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1 di 3 Domande

La Prof.ssa Pistone, docente presso un istituto superiore, si reca con un suo alunno di 17 anni presso il P.S. dell’ospedale San Raffaele di Milano. Anamnesi patologica prossima:  il ragazzo accusa un forte dolore al police della mano destra dopo essere stato coinvolto in una rissa. Esami strumentali: viene sottoposto ad un RX della mano destra. Quale è la diagnosi?

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Data la natura dell’evento traumatico, l’insorgenza della tumefazione e del dolore, il sospetto di frattura è consistente.

L’esame radiografico è l’esame di scelta per la rapidità, la facilità di esecuzione e i costi. All’esame radiografico standard, la frattura può essere visualizzata come una alterazione del profilo osseo. Nel nostro paziente possiamo notare una piccola rima frattura che si presenta all’RX come stria iperdiafana a decorso verticale a carico della base del I raggio metacarpale.

Nel caso in cui alla prima radiografia della mano-polso non sia possibile osservare la lesione, è bene ripetere l’esame a 10-14 giorni di distanza, oppure eseguire una RMN, esame con maggiore sensibilità e specificità, che consente di notare anche l’edema perilesionale.

E’ bene non ritardare la diagnosi così da impostare il trattamento adeguato ed evitare le possibili conseguenze a breve e lungo termine come pseudoartrosi, artrosi, necrosi avascolare e altre.


2 di 3 Domande

Maschio di 30 anni. Da alcune settimane lamenta bruciore in sede inguinale bilaterale con comparsa di lesioni eritemato-desquamative a estensione centrifuga. Quale farmaco è il più indicato?

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La risposta corretta è la D.

L’epidermofizia inguinale o tinea cruris o tigna inguinale è una infezione micotica localizzata a livello della regione inguinale e del terzo superiore della coscia. Viene definita in maniera più precisa come una infezione dermatofitica inguinale. Generalmente si estende a livello del perineo, meno frequentemente a livello del pube. I miceti all’origine di questa patologia possono essere l’Epidermophyton floccosum, il Trichophyton rubrum e il Trichopyton mentagrophytes.

La Tinea si manifesta con la comparsa sulla cute di chiazze lenticolari rilevate, di colore rosso vivo, squamose, e con disposizione centrifuga ma confluenti fra di loro. L’insieme di queste lesioni, e la loro confluenza, tende a dare origine ad un’unica chiazza dai contorni irregolari e con estensione mono o bilaterale. Talora possono evidenziarsi vescicole puntiformi, abrasioni o crosticine. Nella maggior parte dei casi, la zona centrale della lesione appare liscia e con una pigmentazione caratteristica bruno-giallastra. Sintomo classico è il prurito, associato eventualmente anche a dolore o bruciore conseguenti alle lesioni da grattamento o alle sovrainfezioni.

L’epidermofizia inguinale è una infezione micotica il cui contagio può avvenire in maniera diretta (contatto interumano) o indiretta (attraverso indumenti o accessori), ed è favorita dalla presenza di lesioni cutanee, irritazione, sudore o macerazione, variazioni del pH.

E’ particolarmente frequente in età puberale, sebbene il contagio possa avvenire in qualsiasi momento della vita. Gli uomini sono più colpiti rispetto alle donne, e questo è dovuto alla diversa conformazione anatomica dei genitali esterni che creano un microambiente caldo-umido maggiormente predisponente alla crescita fungina.

La diagnosi viene fatta mediante esame obiettivo; la terapia è solitamente empirica ma, nei casi dubbi o non responsivi, è necessaria l’esecuzione di esami specifici come quello micologico diretto e l’analisi colturale.

La diagnosi differenziale va fatta con l’eritrasma, la psoriasi invertita, le intertrigini batteriche e l’intertrigine candidosica.

La terapia classica prevede l’applicazione topica di una pomata antimicotica (azoli, allilamine, morfoline, polienici) e ha una durata di 14-21 giorni; nel caso in cui le lesioni siano particolarmente estese, è consigliata la somministrazione di una terapia sistemica con triazolici o terbinafina.

Non sono rare le recidive, soprattutto nei soggetti predisposti per condizioni anatomiche come nel caso di pazienti obesi, per condizioni patologiche come diabete o stati di immunodeficienza, oppure per la presenza di dermatofitosi concomitanti. I farmaci antifungini più frequentemente utilizzati sono i farmaci azolici. Questi comprendono due classi di derivati feniletilici: gli imidazoli e i triazoli, classificati in base al numero di atomi di azoto nell’anello azolico: a) 2: imidazoli (ketoconazolo); b) 3: triazoli.  I triazoli possono essere inoltre distinti in una prima generazione, come fluconazolo o itraconazolo, e una seconda generazione, come posaconazolo o  voriconazolo. Sebbene la loro struttura sia diversa, imidazoli e triazoli possiedono lo stesso meccanismo d’azione. Entrambi inibiscono infatti l’azione di un enzima coinvolto nella biosintesi dell’ergosterolo (lanosterolo 14-demetilasi), componente strutturale della membrana fungina, la cui assenza genera instabilità.

Possono verificarsi meccanismi di resistenza verso questa classe di farmaci; i più comuni sono legati a mutazioni o aumento di espressione dell’enzima target.

 

La risposta A non è corretta.

I cortisonici appartengono alla classe dei corticosteroidi, farmaci con importante attività antinfiammatoria ed immunomodulatrice. Hanno inoltre attività vasocostrittrice e antipruruginosa.

Per queste proprietà, possono essere utilizzati nella terapia delle dermatofizie ma la loro applicazione, in forma topica e localizzata alla sede dell’infezione, deve essere fatta in associazione ad un farmaco fungicida. La loro somministrazione isolata, senza antimicotico, tuttavia è sconsigliata per il rischio di facilitare la proliferazione del fungo.

 

La risposta B non è corretta.

I chinolonici sono farmaci battericidi ad origine sintetica, derivati dall’acido nalidixico. Inibiscono la topoisomerasi II (DNA girasi) nei Gram-, e la topoisomerasi IV (separa i filamenti figli dal filamento progenitore) nei Gram+. Il nostro paziente ha una infezione micotica, per questo motivo è indicata la somministrazione di farmaci antifungini e non di farmaci antibatterici.

La somministrazione di antibiotici può essere contemplata in caso di sovrainfezione batterica delle lesioni.

 

La risposta C non è corretta.

Gli antistaminici sono dei farmaci che vanno ad agire come antagonisti del recettore H1 dell’istamina, una ammina biogena, mediatore chimico dell’infiammazione. I principali effetti della liberazione di istamina sono l’aumento della permeabilità capillare, vasodilatazione, prurito, contrazione della muscolatura liscia bronchiale e della muscolatura liscia intestinale, e altri effetti sistemici. Uno dei sintomi tipici delle micosi cutanee è il prurito.

Gli antistaminici possono essere somministrati in associazione alla terapia antimicotica poiché capaci di alleviare il prurito causato dall’infezione. Il loro utilizzo è puramente mirato al controllo della sintomatologia e non alla cura dell’infezione.


3 di 3 Domande

La signora Gerti porta il figlio Antonio, di 12 anni, presso il PS del Policlinico Riuniti di Foggia, perchè in seguito ad una caduta a scuola, il bambino lamenta dolore al polso e pertanto dopo visita medica gli viene praticato un RX del polso. Qual è la diagnosi radiologica?

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Data la natura dell’evento traumatico, l’insorgenza della tumefazione e del dolore, il sospetto di frattura è consistente.

L’esame radiografico è l’esame di scelta per la rapidità, la facilità di esecuzione e i costi. All’esame radiografico standard, la frattura può essere visualizzata come una alterazione del profilo osseo.

Nel nostro paziente possiamo notare una piccola lesione, una frattura composta, dell’epifisi distale del radio e dell’ulna, con frammenti ossei sostanzialmente in asse e senza evidenza di significativa diastasi degli stessi.

Nel caso in cui alla prima radiografia del polso non sia possibile osservare la lesione, è bene ripetere l’esame a 10-14 giorni di distanza, oppure eseguire una RMN, esame con maggiore sensibilità e specificità, che consente di notare anche l’edema perilesionale.

E’ bene non ritardare la diagnosi così da impostare il trattamento adeguato ed evitare le possibili conseguenze a breve e lungo termine come pseudoartrosi, artrosi, necrosi avascolare e altre.


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