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1 di 3 Domande

Scenario clinico AA33:
Rita, una ragazza di 26 anni, si reca presso l’ambulatorio del Dott. Struttura, proprio medico curante, riferendo la presenza di un rash asintomatico a livello delle gambe. La paziente afferma che il suddetto rash è comparso 3 mesi prima ed ha fatto seguito alla comparsa di un altro rash, sviluppatosi invece circa un anno prima, anch’esso asintomatico e localizzato nella parte superiore della schiena. La giovane riferisce inoltre che ha avvertito per diversi mesi episodi di dispnea in seguito a sforzi, ma per il resto si presenta in ottimo stato di salute. L’anamnesi è negativa per patologie severe o allergie; la paziente inoltre non si sottopone ad alcuna terapia medica. La ragazza riferisce anche che circa 3 anni prima, per diversi mesi, ha sofferto di un’eruzione cutanea ricorrente e dolente, che si presentava a livello delle gambe.
Quale tra le seguenti opzioni non rientra in un adeguato piano terapeutico per questa paziente?














La risposta corretta è la E.

Le biopsie cutanee sono essenziale per stabilire la diagnosi (in tal caso di sarcoidosi) così come le indagini successive per confermare il coinvolgimento polmonare che in tal caso viene trattato con steroidi orali.

Si noti che l’estensione dell’interessamento cutaneo non è correlato all’estensione della malattia sistemica: l’eruzione precedente alle gambe era probabilmente era un eritema nodoso che può essere dovuto a sarcoidosi.

Le lesioni cutanee possono essere trattate con potenti steroidi topici, ma la risposta è spesso solo parziale. Gli steroidi intralesionali possono essere considerati per lesioni più spesse, mentre gli steroidi orali somministrati per un coinvolgimento sistemico agirebbero certamente anche a livello cutaneo, ma quando si usano steroidi orali solo per lesioni cutanee, il rischio di effetti collaterali deve essere commisurato con il beneficio.


2 di 3 Domande

Scenario clinico AA33:
Rita, una ragazza di 26 anni, si reca presso l’ambulatorio del Dott. Struttura, proprio medico curante, riferendo la presenza di un rash asintomatico a livello delle gambe. La paziente afferma che il suddetto rash è comparso 3 mesi prima ed ha fatto seguito alla comparsa di un altro rash, sviluppatosi invece circa un anno prima, anch’esso asintomatico e localizzato nella parte superiore della schiena. La giovane riferisce inoltre che ha avvertito per diversi mesi episodi di dispnea in seguito a sforzi, ma per il resto si presenta in ottimo stato di salute. L’anamnesi è negativa per patologie severe o allergie; la paziente inoltre non si sottopone ad alcuna terapia medica. La ragazza riferisce anche che circa 3 anni prima, per diversi mesi, ha sofferto di un’eruzione cutanea ricorrente e dolente, che si presentava a livello delle gambe. Quale tra le seguenti non è una caratteristica della sarcoidosi?














La risposta corretta è la B.

La sarcoidosi è una malattia granulomatosa cronica ad evoluzione sistemica che può colpire qualsiasi organo, la cui eziologia è tuttora sconosciuta. È più frequente nel sesso femminile e l’esordio è di solito nel terzo o quarto decennio. Gli organi più colpiti sono i linfonodi (in particolare quelli intratoracici),i polmoni, il cuore, il fegato e la milza, la cute (in un quarto dei casi) e l’occhio. I sintomi comuni includono lesioni cutanee, oculari (uveite anteriore) o articolari: circa il 25% dei pazienti con sarcoidosi hanno un coinvolgimento cutaneo, che può essere il primo ed unico reperto mostrato; poi vi può esserci tosse, febbre, malessere generale, artralgia, eritema nodoso, dunque la diagnosi iniziale è molto difficoltosa. La sarcoidosi ad un RX del torace si manifesta solitamente con un’adenopatia ilare bilaterale, con tipico aspetto “a farfalla”, e nei casi più avanzati un interessamento interstiziale. Inoltre la sarcoidosi può essere responsabile di cardiomiopatia sia pericardica che restrittiva, ma la presenza di calcificazioni è un reperto insolito .La mortalità complessiva si aggira intorno al 2-5%.


3 di 3 Domande

Scenario clinico AA34:
Il sig. Bergonzi, un uomo di 35 anni, giunge presso il pronto soccorso dell’ospedale San Camillo di Aosta, lamentando un forte dolore alla gamba sinistra. Il paziente riferisce che il dolore è comparso improvvisamente, in corrispondenza della caviglia sinistra, mentre stava giocando a calcio, in seguito ad uno scatto. L’uomo è stato accompagnato in pronto soccorso dagli amici, in quanto impossibilitato a stare in piedi a causa dell’intenso dolore. Quale tra le seguenti opzioni rappresenta lo step successivo da mettere atto?














Il caso tratta di una rottura del tendine d’Achille, che è il tendine che più frequentemente si rompe a carico degli arti inferiori e si colloca al terzo posto fra le rottura tendinee in generale in tutto il corpo. L’incidenza delle rotture di tale tendine sembra essere cinque volte più comune negli uomini che nelle donne. L’età di picco è il quarto decennio di vita per entrambi i sessi. Il più delle volte tale lesione è causata da un movimento brusco e forte che stressa e stira i muscoli del polpaccio e la maggior parte delle rotture si verificano nell’area ipovascolare di tale tendine, ovvero 2 – 6 cm sopra la sua inserzione calcaneare.

I pazienti con una rottura acuta del tendine sentono un fastidio come se fossero stati “presi a calci” nella parte posteriore della gamba e riferiscono spesso di aver percepito un suono vero e proprio di rottura. Le caratteristiche cliniche includono l’insorgenza improvvisa di dolore intenso nella parte posteriore del piede e della caviglia, gonfiore e difficoltà a camminare, specialmente in punta di piedi.

La risposta corretta è la C.

Le rotture acute del tendine d’Achille possono essere diagnosticate anche solo attraverso l’anamnesi e l’esame obiettivo (scelta C), perché tale tendine è facilmente identificabile e palpabile.

I pazienti devono essere esaminati in posizione prona con i piedi al di fuori del bordo del lettino da visita.

L’esame obiettivo degli arti inferiori deve rilevare se vi è asimmetria dei piedi, ecchimosi, gonfiore, edema, segni di sofferenza vascolare delle arterie periferiche (riduzione del polso periferico, diminuzione del riempimento capillare a livello del tallone o delle dita dei piedi, perdita delle unghie, aumento della pigmentazione cutanea o edema).

I reperti positivi dell’esame obiettivo in caso di rottura del tendine d’Achille includono: un solco palpabile a livello del tendine, un aumento della dorsi-flessione passiva della caviglia, una diminuzione o una perdita della forza di flessione plantare della caviglia, una rotazione esterna del piede e un test Thompson positivo, eseguito premendo il ventre del muscolo gastrocnemio sul polpaccio posteriore e osservando il movimento del piede: un test Thompson positivo indicativo di rottura mostra assenza di flessione plantare del piede.


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