Il cancro alla prostata è la neoplasia con la più alta incidenza negli uomini e dal punto di vista istologico è solitamente un adenocarcinoma. Il cancro alla prostata è il tumore più comune negli uomini e la seconda più grande causa di mortalità neoplastica nel sesso maschile. Tuttavia, la maggior parte degli uomini con cancro della prostata diagnosticato muoiono per la malattia che ha un decorso abbastanza lento, anche se nelle fasi iniziali la maggior parte degli uomini non ha sintomi e quindi per anche alcuni anni tale malattia può rimanere misconosciuta. La prognosi comunque è buona soprattutto per le forme localizzate.
I fattori di rischio per il cancro alla prostata includono l’età, la razza afro-americana ed una storia familiare positiva per cancro alla prostata.
Resta asintomatico fino alla comparsa di ematuria e ostruzione del flusso urinario dovuto alla crescita volumetrica. Il valore ematico di PSA e l’esplorazione rettale sono il primo approccio per la diagnosi che deve essere confermata dall’analisi dei reperti bioptici della prostata.
Quando la malattia si trova in una fase più avanzata, il quadro clinico che si può presentare si caratterizza per ematuria, sintomi di ostruzione urinaria ed alterazione della funzionalità sessuale; in fase particolare avanzata ci possono essere metastasi ossee, sopratutto di tipo osteo-addensante, che possono determinare dolore osseo e fratture patologiche.
La diffusione di questa neoplasia può avvenire per contiguità, per via ematica e per via linfatica. Generalmente, la diffusione ematica avviene successivamente rispetto a quella linfatica. Per via ematica, possiamo avere la frequente metastatizzazione a livello dell’apparato scheletrico, soprattutto bacino, colonna vertebrale, coste, femore e omero alle estremità prossimali (altre localizzazioni che interessano i visceri, solitamente più tardive, sono polmoni, fegato, surrene, rene e raramente testicolo). I dolori ossei talvolta possono essere il sintomo d’esordio della neoplasia che purtroppo risulta essere quindi già avanzata. La diagnosi di cancro alla prostata si fa con: esplorazione rettale, ecografia prostatica transrettale, dosaggio PSA, biopsia prostatica.
Una volta diagnosticata è importante a scopo terapeutico determinare la stadiazione e classificazione della malattia, ove a tal fine si utilizza abitualmente il Gleason score.
La scintigrafia è la tecnica più adatta per l’identificazione di metastasi ossee secondarie a neoplasie primitive di altri organi; in questo è molto più sensibile rispetto alle tecniche radiografiche. Attualmente, i radiofarmaci più utilizzati per lo studio scintigrafico dell’osso sono i bifosfonati per la loro capacità di legarsi ai cristalli di idrossiapatite idratata presenti nelle lesioni ossee metaboliche attive o nei centri di crescita. A causa di questa maggiore attività osteoblastica, come nel caso delle metastasi da K prostata, le lesioni interessanti lo scheletro saranno ipercaptanti e quindi avremo una concentrazione maggiore di radiofarmaco. Un quadro particolare di attività metabolica è il cosiddetto “superscan” o beautiful bone scan (risposta A esatta). Si tratta di una scintigrafia ossea in cui abbiamo un aumento di contrasto tra osso e tessuti molli che presentano la quasi totale assenza di radioattività. E’ frequentemente osservato nel tumore alla prostata (meno frequentemente per la neoplasia alla mammella, alla vescica, al linfoma) e d è dovuto ad un processo di micrometastatizzazione. Di solito questa ipercaptazione da micrometastatizzazione non riguarda le ossa della teca cranica e le ossa lunghe come invece accade in alcune malattie metaboliche come iperparatiroidismo o osteomalacia.
Il trattamento per questo tipo di carcinoma può includere la vigile attesa, la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia, la criochirurgia, la terapia ormonale o una combinazione di queste.