringei. I test antigenici, noti anche come test "rapidi", consentono di diagnosticare l'infezione attiva, tuttavia la loro sensibilità risulta inferiore rispetto alle tecniche molecolari e si utilizzano esclusivamente su tamponi nasofaringei o nasali. L'interpretazione clinica dei risultati dei test antigenici deve considerare la probabilità pre-test di infezione e la conferma con il NAAT è spesso necessaria in caso di sospetto clinico. Infine, la sierologia permette la diagnosi di infezione pregressa o di infezione in corso da almeno 3-4 settimane, rilevando specifici anticorpi lgG o lg totali nel sangue. Tuttavia, le lgM e le lgA presentano una specificità inferiore e il loro riscontro può essere influenzato da fenomeni di reattività crociata con altri coronavirus.


11 di 100 Domande

Qual è l'indagine di primo livello da effettuare in un paziente con un quadro di addome acuto (alvo chiuso a feci e gas da 3 giorni) e con segno di Blumberg positivo in fossa iliaca sinistra?














L'indagine di primo livello da effettuare in un paziente con un quadro di addome acuto (alvo chiuso a feci e gas da 3 giorni) e con segno di Blumberg positivo in fossa iliaca sinistra è l'RX diretta addome (la risposta A è corretta). In questo contesto viene presentato il caso clinico di un paziente che manifesta sintomi di addome acuto e segno di Blumberg positivo nella fossa iliaca sinistra. L'obiettivo di questo scenario è di identificare l'indagine strumentale di primo livello da eseguire al fine di giungere a una diagnosi. Nella valutazione di un paziente con addome acuto, il primo passo fondamentale è escludere rapidamente le cause più gravi, come la perforazione e l'occlusione intestinale. La radiografia diretta dell'addome è l'esame di primo livello consigliato per identificare queste due patologie. Nel caso di perforazione gastrica o intestinale, il segno patognomonico è rappresentato dalla presenza di una falce aerea sottodiaframmatica nelle proiezioni assunte in ortostatismo, mentre nell'occlusione intestinale si possono osservare i livelli idroaerei nelle anse intestinali distese a monte dell'occlusione. Tuttavia, la scelta dell'indagine di primo livello dipende dal quadro clinico e dall'emergenza del caso. La risonanza magnetica (RM) addome con mezzo di contrasto come indagine di primo livello, è errata poiché si tratta di un esame elettivo (la risposta B non è corretta). Allo stesso modo, le risposte che indicano la tomografia computerizzata (TC) come esame di primo livello sono sbagliate, poiché la TC rappresenta un esame di secondo livello rispetto alla radiografia diretta dell'addome (le risposte C, D non sono corrette). Infine, la risposta che indica la colonscopia d'urgenza come possibile indagine di primo livello è scorretta. Questo esame è riservato solo ai casi selezionati di emorragia digestiva inferiore e non è consigliabile in pazienti con una presentazione clinica acuta, in quanto comporta rischi di perforazione e richiede una preparazione intestinale (la risposta E non è corretta). In conclusione, la radiografia diretta dell'addome rappresenta l'indagine di primo livello consigliata per escludere le cause più gravi di addome acuto, come la perforazione e l'occlusione intestinale (la risposta A è corretta). Tuttavia, è importante sottolineare che la scelta dell'indagine di primo livello dipende dal quadro clinico e dall'emergenza del caso specifico.


12 di 100 Domande

Qual è la dose massima raccomandata di somministrazione per via orale del Paracetamolo da non superare nelle 24h in un paziente adulto?














La dose massima raccomandata di somministrazione per via orale del Paracetamolo da non superare nelle 24h in un paziente adulto è di 3000 mg frazionati in 3 dosi da 1000 mg ogni 8 ore (la risposta A è corretta). Il paracetamolo è un farmaco che possiede proprietà antipiretiche e analgesiche ed è utilizzato per alleviare il dolore e ridurre la febbre in soggetti adulti, adolescenti e bambini affetti da diverse patologie. È particolarmente indicato per il trattamento sintomatico di stati febbrili come l'influenza, malattie esantematiche, malattie acute del tratto respiratorio e dolori di entità moderata e di varia origine. Nei soggetti adulti, la dose massima giornaliera per via orale non deve superare i 3000 mg, mentre nei bambini è fondamentale rispettare la dose definita in funzione del loro peso corporeo. Tuttavia, è importante segnalare che l'uso del paracetamolo è controindicato in alcune situazioni, quali l'ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti, la presenza di grave insufficienza renale e l'abuso di alcol. In questi casi, la somministrazione del farmaco può comportare rischi per la salute del paziente e, quindi, deve essere evitata.


13 di 100 Domande

Quale di questi farmaci è in grado di determinare effetti avversi sulla funzione tiroidea?














L'Amiodarone è in grado di determinare effetti avversi sulla funzione tiroidea (la risposta A è corretta). L'amiodarone è un farmaco noto per il suo effetto sulla funzione tiroidea. In particolare, uno dei meccanismi d'azione dell'amiodarone riguarda la riduzione dell'attività dell'enzima 5'-desiodasi di tipo 1, che porta ad una riduzione della conversione di T4 in T3. Inoltre, l'amiodarone e i suoi metaboliti possono esercitare un effetto citotossico sulla tiroide, sia agendo direttamente sulle cellule tiroidee, sia per l'eccesso di iodio associato al farmaco. È stato anche riportato che l'amiodarone può exacerbare o mascherare una preesistente autoimmunità tiroidea. In conseguenza di questi effetti, l'amiodarone può causare disfunzioni tiroidee, come la tireotossicosi (con un'incidenza tra l'1% e il 23%, che è più comune nelle aree con una bassa disponibilità di iodio) o l'ipotiroidismo (con un'incidenza tra l'1% e il 32%, che è più diffuso nelle aree con un adeguato apporto di iodio). Invece, la digitale, il cloruro di potassio, il salbutamolo e l'omeprazolo sono categorie di farmaci che non sono associate a disfunzioni tiroidee (le risposte B, C, D, E non sono corrette). Pertanto, l'amiodarone rappresenta un farmaco che può avere un impatto significativo sulla funzione tiroidea, e la sua somministrazione richiede un'attenta valutazione del rapporto rischio-beneficio (la risposta A è corretta).


14 di 100 Domande

Secondo Maastricht V quale è la durata della terapia eradicativa dell'Helicobacter pylori, con la triplice terapia?














Secondo Maastricht V la durata della terapia eradicativa dell'Helicobacter pylori, con la triplice terapia è di 14 giorni (la risposta D è corretta). Il consensus Maastricht V sulla gestione dell'infezione da Helicobacter pylori, la triplice terapia, ovvero l'associazione di un inibitore di pompa protonica, amoxicillina e claritromicina, rappresenta il regime di trattamento di prima scelta nelle aree geografiche in cui la prevalenza di farmacoresistenza alla claritromicina è bassa. La durata del regime terapeutico dovrebbe essere di 14 giorni (la risposta D è corretta), mentre le altre risposte sono considerate scorrette in quanto propongono durate della terapia antibiotica per Helicobacter pylori troppo brevi o troppo lunghe (le risposte A, B, E non sono corrette). Tuttavia, in Italia la prevalenza di resistenza alla claritromicina è considerata alta, e pertanto il consensus Maastricht V suggerisce di utilizzare la cosiddetta quadruplice terapia con bismuto, che prevede l'associazione di un inibitore di pompa protonica, bismuto, metronidazolo e tetraciclina. Per quanto riguarda la durata del trattamento, il consensus Maastricht V suggerisce di utilizzare una durata di almeno 10 giorni (la risposta C non è corretta), ma preferibilmente di 14 giorni. 


15 di 100 Domande

Quale comorbilità suggerisce un immediato trattamento della sideropenia anche in assenza di anemia?














Lo scompenso cardiaco suggerisce un immediato trattamento della sideropenia anche in assenza di anemia (la risposta D è corretta). Il ferro svolge un ruolo fondamentale nella fisiologia umana, in particolare nel trasporto dell'ossigeno attraverso il suo coinvolgimento nell'emoglobina e nella mioglobina, nonché nella formazione di energia tramite la sua presenza come componente degli enzimi della catena respiratoria. La carenza di ferro può comportare diverse conseguenze, tra cui l'anemia, alterazioni della performance cognitiva, del comportamento e delle emozioni, riduzione della capacità di esercizio e alterazioni strutturali e funzionali a livello miocardico. In questo contesto, diverse ricerche cliniche hanno dimostrato che l'utilizzo di ferro carbossimaltosio somministrato per via endovenosa può migliorare significativamente la sintomatologia di pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico a frazione di eiezione ridotta. In particolare, la supplementazione di ferro è stata associata a un miglioramento dell'anemia, della classe NYHA, della qualità di vita e della capacità di esercizio dei pazienti, oltre che a una riduzione del tasso di riospedalizzazione. 

 


16 di 100 Domande

Il Sotalolo è indicato:














Secondo la sua classificazione come beta-bloccante e farmaco antiaritmico di classe III, il Sotalolo è un agente utile per il trattamento delle tachiaritmie ventricolari (la risposta A è corretta). Ciò è dovuto alla sua capacità di inibire i canali del potassio durante la fase di ripolarizzazione, prolungando la durata del potenziale d'azione e quindi evitando le ripetute contrazioni ventricolari che caratterizzano le tachicardie ventricolari. È importante notare che il Sotalolo non è indicato per il trattamento dei blocchi atrioventricolari, poiché la sua azione di inibizione della conduzione dell'impulso attraverso il nodo atrioventricolare può aggravare questa condizione. Di conseguenza, le risposte, che suggeriscono l'uso del Sotalolo per trattare blocchi atrioventricolari, sono considerate errate (le risposte D, E non sono corrette).


17 di 100 Domande

Quale tra le seguenti è la causa più frequente di dolore toracico?














L'Angina pectoris è la causa più frequente di dolore toracico (la risposta C è corretta). La pancreatite acuta non rientra tra le cause maggiormente riscontrate di dolore toracico, in quanto la sua sintomatologia si caratterizza per una sensazione di dolore "a barra" circoscritta all'addome (la risposta B non è corretta). Analogamente, la rettocolite ulcerosa presenta sintomi principalmente connessi al tratto gastroenterico (la risposta E non è corretta). Sebbene, sia il pneumotorace che l'angina pectoris che l'ipertensione polmonare possano manifestarsi con dolore toracico, l'angina pectoris è, da un punto di vista epidemiologico, la patologia più frequente tra le tre e quindi la causa più comune di dolore toracico (la risposta C è corretta).


18 di 100 Domande

Quale di queste affermazioni è esatta?














La risposta D è da considerarsi scorretta in quanto, in base alla definizione, la fibrillazione atriale permanente è presente in quei pazienti che manifestano fibrillazione atriale in modo costante e per i quali viene deciso di non attuare strategie di controllo del ritmo, ma solo di controllo della frequenza cardiaca. Analogamente, anche la risposta E viene considerata scorretta in quanto il controllo della frequenza cardiaca non è la terapia preferibile per i pazienti con parossismi di fibrillazione atriale. Inoltre, la risposta B, che sostiene che il sesso femminile sia una discriminante in merito alla sintomatologia della fibrillazione atriale, viene considerata scorretta. La risposta A, che afferma che il sesso maschile non sia un fattore di rischio per l'insorgenza di fibrillazione atriale, viene considerata scorretta in quanto, invece, il sesso maschile rappresenta uno dei fattori di rischio per l'insorgenza della patologia. Per esclusione, si può concludere che la risposta corretta è la C. In effetti, in letteratura non sono stati segnalati differenze statisticamente significative tra uomini e donne in merito all'efficacia dell'ablazione della fibrillazione atriale (la risposta C è corretta).


19 di 100 Domande

Lo score HAS-BLED valuta il rischio emorragico nei pazienti con fibrillazione atriale utilizzando i seguenti parametri tranne uno. Quale?














Lo score HAS-BLED valuta il rischio emorragico nei pazienti con fibrillazione atriale utilizzando i seguenti parametri tranne il tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) (la risposta E è corretta). L'indice di rischio emorragico HAS-BLED rappresenta uno strumento di valutazione del rischio di sanguinamento che tiene conto di diversi fattori, come l'ipertensione (H), la presenza di anomale funzioni renale e/o epatica (A), stroke (S), la presenza di sanguinamento (B), i valori labili dell'INR (L), l'età superiore a 65 anni (E) e l'utilizzo concomitante di farmaci antiaggreganti, antinfiammatori non steroidei o di alcol (D). In base ai risultati ottenuti, valori di HAS-BLED compresi tra 0 e 2 indicano un basso rischio emorragico, mentre valori pari o superiori a 3 indicano un alto rischio emorragico.


20 di 100 Domande

Il test di reversibilità eseguito per la diagnosi di asma nell'adulto è positivo quando l'aumento del FEV1 e/o FVC rispetto al basale è:














Il test di reversibilità eseguito per la diagnosi di asma nell'adulto è positivo quando l'aumento del FEV1 e/o FVC rispetto al basale è maggiore/uguale del 12% e 200 ml (la risposta B è corretta). Secondo le ultime linee guida GINA del 2021, il test di reversibilità con broncodilatatore viene considerato positivo nell'adulto quando si riscontra un aumento del 12% o superiore dell'FEV1, e tale aumento deve essere di almeno 200 ml rispetto al valore di partenza. Nel bambino, invece, è sufficiente un aumento del 12% del FEV1. Il farmaco di solito utilizzato in questa prova è il salbutamolo, alla dose di 200-400 mcg, e la misurazione dell'FEV1 deve essere effettuata circa 10-15 minuti dopo la somministrazione del broncodilatatore.

 

 


21 di 100 Domande

L'Ossigenoterapia long term (LTOT) è indicata per pazienti affetti da BPCO che presentano all'emogasanalisi arterioso:














L'Ossigenoterapia long term (LTOT) è indicata per pazienti affetti da BPCO che presentano all'emogasanalisi arterioso: PaO2 maggiore di 56 e minore di 60 mmHg (la risposta B è corretta). L'elaborato in questione non presenta una soluzione esaustiva, poiché "PaO2> 56 e <60 mmHg", sebbene sia considerata la risposta corretta, manifesta alcune imperfezioni. Conformemente alle più recenti linee guida (GOLD 2021), si identificano due condizioni in cui l'ossigenoterapia a lungo termine, definita come somministrazione di ossigeno per oltre 15 ore al giorno, risulta indicata in pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), in base ai valori di PaO2: 1) ipossiemia arteriosa con PaO2< 55mmHg o SaO2 88%; 2) PaO2 >55 <60 mmHg in presenza di ipertensione polmonare, edema periferico per scompenso cardiaco congestizio, o policitemia (ematocrito >55%).


22 di 100 Domande

L'indice caviglia-braccio (ABI) compreso tra 1.0 e 1.2 è:














L'indice caviglia-braccio (ABI) compreso tra 1.0 e 1.2 è normale (la risposta B è corretta). L'Indice Caviglia Braccio (ABI - Ankle Brachial Index) è un parametro ottenuto dal rapporto tra la pressione arteriosa sistolica misurata a livello della caviglia e quella rilevata a livello del braccio, ed è uno strumento diagnostico utilizzato per l'individuazione dell'arteriopatia periferica. In condizioni fisiologiche, la pressione arteriosa sistolica risulta leggermente superiore a livello della caviglia rispetto al braccio, pertanto valori di ABI tra 1 e 1.4 sono considerati all'interno della norma. Al contrario, valori inferiori a 0.9 costituiscono una diagnosi di arteriopatia periferica, mentre valori di ABI inferiori allo 0.5 indicano la presenza di una forma grave di tale patologia. Inoltre, valori di ABI superiori a 1.4 possono suggerire la presenza di arterie rigide e calcificate, le quali non possono essere facilmente comprimibili.


23 di 100 Domande

In caso di sarcoidosi la terapia di scelta è:














In caso di sarcoidosi la terapia di scelta è il Prednisone (la risposta E è corretta). Per il controllo dei sintomi associati alla sarcoidosi, il trattamento iniziale di elezione consiste nell'utilizzo dei corticosteroidi, in particolare del Prednisone, generalmente prescritto a dosaggi compresi tra 20 e 40 mg al giorno. Le altre opzioni terapeutiche indicate comprendono: l'Imatinib, un anticorpo monoclonale diretto contro le tirosin-chinasi usato principalmente in ematologia (la risposta A non è corretta); il Rofumilast, un inibitore della fosfodiesterasi-4 che può essere impiegato per il trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) con componente bronchitica cronica severa (la risposta B non è corretta); l'Azitromicina, un antibiotico appartenente alla classe dei macrolidi comunemente utilizzato per le infezioni polmonari atipiche (la risposta C non è corretta); infine, la Colchicina, un farmaco usato per la cura della gotta e, più recentemente, impiegato come terapia di prima linea per le pericarditi (la risposta D non è corretta).


24 di 100 Domande

Qual è la causa della ossiuriasi?














La causa della ossiuriasi è l'Enterobius vermicularis (la risposta E è corretta). L'ossiuriasi rappresenta un'infezione da nematode intestinale, Enterobius vermicularis, che si manifesta soprattutto in età infantile e in ambienti comunitari come scuole e famiglie. La modalità di trasmissione dell'infezione prevede l'ingestione di uova contenenti larve, a seguito della quale il verme si localizza nel cieco o nell'appendice. Sebbene l'infezione sia generalmente asintomatica, il prurito perianale può comparire durante le ore notturne a causa della migrazione delle femmine adulte gravide che, superando lo sfintere anale, muoiono rilasciando le uova nell'aria. Le uova maturano in poche ore e si staccano progressivamente dalla cute, contaminando oggetti e biancheria intima, favorendo la trasmissione dell'infezione attraverso il passaggio mani-bocca. Necator americanus (la risposta A non è corretta) è un altro esempio di nematode intestinale, responsabile dell'ancilostomiasi, mentre Trichinella spiralis (la risposta C non è corretta)  rappresenta un nematode tissutale che causa la trichinellosi. Echinococcus granulosus (la risposta D non è corretta), invece, è il parassita responsabile dell'idatidosi, mentre Tenia solium (la risposta B non è corretta) è l'agente eziologico della teniasi e della cisticercosi. Entrambi i parassiti appartengono alla categoria dei cestodi, noti anche come vermi piatti o platelminti, insieme ai trematodi.


25 di 100 Domande

Quale delle seguenti condizioni non rientra nella Men1?














Non rientra nella Men1 il Ganglio-neuroma (la risposta D è corretta). La sindrome di Men-1 è una patologia ereditaria caratterizzata dalla presenza di tumori che colpiscono le paratiroidi (la risposta E non è corretta), le isole pancreatiche (la risposta B non è corretta) e l'adeno-ipofisi (la risposta A non è corretta). In particolare, il prolattinoma rappresenta una delle varianti più frequenti dei tumori adeno-ipofisari associati alla Men-1 (la risposta C non è corretta). Altri tipi di tumori che possono insorgere in questa sindrome includono quelli surrenalici, i carcinoidi, gli angiofibromi facciali, i collagenomi e i lipomi, sebbene in misura meno comune. Il ganglioneuroma è una neoplasia che deriva dalle cellule dei gangli neuronali paravertebrali o dalle cellule ganglionali del surrene. La maggior parte di queste lesioni non produce ormoni, tuttavia in alcuni casi possono produrre catecolamine e in tal caso vengono definiti feocromocitomi. Sia i ganglio-neurinomi che i feocromocitomi possono comparire nella sindrome di Men-2 (la risposta D è corretta).


26 di 100 Domande

In un paziente affetto da diabete mellito di tipo 2 con una terapia stabile da anni e che non lamenta disturbi di alcun tipo, il controllo dell'emoglobina glicata ogni quanto tempo è raccomandato?














In un paziente affetto da diabete mellito di tipo 2 con una terapia stabile da anni e che non lamenta disturbi di alcun tipo, il controllo dell'emoglobina glicata è raccomandato ogni 6 mesi (la risposta A è corretta). Conformemente alle raccomandazioni dell'ADA (American Diabetes Association) e degli Standard Italiani per la cura del diabete mellito, la frequenza di valutazione dell'HbA1c dovrebbe essere determinata in base alle specifiche caratteristiche del paziente. Nel caso dei pazienti con un buon controllo metabolico, l'ADA raccomanda una frequenza di almeno due volte all'anno per la valutazione dell'HbA1c. Al contrario, nei pazienti con un cattivo controllo glicemico, la frequenza di valutazione dovrebbe essere almeno ogni tre mesi, in modo da poter rivedere il programma terapeutico in atto. È importante notare che la valutazione dell'HbA1c è una componente essenziale della gestione del diabete mellito e permette di valutare l'efficacia del trattamento in corso. Nel caso in cui la valutazione dell'HbA1c mostri un cattivo controllo glicemico, il medico curante dovrebbe prendere in considerazione la necessità di rivedere il programma terapeutico, eventualmente apportando modifiche alla terapia farmacologica o alla dieta del paziente. In generale, è importante sottolineare che la gestione del diabete mellito richiede un approccio individualizzato, in cui la frequenza di valutazione dell'HbA1c e le modalità di trattamento vengono stabiliti sulla base delle specifiche esigenze del paziente.


27 di 100 Domande

Un paziente di 45 anni fumatore da oltre 20 anni e con familiarità per infarto cardiaco e diabete riferisce di avere riscontrato valori pressori nell'ultima settimana maggiore di 155/95 mmHg. Non assume alcuna terapia. L'Holter conferma i valori pressori non ottimali. La funzionalità epato-renale è nella norma. Quale comportamento risulta non appropriato?














Un paziente di 45 anni fumatore da oltre 20 anni e con familiarità per infarto cardiaco e diabete riferisce di avere riscontrato valori pressori nell'ultima settimana maggiore di 155/95 mmHg. Non assume alcuna terapia. L'Holter conferma i valori pressori non ottimali. La funzionalità epato-renale è nella norma. Non risulta appropriato prescrivere atorvastatina 80 mg ogni 12 ore (la risposta A è corretta). Il paziente in esame ha 45 anni ed è affetto da vari fattori di rischio cardiovascolare, tra cui fumo di sigaretta, familiarità per l'infarto miocardico e diabete mellito, con valori pressori nell'ultima settimana compatibili con un'ipertensione arteriosa di primo grado. La conferma dei valori pressori attraverso uno studio Holter pressorio e l'esecuzione di esami ematochimici di routine rappresentano la prima fase della valutazione del quadro del paziente. Inoltre, è necessario esaminare i grossi vasi addominali per escludere la presenza di un quadro di ipertensione nefro-vascolare (la risposta B non è corretta). Successivamente, sarà fondamentale modificare lo stile di vita del paziente, chiedendo di smettere di fumare (la risposta C non è corretta), ridurre il consumo di sale per abbassare i valori pressori (la risposta D non è corretta) e avviare una terapia antipertensiva, ad esempio con un ACE-inibitore (la risposta E non è corretta). L'assunzione di Atorvastatina 80 mg due volte al giorno non è indicata poiché il dosaggio massimo giornaliero di tale farmaco è di 80 mg, somministrato solitamente una volta al giorno, senza bisogno di due somministrazioni giornaliere (la risposta A è corretta).


28 di 100 Domande

ln un paziente che assume statine ad alto dosaggio, quale tra i seguenti antibiotici è controindicato per il rischio aumentato di miopatia e rabdomiolisi?














ln un paziente che assume statine ad alto dosaggio, è controindicata per il rischio aumentato di miopatia e rabdomiolisi la Claritromicina (la risposta A è corretta). L'uso concomitante di statine come Lovastatina o Simvastatina e Claritromicina non è raccomandato poiché queste statine sono metabolizzate dal citocromo CYP3A4. In aggiunta, la Claritromicina interferisce con l'azione del citocromo CYP3A4, causando un aumento delle concentrazioni plasmatiche di tali statine e aumentando il rischio di miopatia e rabdomiolisi.


29 di 100 Domande

Quale è la patologia che negli anziani si associa più frequentemente ad una disfunzione tiroidea?














La patologia che negli anziani si associa più frequentemente ad una disfunzione tiroidea è l'osteoporosi (la risposta B è corretta). Le disfunzioni tiroidee sono più frequenti nell'anziano, tra cui l'ipertiroidismo subclinico con una prevalenza del 0,6-9,8%. Studi di rilievo condotti su un vasto campione di partecipanti hanno evidenziato che i soggetti con un'età media di 72 anni affetti da ipertiroidismo subclinico subiscono una perdita di massa ossea dell'0,18% all'anno e presentano un rischio maggiorato di fratture vertebrali, femorali e in altre sedi rispetto ai soggetti con una funzione tiroidea normale (le risposte A, C, D, E non sono corrette). 


30 di 100 Domande

Qual è l' intervallo di sorveglianza endoscopica, per l' esofago di Barrett, senza displasia ?














L' intervallo di sorveglianza endoscopica, per l' esofago di Barrett, senza displasia è dai 3 ai 5 anni (la risposta D è corretta). L'esofago di Barrett è una condizione caratterizzata dalla presenza di metaplasia intestinale nell'esofago e richiede una sorveglianza endoscopica per prevenire e trattare eventuali complicanze, come la displasia o l'adenocarcinoma esofageo. La frequenza e la schedula del follow-up endoscopico dipendono dalla presenza o meno di displasia e dalla sua gravità. È importante sottolineare che le biopsie endoscopiche devono essere eseguite presso centri specializzati dotati di endoscopi ad alta definizione e protocolli di mappatura bioptica che prevedono l'esecuzione di biopsie random su ciascun quadrante, e la lettura dell'esame istologico deve essere eseguita da anatomopatologi dedicati. Pazienti senza displasia possono ripetere l'esame dopo 3-5 anni, in base all'estensione del Barrett (la risposta D è corretta). Tuttavia, nelle linee guida europee, non è raccomandata la sorveglianza in pazienti con un'estensione inferiore a 1 cm.  In pazienti con displasia lieve, è necessario effettuare un primo esame di sorveglianza dopo 6 mesi (la risposta A non è corretta), mentre nel caso in cui la displasia non venga confermata, è possibile eseguire follow-up annuale (la risposta B non è corretta) fino a due EGDS negative consecutive che riportano il paziente alla sorveglianza "senza displasia". Nel caso in cui venga confermata la presenza di displasia, è necessario sottoporre il paziente a un esame di sorveglianza presso un centro di riferimento dotato di endoscopia ad alta definizione per confermare o meno la presenza di lesioni sospette e eseguire una mappatura bioptica random. Se la displasia non viene confermata, l'EGDS con biopsia andrà ripetuta a 3 mesi. Se, invece, la displasia viene confermata, è indicato un trattamento endoscopico di resezione in caso di lesioni visibili o di ablazione. Le altre risposte riportano intervalli di sorveglianza endoscopica non previsti per l'esofago di Barrett (le risposte C, E non sono corrette).


31 di 100 Domande

Lo shock secondario ad emorragia acuta si definisce:














Lo shock secondario ad emorragia acuta si definisce ipovolemico (la risposta C è corretta). Lo "shock" è un termine utilizzato per descrivere una condizione clinica caratterizzata da un disequilibrio tra l'offerta e la richiesta di ossigeno a livello periferico, che porta alla comparsa di ipossia tissutale. Ci sono diverse condizioni che possono causare lo sviluppo di questa condizione, tra cui il quadro cardiogeno (di origine cardiaca), settico (caratterizzato da una componente vasomotoria importante che determina l'ipoperfusione periferica a causa di un'infezione), neurogeno, ipoadrenergico e ipovolemico. L'emorragia acuta è un esempio di una condizione che può causare una riduzione della volemia e quindi portare allo sviluppo di uno shock ipovolemico, che rappresenta la risposta corretta in questo scenario (la risposta C è corretta).


32 di 100 Domande

La toxoplasmosi è causata da:














La toxoplasmosi è causata da un protozoo (la risposta E è corretta). La toxoplasmosi è una malattia infettiva causata da un protozoo intracellulare obbligato chiamato Toxoplasma gondii. Il ciclo vitale di questo parassita presenta una fase sessuale che avviene nell'ospite definitivo (gatti e pochi altri felini) e una fase asessuata che avviene nell'ospite intermedio/reservoir (come l'uomo, roditori, uccelli, ovini e suini). I gatti si infettano mangiando carne di prede infette o oocisti mature presenti nel suolo. Nell'intestino del gatto, le cisti tissutali si replicano attivamente culminando nella formazione di gameti che generano zigoti e oocisti immature. Queste oocisti diventano infettive dopo la maturazione nel terreno e vengono liberate nell'ambiente esterno. Nell'ospite intermedio, come l'uomo, l'infezione si trasmette attraverso l'ingestione di oocisti sporulate o cisti tissutali, liberando gli sporozoiti o i bradizoiti che si trasformano in tachizoiti, la forma vegetativa del parassita, tipicamente presente nella fase acuta dell'infezione. I tachizoiti si diffondono attraverso il sangue e i vasi linfatici infettando tutti i tipi di cellule eccetto gli eritrociti. Se c'è una risposta immunitaria adeguata, i tachizoiti vengono sequestrati in cisti tissutali nei tessuti periferici, dove si possono osservare i bradizoiti, che possono persistere a vita. Tuttavia, se l'ospite è immunodepresso, l'infezione attiva deriva dalla riattivazione o dalla persistenza dei tachizoiti e dalla conseguente distruzione focale e progressiva degli organi bersaglio, soprattutto il sistema nervoso centrale. Inoltre, la toxoplasmosi può essere trasmessa anche attraverso la trasmissione congenita, e la prevenzione e il trattamento sono fondamentali per evitare gravi complicanze.


33 di 100 Domande

In quali circostanze la terapia con warfarin è da preferire agli Anticoagulanti Orali Diretti (DOAC)?














Nel paziente portatore di valvola meccanica la terapia con warfarin è da preferire agli Anticoagulanti Orali Diretti (DOAC) (la risposta B è corretta). Al giorno d'oggi, i farmaci anticoagulanti di prima scelta per trattare la fibrillazione atriale non valvolare sono i DOAC. Tuttavia, per i pazienti con fibrillazione atriale di tipo valvolare, come quelli che hanno una valvola meccanica o soffrono di stenosi mitralica moderata o grave, gli antagonisti della vitamina K sono la terapia anticoagulante raccomandata. È importante sottolineare che i DOAC non sono attualmente indicati in questa categoria di pazienti.


34 di 100 Domande

L'immunoterapia specifica (desensibilizzante) nell'asma:














L'immunoterapia specifica (desensibilizzante) nell'asma deve essere somministrata solo da medici esperti in grado di prevenire e trattare le reazioni sistemiche anche gravi (la risposta E è corretta). L'immunoterapia specifica rappresenta una metodica utilizzabile nei pazienti affetti da asma allergico lieve-moderato ben controllato. Tale approccio terapeutico comporta l'esposizione progressiva dell'allergene attraverso diverse vie di somministrazione, come quella sottocutanea, sublinguale, orale e nasale, al fine di desensibilizzare il paziente e di ridurre, conseguentemente, la necessità di terapia farmacologica. E' possibile notare come la risposta A risulti incompleta in quanto l'immunoterapia specifica può essere utilizzata in pazienti con asma allergico lieve-moderato. La risposta B, invece, risulta scorretta poiché l'immunoterapia specifica non è un'alternativa alla terapia farmacologica, bensì una terapia concomitante. La risposta C è inesatta, in quanto l'immunoterapia specifica risulta fortemente controindicata nei pazienti instabili, ma non nei pazienti stabili. La risposta D, infine, risulta scorretta dal momento che l'immunoterapia specifica può essere somministrata attraverso diverse vie di somministrazione (le risposte A, B, C, D non sono corrette).


35 di 100 Domande

Quale delle seguenti condizioni non è tipica della sindrome nefrosica?














Non è tipica della sindrome nefrosica l'anemia (la risposta C è corretta). La presente domanda richiede di individuare un aspetto non caratteristico della sindrome nefrosica. Quest'ultima si distingue per la presenza di diverse caratteristiche, tra cui proteinuria nefrosica >3,5 g/24 ore/1,73 m2, ipoproteinemia con ipoalbuminemia, edema, iperlipidemia mista e ipercoagulabilità. Pertanto, le risposte "Edema", "Proteinuria", "Dislipidemia" sono escluse poiché rappresentano elementi distintivi della sindrome nefrosica (le risposte A, B, D non sono corrette). È importante sottolineare che nella sindrome nefrosica si verifica una significativa perdita di proteine nelle urine a causa dell'alterazione del "setaccio glomerulare", mentre nell'ambito della sindrome nefritica la presenza di ematuria è una caratteristica distintiva. Questa condizione può provocare il "protein energy wasting", che comporta una perdita di nutrienti, aminoacidi e la comparsa di sarcopenia o atrofia muscolare. Di conseguenza, l'atrofia muscolare è spesso associata alla caratteristica proteinuria (la risposta E non è corretta). Infine, l'ultima opzione rimasta, l'anemia, rappresenta un elemento non tipico della sindrome nefrosica. Quest'ultima, infatti, non è caratterizzata dalla presenza di anemia, anche se quest'ultima può verificarsi in altri contesti clinici (la risposta C è corretta).

 


36 di 100 Domande

L'osteoporosi è meno frequente nel paziente:














L'osteoporosi è meno frequente nel paziente che esercita attività fisica moderata (la risposta E è corretta).  L'osteoporosi rappresenta un rilevante problema di salute pubblica, con circa 5 milioni di persone in Italia che ne sono affette, in particolare le donne in post-menopausa. Secondo gli ultimi studi scientifici, l'attività fisica moderata è la forma più efficace di prevenzione primaria per l'osteoporosi, poiché ha un impatto medio sulle ossa e le articolazioni. Le linee guida specifiche sull'osteoporosi, in aggiunta, consigliano un'attività fisica che preveda esercizi di resistenza e forza, con allenamento statico. Tutte le opzioni di risposta, tranne l'ultima, sono sbagliate. Le terapie farmacologiche con eparina e warfarin, infatti, sono associate a un rischio maggiore di sviluppo di osteoporosi, anche se l'effetto è reversibile quando il farmaco viene sospeso (le risposte A, B non sono corrette). Inoltre, l'utilizzo di inibitori di pompa costituisce un fattore di rischio per le fratture osteoporotiche, soprattutto a livello di colonna vertebrale e anca (la risposta C non è corretta). Per giunta, è importante sottolineare che anche la magrezza eccessiva (con un BMI inferiore a 19 in entrambi i sessi) rappresenta una condizione favorente per l'osteoporosi (la risposta D non è corretta).


37 di 100 Domande

Non inibisce la sintesi della parete cellulare il seguente antibiotico:














La Claritromicina non inibisce la sintesi della parete cellulare (la risposta E è corretta). La claritromicina, un antibiotico batteriostatico appartenente alla classe dei macrolidi, agisce inibendo la sintesi proteica attraverso il legame con la subunità 5OS del ribosoma batterico. Al contrario, tutti gli altri antibiotici come l'ampicillina (una penicillina semi-sintetica), il ceftriaxone (una cefalosporina di III generazione) e l'imipenem (un carbapenemico) inibiscono la sintesi di parete cellulare attraverso la loro azione sui penicillin-binding proteins, che sono transpeptidasi batteriche coinvolte nella formazione di legami D-Ala-D-Ala, crociati. La vancomicina, appartenente alla classe dei glicopeptidi, invece si lega alla parte terminale del pentapeptide del peptidoglicano impedendo i processi di polimerizzazione. Nonostante i meccanismi di azione differenti sulla parete cellulare, sia i beta-lattamici sia i glicopeptidi sono antibiotici battericidi.


38 di 100 Domande

A partire da quale gradiente pressorio si formano le varici esofagee in pazienti con ipertensione portale?














A partire da 10 a 14 mmHg si formano le varici esofagee in pazienti con ipertensione portale (la risposta C è corretta). Le varici esofagee rappresentano una delle manifestazioni dell'ipertensione portale, che viene principalmente causata dalla cirrosi epatica. La stima del gradiente pressorio venoso epatico (HVPG), ovvero la differenza di pressione tra la vena porta e la vena cava inferiore, può essere utilizzata per valutare la gravità dell'ipertensione portale e il rischio di sviluppare varici esofagee. Normalmente, i valori di HVPG dovrebbero essere inferiori a 6 mmHg (la risposta A non è corretta), ma valori superiori indicano la presenza di ipertensione portale. Da notare che la presenza di varici esofagee è rara nei pazienti con un HVPG inferiore a 10 mmHg (la risposta B non è corretta), mentre un HVPG superiore a 10 mmHg definisce l'ipertensione portale clinicamente significativa (la risposta C è corretta) e rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di varici esofagee. In aggiunta a ciò, valori di HVPG superiori a 12-14 mmHg aumentano il rischio di emorragia da rottura delle varici esofagee e di altre complicanze della cirrosi epatica, come l'ascite e l'encefalopatia porto-sistemica (le risposte D, E non sono corrette). 


39 di 100 Domande

Il CHA2DS2-VASc è uno score validato dall'ESC (Società Europea di Cardiologia) per valutare il rischio trombo embolico nei pazienti con fibrillazione atriale. Cosa indicano i valori numerici presenti nell'acronimo?














Il CHA2DS2-VASc è uno score validato dall'ESC (Società Europea di Cardiologia) per valutare il rischio di tromboembolia in pazienti affetti da fibrillazione atriale. Esso si basa su un acronimo che include diversi fattori di rischio, quali scompenso cardiaco (C), ipertensione arteriosa (H), età maggiore o uguale a 75 anni (A), diabete mellito (D), eventi neurologici cerebrovascolari pregressi, come ictus, attacco ischemico transitorio o tromboembolismo (S), patologia vascolare (V), età compresa tra 65 e 74 anni (A) e sesso femminile (Sc). Ogni fattore assume un valore di 1, tranne l'età maggiore o uguale a 75 anni e gli eventi neurologici cerebrovascolari pregressi, che hanno invece un valore di 2. Questa distinzione è evidenziata da un pedice 2 posto accanto alla prima lettera A e S (la risposta A è corretta).

 


40 di 100 Domande

In caso di sospetta lussazione scapolo omerale, prima di procedere ad una eventuale manovra di riduzione, quale accertamento è raccomandato?














La risposta corretta per il primo esame diagnostico da richiedere in caso di lussazione gleno-omerale è una radiografia in due proiezioni della spalla colpita (risposta A corretta). Questo esame consente di confermare la diagnosi e di escludere eventuali fratture associate, come ad esempio la frattura del trochite omerale o la lesione glenoidea di tipo "Bony Bankart". È importante sottolineare che il sospetto di lussazione richiede sempre un'attenta analisi per individuare eventuali lesioni vascolo-nervose del distretto di interesse, come ad esempio il nervo ascellare e l'arteria circonflessa dell'omero. Tuttavia, è importante notare che questa opzione non era presente tra le risposte del quesito. Inoltre, analizzando le altre risposte, non disponendo di ulteriori informazioni sul tipo di trauma o sul quadro clinico generale del paziente, non possiamo ritenere necessarie per l'approfondimento diagnostico la TC encefalo senza mezzo di contrasto (non viene specificato se il paziente ha avuto un trauma cranico o ha perso conoscenza) e la TC torace senza mezzo di contrasto (non viene specificato se il paziente ha avuto un trauma toracico o presenta dispnea o altre sintomatologie pneumologiche degne di approfondimento strumentale) (le risposte D, E non sono corrette). Infine, l'emocromo con formula e il prick-test non sono attinenti al quesito clinico presentato. Il primo esame fornisce informazioni sullo stato generale del paziente, mentre il secondo informa sulla presenza di eventuali allergie (le risposte B, C non sono corrette).


41 di 100 Domande

Nel trattamento farmacologico della ''tempesta tiroidea'' sono indicati:














Nel trattamento farmacologico della ''tempesta tiroidea'' sono indicati: Propiltiouracile e propanololo (la risposta B è corretta). La gestione della "tempesta tiroidea" richiede l'impiego di farmaci β-bloccanti a breve durata d'azione per attenuare gli effetti periferici degli ormoni tiroidei sui recettori β-adrenergici. Il propranololo è spesso la scelta terapeutica preferita a causa della sua capacità di ridurre la conversione periferica di T4 in T3. D'altra parte, l'uso di farmaci antitiroidei, come il propiltiouracile, ha lo scopo di inibire la produzione di ormoni tiroidei e di aumentare la capacità di inibire la conversione periferica da T3 a T4 (la risposta B è corretta). In aggiunta, i corticosteroidi, in particolare l'idrocortisone, sono essenziali per la loro azione sull'aumento del turnover del cortisolo durante l'ipertiroidismo, la loro attività antipiretica e la loro capacità di influenzare la conversione periferica di T4 in T3. Tuttavia, è importante notare che le risposte "Metamizolo e beta-bloccanti" e "Beta-bloccanti e coricosteroidi" sono troppo generiche e non specificano la molecola di farmaco da utilizzare (le risposte A, C non sono corrette), mentre le risposte "Antipertensivi e corticosteroidi" e "Digossina e beta-bloccanti" sono inesatte in quanto gli antipertensivi e la digossina non fanno parte del trattamento della tempesta tiroidea (le risposte D, E non sono corrette).


42 di 100 Domande

Quale valore di eGFR (velocità filtrazione glomerulare stimata) determina la stadiazione di un paziente in classe 2 dell'insufficienza renale cronica?














Un valore di eGFR di 60-89 ml/min/1,73 mq sup corp, determina la stadiazione di un paziente in classe 2 dell'insufficienza renale cronica (la risposta D è corretta). Secondo la classificazione K-DIGO attualmente in uso, la malattia renale cronica (CRD, chronic kidney disease) viene suddivisa in cinque stadi sulla base dei valori di filtrato glomerulare. Il primo stadio si caratterizza per valori di eGFR superiori a 90 ml/min, il secondo stadio per valori compresi tra 89 e 60 ml/min, il terzo stadio per valori compresi tra 59 e 30 ml/min, il quarto stadio per valori compresi tra 29 e 15 ml/min e il quinto stadio per valori di filtrato inferiori a 15 ml/min, a cui segue l'avvio del paziente alla dialisi. La risposta corretta è la D, considerando i vari stadi in base ai valori di filtrato (90-60-30-15).


43 di 100 Domande

La neoplasia più frequente nel sesso femminile è:














La neoplasia più frequente nel sesso femminile è il carcinoma della mammella (la risposta C è corretta). Secondo l'ultimo rapporto AIOM-AIRTUM "I numeri del cancro in Italia", il tumore della mammella rappresenta la neoplasia più comune tra le donne con 834.154 casi e una prevalenza del 35%. A seguire, il colon-retto presenta una prevalenza dell'11%, mentre il polmone e il corpo dell'utero presentano una prevalenza del 7% (la risposta A non è corretta) e la tiroide una prevalenza del 5%. Per quanto riguarda i tumori di ovaio e vie biliari, questi presentano una prevalenza del 3-5% e del 2%, rispettivamente (le risposte B, E non sono corrette). La leucemia linfatica acuta, invece, è una patologia prevalentemente pediatrica (la risposta D non è corretta). Il ruolo degli ormoni può spiegare perché il tumore della mammella sia così diffuso tra le donne. L'aumento dell'esposizione agli estrogeni, dovuto a fattori come la menarca precoce, la menopausa tardiva, la nulliparità, la prima gravidanza dopo i 30 anni o il mancato allattamento al seno, può aumentare il rischio di sviluppare una neoplasia mammaria. Va anche sottolineato che il tumore della mammella è altamente curabile se rilevato precocemente, il che rende cruciale la prevenzione e la diagnosi tempestiva.


44 di 100 Domande

La sarcoidosi è:














La sarcoidosi è una malattia infiammatoria sistemica (la risposta A è corretta). La sarcoidosi è una malattia sistemica infiammatoria che si caratterizza per la formazione di granulomi non caseosi in diversi organi e tessuti, ma la cui eziologia rimane sconosciuta. Sebbene il coinvolgimento del sistema linfatico e dei polmoni sia frequente (90% dei casi), la sarcoidosi può colpire virtualmente qualsiasi organo. Per diagnosticare la malattia, è necessaria una biopsia, mentre la stadiazione richiede uno studio d'imaging toracico tramite radiografia o, meglio ancora, tomografia a raggi X ad alta risoluzione. Il decorso della sarcoidosi può essere benigno o aggressivo, e la terapia di prima linea prevede l'uso di cortisonici come il prednisolone, con un dosaggio massimo di 40 mg/die. In alternativa, possono essere somministrati FANS o immunomodulatori come parte di altri regimi terapeutici. Inoltre, vale la pena notare che la sarcoidosi mostra un curioso effetto protettivo nei confronti del fumo di sigaretta, poiché la sua incidenza è inversamente proporzionale all'uso del tabacco.


45 di 100 Domande

Il tumore al polmone è più frequente tra i soggetti:














Il tumore al polmone è più frequente tra i soggetti di classe sociale più bassa (la risposta D è corretta). Questa domanda presenta una particolarità e non vi sono indicazioni nelle linee guida nazionali ed internazionali più recenti. Tuttavia, procediamo a esaminare le risposte una per una. In passato si riteneva che la condizione sociale potesse influire sull'incidenza della malattia, poiché le classi sociali meno abbienti potevano essere maggiormente esposte ad agenti cancerogeni durante la vita lavorativa e perché l'abitudine al fumo di sigaretta era più diffusa in tali ceti sociali (la risposta A non è corretta) (la risposta D è corretta). Anche se l'abitudine al fumo di sigaretta sta aumentando tra le donne e diminuendo tra gli uomini, e nonostante l'incidenza negativa tra gli uomini e positiva tra le donne, attualmente la popolazione maschile rimane la più colpita (27550 casi rispetto a 13300, secondo le linee guida AIOM 2020) (la risposta B non è corretta). Inoltre, l'insorgenza della malattia aumenta con l'età e raggiunge la massima incidenza dopo i 70 anni (la risposta C non è corretta). Invece, si può affermare che lo scompenso cardiaco non rappresenta un fattore di rischio per le neoplasie polmonari. Per giunta, il maggiore fattore di rischio attualmente rimane l'abitudine al fumo di sigaretta (la risposta E non è corretta).


46 di 100 Domande

Quale tra queste condizioni incrementa il rischio di iperglicemia in pazienti con terapia steroidea?














Incrementa il rischio di iperglicemia in pazienti con terapia steroidea il precedente diabete gestazionale (la risposta C è corretta). Il diabete gestazionale è una condizione patologica simile al diabete mellito tipo 2 che viene diagnosticata tramite un test di tolleranza al glucosio orale effettuato tra la 24-28 settimana di gravidanza. Questo tipo di diabete solitamente regredisce dopo il parto, ma rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo del diabete mellito tipo 2 nei futuri anni. Va anche sottolineato che i cortisonici, farmaci noti per aumentare i livelli di glucosio nel sangue, possono aumentare il rischio di iperglicemia in soggetti con pregresso diabete gestazionale. È importante notare che altre patologie non aumentano il rischio di iperglicemia (le risposte A, B, D, E non sono corrette).


47 di 100 Domande

La idatidosi è causata da:














La malattia nota come idatidosi, è causata da Echinococcus (la risposta E è corretta). Echinococcus granulosus è un cestode che funge da agente eziologico della echinococcosi cistica. Il ciclo biologico di questo parassita comprende un ospite definitivo rappresentato principalmente da cani o specie affini e un ospite intermedio costituito da pecore, capre o suini. È importante sottolineare che l'uomo rappresenta un ospite incidentale e non gioca alcun ruolo nel ciclo vitale dell'echinococco. L'infezione nell'uomo si verifica spesso in ambienti in cui i cani si nutrono dei visceri degli animali macellati e rilasciano le uova nelle feci, che possono essere trasmesse per via oro-fecale attraverso la contaminazione di acqua o verdure o il contatto diretto, specialmente con i bambini. Dopo l'ingestione delle uova, le oncosfere si schiudono e penetrano nella mucosa intestinale, entrando nel torrente circolatorio e migrando prevalentemente verso il fegato. Dopo pochi giorni, inizia lo sviluppo di una cisti a contenuto liquido, con la successiva formazione di più strati fino alla comparsa della tipica cisti idatidea.


48 di 100 Domande

Quale tra i seguenti batteri è più spesso responsabile di infezioni non complicate delle vie urinarie?














L'Escherichia Coli è più spesso responsabile di infezioni non complicate delle vie urinarie (la risposta A è corretta). Le infezioni delle vie urinarie possono manifestarsi sia in forma comunitaria che nosocomiale, e la maggior parte di esse sono causate dal batterio Escherichia coli, un batterio Gram-negativo che vive come saprofita nel tratto intestinale. Una caratteristica distintiva di questo batterio è la presenza di fimbrie che, quando formano dei fasci, permettono ad E. coli di aderire saldamente all'epitelio uroteliale, resistendo al flusso urinario. È importante notare che, anche se ci sono altri patogeni che possono causare infezioni delle vie urinarie, la percentuale di casi attribuibili ad essi è molto inferiore rispetto a quelli causati da E. coli (le risposte B, C, D, E non sono corrette).


49 di 100 Domande

Quale delle seguenti affermazioni sulla malattia di Osgood-Schlatter è corretta?














La malattia di Osgood-Schlatter rappresenta un tipo di osteocondrosi che colpisce la tuberosità tibiale anteriore e che, nella maggior parte dei casi, interessa maschi tra gli 11 e i 14 anni, spesso bilateralmente. Clinicamente, la malattia si presenta con l'insorgenza di dolore localizzato nella parte anteriore del ginocchio e tumefazione in corrispondenza della tuberosità tibiale, insieme ad una limitazione antalgica all'estensione del ginocchio contro resistenza, mentre la zoppia è un sintomo raramente presente. La diagnosi di sospetto viene successivamente confermata attraverso l'esecuzione di una radiografia in proiezione LL del ginocchio destro e sinistro. Solo in caso di dubbi persistenti sulla diagnosi, potrebbe essere necessario ricorrere alla risonanza magnetica. Va inoltre evidenziato che la malattia di Osgood-Schlatter ha un decorso che dura circa due anni e solo in casi eccezionali può complicarsi con un distacco della tuberosità. Il decorso della malattia di solito è autolimitante e, nella maggior parte dei casi, il trattamento consiste nella sola temporanea limitazione dell'attività fisica (la risposta A è corretta). 


50 di 100 Domande

Una signora anziana diabetica si presenta in ospedale perchè è stata morsa dal proprio gatto. La ferita non è sanguinante. La signora non lamenta alcun dolore e si è già medicata. Qual è la prima domanda da porre alla signora?














Una signora anziana diabetica si presenta in ospedale perchè è stata morsa dal proprio gatto. La ferita non è sanguinante. La signora non lamenta alcun dolore e si è già medicata. La prima domanda da porre alla signora è chiedere quanto ha eseguito l'ultimo richiamo per il tetano (la risposta A è corretta). Nel caso di ferite da morso di animale, è necessario determinare lo stato vaccinale contro il tetano di tutti i pazienti coinvolti, in conformità alle linee guida. Inoltre, qualora non siano evidenti segni clinici di infezione (nei risultati dell'esame obiettivo o dell'imaging), la gestione delle ferite da morso di gatto prevede alcune procedure fondamentali, quali la medicazione della ferita, l'eventuale rimozione di eventuali corpi estranei e la somministrazione di una profilassi antibiotica. Solitamente, la profilassi antibiotica consiste in un farmaco a base di amoxicillina/acido clavulanico. L'efficacia di tali trattamenti è supportata da linee guida, le quali stabiliscono le raccomandazioni terapeutiche per la gestione delle ferite da morso di animali. 


51 di 100 Domande

Quale accertamento è necessario per porre diagnosi di certezza di celiachia?














Eseguire una biopsia duodenale è necessario per porre diagnosi di certezza di celiachia (la risposta A è corretta). La biopsia permette l'identificazione e la valutazione dell'estensione delle alterazioni istologiche tipiche della malattia celiaca, tra cui la linfocitosi intraepiteliale, l'iperplasia delle cripte e l'atrofia dei villi. La classificazione di Marsh è utilizzata per classificare la gravità di queste alterazioni, dove Marsh 1 indica la presenza di linfocitosi intraepiteliale con villi normali, Marsh 2 indica la presenza di linfocitosi intraepiteliale, iperplasia delle cripte e villi normali, e Marsh 3 indica l'atrofia dei villi, iperplasia delle cripte e linfocitosi intraepiteliale. Una classificazione più recente, nota come Corazza-Villanacci, prevede una classificazione in grado A (linfocitosi intraepiteliale senza atrofia dei villi), grado B1 (atrofia dei villi lieve-moderata, iperplasia delle cripte e linfocitosi intraepiteliale) e grado B2 (atrofia severa, iperplasia delle cripte e linfocitosi intraepiteliale). Le risposte B, C, D ed E fornite alla domanda sono errate poiché si riferiscono a test sierologici invece di una biopsia duodenale. Le lgA anti-transglutaminasi sono utilizzate come test di screening per la malattia celiaca (la risposta B non è corretta), poiché hanno una sensibilità elevata. Gli anticorpi antireticulina e anti-gliadina, invece, sono considerati obsoleti in quanto presentano una bassa sensibilità e specificità rispetto ai test anti-transglutaminasi (le risposte C, D non sono corrette). Gli anticorpi anti-gliadina sono utilizzati ancora in alcuni casi di bambini con meno di 2 anni di età. Infine, gli anticorpi anti-endomisio hanno una sensibilità inferiore rispetto ai test anti-transglutaminasi, ma hanno una specificità vicina al 100% (la risposta E non è corretta). Tuttavia, la biopsia duodenale rimane l'indagine diagnostica di certezza per la malattia celiaca nell'adulto.

 


52 di 100 Domande

Quale di questi antistaminici è di seconda generazione?














La Cetirizina è un antistaminico di seconda generazione (la risposta C è corretta). Gli antistaminici rappresentano una classe di farmaci che agiscono come antagonisti dei recettori dell'istamina. L'istamina interagisce con quattro tipi di recettori (H1, H2, H3 e H4), tra i quali i recettori H1 sono presenti principalmente a livello della cute e dei bronchi, mentre i recettori H2 si trovano a livello dello stomaco. Gli antistaminici H1 vengono utilizzati per il trattamento di reazioni allergiche come la rinite, l'orticaria e la congiuntivite. Gli antistaminici H1 di prima generazione, pur essendo efficaci nel sollievo dei sintomi allergici, non sono selettivi, poiché presentano anche attività antimuscarinica e agiscono sui recettori alfa-adrenergici e sui recettori della serotonina. Tra gli antistaminici H1 di prima generazione si includono la clemastina (la risposta A non è corretta), il chetotifene (la risposta B non è corretta), l'idrossizina (la risposta D non è corretta) e la prometazina (la risposta E non è corretta). Al contrario, gli antistaminici H1 di seconda generazione sono più selettivi verso i recettori H1 e causano minori effetti sedativi. Un esempio di antistaminico H1 di seconda generazione è la cetirizina (la risposta C è corretta). Gli antistaminici H2 bloccano l'azione dell'istamina a livello della pompa protonica, impedendo la produzione di acido cloridrico nello stomaco.


53 di 100 Domande

Causa principale di diabete insipido è:














La causa principale di diabete insipido è il tumore ipotalamico (la risposta D non è corretta). Il diabete insipido rappresenta una condizione clinica caratterizzata da un quadro di poliuria ipotonica e polidipsia, che risulta dall'incapacità dell'organismo a concentrare l'urina. Tale sintomatologia può derivare dalla mancata produzione, e spesso anche sintesi, dell'ormone vasopressina a livello ipotalamico (diabete insipido centrale o ipotalamico), oppure dalla resistenza renale alla vasopressina (diabete insipido nefrogenico). Tra le possibili cause che possono portare allo sviluppo di diabete insipido, vanno menzionati i tumori ipotalamici, nei quali l'eziopatogenesi della malattia può essere attribuita all'alterazione della produzione e/o del rilascio di vasopressina. Al contrario, le altre risposte sono errate, poiché non sono in alcun modo associate allo sviluppo del diabete insipido (le risposte A, B, C, E non sono corrette).


54 di 100 Domande

La malattia di Wilson è:














La malattia di Wilson è una malattia autosomica recessiva (la risposta B è corretta). La patologia è causata da una mutazione del gene che codifica per una particolare ATPasi di trasporto, situata sul cromosoma 13, il cui compito è regolare la secrezione del rame dall'epatocita alla bile e il legame del rame alla ceruloplasmina. L'assenza di questa ATPasi determina un accumulo di rame nei tessuti epatici e in altri organi, come i nuclei della base, il che a sua volta provoca le principali manifestazioni cliniche della malattia, tra cui il danno epatico e i sintomi neuropsichiatrici. I sintomi della malattia di Wilson possono variare ampiamente, dalla semplice elevazione delle transaminasi all'insufficienza epatica acuta o alla cirrosi avanzata con ipertensione portale. I sintomi neuropsichiatrici possono includere deterioramento cognitivo e segni extrapiramidali come rigidità aumentata, ipertono, tremore a riposo e distonie. Pertanto, la malattia di Wilson deve essere sospettata in pazienti giovani con danno epatico e sintomi neurologici. Sebbene la malattia di Wilson sia un disturbo sistemico che può interessare anche altri organi, come gli occhi, i reni, lo scheletro, il cuore, le ghiandole endocrine e la cute, non è una malattia infettiva (la risposta A non è corretta) e non colpisce direttamente il midollo spinale o i muscoli (le risposte C, D non sono corrette). Pur essendo associata occasionalmente ad anemia emolitica con test di Coombs negativo, la malattia di Wilson non rappresenta una patologia ematologica (la risposta E non è corretta).

 


55 di 100 Domande

Le seguenti sono tutte controindicazioni alla esecuzione delle prove di funzionalità respiratoria tranne una. Quale?














Le seguenti sono tutte controindicazioni alla esecuzione delle prove di funzionalità respiratoria tranne grave gibbo cifoscoliotico (la risposta B è corretta). Per rispondere all'interrogativo posto, è necessario fare riferimento al documento ERS/ATS sulla standardizzazione degli esami di funzionalità respiratoria, che al momento rappresenta la linea guida per l'ambito in questione. Nel testo del documento sono elencati i criteri di esclusione dell'esame spirometrico, i quali comprendono diverse condizioni. Tra le controindicazioni di natura cardiocircolatoria, vanno menzionati l'infarto del miocardio verificatosi nell'ultima settimana, l'ipotensione, l'ipertensione severa, le aritmie atrio/ventricolari significative, lo scompenso cardiaco in fase di scompenso, l'ipertensione polmonare non controllata, il cuore polmonare acuto, l'embolia polmonare non controllata e i pregressi episodi sincopali legati ad espirazione forzata o tosse. Tra le controindicazioni di natura intracranica ed oculare, sono compresi l'aneurisma cerebrale, la chirurgia cerebrale effettuata nelle ultime quattro settimane, la recente commozione cerebrale con sintomi attivi e la chirurgia oculare nell'ultima settimana. Tra le controindicazioni correlate alla chirurgia dei sinusoidi o dell'orecchio medio, sono incluse la chirurgia effettuata nelle ultime sette giorni o la presenza di infezioni. Tra le controindicazioni derivanti dall'aumento delle pressioni intratoraciche ed intra-addominali, sono indicati il pneumotorace, la chirurgia toracica o addominale effettuata nelle ultime quattro settimane e la gravidanza nell'ultimo trimestre. Infine, tra le controindicazioni finalizzate al controllo delle infezioni, vanno annoverate la presenza di infezione polmonare o sistemica trasmissibile o presunta, nonché le condizioni fisiche che facilitano la trasmissione delle infezioni come l'emottisi, le secrezioni abbondanti, le lesioni orali e il sanguinamento orale.


56 di 100 Domande

Quante sono le vene surrenaliche?














Le vene surrenaliche sono una a dx e una a sn (la risposta B è corretta). Le ghiandole surrenali ricevono il loro apporto sanguigno da tre arterie: l'arteria surrenalica superiore, l'arteria surrenalica media e l'arteria surrenalica inferiore, mentre ogni ghiandola è associata ad una singola vena.


57 di 100 Domande

Quale è il valore di BMI oltre il quale si pone diagnosi di obesità negli adulti?














Il valore di BMI oltre il quale si pone diagnosi di obesità negli adulti è di ≥ 30,0 (la risposta D è corretta). L'obesità rappresenta una condizione medica cronica che si caratterizza per una quantità eccessiva di tessuto adiposo nel corpo, determinando un aumento di peso corporeo. La diagnosi dell'obesità si basa sull'utilizzo dell'Indice di Massa Corporea (BMI), un parametro adottato ufficialmente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) quale indicatore dello stato ponderale dell'individuo. Il BMI viene calcolato dividendo il peso in kg del soggetto per il quadrato dell'altezza espressa in metri. In base al valore di BMI ottenuto, è possibile distinguere diverse classi: la classe di sottopeso (< 18.5), la classe di normopeso (18.5-25) (le risposte A, E non sono corrette), la classe di sovrappeso (25-30) (le risposte B,C non sono corrette) e le classi di obesità di I, II, III, IV e V grado. La classe di obesità I grado viene assegnata a individui con un valore di BMI compreso tra 30 e 34.99, mentre la classe di obesità II grado viene assegnata a individui con un valore di BMI compreso tra 35 e 39.99. La classe di obesità III grado viene assegnata a individui con un valore di BMI uguale o superiore a 40, mentre le classi di obesità IV e V grado sono riservate ai soggetti con un valore di BMI uguale o superiore a 50 e 60, rispettivamente. La diagnosi precoce dell'obesità e la classificazione accurata del grado di obesità rivestono un'importanza fondamentale per la definizione di un percorso terapeutico appropriato e per la prevenzione di eventuali complicanze a livello cardiovascolare, respiratorio e metabolico associati alla malattia.


58 di 100 Domande

Nella valutazione del rischio cardiovascolare quali sono i parametri da considerare?














Nella valutazione del rischio cardiovascolare i parametri da considerare sono: pressione arteriosa sistolica, età, colesterolemia, diabete mellito, tabagismo (la risposta C è corretta). Per fornire una risposta accurata al presente quesito, è necessario considerare attentamente l'elenco di fattori di rischio cardiovascolari in modo approfondito ed esaustivo. La risposta C è corretta, in quanto rappresenta l'opzione più completa e dettagliata in termini di fattori di rischio cardiovascolare.

 


59 di 100 Domande

Il follow-up domiciliare dei pazienti con insufficienza cardiaca può prevedere tutte le seguenti strategie, tranne una. Quale?














Il follow-up domiciliare dei pazienti con insufficienza cardiaca può prevedere tutte le seguenti strategie, tranne la rotazione settimanale del tipo di diuretico (la risposta A è corretta). Lo scompenso cardiaco rappresenta una condizione medica cronica che richiede una gestione domiciliare accurata al fine di prevenire la progressione della malattia verso episodi di riacutizzazione. Nella gestione di questi pazienti, un'attenzione particolare deve essere prestata al mantenimento di un adeguato equilibrio idrico attraverso la limitazione dell'assunzione di liquidi, la regolazione della diuresi e il monitoraggio regolare del peso corporeo, in modo da evitare un sovraccarico che potrebbe esacerbare il deficit cardiaco. I livelli di pro-BNP sono utili per valutare l'andamento della malattia: il loro aumento è generalmente associato ad un peggioramento del sovraccarico idrico del paziente, con conseguente aumento del rischio di sviluppo di scompenso cardiaco. Inoltre, la rotazione settimanale di diuretici non rappresenta una strategia consolidata per il trattamento domiciliare cronico di pazienti affetti da scompenso cardiaco, la quale non è stata validata dalla letteratura scientifica.


60 di 100 Domande

Nel trattamento dell'ipertensione arteriosa, quale associazione di classi di farmaci non è raccomandata?














Nel trattamento dell'ipertensione arteriosa, non è raccomandata l'associazione di: Sartano più ACE inibitore più beta-bloccante (la risposta A è corretta). E' possibile pervenire alla soluzione di questo quesito attraverso due differenti approcci: il primo consiste nel reperire, in base alle ultime Linee Guida della Società Europea di Cardiologia, l'associazione farmacologica corretta tra quelle proposte; il secondo, invece, prevede l'adozione di un ragionamento logico. Malgrado tutti i principi attivi menzionati nelle varie combinazioni siano utilizzati nel trattamento dell'ipertensione arteriosa, l'associazione di ACE-inibitori e sartani non è indicata nelle schede tecniche di questi farmaci, in quanto agiscono su differenti livelli dello stesso pathway molecolare.


61 di 100 Domande

Nelle persone affette da Diabete mellito, sia di tipo 1 che 2, quale di queste indicazioni non è raccomandata?














Il trattamento dell'obesità si basa principalmente sulla terapia dietetica e sul calo ponderale (la risposta A non è corretta). Nel paziente affetto da diabete mellito di tipo 2, il primo approccio terapeutico consiste nella modifica dello stile di vita e nella dieta (la risposta B non è corretta). Il trattamento chirurgico dell'obesità è un'opzione da considerare solo in pazienti candidati, dopo il fallimento delle terapie dietetiche e farmacologiche, e può essere indicato anche per soggetti con un BMI inferiore a 40 kg/m2 (la risposta C è corretta). La dieta dei pazienti diabetici dovrebbe prevedere una quota di carboidrati compresa tra il 50-60% delle calorie totali, non essendo indicata una dieta a basso contenuto di carboidrati (la risposta D non è corretta). Poiché il diabete mellito è associato ad un aumentato rischio di sindrome coronarica, è consigliabile eseguire un test da sforzo cardiovascolare prima di iniziare un programma di attività fisica, al fine di escludere la presenza di ipoafflussi coronarici (la risposta E non è corretta).


62 di 100 Domande

Nel caso di comorbidità diabete mellito e scompenso cardiaco cronico, quale è la terapia orale antidiabetica da preferire?














Nel caso di comorbidità diabete mellito e scompenso cardiaco cronico, la terapia orale antidiabetica da preferire è la metformina (la risposta C è corretta). E' importante notare che le linee guida ESC-EASD del 2019 consigliano l'utilizzo delle gliflozine nei pazienti con diabete mellito e scompenso cardiaco, poiché tali farmaci sono stati associati ad una riduzione della mortalità cardiovascolare. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che queste sostanze vengono sempre somministrate in associazione alla metformina, la quale rappresenta sempre il farmaco di prima scelta, e non in mono somministrazione (la risposta E non è corretta). Va inoltre sottolineato che gli inibitori del DPP4, il pioglitazone e le sulfaniluree non sono raccomandati come terapia di prima linea per i pazienti affetti da diabete mellito e scompenso cardiaco (le risposte A, B, D non sono corrette).


63 di 100 Domande

Il blocco atrio-ventricolare di secondo grado è un'aritmia:














Il blocco atrio-ventricolare di secondo grado è un'aritmia ipocinetica (la risposta A è corretta). Il termine blocco atrioventricolare indica una condizione in cui vi è un'alterazione nella trasmissione dell'impulso dagli atri ai ventricoli, con la possibilità di distinguere diversi gradi a seconda dell'entità del blocco. Nel caso del blocco atrioventricolare di secondo grado, alcuni impulsi vengono condotti dai atri ai ventricoli mentre altri no, e si possono distinguere due tipi: il tipo Mobitz 1, in cui si verifica un allungamento progressivo del tempo di conduzione dell'impulso fino a quando un impulso non viene trasmesso ai ventricoli, e il tipo Mobitz 2, in cui alcuni impulsi vengono trasmessi in maniera regolare e altri invece rimangono bloccati. In quanto aritmia caratterizzata da un deficit di conduzione, la risposta corretta che descrive meglio tale tipo di aritmia è ipocinetica.


64 di 100 Domande

Con il termine antico di ''paludismo'' si intende:














Con il termine antico di ''paludismo'' si intende la malaria (la risposta E è corretta). La malaria era comunemente chiamata paludismo a causa della sua elevata prevalenza in luoghi paludosi. Ciò è dovuto al fatto che i bacini o le pozze naturali di acqua dolce (non contaminata) sono i luoghi tipici di riproduzione della zanzara Anopheles, il principale vettore della malaria.

 


65 di 100 Domande

Un soggetto asmatico con FEV1 o PEF normale, che presenta sintomi diurni meno di due volte a settimana, nessun risveglio notturno e utilizza farmaci broncodilatatori per via inalatoria al bisogno due volte a settimana con nessuna limitazione nelle attività di vita quotidiana (ADL) presenta un quadro clinico:














Un soggetto asmatico con FEV1 o PEF normale, che presenta sintomi diurni meno di due volte a settimana, nessun risveglio notturno e utilizza farmaci broncodilatatori per via inalatoria al bisogno due volte a settimana con nessuna limitazione nelle attività di vita quotidiana (ADL) presenta un quadro clinico controllato (la risposta E è corretta). Al fine di fornire una risposta accurata a questa domanda, è necessario tenere a mente la classificazione utilizzata per valutare il controllo della malattia asmatica sulla base dei sintomi riportati nelle ultime linee guida (Gina 2021). Questa classificazione prevede l'analisi di quattro sintomi riportati in un questionario che si riferiscono all'ultimo mese di attività del paziente. Tali sintomi includono: sintomi di asma diurno più di due volte a settimana, risveglio notturno dovuto a crisi asmatica, utilizzo di SABA reliever più di due volte a settimana e limitazione all'attività quotidiana. In base alla gravità dei sintomi presentati dal paziente, la classificazione prevede tre possibili esiti. Se il paziente non riporta alcuno di questi sintomi, allora viene definito come "ben controllato". Se il paziente presenta uno o due di questi sintomi, allora viene definito come "parzialmente controllato". Infine, se il paziente riporta tre o quattro di questi sintomi, allora viene definito come "non controllato".


66 di 100 Domande

Quale terapia è la più efficace nel trattamento del diabete indotto da terapia steroidea?














L'insulina è la terapia più efficace nel trattamento del diabete indotto da terapia steroidea (la risposta A è corretta). I corticosteroidi sono noti per la loro azione iperglicemizzante e, pertanto, come stabilito negli Standard Italiani per la Cura del Diabete Mellito, la terapia del diabete mellito secondario alla terapia corticosteroidea richiede l'uso di insulina per garantire un migliore controllo glicemico. Al contrario, le sulfaniluree, la metformina, i tiazolidienidioni e le gliflozine non sono raccomandati come terapia di prima linea per il diabete mellito secondario a cortisonici (le risposte B, C, D, E non sono corrette).


67 di 100 Domande

Una paziente di 40 anni presenta disuria, non ha perdite vaginali, è apiretica, nega dolore lombare. Assume regolarmente L-tiroxina. Qual è la diagnosi più probabile?














Una paziente di 40 anni presenta disuria, non ha perdite vaginali, è apiretica, nega dolore lombare. Assume regolarmente L-tiroxina. La diagnosi più probabile è un'infezione delle vie urinarie non complicata (la risposta A è corretta). La disuria è un disturbo patologico che si caratterizza per difficoltà e irregolarità nell'atto della minzione. Insieme ad altri sintomi quali stranguria, pollachiuria e tenesmo vescicale, la disuria rappresenta uno dei sintomi più comunemente riscontrati nelle infezioni delle basse vie urinarie, come ad esempio le uretriti e le cistiti, come riportato nel caso clinico. Se l'infezione si estende anche alle alte vie urinarie, ad esempio nella pielonefrite acuta, il paziente può manifestare febbre, brividi e dolore lombare, mentre durante l'esame obiettivo potrebbe presentare il segno di Giordano positivo. La disuria non è correlata in alcun modo alla tiroidite. Nel caso di vaginite, talvolta accompagnata da disuria a causa dell'estensione del processo infettivo all'uretra, il paziente può presentare anche altri sintomi come prurito o bruciore vaginale, leucorrea e secrezioni maleodoranti. Infine, nel caso di salpingite bilaterale, la paziente avvertirebbe dolore pelvico, febbre, secrezioni cervico-vaginali e, in alcuni casi, anche vomito e nausea (le risposte B, C, D, E non sono corrette).


68 di 100 Domande

Qual è l'associazione di farmaci inalatori più comunemente usata nell'asma bronchiale di grado moderato?














L'associazione di farmaci inalatori più comunemente usata nell'asma bronchiale di grado moderato è corticosteroide (ICS) / Beta 2 agonista (LABA) (la risposta A è corretta). Per rispondere alla domanda, ci si basa sulle linee guida per la gestione dell'asma (GINA 2021), le quali forniscono una definizione della gravità dell'asma. Secondo tali linee guida, l'asma viene classificato come lieve se risponde bene ai primi due step di terapia, i quali prevedono l'uso di ICS/ Formoterolo al bisogno o di trattamenti di controllo a basso dosaggio come ICS a basso dosaggio, antileucotrienici o cromoni assunti quotidianamente. L'asma viene invece considerato moderato se viene gestito efficacemente con i step 3 e 4 di terapia, che includono l'uso quotidiano di ICS/LABA a basso o medio dosaggio. Infine, l'asma viene definito severo se non risponde alla terapia o se richiede l'uso di ICS/LABA al massimo dosaggio consentito per il controllo della sintomatologia.

 


69 di 100 Domande

In quali delle seguenti situazioni non è indicata una valutazione sierologica per la ricerca della celiachia?














Non è indicata una valutazione sierologica per la ricerca della celiachia con ipertensione resistente alla terapia (la risposta E è corretta). Per rispondere alla domanda in oggetto, occorre prima comprendere che la malattia celiaca è una patologia autoimmune che si manifesta quando il glutine, presente in alcuni cereali, causa una reazione immunitaria che danneggia la mucosa dell'intestino tenue. Sebbene i sintomi digestivi e di malassorbimento (le risposte A, D non sono corrette) siano comuni, questa malattia può manifestarsi in molti altri modi. Infatti, l'infiammazione sistemica causata dalla malattia celiaca può causare diverse manifestazioni cliniche, come ad esempio disturbi dell'apparato riproduttivo (tra cui l'amenorrea) (la risposta B non è corretta) e problemi cutanei come la dermatite erpetiforme o l'orticaria (la risposta C non è corretta).

 


70 di 100 Domande

Nell'Oftalmopatia Basedowiana medio grave quale di questi trattamenti non è efficace per l'esoftalmo?














La risposta corretta è la D

Nell'Oftalmopatia Basedowiana medio grave, non sono efficaci per l'esoftalmo i beta-bloccanti (la risposta D è corretta). Per rispondere alla domanda posta, occorre esaminare le possibili terapie per l'esoftalmopatia in relazione al morbo di Basedow. La terapia principale consiste nell'uso di glucocorticoidi (la risposta A non è corretta), che possono ridurre l'infiammazione e migliorare i sintomi oculistici associati alla malattia. Tuttavia, in alcuni casi i depositi di mucopolissacaridi non regrediscono con la terapia medica e può essere necessario ricorrere alla chirurgia (la risposta B non è corretta). L'intervento di orbitotomia decompressiva, mira a riportare l'estetica di entrambi gli occhi alla posizione originale e ridurre la sporgenza causata dall'accumulo retroorbitario. In alcuni casi, la terapia medica e chirurgica possono essere associate (la risposta C non è corretta), mentre la radioterapia orbitaria (la risposta E non è corretta) rappresenta un'alternativa alla chirurgia, riducendo in parte l'accumulo di mucopolissacaridi retro-orbitari. Tuttavia, poiché i betabloccanti non sono in grado di intervenire sulle conseguenze oculistiche, ovvero l'orbitopatia del morbo di Basedow, ma possono essere utilizzati come terapia per l'innalzamento della pressione oculare associata all'esoftalmo, la risposta corretta è la D.

 


71 di 100 Domande

Quale dei seguenti è uno degli effetti collaterali più attesi quando si somministrano antipsicotici?














La comparsa degli effetti extrapiramidali è uno degli effetti collaterali più attesi quando si somministrano antipsicotici (la risposta A è corretta). Gli antipsicotici esercitano la loro attività attraverso l'antagonismo del recettore D2 della dopamina, poiché una delle ipotesi neurobiologiche più accreditate dei sintomi psicotici o positivi, come deliri e allucinazioni, prevede un'eccessiva attivazione delle vie dopaminergiche mesolimbiche. Gli antipsicotici non sono selettivi e bloccano il recettore D2 anche nelle altre vie dopaminergiche, causando frequentemente effetti collaterali. Il blocco delle vie nigro-striatali può portare alla comparsa degli effetti extrapiramidali, come la distonia acuta, il parkinsonismo, l'acatisia e la discinesia tardiva. Il blocco delle vie meso-corticali può determinare un peggioramento dei sintomi negativi, come l'apatia, l'allogia e l'abulia. Infine, il blocco delle vie tubero-infundibulari è responsabile dell'iperprolattinemia. Gli antipsicotici di seconda generazione o atipici, grazie alla loro capacità di modulare i recettori della serotonina, sono associati a una minore frequenza e intensità di questi effetti collaterali rispetto agli antipsicotici di prima generazione o tipici. Tuttavia, gli effetti collaterali serotoninergici (la risposta B non è corretta), come la nausea e il vomito, e noradrenergici (la risposta C non è corretta), come l'innalzamento della pressione arteriosa e il nervosismo, compaiono più frequentemente con i farmaci antidepressivi che agiscono aumentando il tono serotoninergico e noradrenergico. Gli effetti collaterali vagali (la risposta D non è corretta) possono essere facilitati dal blocco noradrenergico del recettore α1 della noradrenalina con conseguente comparsa di ipotensione ortostatica. Diverse categorie di farmaci psicotropi determinano questa azione, tra cui gli antipsicotici di prima generazione "a bassa potenza", gli antipsicotici di seconda generazione e gli antidepressivi. Infine, nonostante i farmaci antipsicotici di seconda generazione o atipici facilitino la comparsa di sindrome metabolica ed incremento ponderale, questa sembra essere dovuta principalmente all'azione antagonista sui recettori serotoninergici 5HT2C ed antistaminico H1, con aumento dell'appetito. Pertanto, non determinano di per sé alterazioni sulla produzione di incretine (la risposta E non è corretta).

 


72 di 100 Domande

Quale tra le seguenti è causa più frequente di emorragia digestiva?














L'ulcera peptica è la causa più frequente di emorragia digestiva (la risposta B è corretta). L'ulcera peptica rappresenta la principale causa di emorragia digestiva superiore, sia a livello gastrico che duodenale. Tale patologia è spesso associata a diverse cause, tra cui l'infezione da Helicobacter Pylori, l'uso/abuso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), antiaggreganti e l'abuso di alcolici. Nel caso di emorragia da ulcera peptica, il trattamento medico richiede l'utilizzo di inibitori di pompa protonica ev, insieme all'esecuzione di una EGDS. Tale procedura endoscopica non solo ha una valenza diagnostica, ma rappresenta anche una terapia, poiché consente l'esecuzione di diverse tecniche di emostasi endoscopica, tra cui quella meccanica, fisica e chimica. Secondo la classificazione di Forrest, le ulcere che necessitano di un trattamento endoscopico sono quelle di tipo 1, 2a e 2b. Invece, le ulcere di tipo 2c e 3 possono essere trattate esclusivamente con PPI e, ove presente, l'eradicazione dell'infezione da Helicobacter Pylori. Va precisato che, nonostante l'emorragia digestiva possa essere causata anche da neoplasie gastriche e ischemia mesenterica, tali patologie sono meno frequenti rispetto all'ulcera peptica nella popolazione generale (le risposte A, E non sono corrette). Le localizzazioni intestinali di tubercolosi ed amebiasi, infine, rappresentano entità nosografiche ulteriormente più rare (le risposte C, D non sono corrette).


73 di 100 Domande

La trombosi venosa profonda in un paziente con ictus si verifica prevalentemente:














La trombosi venosa profonda in un paziente con ictus si verifica prevalentemente entro i primi 10 giorni (la risposta A è corretta). Nei pazienti che hanno subito un ictus, la trombosi venosa profonda rappresenta una complicanza potenziale delle conseguenze dirette dell'evento ischemico o emorragico. Il deficit stenico che spesso deriva dall'ictus può limitare la mobilità del paziente fino al punto di dover rimanere a letto. Ciò si aggiunge alle potenziali condizioni che favoriscono la formazione di coaguli sanguigni, che si verificano a causa dell'evento ischemico stesso. Dalle premesse precedenti emerge che il rischio di trombosi venosa è più elevato in prossimità dell'immobilità prolungata a letto (le risposte C, E non sono corrette). I dati disponibili suggeriscono un incremento significativo del rischio di trombosi venosa nei primi 10 giorni successivi all'ictus (la risposta A è corretta), con un picco di incidenza tra il secondo e il settimo giorno dall'evento, come riportato da Kelly e collaboratori nel loro studio pubblicato su Stroke nel 2001.


74 di 100 Domande

La diagnosi di riacutizzazione di BPCO e' principalmente:














La diagnosi di riacutizzazione di BPCO è principalmente clinica (la risposta D è corretta). In accordo con le recenti linee guida (GOLD 2021), una riacutizzazione della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è un evento che si caratterizza per un peggioramento acuto dei sintomi respiratori, il quale richiede l'adozione di una terapia supplementare. I sintomi presentati dal paziente in questo contesto includono l'aumento o la comparsa di dispnea, un aumento delle secrezioni spesso purulente, una maggiore tosse e respiro sibilante. La diagnosi di tale evento è basata principalmente sull'evidenza clinica, in quanto le indagini strumentali sono utilizzate solamente per escludere eventuali diagnosi alternative.


75 di 100 Domande

Nella peritonite batterica spontanea:














Nella peritonite batterica spontanea la diagnosi si formula se nel liquido ascitico sono presenti più di 250 neutrofili/mmc (la risposta A è corretta). La peritonite batterica spontanea rappresenta una grave complicanza della cirrosi epatica scompensata, che comporta un alto rischio di mortalità in assenza di un tempestivo trattamento adeguato. Essa si caratterizza per l'infezione spontanea dell'ascite, e la sua diagnosi viene stabilita attraverso l'esame della conta cellulare del liquido ascitico, prelevato tramite paracentesi. Secondo le linee guida internazionali, una concentrazione di oltre 250 neutrofili per millimetro cubo è indicativa di peritonite batterica spontanea (la risposta A è corretta), e richiede l'adozione di una terapia antibiotica tempestiva. La terapia prevede l'uso di antibiotici, preferibilmente cefalosporine di terza generazione come la ceftriaxone o la cefotaxime, associati ad albumina. È importante sottolineare che la sensibilità dell'esame colturale dell'ascite è relativamente bassa, e pertanto non è necessario attendere la positività del test per iniziare la terapia antibiotica (le risposte B, C non sono corrette). Nei rari casi in cui l'esame colturale risulta positivo, i batteri Gram-negativi intestinali, come l'Escherichia Coli, sono i più comunemente isolati (la risposta D non è corretta). Dopo il primo episodio di peritonite batterica spontanea, è opportuno adottare una profilassi a lungo termine con la norfloxacina, soprattutto nei pazienti con cirrosi epatica avanzata, poiché il rischio di recidiva è elevato (la risposta E non è corretta).


76 di 100 Domande

L'ECG a 12 derivazioni presenta nei maschi rispetto alle femmine:














L'ECG a 12 derivazioni presenta nei maschi rispetto alle femmine il punto J e tratto ST più alto (la risposta B è corretta). A livello fisiologico, vi sono alcune differenze nell'ECG tra uomini e donne, tra le quali la principale riguarda la localizzazione leggermente superiore del punto J e del tratto ST, che talvolta può essere riscontrata nei tracciati delle donne senza indicare una condizione patologica. Inoltre, è stato osservato che le donne possono presentare valori di QTc leggermente più alti rispetto agli uomini (la risposta D non è corretta).


77 di 100 Domande

La carenza di quale vitamina puo' causare la pellagra?














La carenza della vitamina B3, conosciuta anche come niacina o vitamina PP, può causare la sindrome della pellagra che si manifesta attraverso le "3 D": demenza, dermatite e diarrea. Questa condizione è caratteristica dei pazienti malnutriti e/o alcolisti e, sebbene sia meno comune rispetto al passato, è ancora presente (la risposta B è corretta). Al contrario, la carenza di vitamina B6 può provocare neuropatia periferica, glossite, cheilosi e dermatite seborroica ed è spesso causata da farmaci come l'isoniazide, utilizzato come antitubercolare (la risposta A non è corretta). Inoltre, la carenza di vitamina B2, o riboflavina, può portare a lesioni cutanee e mucosali come la stomatite angolare o la cheilosi (la risposta C non è corretta). In aggiunta a ciò, la carenza di vitamina B12 può causare anemia e neuropatia ed essere causata da un apporto alimentare inadeguato o patologie gastriche come la gastrite atrofica (la risposta D non è corretta). Infine, la carenza di vitamina B1, o tiamina, può causare la sindrome del beriberi, caratterizzata da polineuropatia diffusa, insufficienza cardiaca ad elevata gittata e sindromi neurologiche come quella di Wernicke (la risposta E non è corretta).


78 di 100 Domande

Donna di 28 anni con tiroidite di Hashimoto asintomatica assume da tempo 75 ug di L-­tiroxina ogni mattina. Il recente valore di TSH e' di 3.5 ug/ml. Non lamenta alcun disturbo anzi si sente bene. Desidera avere un figlio e domanda come si deve comportare per la sua patologia tiroidea. Quale delle seguenti affermazioni e' la piu' corretta?














Donna di 28 anni con tiroidite di Hashimoto asintomatica assume da tempo 75 ug di L-­tiroxina ogni mattina. Il recente valore di TSH è di 3.5 ug/ml. Non lamenta alcun disturbo anzi si sente bene. Desidera avere un figlio e domanda come si deve comportare per la sua patologia tiroidea. E' indicato un aumento di L-tiroxina e il controllo del TSH dopo circa 4 settimane dall'incremento della terapia (la risposta A è corretta). Le pazienti affette da tiroidite di Hashimoto che si trovano in età fertile o hanno il desiderio di avere un bambino dovrebbero mantenere il valore di TSH pre-concepimento inferiore a 2.5 mU/L, poiché la gravidanza richiede una maggiore produzione di ormone tiroideo. Inoltre, è consigliabile aumentare il dosaggio di levo-tiroxina all'inizio della gestazione rispetto a quello pre-gravidico. In aggiunta, si raccomanda di sottoporre le pazienti a controlli periodici della funzionalità tiroidea ogni 4 settimane fino a metà della gravidanza e successivamente intorno alla 26° e 32° settimana di gestazione (la risposta A è corretta). L'ecografia tiroidea non è utile nella gestione terapeutica delle pazienti con tiroidite di Hashimoto in cerca di gravidanza (la risposta B non è corretta). Il metimazolo trova indicazione nel trattamento del ipertiroidismo (la risposta C non è corretta). Invece, in caso di una paziente con desiderio di gravidanza e un valore di TSH pari a 3.5 mU/L, non è necessario dimezzare la dose di levo-tiroxina ma, al contrario, è opportuno aumentarla (la risposta D non è corretta). Per giunta, l'acido folico non ha alcun ruolo nella gestione terapeutica della tiroidite di Hashimoto (la risposta E non è corretta).


79 di 100 Domande

Quale tra le seguenti affermazioni riguardo alla definizione di malattia renale cronica e' corretta'?














In Italia, la malattia renale cronica è definita come una patologia caratterizzata da un'alterazione della funzione o della struttura renale che persiste per un intervallo di tempo ben definito, pari a tre mesi. Tale condizione può essere identificata da una riduzione del filtrato glomerulare stimato o calcolato, o dalla presenza di marcatori di danno renale in soggetti con funzione renale normale. Tuttavia, l'intervallo di tempo deve essere adeguato, e in particolare, la riduzione del filtrato deve essere inferiore a 60 ml/min, condizione tipica della malattia renale cronica evoluta in insufficienza renale cronica, ovvero al di là del terzo stadio di MRC. Tra le diverse definizioni possibili, solo la risposta A contempla entrambe le condizioni (la risposta A è corretta). Inoltre, la risposta A è l'unica che include sia le alterazioni funzionali che morfologiche entro l'intervallo di tempo adeguato, rispetto alla risposta E, che riporta un intervallo di tempo errato di 6 mesi (la risposta E non è corretta). È importante sottolineare che per parlare di riduzione della funzione renale, è necessario fare riferimento al filtrato, e non ai valori di creatinina (la risposta B non è corretta). Inoltre, la presenza di franca ematuria non è sufficiente per la diagnosi di malattia renale cronica (la risposta D non è corretta).


80 di 100 Domande

Nel paziente con eta' superiore a 70 anni in terapia ormonale per ipotiroidismo i livelli di TSH devono essere mantenuti:














Per gli anziani di età superiore ai 70 anni che sono affetti da ipotiroidismo e si sottopongono a terapia sostitutiva con L-tiroxina, il valore target ottimale per il livello di TSH è compreso tra 4 e 6 mU/L (la risposta A è corretta).


81 di 100 Domande

La malattia di Moschowitz e':














La malattia di Moschowitz è una piastrinopenia (la risposta B è corretta). La malattia di Moschcowitz, nota anche come porpora trombotica trombocitopenica (PTT), è una patologia ematologica rara che si caratterizza per la presenza di anemia emolitica microangiopatica, piastrinopenia da iperconsumo e danno d'organo, specialmente a livello del microcircolo cerebrale, con sintomi neurologici. In aggiunta, la pentade classica di questa patologia può essere completata dalla presenza di febbre e insufficienza renale acuta. Tuttavia, è importante sottolineare che quest'ultima è più comune in un'altra microangiopatia simile alla PTT, nota come sindrome emolitico-uremica, dove l'insufficienza renale rappresenta l'elemento clinico-diagnostico predominante. La causa classica della malattia di Moschcowitz è un difetto acquisito di una proteasi chiamata ADAMTS-13, responsabile della degradazione dei multimeri ad alto peso molecolare del fattore di von Willebrand.


82 di 100 Domande

Quale dei seguenti fattori non viene preso in esame nella valutazione del rischio coronarico mediante carta di rischio? (progetto cuore ISS)














La familiarità non viene preso in esame nella valutazione del rischio coronarico mediante carta di rischio (progetto cuore ISS) (la risposta B è corretta). Le carte del rischio cardiovascolare sono state sviluppate nell'ambito del progetto Cuore, promosso dall'Istituto Superiore di Sanità, al fine di stimare la probabilità di sviluppare un primo evento cardiovascolare maggiore, come l'infarto miocardico o l'ictus, entro un arco temporale di dieci anni. Questi strumenti considerano diversi fattori di rischio, quali il sesso, la presenza di diabete, l'abitudine al fumo, l'età, la pressione arteriosa sistolica e la concentrazione di colesterolo. Non viene invece presa in considerazione la familiarità come fattore di rischio.


83 di 100 Domande

Non sono complicanze della ipertensione portale:














Non è una complicanza della ipertensione portale la litiasi coledocica (la risposta D è corretta). L'ipertensione portale, definita come un aumento del gradiente tra vena porta e vena cava inferiore superiore a 6 mmHg, è generalmente causata dalla cirrosi epatica. Tale condizione si manifesta con la formazione di varici esofagee e gastriche, che rappresentano una complicanza importante quando il gradiente supera i 10 mmHg e aumentano il rischio di emorragia in modo significativo quando il gradiente supera i 12-14 mmHg (le risposte A, C  non sono corrette). La formazione di varici emorroidarie (la risposta B non è corretta) è un'altra conseguenza dell'aumento della pressione portale, dovuto all'apertura di shunt tra il circolo portale e il circolo sistemico. L'ascite, ovvero l'accumulo di liquido libero nella cavità peritoneale, è un'altra complicanza comune dell'ipertensione portale, che ne rappresenta la causa in circa l'ottanta percento dei casi (la risposta E non è corretta). Al contrario, la litiasi del coledoco non ha alcuna correlazione fisiopatologica con l'ipertensione portale e, nella maggior parte dei casi, è causata dalla migrazione di un calcolo dalla colecisti alla via biliare extraepatica, determinando un'ostruzione del deflusso della bile (la risposta D è corretta).


84 di 100 Domande

La manovra che si effettua nel neonato per individuare la displasia congenita dell'anca e' quella di:














La manovra che si effettua nel neonato per individuare la displasia congenita dell'anca è quella di Ortolani (la risposta E è corretta). La displasia congenita dell'anca è una condizione patologica comune nei neonati, e la sua diagnosi precoce è di fondamentale importanza per prevenire lo sviluppo di disfunzioni articolari a lungo termine. Il test clinico più importante per la diagnosi precoce della displasia congenita dell'anca è la manovra di Ortolani, che consiste nel ridurre la testa del femore sublussata dalla cavità cotiloidea. Per eseguire la manovra di Ortolani, il neonato viene posto in posizione supina con le anche e le ginocchia flesse, mentre l'esaminatore pone le mani sulle cosce del neonato e applica una leggera pressione con il dito medio in corrispondenza del gran trocantere, mentre il pollice poggia sul piccolo trocantere. Con un movimento di abduzione ed extrarotazione, si ottiene la riduzione della testa femorale, che viene avvertita come una sensazione di click o "scatto di entrata". La manovra di Ortolani è considerata di massima affidabilità nei primi giorni di vita, ma diviene meno attendibile e più complessa da eseguire dopo poche settimane, soprattutto a causa della contrattura riflessa dei muscoli adduttori della coscia. Altri test clinici utilizzati per la diagnosi di diverse patologie muscolo-scheletriche includono la manovra di Murphy, che è utilizzata per indagare la presenza di dolore colecistico (la risposta A non è corretta); la manovra di Phalen, che è utile per diagnosticare la sindrome del tunnel carpale (la risposta B non è corretta); la manovra di Lachman, che è utilizzata per diagnosticare le lesioni del legamento crociato anteriore del ginocchio (la risposta C non è corretta); e la manovra di Mingazzini, che suggerisce un deficit neurologico motorio di tipo "piramidale" (la risposta D non è corretta).


85 di 100 Domande

La strategia raccomandata dall'OMS a livello mondiale per l'eradicazione dei disordini da carenza iodica e':














L'OMS ha sottolineato l'importanza di adottare una strategia efficace per prevenire le disfunzioni tiroidee, raccomandando l'assunzione di sale iodato come misura preventiva (la risposta E è corretta). Questa scelta è giustificata dalla fondamentale importanza dell'iodio nella normale sintesi degli ormoni tiroidei. Nel contempo, è importante evidenziare che il monitoraggio della ioduria non rappresenta una pratica indicata per la prevenzione delle disfunzioni tiroidee (le risposte A, B non sono corrette). Inoltre, è importante notare che gli integratori a base di iodio non costituiscono una soluzione universale per la prevenzione delle disfunzioni tiroidee. Essi possono essere utili solo in presenza di situazioni di carenza iodica associata ad ipotiroidismo (la risposta C non è corretta). In questo contesto, va evidenziato che l'aumentato consumo di prodotti ittici non sembra essere associato ad una riduzione delle disfunzioni tiroidee da carenza iodica (la risposta D non è corretta).


86 di 100 Domande

Quale affermazione non e' corretta nel caso di un paziente che assume Dabigatran?














Il Dabigatran è un farmaco anticoagulante appartenente alla classe degli inibitori diretti della trombina, conosciuti anche come anticoagulanti orali diretti (DOAC). La sua somministrazione avviene per via orale, una volta al giorno. La peculiarità di questi farmaci risiede nella loro capacità di consentire al paziente di raggiungere il giusto livello di anticoagulazione senza la necessità di monitorare continuamente l'indice di coagulazione del sangue (INR), grazie alla loro efficacia se assunti correttamente e al dosaggio adeguato (la risposta A è corretta). Nel caso di intervento chirurgico, gli antagonisti della vitamina K andrebbero sospesi almeno 5 giorni prima, per consentire l'embricazione della terapia con eparina (tipicamente eparina a basso peso molecolare somministrata per via sottocutanea). Inoltre, la somministrazione di eparina dovrebbe essere interrotta poco prima dell'intervento. Nel caso dei DOAC, la sospensione della terapia dovrebbe avvenire 24-48 ore prima dell'intervento chirurgico. Tuttavia, in situazioni di alto rischio di sanguinamento o in presenza di compromissione della funzionalità renale, è possibile che il tempo di sospensione debba essere prolungato per evitare il rischio di emorragie post-operatorie.


87 di 100 Domande

In un paziente diabetico con scompenso cardiaco acuto quando e' possibile somministrare la Metformina?














In un paziente diabetico con scompenso cardiaco acuto non è possibile somministrare la Metformina, per il rischio di grave acidosi metabolica (la risposta B è corretta). La Metformina rappresenta un farmaco antidiabetico ampiamente utilizzato nella gestione del diabete mellito di tipo 2. Tuttavia, prima di prescrivere o sospenderne l'uso, è importante prendere in considerazione alcune possibili controindicazioni. L'acidosi metabolica rappresenta una delle principali controindicazioni alla somministrazione o alla sospensione della Metformina. In particolare, lo scompenso cardiaco acuto può aumentare il rischio di questa condizione, pertanto la Metformina è controindicata in tali situazioni. Inoltre, la funzione renale è un fattore importante da considerare prima di utilizzare la Metformina. Tuttavia, se la funzione renale è sufficiente (con un tasso di filtrazione glomerulare stimato di oltre 30 ml/min), la Metformina può essere utilizzata con cautela. L'utilizzo concomitante di altri farmaci può rappresentare una limitazione all'utilizzo della Metformina, ma di solito non costituisce una controindicazione assoluta. In sintesi, l'acidosi metabolica rappresenta una controindicazione assoluta per l'utilizzo della Metformina, mentre la funzione renale e l'utilizzo di altri farmaci rappresentano limitazioni che richiedono un'attenta valutazione del rischio-beneficio. È importante considerare attentamente queste controindicazioni prima di prescrivere la Metformina per i pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2.


88 di 100 Domande

Gli agenti infettivi piu' frequentemente responsabili di endocardite sono:














Gli agenti infettivi più frequentemente responsabili di endocardite sono gli stafilococchi (la risposta C è corretta). L'endocardite infettiva è una patologia causata da agenti infettivi che colpisce la membrana che riveste le camere e le valvole cardiache. Tra i principali agenti eziologici dell'endocardite infettiva si annoverano gli stafilococchi, gli streptococchi e gli enterococchi. In particolare, in molti Paesi industrializzati, Staphylococcus aureus rappresenta la causa principale, responsabile del 30% circa dei casi. Gli streptococchi del gruppo viridans costituiscono invece il 15-20% dei casi, seguiti dagli enterococchi (10%) e dagli stafilococchi coagulasi-negativi (10%). Per quanto riguarda le forme di endocardite su valvola protesica, il quadro epidemiologico può variare in relazione al tempo trascorso dall'intervento chirurgico. Nei primi due mesi, gli agenti patogeni più frequenti sono Staphylococcus aureus e gli stafilococchi coagulasi-negativi, seguiti da bacilli gram-negativi e Candida, tipici dei contesti nosocomiali. Tra 2 e 12 mesi, invece, gli agenti più comuni sono gli stafilococchi coagulasi-negativi, S. aureus e gli streptococchi, seguiti dagli enterococchi. Infine, oltre i 12 mesi, lo spettro eziologico delle forme di endocardite su valvola protesica sovrapponibile a quello delle forme su valvola nativa, con prevalenza di streptococchi e S. aureus, seguiti da enterococchi e stafilococchi coagulasi-negativi.


89 di 100 Domande

Il reperto di laboratorio piu' tipico nelle infezioni delle vie urinarie e':














Nelle infezioni delle vie urinarie, la batteriuria rappresenta il reperto di laboratorio più tipico (la risposta E è corretta). La diagnosi di queste infezioni, essendo di natura batterica, richiede l'esecuzione di un esame delle urine finalizzato a confermare la presenza di una coltura batterica (batteriuria), al fine di avviare una terapia antibiotica mirata sulla base dell'antibiogramma. Pur rivelando la presenza di un processo infiammatorio, l'esame del sangue tramite la valutazione di parametri come l'LDH, la PCR e il numero di globuli bianchi, non è specifico per l'infezione urinaria e pertanto non può essere utilizzato da solo per la diagnosi.


90 di 100 Domande

Non sono fattori di rischio per NASH (nonalcoholic steatohepatitis):














La NASH, conosciuta come steatoepatite non alcolica, è una forma di manifestazione della steatosi epatica non alcolica (NAFLD) caratterizzata dalla presenza di steatosi epatica, infiammazione e fibrosi. Questa patologia si sviluppa in un sottoinsieme di pazienti affetti da steatosi semplice e può aumentare in modo significativo il rischio di evoluzione in cirrosi epatica e sue complicanze, nonché di eventi cardiovascolari e di neoplasie extraepatiche. La NASH rappresenta il fenotipo epatico della sindrome metabolica, il cui principali fattori di rischio includono l'obesità, il diabete e la dislipidemia (le risposte A, B, D, E non sono corrette). È importante sottolineare che non vi è alcuna correlazione tra la NASH e la litiasi della colecisti, una patologia molto diffusa nella popolazione generale (la risposta C è corretta). La NASH colpisce maggiormente il sesso femminile, con un'età di insorgenza che si verifica di solito dopo i 40 anni in presenza di eccesso ponderale. In conclusione, la NASH rappresenta una patologia epatica complessa che richiede una gestione attenta e tempestiva al fine di prevenire il rischio di gravi complicanze


91 di 100 Domande

La malattia da graffio di gatto e' causata da:














La malattia da graffio di gatto è causata da Bartonella henselae (la risposta E è corretta). La malattia del graffio di gatto è una patologia infettiva causata dal batterio gram-negativo intracellulare facoltativo Bartonella henselae. Questa condizione è caratterizzata da una serie di segni clinici ed epidemiologici tipici, tra cui la presenza di linfadenopatia locoregionale dolorosa, eventualmente preceduta da una lesione papulare che funge da sede dell'inoculo, e la storia di un recente contatto con gatti o pulci. È importante notare che lo stesso agente patogeno può essere implicato nella comparsa di altre patologie, come l'angiomatosi bacillare e la peliosi epatica, soprattutto in soggetti immunocompromessi, come i pazienti affetti da HIV in fase avanzata.


92 di 100 Domande

Quale tra i seguenti tipi di calcolo renale risulta radiotrasparente alla radiografia diretta dell'addome?














Il calcolo di acido urico risulta radiotrasparente alla radiografia diretta dell'addome (la risposta C è corretta). La presenza di calcoli nelle vie urinarie può manifestarsi in diverse forme e le loro caratteristiche all'imaging possono essere utilizzate ai fini diagnostici. In particolare, i calcoli contenenti calcio e derivati presentano una forte radiopacità all'esame radiografico (RX), rendendoli facilmente individuabili. Al contrario, i calcoli di acido urico appaiono trasparenti all'imaging radiologico. Tuttavia, è importante notare che i calcoli possono presentarsi in varie forme e in tali casi la loro radiopacità o trasparenza possono manifestarsi con caratteristiche intermedie. È importante sottolineare che l'identificazione accurata del calcolo attraverso l'imaging diagnostico rappresenta solo una parte dell'approccio terapeutico. La scelta della terapia più appropriata dipende anche dalle dimensioni, dalla posizione e dalla composizione del calcolo, nonché dalle condizioni generali del paziente. Pertanto, una diagnosi completa e una valutazione attenta delle diverse caratteristiche del calcolo sono essenziali per un trattamento efficace e una gestione ottimale del paziente.


93 di 100 Domande

La causa piu' comune di poliuria e':














La causa più comune di poliuria è il diabete mellito (la risposta A è corretta). La poliuria rappresenta la produzione e l'escrezione di una grande quantità di urine chiare e diluite, caratterizzata da una diuresi superiore a 2500-3000 ml nelle 24 ore. Le perdite renali di acqua spesso sono la conseguenza di diuresi osmotica, spesso associata a glicosuria o all'assunzione di sostanze osmolari. Poiché il glucosio è osmoticamente attivo, può trascinare l'acqua con sé e causare una poliuria di entità considerevole. La poliuria rappresenta uno dei sintomi classici del diabete mellito, insieme alla polidipsia e alla polifagia. È importante sottolineare che il diabete mellito è una patologia diffusa nei paesi occidentali e rappresenta la principale causa di insufficienza renale cronica. Pertanto, è fondamentale riconoscere tempestivamente la presenza di poliuria e identificarne la causa sottostante per prevenire il peggioramento della funzionalità renale e le complicanze associate alla malattia.


94 di 100 Domande

Nella popolazione maschile quale di queste patologie e' la piu' frequente?














L'insufficienza cardiaca cronica è la più frequente nella popolazione maschile (la risposta E è corretta). Il tamponamento cardiaco (la risposta D non è corretta), invece, è un evento raro che di solito si verifica come complicanza di una procedura cardiochirurgica o interventistica cardiaca, rottura del cuore o versamento pericardico di varia natura, che comprime le camere cardiache. Invece l'insufficienza cardiaca cronica è una condizione molto diffusa, spesso causata da numerose patologie cardiache, tra cui le coronariche e le strutturali, che sono molto comuni nella popolazione.


95 di 100 Domande

La alfa-glucosidasi ha azione:














La alfa-glucosidasi ha azione sul metabolismo dei carboidrati (la risposta D è corretta). L'alfa glicosidasi, anche nota come maltasi, è un enzima che appartiene alla classe delle idrolasi e che svolge un ruolo fondamentale nell'idrolisi del maltosio, un disaccaride costituito da due molecole di glucosio. Questo processo di idrolisi avviene specificamente a livello del duodeno, dove l'alfa glicosidasi agisce sulla legatura glicosidica del maltosio per scindere i due monosaccaridi costituenti. È importante notare, tuttavia, che l'alfa glicosidasi non presenta alcuna azione antiaggregante, sedativa, antidolorifica o diuretica (le risposte A, B, C, E non sono corrette).


96 di 100 Domande

Con ipernatremia si intende una sodiemia superiore a:














Il termine "ipernatriemia" si riferisce ad una condizione caratterizzata da un valore di sodiemia superiore a 145 meq/L (la risposta B è corretta). In questa condizione, si riscontra un aumento dell'osmolarità plasmatica e, nella maggior parte dei casi, questa anomalia è associata ad un deficit di acqua libera. Tale deficit, a sua volta, è spesso causato da perdite di liquidi renali o extrarenali in pazienti che non sono in grado di assumere quantità sufficienti di acqua (ad esempio soggetti anziani affetti da demenza, pazienti allettati cronici e incapaci di nutrirsi autonomamente, ecc.). Una curiosità da evidenziare è che è possibile ricordare il range di riferimento della sodiemia nel sangue associando i valori di PCO2 nell'EGA arterioso (35-45 mmHg) e aggiungendo il numero 1 davanti ad essi (135-145 mmHg).


97 di 100 Domande

Quale delle seguenti e' la principale via di trasmissione crociata di germi potenzialmente patogeni tra pazienti in una struttura sanitaria?














La principale via di trasmissione crociata di germi potenzialmente patogeni tra pazienti in una struttura sanitaria sono le mani degli operatori sanitari quando non sono pulite (la risposta A è corretta). In ogni struttura sanitaria, è imperativo attenersi scrupolosamente alle norme standard per la prevenzione e il controllo delle infezioni. Tali norme includono l'adozione di misure appropriate di igiene delle mani, l'uso di dispositivi di protezione personale come guanti, camici e protezioni per gli occhi in presenza di rischio di esposizione a sangue o fluidi corporei, l'adozione di una corretta igiene respiratoria, nonché l'adozione di procedure sicure per la raccolta di emoderivati e altri tessuti biologici che prevedono lo smaltimento adeguato di aghi e strumenti appuntiti in contenitori specifici. Tra le diverse misure di prevenzione, l'igiene delle mani è senza dubbio quella più importante per prevenire la diffusione di microrganismi, sia tra gli individui che all'interno di un singolo paziente. Secondo le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, esistono cinque momenti cruciali in cui gli operatori sanitari dovrebbero lavarsi le mani: prima di toccare un paziente, prima di ogni procedura, dopo l'esposizione a fluidi corporei, dopo aver toccato un paziente e dopo aver toccato qualsiasi superficie intorno a un paziente. Per l'igiene delle mani, esistono due modalità di esecuzione: il lavaggio con acqua e sapone e l'uso di soluzioni disinfettanti a base di alcol. Anche se le soluzioni alcoliche sono generalmente efficaci, il lavaggio con acqua e sapone risulta necessario in presenza di un'infestazione nota o sospetta da norovirus o da batteri che producono spore, come Clostridioides (ex Clostridium) difficile.


98 di 100 Domande

Quale delle seguenti affermazioni sul sistema di conduzione del cuore e' vera?














Per fornire una risposta accurata alla presente domanda, è necessario avere una conoscenza di base riguardante l'origine e la conduzione dell'impulso cardiaco. Da un punto di vista fisiologico, l'impulso ha origine da una struttura localizzata sul tetto dell'atrio destro, vicino all'apertura della vena cava superiore, nota come nodo senoatriale. Una volta generato, l'impulso si diffonde ai miocardio atriali destro e sinistro, provocando la depolarizzazione atriale, che è evidenziata all'elettrocardiogramma di superficie come un'onda P.  Successivamente, l'impulso raggiunge il punto unico di contatto elettrico tra gli atri e i ventricoli, ovvero il nodo atrioventricolare. In questo punto, la trasmissione dell'impulso subisce un leggero rallentamento (intervallo PR), per poi essere trasmesso ai ventricoli attraverso il fascio di His. Tale fascio, dopo un breve tratto, si biforca in due branche, ovvero la branca destra (per la depolarizzazione del ventricolo destro) e la branca sinistra (per la depolarizzazione del ventricolo sinistro). Al fine di garantire una depolarizzazione completa e simultanea dei due ventricoli, la branca sinistra (che deve depolarizzare una maggiore massa ventricolare, poiché il ventricolo sinistro è più spesso del ventricolo destro) si suddivide in due fascicoli, ovvero il fascicolo anteriore e il fascicolo posteriore (la risposta B è corretta). In caso di disfunzione del nodo senoatriale, come ad esempio nel caso di un blocco senoatriale o di una disfunzione del nodo del seno, può intervenire la seconda "stazione" pacemaker, costituita dal miocardio specifico, capace di auto-generare l'impulso elettrico. Questa stazione pacemaker è spesso rappresentata dal nodo atrioventricolare. Normalmente, tuttavia, la capacità di depolarizzazione spontanea di questa stazione pacemaker non è evidente, poiché il nodo senoatriale ha una frequenza di attivazione maggiore, impedendo all'attività elettrica spontanea del nodo atrioventricolare di manifestarsi (la risposta E non è corretta).


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La carta italiana del rischio cardiovascolare (progetto cuore ISS) valuta:














Il Progetto Cuore dell'Istituto Superiore di Sanità ha sviluppato le cosiddette "carte del rischio cardiovascolare" con l'obiettivo di stimare la probabilità di un individuo di sviluppare un primo evento cardiovascolare maggiore, come un infarto del miocardio o un ictus, entro un arco temporale di dieci anni (la risposta B è corretta). Queste carte tengono in considerazione una serie di fattori di rischio, quali il sesso, la presenza di diabete, il fumo, l'età, la pressione arteriosa sistolica e la colesterolemia, e li combinano tra loro per fornire una valutazione del rischio cardiovascolare individuale. Lo scopo delle carte del rischio cardiovascolare è quello di fornire una stima il più accurata possibile del rischio cardiovascolare per ciascun individuo, al fine di prevenire e gestire in modo efficace eventuali patologie cardiovascolari.


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L'agente patogeno della brucellosi e':














L'agente patogeno della brucellosi è un batterio gram negativo (la risposta A è corretta). La brucellosi rappresenta la zoonosi più diffusa su scala globale, la cui trasmissione all'uomo avviene attraverso il consumo di alimenti contaminati (in particolare latticini non pastorizzati) o tramite il contatto con tessuti o fluidi infetti di animali quali bovini, ovini, caprini, cammelli, suini e altre specie. Il nome della patologia deriva dal genere dell'agente eziologico responsabile della sua insorgenza (Brucella spp.). Tali microrganismi sono batteri intracellulari facoltativi, di forma bastoncellare, immobili, di piccole dimensioni e risultanti negativi alla colorazione di Gram. Nel contesto della brucellosi umana, quattro specie di Brucella sono considerate patogene, ovvero B. melitensis (riscontrata in pecore, capre e cammelli), B. abortus (in bovini), B. suis (in suini) e B. canis (in cani). In tutto il mondo, la maggioranza dei casi di brucellosi umana è causata da B. melitensis.


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