Analizzando le immagini notiamo, procedendo dall’esterno verso l’interno, la cute e i tessuti molli, la gabbia toracica, i polmoni, le strutture mediastiniche e la colonna vertebrale. Conoscendo l’anatomia del nostro apparato respiratorio, ciò che salta subito agli occhi è la presenza di una massa polmonare destra (per convenzione, le immagini vengono elaborate come se il paziente venisse osservato frontalmente, dai piedi verso la testa, quindi ciò che troviamo a sinistra dell’immagine è collocato alla destra del paziente e viceversa).
Date le caratteristiche radiologiche, ovvero la presenza, in corrispondenza del segmento dorsale del lobo polmonare superiore di destra, di una grossolana massa disomogeneamente iperdensa, con margini irregolari e sfumati, adesa al piano pleurico limitrofo, ci spinge a considerare che tale formazione sia riconducibile ad un carcinoma polmonare) (Risposta D corretta).
Il carcinoma polmonare è la seconda causa più comune di cancro negli uomini e nelle donne; tuttavia, è la causa più comune di decessi per cancro in tutto il mondo. I fattori di rischio per il carcinoma del polmone comprendono il fumo (ritenuto responsabile fino al 90% di tutti i tumori polmonari), la radioterapia e l’esposizione ambientale (fumo passivo, radon).
Il carcinoma polmonare squamocellulare e l’adenocarcinoma sono i più comuni tumori polmonari.
I sintomi generalmente compaiono in stadi di malattia avanzati e possono comprendere tosse, oppressione toracica o dolore, calo ponderale, e, più raramente, emottisi. La diagnosi è effettuata sulla base di una radiografia o una TC del torace ed è confermata mediante una biopsia polmonare.
Il carcinoma a grandi cellule del polmone è caratterizzato da una cattiva prognosi, dai 6 ai 20 mesi di vita, e spesso si presenta già metastatizzato al momento della diagnosi. Il carcinoma a piccole cellule rappresenta il 15% circa dei tumori polmonari ed è un sierotipo tumorale particolarmente aggressivo. Presenta una localizzazione peri-ilare ed è associato al fumo. Dal punto di vista clinico, in termini di complicanze, è responsabile della sindrome della vena cava e sindromi paraneoplastiche associate alla produzione di ormoni ectopici: tra queste ricordiamo la sindrome da inappropriata secrezione di ADH (SIADH) e la sindrome da produzione ectopica di ACTH.
Il trattamento può essere multidisciplinare, ovvero di tipo: chirurgico e/o chemioterapico e/o radioterapico o un loro impiego combinato, a seconda delle condizioni cliniche basali del paziente e dell’estensione della patologia.
La polmonite lobare (risposta C errata) presenta come causa eziologica più comune lo Streptococcus pneumoniae, che è l’agente eziologico più frequentemente responsabile delle polmoniti acquisite in comunità nei soggetti con meno di 60 anni. I pneumococchi sono batteri diplococchi Gram-positivi, α-emolitici, aerobi e capsulati. Le polmoniti sostenute da S. pneumoniae sono di tipo lobare e forniscono un reperto radiografico con un’area di ipodiafania localizzata e coinvolgente generalmente un lobo polmonare che si associa ad una quota di versamento pleurico parieto-basale omolaterale, mentre meno frequentemente causano broncopolmonite. Tale risposta è errata anche perché le polmoniti lobari determinano un quadro clinico caratteristico con dispnea, febbre, dolore toracico, tosse secretiva: tutti reperti non mostrati nel nostro paziente.
LA MAV (risposta B errata) è da escludere anche perché normalmente si presenta come una formazione nodulare a margini netti con connessione per quanto riguarda la vascolarizzazione con l’arteria polmonare; inoltre non vi è presenza all’esame TC di uno shunt destro-sinistro e clinicamente manifestazioni di dispnea, dita a bacchetta di tamburo, modesta poliglobulia e cianosi.
Le cisti da echinocco (risposta D errata) sono una ipotesi da escludere, sia per l’assenza di una correlazione anamnestica, che clinica che radiologica mostrata (normalmente si presenta come una formazione nodulare cistica a margini netti con contestuale presenza di altre formazioni cistiche [cisti figlie]).