La risposta corretta è la D.
Il dosaggio dei livelli della gastrinemia a digiuno è l’esame che ci fornisce la certezza diagnostica di gastrinoma (o sindrome di Zollinger-Ellison). Data la sintomatologia della paziente, il sospetto di questa patologia da ipersecrezione acida, non responsiva alla terapia e negativa per infezione da Helicobacter Pylori, è molto alto.
La sindrome di Zollinger-Ellison (ZES) è una grave patologia secondaria alla presenza di un gastrinoma, che determina ipergastrinemia. Questa ipergastrinemia, a sua volta determina un’ipersecrezione di acido gastrico e ulcere gastroduodenali aggressiva e refrattarie. Si tratta di una patologia neoplastica che origina dalle cellule G, produttrici di gastrina, la quale stimola l’aumento della secrezione e l’aumento del numero stesso delle cellule parietali gastriche che a loro volta producono l’acido cloridrico.
La ZES, nella maggior parte dei casi è sporadica (75%); raramente è associata alla MEN1: nella maggioranza dei casi il gastrinoma si localizza a livello duodenale, meno frequentemente a livello pancreatico e in una restante piccola parte in sedi extraintestinali come fegato, tessuto linfatico, cuore ed ovaio. In 1 paziente su 4 con Zollinger-Ellison, si ritiene che il gastrinoma faccia parte di una più complessa sindrome MEN1 (con iperplasia paratiroidea e prolattinoma ipofisario).
Dal punto di vista epidemiologico, è per fortuna una malattia rara avendo un incidenza di solo 1-2 casi/milione (è una patologia leggermente più frequente nelle donne) e viene solitamente diagnosticata nella quinta decade di vita.
La patologia più frequentemente si presenta con sintomi e segni legati alla iperacidità gastrica, quindi epigastro-addominalgie, disfagia, erosioni e ulcere della mucosa gastrica e intestinale, oppure legati ad un sovraccarico di volume del piccolo intestino con inattivazione degli enzimi pancreatici e quindi diarrea e/o steatorrea. La misurazione dei livelli di gastrina è un test molto importante e fornisce la certezza diagnostica per la diagnosi di gastrinoma: livelli sierici superiori a 1000 pg/ml sono considerati patognomonici.
Per la diagnosi di questa condizione esiste anche un test di stimolazione con la secretina.
La terapia di prima linea è mirata alla riduzione dell’iperincrezione acida con farmaci anti-H2, inattivatori dei recettori istaminici, oppure con omeprazolo, inibitore di pompa protonica. Se constatata la malignità di alcune di queste forme, può essere considerato l’impiego di chemioterapici (streptozotocina) oppure la rimozione chirurgica della neoplasia.
La risposta A non è corretta.
Il dolore addominale a digiuno ma soprattutto dopo I pasti, la presenza ulcere peptiche e l’ispessimento della parete gastrica per iperplasia e ipertrofia delle cellule parietali, quindi sintomi e segni correlabili all’iperacidità gastrica, e gli episodi di diarrea, associabili alla riduzione della superficie mucosa assorbente a livello intestinale, ci dovrebbero far sospettare una sindrome da ipersecrezione acida, resistente alla terapia medica. Uno dei test che è possibile eseguire per valutare questa ipersecrezione acida, è il test di stimolo alla secretina.
Questo è un ormone peptidico, prodotto dalle cellule S localizzate a livello della mucosa duodenale, che stimola la secrezione in tratti diversi delle vie biliari con aumento del volume e della concentrazione del bicarbonato e quindi aumento del pH e dell’osmolarità della bile. Il test di stimolazione alla secretina consiste nella somministrazione ev di 2 UI/Kg di questo ormone che, negli individui con gastrinoma (o sindrome di Zollinger- Ellison) porta ad un incremento dei livelli di gastrinemia (> 200 pg/ml). La gastrina, a sua volta, stimola la differenziazione delle cellule parietali gastriche e la loro attività di produzione dell’acido cloridrico. Il test alla secretina è uno dei test dinamici che possono essere utilizzati per la diagnosi di questa sindrome.
La risposta B non è corretta.
L’urea breath test o test del respiro è un esame diagnostico utilizzato per la diagnosi di infezioni gastriche da Helicobacter pylori.
L’Helicobacter pylori è un batterio gram negativo flagellato acido-tollerante, il cui habitat ideale è il muco gastrico situato nello stomaco umano. Questo particolare batterio, riesce a sopravvivere anche a un pH di 1-2 in quanto produce l’enzima ureasi, un enzima che scompone l’urea liberando anidride carbonica (CO2) e ammoniaca che verrà poi espirata e rilevata: la presenza di questo enzima ha reso possibile lo sviluppo del test del respiro (o UBT). Per quanto riguarda questo test, al paziente è somministrata urea marcata con l’isotopo 13C. L’urea quindi sarà attaccata dall’enzima prodotto dal batterio (si viene a formare ammonio e 13CO2). Se l’anidride carbonica marcata si ritroverà nell’espirato, questo confermerà la presenza dell’Helicobacter a livello della mucosa gastrica. Il test ha una sensibilità ed una specificità vicine al 95%.
La presenza di questo batterio è associata, oltre che a gastrite e ulcere, anche ad un aumento di 6-8 volte del rischio di linfoma MALT ma soprattutto di carcinoma gastrico. Le vie di trasmissione sono attualmente sconosciute ma la più probabile è sicuramente quella orofecale. La terapia di scelta, una volta fatta diagnosi di HP, è quella quadruplice, della durata di 14 giorni, con tetraciclina, metronidazolo, amoxicillina e IPP oppure quella triplice con IPP più due farmaci tra amoxicillina, metronidazolo e claritromicina. La scelta fra le due opzioni dipende dalla realtà epidemiologica locale. L’utilizzo dei fluorochinoloni generalmente viene consigliato come potenziale “rescue therapy”. Il test del respiro viene solitamente utilizzato come screening per le infezioni da HP ma, in questo caso, la sua esecuzione non sarebbe necessaria data l’esecuzione di biopsie gastriche e duodenali che ne confermano l’assenza.
La risposta C non è corretta.
La pH-metria delle 24 ore è un esame estremamente sensibile e specifico per la valutazione della presenza di reflusso acido, dallo stomaco, a livello dell’esofago. Viene utilizzato per confermare la diagnosi di GERD (malattia da reflusso gastroesofageo). Questa è una condizione molto comune e si manifesta tipicamente a partire dalla terza decade di vita. Può dare epigastralgie, talvolta anche toracoalgie (spesso in dd con SCA), rigurgiti, e provocare la formazioni di lesioni infiammatorie a livello di stomaco ed esofago o addirittura stati precancerosi come la trasformazione metaplasica della mucosa nell’esofago di Barret. Si possono anche sviluppare sintomi respiratori da irritazione delle alte vie aeree come tosse, raucedine, laringiti, oppure bronchiti, asma bronchiale non allergico. Le cause sono riconducibili a problematiche anatomiche, come l’incontinenza dello sfintere esofageo superiore o la presenza di ernia iatale, oppure a fattori predisponenti come il sovrappeso-obesità, soprattutto a livello addominale, il diabete mellito (che rallenta lo svuotamento gastrico), una dieta alimentare scorretta (pasti abbondanti o molto liquidi prima di coricarsi, cibi grassi e/o acidi), farmaci, fumo. La pH-metria ci permette di valutare, attraverso piccole sonde che vengono introdotte in esofago, in stomaco o in entrambi, la quantità del reflusso acido. Tuttavia, non ci permette di stabilirne la causa. La terapia della GERD è fondamentalmente data dalla regolarizzazione dello stile di vita e dell’alimentazione; qualora questi accorgimenti non fossero sufficienti per cause anatomiche, potrebbe essere considerato l’intervento chirurgico.
La risposta E non è corretta.
Il gastrinoma, sebbene nella maggior parte dei casi sia maligno, molto spesso ha una crescita piuttosto lenta. Le metastasi possono essere presenti, soprattutto a livello epatico, e la loro presenza rende l’approccio terapeutico molto più complesso. Nel caso in cui l’approccio farmacologico non sia efficace, la terapia scelta diventa quella chirurgica, con gastrectomia totale ed esofago-digiunostomia con ansa alla Roux. La diagnosi si fonda, oltre che sul dosaggio della gastrinemia o su altri test come quello di stimolazione della secretina, anche su tecniche più invasive come l’EGDS o meno invasive come l’ecografia dell’addome, la TC e la RMN.
Queste metodiche di imaging, nonostante nella maggior parte dei casi siano il gold standard per la stadiazione neoplastica, molto spesso nei tumori neuroendocrini possono non essere conclusive. In questo specifico caso, la TC dovrebbe essere utilizzato solo come esame integrativo ad una diagnosi già confermata.