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1 di 3 Domande

La signora Baccelli, una donna di 62, anni, dietologa, si reca presso il PS dell’Ospedale “G. Martino” per dolore toracico, insorto da 24 ore e localizzato a sinistra. Il dolore peggiora con l’inspirazione profonda e si riduce in posizione seduta e quando si sporge in avanti. La signora è attualmente in terapia insulinica per un diabete mellito di tipo 2. Il medico di pronto soccorso esegue un esame obiettivo, che mette in evidenza uno sfregamento sisto-diastolico all’auscultazione cardiaca. Il resto dell’obiettività appare nella norma. A questo punto viene effettuato un ECG, che mostra il seguente tracciato(foto allegata).
Qual è il trattamento piÚ appropriato da intraprendere in questa paziente?














La risposta corretta è la A.

La signora Baccelli ha una pericardite acuta. Sono a favore della diagnosi: la sua storia clinica, l’esame obiettivo (sfregamento pericardico trifasico, con una componente in sistole atriale, sistole ventricolare e diastole) e il tracciato elettrocardiografico (sopraslivellamento diffuso del tratto ST).

La pericardite acuta è una infiammazione della sierosa pericardica verosimilmente di natura virale. Il trattamento di scelta è costituito da antinfiammatori non steroidei (FANS), tra cui l’ibuprofene. Per le pericarditi ricorrenti è indicata la terapia a base di colchicina.

La risposta B non è corretta.

La morfina può portare ad un’eccessiva sedazione.

La risposta C non è corretta.

Il prednisone,

come tutti i corticosteroidi, è indicato in una pericardite non responsiva a FANS.

 

La risposta D non è corretta.

Streptochinasi è un trombolitico usato nel trattamento dello STEMI quando non è possibile effettuare un’angioplastica coronarica entro 90 minuti.

 

La risposta E non è corretta.

La nitroglicerina può essere utile nel caso di eventi ischemici, ma non ha alcun ruolo nella pericardite acuta.


2 di 3 Domande

Roberto, un ragazzo di 24 anni, giornalista, si reca in data 16 Dicembre 2017 nell’ambulatorio del medico di base. Ha una cervicalgia insorta da tempo e divenuta più severa negli ultimi mesi. Quando si sveglia al mattino si sente molto più rigido, mentre successivamente il dolore migliora mettendosi in moto. Si tratta di un dolore sordo che spesso lo sveglia durante la notte. Il dottore esegue un attento esame obiettivo: l’auscultazione dei polmoni non rivela la presenza di rumori aggiunti; tuttavia, le escursioni della parete toracica appaiono ridotte, pertanto il murmure tende ad essere diminuito. Non appena il medico applica una leggera pressione al livello dei processi spinosi delle vertebre cervicali, il paziente salta per il dolore. Pertanto il dottore decide di richiede un Rx tratto cervicale, che mostra questo reperto (foto allegata). Cosa potrà sviluppare successivamente questo paziente?














La risposta corretta è la D.

Roberto presenta i sintomi e i segni di un’artrite sieronegativa, la spondilite anchilosante. I pazienti con spondilite anchilosante sono a rischio di sviluppare una serie di problematiche extra-articolari, tra le quali vi è l’uveite anteriore, che interessa dal 25 al 40% dei pazienti. Si presenta con oftalmodinia monolaterale, visione offuscata e fotofobia. Viene normalmente trattata con steroidi topici ed atropina, ma tende a ripresentarsi nel tempo.

 

La spondilite anchilosante è un’infiammazione cronica dello scheletro assile, che affligge con maggiore frequenza gli uomini, soprattutto caucasici. L’età d’esordio si attesta intorno ai 20-30 anni e vi è un’associazione positiva con HLA-B27. I criteri diagnostici includono:

  • Storia di rachialgia con dolore di tipo infiammatorio (definito per esordio insidioso, durata >3 mesi e rigiditĂ  mattutina che migliora con l’attivitĂ  fisica),
  • Limitazioni alla flesso-estensione della colonna e ai movimento di lateralitĂ ,
  • Limitazioni all’espansione della gabbia toracica,
  • Presenza radiologica di sacroileite (sfocatura del margine corticale dell’osso subcondrale seguito poi da erosioni e sclerosi).

 

Tra le altre complicanze associate si ricordano le fratture della colonna, la nefropatia a IgA, le ulcere intestinali e l’insufficienza valvolare aortica.

 

La risposta A non è corretta.

 

Sebbene i pazienti con spondilite anchilosante siano a rischio di sviluppare ulcere intestinali (asintomatiche), non vi è il rischio di malattia da reflusso gastro-esofageo. Alcuni pazienti, tuttavia, presentano reperti endoscopici tipici di malattie infiammatorie croniche intestinali.

 

La risposta B non è corretta.

 

Il rash malare, tipico del lupus eritematoso sistemico, non è comunemente associato alla spondilite anchilosante.

 

La risposta C non è corretta

 

Sia nei pazienti con lupus, sia nei pazienti con spondilite anchilosante, la pleurite può far parte delle manifestazioni extra-articolari. Tuttavia, non è tipica della spondilite anchilosante e non è da confondere con il possibile coinvolgimento polmonare secondario al deficit di espansione della gabbia toracica. A volte, i pazienti con SA possono avere fibrosi polmonare atipica.

 

La risposta E non è corretta.

 

La spondilite anchilosante non si associa tipicamente a stenosi mitralica. I pazienti con SA sono a rischio di sviluppare cardiopatie, tra cui l’insufficienza aortica, il prolasso della mitrale e il blocco atrioventricolare di 3° grado.


3 di 3 Domande

Il signor Viola, un uomo di 62 anni, pittore, giunge presso il PS dell’Ospedale “Fazzi” di Lecce per la comparsa di epigastralgia da un’ora. Concomitano ipertensione, diabete di tipo 2, iperlipidemia e malattia coronarica. Un anno prima è stato sottoposto ad angioplastica coronarica con posizionamento di stent. Sono giorni che continua ad avere fastidio epigastrico post-prandiale, ma questa volta il dolore è più severo e continuo. Il paziente ha nausea e vomito da quando è comparso il dolore. Abusa di ibuprofene per l’osteoartrite del ginocchio. Il medico di pronto soccorso rileva i seguenti parametri: temperatura 37.6 °C, pressione arteriosa 116/70 mmHg, frequenza cardiaca 102 bpm. L’ECG mostra la presenza di onde Q patologiche a livello delle derivazioni inferiori. Viene richiesta una radiografia del torace, che mostra i seguenti reperti (foto allegata). Cosa dovrebbe fare il medico di pronto soccorso?
 

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La risposta corretta è la C.

La radiografia torace del signor Viola rivela la presenza di una falce d’aria sottodiaframmatica (pnumoperitoneo), che rappresenta la presenza di aria libera in cavità addominale. Il paziente aveva fatto largo uso di FANS per il trattamento antalgico di un’artrite del ginocchio, pertanto una storia di epigastralgia post-prandiale lieve che precede l’esordio acuto di un dolore epigastrico severo e costante deve far pensare ad una possibile ulcera peptica perforata. Il trattamento iniziale prevede il posizionamento di un sondino naso-gastrico, la somministrazione di fluidi endovena, una copertura antibiotica ad ampio spettro ed inibitori di pompa protonica per via endovenosa; tuttavia, i pazienti con una perforazione di un viscere richiedono un trattamento definitivo attraverso una laparotomia esplorativa in urgenza.

La risposta A non è corretta.

Il sondino nasogastrico, così come il riposo intestinale può essere utile nei pazienti che presentano un’occlusione non complicata del piccolo intestino. Tale patologia, tuttavia, si manifesta con dolore e distensione addominale, vomito e stipsi.

La risposta B è non è corretta.

L’angiografia mesenterica rappresenta il gold standard nella valutazione dell’ischemia mesenterica. Sebbene un’ischemia mesenterica acuta possa insorgere nei pazienti con fattori di rischio cardiovascolari (come nel caso del signor Viola), le caratteristiche cliniche includono la presenza di dolore periombelicale sproporzionato rispetto ai segni clinicamente rilevabili ed ematochezia.

La risposta D non è corretta

All’Rx addome non è sempre possibile evidenziare aria libera intraddominale nei pazienti con perforazione di un viscere. La TC addome può essere utile in questi casi per identificare un’eventuale perdita del contenuto intestinale. In questo caso, però, il paziente ha già evidenza radiologica di pneumoperitoneo e non vi è la necessità di eseguire una TC addome.

La risposta E non è corretta

L’EGDS non rappresenta una soluzione di prima scelta nel trattamento di un’ulcera perforata. Dev’essere considerata nei pazienti con segni di emorragia digestiva delle vie superiori (es. ematemesi, melena). Può essere necessaria anche alcune settimane dopo la risoluzione della malattia peptica perforata, al fine di valutare la guarigione o la presenza di neoplasie e di Helicobacter.


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