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1 di 3 Domande

Un ragazzo che frequenta l’Istituto Tecnico commerciale della capitale, di nome Carlo viene portato al PS del “Gemelli” di Roma dal suo coinquilino perché si presenta in stato di semicoscienza e scarsamente reattivo agli stimoli. Dopo esser stato rianimato, egli lamenta un forte mal di testa, fotofobia, vertigini, nausea, vomito e dolore al collo. L' esame obiettivo è positivo per i segni positivi di Kernig e Brudzinski, così come vengono evidenziate lesioni petecchiali sul tronco ed emorragie a carico delle mucose. Gli esami laboratoristici mostrano:
WBC: 17.000/mm³
Emoglobina: 11 g/dL
Piastrine: 70.000/mm³
Tempo di sanguinamento: 10 min
Tempo di protrombina: 17 sec.
Tempi di tromboplastina parziale attivata: 47 sec.
Tempo trombina: 18 sec
Nell’immagine sottostante viene mostrato uno striscio di sangue periferico effettuato. Quale delle seguenti diagnosi è la più probabile?

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La risposta corretta è A.

La coagulazione intravascolare disseminata (CID) è una coagulopatia associata a una serie di condizioni cliniche, comprese le infezioni batteriche come la meningococemia. La CID comporta la attivazione dei fattori di coagulazione, una eccessiva formazione di fibrina e la attivazione piastrinica. Pertanto il l’emorragia si verifica per la deplezione dei fattori di coagulazione e delle piastrine in circolo ed a causa di ciò i pazienti presenteranno le seguenti caratteristiche: un prolungamento del tempo di sanguinamento, un prolungamento del tempo di protrombina, un prolungamento del tempo di tromboplastina parziale attivato, un prolungamento del tempo di trombina, trombopenia e schistociti su striscio di sangue periferico. Anche se non specifica, la presenza di D-dimero e dei prodotti di degradazione del fibrinogeno è un ulteriore elemento a supporto della diagnosi di CID.

 

La risposta B non è corretta.

La mutazione del fattore V di Leiden è una mutazione genetica che rende tale fattore resistente alla degradazione della proteina C attivata. Il fattore Va (V attivato) quindi non viene clivato, ma rimane attivo, portando ad uno stato di ipercoagulabilità. La trombocitopenia ed l’emorragia non sono manifestazioni proprie di una condizione ascrivibile ad una mutazione di tale fattore e quindi tale condizione non è correlabile con la storia clinica del paziente, con i dati di laboratorio e con l’esito dello striscio di sangue periferico.

 

La risposta C non è corretta.

La porpora trombotica trombocitopenica idiopatica autoimmune (ITP) consiste nella distruzione immunomediata delle piastrine mediante autoanticorpi. Anche se la ITP si può presentare con petecchie e trombocitopenia, lo striscio di sangue periferico mostra piastrine più grandi ed immature che vengono prodotte al fine di compensare l’ aumento della distruzione piastrinica. La ITP si può manifestare con sanguinamento spontaneo (se la conta piastrinica risulta essere <10.000/mm³). Come la CID, anche la ITP può presentare un tempo di sanguinamento prolungato a causa della diminuzione del numero di piastrine disponibili, ma non è associato ad un prolungamento del tempo di protrombina, del tempo di tromboplastina parziale attivato o del tempo di trombina, come invece avviene nella CID.

 

La risposta D non è corretta.

La carenza di proteina C causa uno squilibrio fra i fattori di procoagulzione e quelli anticoagulanti: senza proteina C c’ è una maggiore propensione a formare coaguli e una diminuzione invece all’azione anticoagulante. La trombocitopenia e la emorragia non sono manifestazioni tipiche della carenza di proteina C e quindi non sono supportate dalla storia clinica, dai risultati di laboratorio o dallo striscio di sangue periferico.

 

La risposta E non è corretta.

La porpora trombotica trombocitopenica (TTP) determina un accumulo piastrinico a livello vascolare, che porta alla trombocitopenia e a lesioni meccaniche agli eritrociti. La TTP può essere causata da farmaci, HIV, gravidanza, malattie autoimmuni, o può essere idiopatica; la TTP non è stato direttamente correlata con la meningococcemia. Anche se si può osservare una trombocitopenia con un prolungamento del tempo di sanguinamento in presenza di schistociti, il tempo di protrombina, il tempo di tromboplastina parziale attivato ed il tempo di trombina non prolungato sarebbero prolungati in caso di TTP.


2 di 3 Domande

Si reca al PS degli Ospedali Civili di Brescia un anziano signore, il signor Afragola, elettricista ,che soffre di malattia cardiaca reumatica, lamentando febbre e debolezza al lato sinistro del corpo. All' esame obiettivo il paziente mostra debolezza all' arto superiore sinistro e disegna solo la metà destra di un orologio. Poco dopo la sua condizione clinica precipita ed il paziente muore e viene fatta un’autopsia. L' immagine sottostante mostra il cuore del paziente. Quale dei seguenti fattori di rischio è più probabile per il tipo di alterazione rappresentata nell’immagine?

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La risposta corretta è la C.

Dalla fotografia si apprezza una crescita vegetante sulla valvola mitrale. Il prolasso della valvola mitrale (MVP), (come complicazione della malattia reumatica del cuore), è un fattore di rischio per l’ endocardite infettiva della valvola stessa, perché l’alterazione del flusso sanguigno in prossimità di una valvola danneggiata favorisce la formazione di un coagulo con un aumentato rischio che si sviluppino colonie batteriche prossimali. I batteri possono giungere in tale sede attraverso una ferita, una procedura dentistica, in seguito ad un intervento chirurgico o al- l’uso di droghe per via endovenosa. Tale complicazione può essere evitata sostituendo la valvola nativa danneggiata con una valvola protesica.

 

La risposta A non è corretta.

La malattia coronarica può portare ad una malattia valvolare ,aumentando così il rischio di endocardite infettiva, ma non aumenta direttamente il rischio di sviluppare tale forma di endocardite.

 

La risposta B non è corretta.

La ipertensione può causare ipertrofia cardiaca ed alterazioni valvolari, ma non aumenta il rischio di sviluppare endocardite infettiva.

 

La risposta D non è corretta.

La immobilità prolungata può portare allo sviluppo di coaguli nel circolo venoso profondo con il rischio di embolia polmonare in quanto normalmente il percorso che segue un coagulo a partenza dal circolo venoso profondo è ritornare nelle sezioni destre del cuore, mentre è estremamente raro che poi dalle sezioni destre del cuore arrivi a quelle sinistre ed ,anche se ciò dovesse verificarsi, la complicazione più importante sarebbe un embolia cerebrale e non di certo il deposito del coagulo in corrispondenza della valvola, facilitando così una eventuale crescita batterica.

 

La risposta E non è corretta.

Una valvola artificiale rappresenta un fattore di rischio per l’ endocardite infettiva, ma non è correlabile con un endocardite della valvola nativa.


3 di 3 Domande

Cosa si apprezza di anomalo in questa RX?

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La risposta corretta è la D.
La RX del paziente del caso clinico mostra una frattura del metatarso del V dito, con evidente rima di frattura.

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