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1 di 3 Domande

Un paziente di 67 anni, in apparente stato di benessere, lamenta dispnea ingravescente. Esegue una radiografia del torace.
Quale indagine radiologica verrà successivamente proposta?

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La risposta corretta è la B.

La radiografia tradizionale utilizza una procedura di formazione dell’immagine in cui, un fascio di raggi X attraversa alcuni tessuti subendo una diversa attenuazione a seconde della densità dei tessuti stessi, e questo fascio così modificato va a colpire un sistema di rilevazione costituito dalla pellicola radiografica. Questa ha il compito di tradurre le variazioni nella trasmissione dei raggi X in differenze di densità ottica, cioè in diversi livelli di grigio. I raggi X, generati dal tubo radiogeno, interagiscono con la materia verso cui vengono rivolti e in base alle caratteristiche di questa (densità, spessore, numero atomico) riusciranno ad attraversala in misura minore o maggiore.

La radiodensità della materia è il parametro alla base della formazione del radiogramma: l’aria viene completamente attraversata ed apparirà iperdiafana (nera) mentre l’osso non si lascerà attraversare ed apparirà fortemente radiopaco (bianco).

L’esame radiografico del torace, nella sua semplicità di esecuzione, rapidità e bassa dose di radiazioni assorbite dal paziente, mantiene un ruolo fondamentale nella diagnostica delle patologie toraco-polmonari. Nella maggior parte dei casi, rappresenta l’esame di prima scelta.

Le due proiezioni più frequentemente utilizzate sono quella postero-anteriore (frontale) e, a meno che non vi siano delle condizioni che ne limitino l’esecuzione (es. decubito obbligato) , la latero-laterale. Il radiogramma da noi esaminato è stato eseguito in proiezione P-A.

L’analisi delle caratteristiche del parenchima polmonare e dei profili pleurici sono fondamentali nella fase di valutazione dell’esame radiografico.

Potremmo quindi porre la diagnosi di versamento pleurico destro, in relazione anche alla sintomatologia del paziente: ciò che si evidenzia in questo radiogramma è la presenza di una obliterazione del seno costofrenico di destra, che risulta essere ipodiafano rispetto al parenchima polmonare, che tende a mascherare il profilo emi-diaframmatico omolaterale, obliterare il seno costo-frenico laterale complementare e sfumare la marginale cardiaca di pari livello (segno della silhouette).

Essendo stata eseguita la radiografia, verosimilmente, in ortostatismo, la forza di  gravità e la pressione negativa intrapleurica costringono il liquido a disporsi nelle zone più declivi. Generalmente la presenza di versamento viene rilevata all’Rx tradizionale quando raggiunge la quantità di circa 250 ml. Inizialmente si dispone lungo il seno costofrenico obliterandolo, poi, con l’aumentare della quantità, tende a raccogliersi in posizione più declive e disporsi formando quello che è il cosiddetto menisco pleurico, una distribuzione del liquido con concavità superiore e margine laterale più alto rispetto al mediale; quando è particolarmente abbondante il versamento, tende a determinare un opacamento completo dell’intero ambito polmonare.

Se si vuole indagare ancora più in fondo alla situazione patologica presentata dal paziente, visto che il versamento pleurico può essere consensuale ad un processo flogistico o ad una eteroplasia polmonare, è necessario sottoporre il paziente ad una TAC con e senza mdc.

La Tc (tomografia computerizzata) è tipo di esame radiodiagnostico, che utilizza i raggi X, grazie al quale è possibile riprodurre immagini di sezioni o strati corporei, ultrasottili e dettagliati, in un tempo estremamente breve. Normalmente viene considerato un esame di secondo livello, utile a dirimere dubbi diagnostici di particolare rilevanza clinica.

Le immagini basali elaborate dallo studio Tc, vengono riprodotte su una scala di grigi, la cui intensità varia in base alla radiodensità (scala di Hounsfield) degli organi esplorati. Nella parte più bassa della scala troviamo la materia con maggiore trasparenza (l’aria, -1000 Unita Hounsfield, colore nero), mentre nella parte più alta della scala troviamo la radiopacità più assoluta (osso, +1000 HU, colore nero). A 0 HU corrisponde la densità dell’acqua.

Il mezzo di contrasto che si usa in TC è un mezzo di contrasto idrosolubile a concentrazione elevata (370 mgI/ml), preferibilmente non iodato ed è usato per una migliore definizione delle strutture parenchimali e caratterizzazione dei processi patologici, necessaria per un’adeguata diagnosi differenziale.


2 di 3 Domande

Il Sig. Scherpi, un pescatore di 53 anni, si reca presso il pronto soccorso del Policlinico San Matteo di Pavia. Anamnesi patologica prossima: comparsa di dolore, bolle e gonfiore alla mano destra, iniziati 10 ore dopo una ferita al dito, causata da un amo da pesca. Esame obiettivo: il paziente presenta una temperatura corporea di 39.3°C e appare settico. In figura sono mostrati la mano del paziente e uno striscio di materiale aspirato da una bolla e colorato con colorazione Gram. Quale è la causa eziologica di questa batteremia?

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La risposta D è corretta.

Vibrio vulnificus rientra a far parte della categoria dei vibrioni non colerici ed è associato a gravi condizioni cliniche, quali a sepsi in pazienti con epatopatie che si contaminano mangiando ostriche crude o attraverso contaminazione di ferite aperte con acqua salata contaminata, come quelle causate da strumenti per la pesca.

P. multocida è una causa di cellulite determinata dall’esposizione di una ferita alla saliva di gatto a seguito di un morso.

La cellulite da Eikenella corrodens è associata invece ad un morso umano.

Lo stafilococco e lo streptococco sono le cause più comuni di cellulite, ma la colorazione di Gram mostra organismi gram-negativi a forma a virgola o a “C” tipici dei vibri.

Il sito della ferita, in caso di sospetta contaminazione da V. Vulnificus, dovrebbe essere pulito accuratamente ed alla comparsa delle prime manifestazioni i locali suggestive di infezione, è necessario impostare immediatamente una terapia antibiotica: una terapia combinata a base di doxiciclina e di una cefalosporina di terza generazione come il ceftazidime è considerata un trattamento di prima linea. I chinoloni possono essere considerati una terapia alternativa in caso di allergia ai farmaci o presenza di controindicazioni ai precedenti farmaci elencati, mentre una terapia combinata a base di TMP-SMZ e un aminoglicoside è indicata nei bambini, in quanto doxiciclina e chinoloni sono controindicati.

Solo in caso di fallimento della terapia farmacologica è necessario procedere con rimozione periodica del tessuto necrotico e se è necessario procedere con una fasciotomia o un’amputazione degli arti.


3 di 3 Domande

Maschio di 30 anni. Da alcune settimane lamenta bruciore in sede inguinale bilaterale con comparsa di lesioni eritemato-desquamative ad estensione centrifuga. Qual è la diagnosi più probabile?

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La risposta B è corretta.

L’epidermofizia inguinale o tinea cruris o tigna inguinale è una infezione micotica localizzata a livello della regione inguinale e del terzo superiore della coscia.

Viene definita in maniera più precisa come una infezione dermatofitica inguinale. Generalmente si estende a livello del perineo e meno frequentemente a livello del pube. I miceti all’origine di questa patologia possono essere l’Epidermophyton floccosum, il Trichophyton rubrum e il Trichopyton mentagrophytes.

La Tinea si manifesta con la comparsa sulla cute di chiazze lenticolari rilevate, di colore rosso vivo, squamose, e con disposizione centrifuga ma confluenti fra loro. L’insieme di queste lesioni, e la loro confluenza, tende a dare origine ad un’unica chiazza dai contorni irregolari e con estensione mono o bilaterale.

Talora possono evidenziarsi vescicole puntiformi, abrasioni o crosticine. Nella maggior parte dei casi, la zona centrale della lesione appare liscia e con una pigmentazione caratteristica bruno-giallastra. Sintomo classico è il prurito, associato eventualmente anche a dolore o bruciore conseguenti alle lesioni da grattamento o alle sovrainfezioni.

L’epidermofizia inguinale è una infezione micotica il cui contagio può avvenire in maniera diretta (contatto interumano) o indiretta (attraverso indumenti o accessori), ed è favorita dalla presenza di lesioni cutanee, irritazione, sudore o macerazione, variazioni del pH. E’ particolarmente frequente in età puberale, sebbene il contagio possa avvenire in qualsiasi momento della vita. Gli uomini sono più colpiti rispetto alle donne, e questo è dovuto alla diversa conformazione anatomica dei genitali esterni che crea un microambiente caldo-umido maggiormente predisponente alla crescita fungina.

La diagnosi viene fatta mediante esame obiettivo; la terapia è solitamente empirica ma, nei casi dubbi o non responsivi, è necessaria l’esecuzione di esami specifici come quello micologico diretto e l’analisi colturale.

La diagnosi differenziale va fatta con l’eritrasma, la psoriasi invertita, le intertrigini batteriche e l’intertrigine candidosica.

La terapia classica prevede l’applicazione topica di una pomata antimicotica (azoli, allilamine, morfoline, polienici) e ha una durata di 14-21 giorni; nel caso in cui le lesioni siano particolarmente estese, è consigliata la somministrazione di una terapia sistemica con triazolici o terbinafina. Non sono rare le recidive, soprattutto nei soggetti predisposti per condizioni anatomiche come nel caso di pazienti obesi, per condizioni patologiche come diabete o stati di immunodeficienza, oppure per la presenza di dermatofitosi concomitanti.

 

La risposta A non è corretta.

La candida è una infezione provocata da un fungo, generalmente dalla Candida albicans. Quando localizzata nella regione inguinale è maggiormente frequente nel sesso femminile, tuttavia, anche il caldo, l’umidità e il sudore presenti nei pressi dei genitali maschili possono rappresentare un terreno fertile per la sua crescita.

Si manifesta con arrossamento della regione pelvica e degli organi genitali, dolore per il coinvolgimento di regioni particolarmente sensibili, e la presenza di piccoli rigonfiamenti o pustole bianco-giallastre e pruriginose. Le caratteristiche delle lesioni, soprattutto la presenza di pustole , vescicole, ragadi e fessurazioni distinguono l’infezione da candida da quella del nostro paziente.

 

La risposta C non è corretta.

La dermatite da contatto è una reazione infiammatoria della cute dovuta al contatto con sostanze, chimiche o naturali, capaci di provocare una reazione irritativa.

La zona di cute interessata diventa inizialmente rossa ed intensamente pruriginosa, dopodichè si assiste alla formazione di vescicole a contenuto limpido, sieroso. In caso di rottura delle  vescicole, queste possono sovrainfettarsi o andare incontro a cicatrizzazione, con la formazione di croste.

La terapia della dermatite da contatto prevede l’allontanamento della fonte di irritazione ed eventualmente l’applicazione topica di creme lenitive o cortisoniche. La natura e il tipo di lesione cutanea sono differenti da quelle presentate dal nostro paziente.

 

La risposta D non è corretta.

La psoriasi è una patologia infiammatoria della cute, generalmente cronica e il cui decorso è caratterizzato dall’alternarsi di periodi di attività e periodi di remissione.

Sebbene le cause non siano propriamente conosciute, sono stati identificati alcuni fattori di rischio quali la predisposizione genetica, lo stile di vita, i processi infettivi e la presenza di comorbilità.

Sono state distinte varie forme di psoriasi: a placche (o volgare), guttata, pustolosa, invertita, eritrodermica.

La diagnosi di psoriasi viene fatta sulla base dell’aspetto caratteristico delle chiazze; queste sono tipicamente di colore rosso, eritematose, e ricoperte di squame biancastre e secche. Le lesioni sono spesso pruriginose.

Il tipo di lesioni associate alla patologia psoriasica presentano notevoli differenze per caratteristiche e per localizzazione rispetto a quelle presentate dal nostro paziente.


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