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1 di 3 Domande

Filomena, di mestiere casalinga, porta suo figlio di 5 anni dal pediatra, il Dott. Tesori perché da 3 giorni ha osservato, in corrispondenza della regione occipitale della testa, una zona priva di capelli. Il reperto è mostrato nell’immagine allegata. All’esame obiettivo si nota un area di alopecia in corrispondenza della regione occipitale; i capelli in quest’area sembrano rotti al follicolo pilifero, apparendo come piccoli puntini neri; inoltre, c’è una linfoadenopatia preauricolare e suboccipitale sul lato destro. La microscopia con una preparazione di KOH di un capello prelevato dal bordo dell’area interessata mostra la presenza di catene di spore all’interno del fusto del capello. Quale delle seguenti rappresenta la fase successiva più appropriata nella gestione del paziente?

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La risposta corretta è la D.

Questa paziente ha una tinea capitis, la quale è più frequentemente causata da Trichophyton tonsurans, occasionalmente da Microsporum cani e molto meno spesso da altre specie di Trichophyton e Microsporum. La tinea capitis è un’infezione dermatofitica del cuoio capelluto. Dal punto di vista epidemiologico, l’infezione colpisce principalmente i bambini, è contagiosa e può essere epidemica. La tinea capitis causa la graduale comparsa di chiazze rotonde di desquamazione secca, alopecia o entrambe. Meno comunemente essa si manifesta con una desquamazione diffusa, simile a forfora o con un aspetto pustoloso diffuso. Inizialmente, possono esserci diverse piccole zone di alopecia, dove i peli si staccano vicino al follicolo. L’adenopatia regionale è comune. Altre presentazioni includono una diffusa ma lieve perdita di capelli, un’alopecia cronica e diffusa e una massa granulomatosa, nota come kerion.

  1. tonsurans tipicamente crea un pattern chiamato “ringworm black-dot” (letteralmente sta per punti neri a pattern anulare), come mostrato in questocaso.

Invece, l’infezione da M. audouinii determina “una tricofizia a chiazze di colore grigio”, in cui i capelli si rompono al di sopra della superficie, lasciando piccole radici. La diagnosi di tinea capitis è suggerita dall’aspetto clinico, dal preparato a fresco con KOH e può essere confermata dalla coltura sul terreno Sabouraud. L’esame microscopico con una preparazione di KOH di un capello prelevato dal bordo dell’area interessata mostra in genere la presenza di minuscole spore che circondano il fusto del capello (nelle infezioni da Microsporum) e catene di spore all’interno del fusto del capello (nelle infezioni da Trichophyton). La diagnosi definitiva può essere fatta, ponendo i peli infetti rotti sul terreno di coltura Sabouraud. Il trattamento di scelta per la tinea capitis comprende la somministrazione orale di griseofulvina per 6-12 settimane (antimicotico orale, che viene interrotto solo dopo la ripetizione di colture fungine risultate negative). Terapie aggiuntive comprendono: lo shampoo al solfuro di selenio e a volte prednisone.

La risposta A non è corretta.

Come già descritto precedentemente, la sola terapia topica (ad esempio, uno shampoo con una preparazione di solfuro di selenio) non è efficace.

Le risposte B ed E non sono corrette.

La terapia di prima scelta orale è la griseofulvina per 6-12 settimane. L’itraconazolo orale o terbinafina orale sono terapie di seconda linea. Queste molecole sono utili in caso di resistenza a griseofulvina, intolleranza o allergia ad essa.

La risposta C non è corretta.

Per la tinea corporis si utilizza il clotrimazolo topico. Questa molecola non è utilizzata per la tinea capitis. 


2 di 3 Domande

La signora Adelina, di mestiere giardiniere e casalinga, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Righi, per una visita medica a causa di un’ulcera alla gamba sinistra, che si è andata espandendo negli ultimi 2 mesi. Risulta affetta da morbo di Crohn, ben controllato negli ultimi 2 anni dalla terapia con l’azatioprina. La paziente non fuma e non fa uso di droghe. Assume azatioprina.
All’esame obiettivo la saturazione mostra una concentrazione di ossigeno del 98% in aria ambiente. L’ulcera della gamba è mostrata nell’ immagine sottostante. Il resto dell’esame obiettivo è negativo. Quale delle seguenti rappresenta la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la A.

La lesione cutanea di questa paziente è compatibile con pioderma gangrenoso, una necrosi cutanea, cronica, progressiva, spesso associata a patologie sistemiche. Si presenta come necrosi cutanea dolorosa con una base purulenta e bordi violacei.

La maggior parte dei pazienti ha un’età compresa tra i 25 e i 55 anni. L’eziologia è sconosciuta: si ritiene che possano esserci alterazioni della chemiotassi dei neutrofili.

PiÚ del 50% dei pazienti con tale patologia ha un disturbo sistemico di base associato (vasculiti, gammopatie, artrite reumatoide, leucemia, linfoma ed epatite C). Quasi il 31% dei casi è causato da traumi locali.

Il pioderma gangrenoso può presentarsi come lesione singola o multipla, di solito sul tronco o sugli arti inferiori. 

Prima di diagnosticare il pioderma gangrenoso bisogna escludere altre diagnosi: ulcere venose, pannicolite e tumori cutanei, di solito dopo esecuzione di una biopsia cutanea. 

La risposta B non è corretta.

L’eritema nodoso è una forma specifica di pannicolite, caratterizzata da noduli sottocutanei palpabili e dolenti, di colore rosso o violaceo, che compaiono in sede pretibiale e occasionalmente in altre sedi, che solitamente non si ulcerano e si risolvono dopo 2-8 settimane senza cicatrici.

Colpisce prevalentemente i soggetti tra i 20 e i 40 anni, ma può comparire a qualsiasi età; le donne sono colpite con maggiore frequenza.

L’eziologia è sconosciuta ma si sospetta una reazione immunologica poiché l’eritema nodoso si associa frequentemente ad altre patologie, come a una sottostante malattia sistemica, soprattutto infezioni streptococciche, sarcoidosi, e malattie infiammatorie intestinali. Inoltre, spesso è associato a farmaci o infezioni. La diagnosi si basa sulla valutazione clinica e talvolta sulla biopsia. Il trattamento dipende dalla causa.

La risposta C non è corretta.

La sporotricosi è un’infezione cutanea, causata dalla muffa saprofita Sporothrix schenckii, acquisita attraverso soluzioni di continuità della cute, in genere ferite provocate da cespugli di rose o altri elementi vegetali. Dal punto di vista clinico si caratterizza per la presenza di noduli cutanei, che si diffondono per via linfatica ed evolvono in ascessi e ulcere.  La sporotricosi, tuttavia, a differenza del nostro caso, si presenta come una piccola papula o un piccolo nodulo nel sito di inoculazione, che poi può estendersi, ulcerarsi e diffondersi attraverso i vasi linfatici circostanti.

La risposta D non è corretta.

L’Ecthyma Gangrenosum (EG) è una infezione cutanea classicamente associata con la sepsi da Pseudomonas. Raramente, possiamo ritrovare l’Ecthyma Gangrenosum quando ci troviamo di fronte ad altre batteriemie (Proteus, Escherichia coli, e Staphylococcus) e solitamente insorge in pazienti immunocompromessi.

La risposta E non è corretta.

Il nostro paziente non ha una localizzazione tipica per questa condizione clinica. L’Idradenite suppurativa è un’infiammazione cronica, cicatrizzante, simile all’acne, che si verifica alle ascelle, inguine, intorno al capezzolo e nella zona perianale. L’idrosadenite suppurativa pare essere una condizione infiammatoria cronica del follicolo pilifero e delle strutture ad esso interconnesse. L’infiammazione follicolare e la conseguente occlusione portano alla rottura del follicolo e allo sviluppo di ascessi, fistole e cicatrici: si sviluppano masse gonfie e dolenti simili agli ascessi cutanei. Nei casi cronici sono caratteristici: il dolore, la fluttuazione, la suppurazione e la formazione di tragitti fistolosi. Nei casi cronici può presentarsi un’infezione batterica negli ascessi profondi nelle fistole e nelle localizzazioni croniche ascellari; la confluenza dei noduli infiammati determina la formazione di bande fibrotiche palpabili simili a corde. La condizione può diventare invalidante per il dolore e il cattivo odore.


3 di 3 Domande

Paola, una donna di mezz’età, si reca dal proprio medico curante. Riferisce abbondanti perdite vaginali di colore giallastro. Nel mese precedente ha avuto rapporti sessuali con un nuovo partner, ma non sa se lui abbia avuto altri rapporti sessuali con altre ragazze. Un esame con lo speculum mostra la presenza di lesioni petecchiali in corrispondenza della porzione superiore della vagina e un secreto maleodorante di colore giallo-verdastro. I risultati della colorazione di Giemsa sono mostrati nell’immagine. Quale dei seguenti rappresenta il trattamento più appropriato?

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La risposta corretta è la C.

L’esame microscopico a fresco mostra un’infezione da Trichomonas vaginalis. Segni e sintomi tipici di tale infezione nella donna includono: una secrezione maleodorante e giallo-verdastra, prurito, bruciore, disuria, pollachiuria, dispareunia, petecchie emorragiche sulla vagina e/o cervice. Sia i pazienti che i partner sessuali vanno trattati con metronidazolo o tinidazolo. Siccome è una malattia sessualmente trasmessa, quindi sia la paziente che il suo partner dovrebbero essere sottoposti al trattamento. Inoltre, la paziente dovrebbe essere sottoposta ad altri test per le malattie sessualmente trasmissibili: la coinfezione da Gonorrea, HIV, HCV e altre malattie a trasmissione sessuale è frequente.

La risposta A non è corretta. 

Devono essere trattati entrambi i partner.

Le risposte B e D non sono corrette.

Sia i pazienti che i partner sessuali vanno trattati con metronidazolo o tinidazolo. Il fluconazolo non è un farmaco di prima scelta in questo caso.

La risposta E non è corretta. 

Il trattamento deve includere anche il partner, come descritto precedentemente. Il trattamento orale è superiore al trattamento topico vaginale. Il trattamento vaginale non consente di raggiungere livelli adeguati di farmaco nell’uretra e nelle ghiandole periuretrali (dove potrebbero esserci delle recidive). 


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