Simulazione

Cliccando in alto a destra sul pulsante 2 è possibile "Consegnare", "Salvare e Interrompere", "Salvare e Continuare" il compito.

1 di 3 Domande

La tabella mostra il confronto tra i risultati di un test diagnostico e lo stato di malattia dei soggetti in studio.
La malattia in studio è il tumore del colon-retto e il test che viene utilizzato per diagnosticarla è l'esame del sangue occulto nelle feci. Le uniche informazioni a nostra disposizione sono che nella popolazione in studio il numero di soggetti con un tumore del colon-retto sono 800 e che, tra questi, 49 sono risultati negativi all'esame. Quale tra le seguenti quantità è possibile calcolare con queste informazioni?

product image













La risposta corretta è la A.

Definiamo prima di tutto dei termini “tecnici” molto importanti: specificità e sensibilità.

Queste 2 termini sono misure di validità.

Per specificità si intende la probabilità che un sano risulti test-negativo.

Per sensibilità, si intende la probabilità che un malato risulti test-positivo.

Il valore predittivo positivo (VPP) di un test diagnostico, invece, risponde alla seguente domanda: qual è la probabilità che un paziente con test positivo abbia la malattia? Il VPP dipende dalla prevalenza della patologia nella popolazione e corrisponde alla proporzione di soggetti malati tra quelli risultati positivi al test. Se questa è alta (es. 20% di prevalenza HIV nella popolazione africana), un individuo proveniente da quella popolazione avrà una probabilità più alta di avere la patologia. Infatti, la probabilità di un paziente con test positivo di avere realmente la malattia è alta (vero positivo). Più elevata è la prevalenza, più alto è il VPP. Al contrario, se la prevalenza della malattia è bassa (es. 1% di positività per HIV nella popolazione asiatica), la probabilità che un paziente con test positivo abbia davvero la malattia è bassa (falso positivo).

Quindi nel caso specifico, con i dati a disposizione possiamo calcolare solo la sensibilità, che risponde alla domanda: «quanti, dei soggetti malati sottoposti al test, sono risultati positivi?»: pertanto la sensibilità di un test è la sua capacità di identificare correttamente i soggetti malati ed in termini di probabilità, possiamo dire che la sensibilità è la probabilità che un soggetto malato risulti positivo al test o che la sensibilità è la proporzione di soggetti malati che risultano positivi al test.


2 di 3 Domande

Giorgia e' una giovane ragazza di 18 anni, che in seguito alla ripresentazione di un rash cutaneo, si reca presso il proprio medico curante, la Dott.ssa Garnucci. Anamnesi patologica prossima: rash localizzato a livello dei gomiti, del tronco e del cuoio capelluto. La ragazza afferma che ha usato una crema antimicotica, senza alcun successo; con l’applicazione di una crema a base di cortisone ha invece notato un lieve miglioramento, ma le lesioni cutanee non sono mai del tutto scomparse. Inoltre dice di aver assistito ad un netto peggioramento della sua condizione, quando per un periodo ha usato la crema a base di cortisone in modo discontinuo. Anamnesi familiare: la ragazza dice che un parente di primo grado presenta manifestazioni cutanee simili alle sue. Quale dei seguenti test è maggiormente indicato per confermare il sospetto clinico?

product image













La risposta corretta è la A.

La nostra paziente presenta una lesione eritemato-desquamativa a livello del gomito (mostrata nella foto) e altre lesioni a livello del tronco e cuoio capelluto come riferito in anamnesi. Esaminate le caratteristiche della lesione, si tratta di psoriasi.

La psoriasi è una patologia infiammatoria che nella maggior parte dei casi si manifesta con papule e placche di color salmone ben circoscritte, eritematose e ricoperte da squame argentee.

Colpisce circa l’1-5% della popolazione mondiale, colpendo di più le persone con una carnagione chiara, mentre le persone con una carnagione più scura neri sono meno a rischio.

L’eziologia è multifattoriale e include la predisposizione genetica. È una patologia infiammatoria che insorge in seguito a traumi, uso di farmaci, infezioni in soggetti predisposti.

La malattia alterna fasi di attività a fasi di remissione; ha un andamento ciclico, cronico e recidivante, con momenti di esacerbazione della sintomatologia a cui si succedono periodi asintomatici o paucisintomatici.

Vi sono 5 maggiori varianti cliniche:

– Psoriasi a placche: più del 80% dei casi (quella mostrata nel nostro caso),

– Psoriasi guttata: circa il 10% dei casi,

– Psoriasi inversa: si manifesta in concomitanza alla psoriasi a placche, o in maniera isolata,

– Psoriasi eritrodermica: meno del 3% dei casi,

– Psoriasi pustolosa: meno del 3% dei casi.

La psoriasi a placche (Psoriasi Vulgaris) è la forma più frequente ed è caratterizzata dalla presenza di aree eritematose a margini netti, talora confluenti a formare appunto delle placche, sovrapposte ad aree desquamanti di colore bianco madreperlaceo, causate da un ispessimento anomalo dello strato più superficiale dell’epidermide, lo strato corneo. Queste chiazze vengono definite come “eritrosquamose”. Le lesioni si distribuiscono elettivamente sulla superficie estensoria degli arti (soprattutto gomiti e ginocchia) ma di norma si localizzano anche sul cuoio capelluto e sulla parte dorso-lombare della schiena.

La Psoriasi guttata è caratterizzata dalla comparsa improvvisa di piccole macchie rosse “lesioni guttate” collocate in varie parti del corpo.

Nella Psoriasi inversa le lesioni sono di colore rosso brillante, lisce e lucide e si collocano prevalentemente a livello delle pieghe cutanee come ascelle, inguine, seni e glutei.

La Psoriasi Eritrodermica colpisce la maggior parte della superficie cutanea del corpo; le lesioni si estendono ampiamente, la cute è arrossata e molto spesso si desquama.

Infine, la Psoriasi Pustolosa è caratterizzata da piccole vescicole purulente spesso circondate da una zona infiammata; questa forma si presenta soprattutto negli adulti.

La psoriasi si presenta con placche e papule che tendono alla desquamazione in aree eritematose circoscritte pruriginose. Può evolvere in una forma grave che coinvolge le articolazioni, detta artrite psoriasica.

Le lesioni di solito si manifestano sulle superfici estensorie (gomiti e ginocchia), come in questo caso, ma l’età di esordio è tipicamente molto più tardi, durante l’infanzia.

Solitamente, per quanto riguarda i sintomi essi sono minimi. Tuttavia, in casi gravi vi può essere prurito. Ma le implicazioni estetiche possono essere importanti. Una manifestazione particolare della psoriasi è l’artrite psoriasica.

La diagnosi si basa sull’aspetto e sulla distribuzione delle lesioni, pertanto è prevalentemente clinica e si basa sull’anamnesi e sull’esame obiettivo. Non esistono analisi di laboratorio per la diagnosi e la biopsia cutanea, anche se non patognomonica, serve per determinare l’esatto tipo di psoriasi e per escludere altre patologie.


3 di 3 Domande

Una donna di 65 anni lamenta dolore addominale al quadrante inferiore destro e riferisce frequenti episodi diarroici (3-4 scariche al giorno), talvolta ematici. La paziente esegue una colonscopia e la biopsia mostra l'aspetto istologico presente nella figura allegata, quale diagnosi è compatibile con questo quadro?

product image













La risposta corretta è la A.

I sintomi riferiti dalla nostra paziente potrebbero essere in primo luogo riconducibili alla categoria delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI). Si tratta di patologie ad eziologia ignota, verosimilmente dovute all’interazione fra fattori genetici ed ambientali.

Si distinguono due forme: la malattia di Crohn e la Rettocolite Ulcerosa. In circa il 10% dei casi si tratta di coliti indeterminate.

Le manifestazioni gastrointestinali di queste malattie infiammatorie si associano spesso a manifestazioni sistemiche quali quelle osteoarticolari (artriti periferiche, artriti assiali, osteoporosi), oculari (uveiti, iridociclite, episclerite, congiuntivite, cheratite), orocutanee (stomatite aftosa, eritema nodoso, pioderma gangrenoso),  epatobiliari (steatosi, colelitiasi, colangite sclerosante primitiva), urinarie (litiasi renale), alterazioni dei meccanismi dell’emostasi (aumentato rischio di eventi tromboembolici, incremento del numero di piastrine) e altre.

Il morbo di Crohn o enterite regionale o ileite granulomatosa o ileo-colite granulomatosa è una malattia infiammatoria cronica transmurale che colpisce caratteristicamente la parte distale dell’ileo e il colon. Può interessare qualsiasi parte del tubo digerente, ma in genere coinvolge la regione ileo-ciecale. ed è caratterizzata da alterazioni che interessano la parete intestinale nel suo intero spessore; questa si presenta rigida, ispessita, associata ad un mesentere edematoso ed ispessito anch’esso. Le lesioni hanno una distribuzione segmentaria, sono tipicamente collocate “a salto” (skip lesion), e le ulcere possono interessare tutto il tratto gastroenterico, dalla bocca al canale anale.  Si tratta inizialmente di formazioni ulcerose aftoidi che possono confluire e formare lesioni serpiginose discontinue; queste tendono ad interessare, in un primo momento, gli strati superficiali e poi ad approfondirsi in tutta la parete intestinale sino a perforarla oppure, più frequentemente, a formare degli ascessi. L’estensione delle lesioni agli organi o alle strutture contigue, può portare alla formazione di fistole urogenitali, entero-enteriche, molto raramente cutanee, ascessi epatici, diffusione al sistema venoso portale. Esistono tre forme cliniche: la forma infiammatoria, la forma prevalentemente stenosante e la forma fistolizzante.

I sintomi includono dolore addominale, diarrea acquosa, febbre e perdita di peso.

La diagnosi si basa sulla biopsia dell’area interessata che mostra infiammazione transmurale, granulomi non caseosi, morfologia ad “acciottolato” intervallate con aree sane. Patognomonico è il “segno del grasso rampicante” a livello mesenterico. All’istologia dopo esecuzione esame bioptico si può apprezzare un quadro di flogosi cronica granulomatosa con evidenza di granulomi non caseificanti, infiammazione discontinua e transumare, aggregati linfocitari e fissurazioni.

Il morbo di Crohn viene trattato con sulfadiazina e corticosteroidi ed immunosoppressori nei casi refrattari. I nuovi farmaci includono gli anti-TNF, come l’infliximab. Può essere necessaria la resezione chirurgica in caso di perforazione.

La rettocolite ulcerosa (RCU) è una patologia idiopatica autoinfiammatoria del colon che coinvolge sempre anche il retto. Infatti, il 40-50% dei casi si limita al retto o al retto-sigma. Le lesioni possono diffondersi prossimalmente in maniera continua fino a coinvolgere l’intero colon.

Si tratta di una patologia infiammatoria coinvolgente esclusivamente la mucosa colica. Le lesioni si sviluppano inizialmente a livello del retto e possono estendersi nel colon, sino al cieco. A differenza del morbo di Chron, in cui si ha una lesione transmurale, nella RCU le ulcere si estendono in maniera continuativa, non “a salto”, e la reazione infiammatoria riguarda principalmente la mucosa e la sottomucosa.

Questa patologia, colpisce il colon con un coinvolgimento caudo-craniale. I pazienti possono essere classificati in:

– Affetti da proctite

– Affetti da colite sinistra

– Affetti da pancolite, i pazienti affetti da questa forma possono avere anche un interessamento ileale (ileite da reflusso).

I sintomi clinici dipendono dalla gravità e dall’estensione delle lesioni; sono rappresentati princilamente da addominalgia, alterazione dell’alvo con diarrea con muco e sangue, tenesmo, encopresi. Oltre a queste, il paziente può presentare febbre di origine indeterminata, astenia, calo ponderale e le altre manifestazioni sistemiche citate precedentemente.

I reperti includono gli ascessi criptici con numerosi leucociti polimorfonucleati, segmenti di mucosa friabile che sanguinano facilmente e pseudopolipi; la diagnosi viene fatta con una colonscopia con biopsia, la quale mostrerà questi reperti.

Per quanto riguarda, la medicina di laboratorio:

– La VES può essere normale o elevata.

– Vi è positività ai p-ANCA (nel 50-80% dei pazienti)

Vi sono 2 indici di attività di malattia nella colite ulcerosa:

– Disease Activity Index (DAI)

– Classificazione di Truelove & Wittis. Per quanto riguarda quest’ultima classificazione abbiamo:

– Attività lieve: <4 scariche al giorno, senza o con minime quantità di sangue, assenza di febbre, assenza di tachicardia, lieve anemia VES < 30

– Attività intermedia

– Attività severa: >6 scariche al giorno con sangue, febbre, FC > 90, Anemia, VES > 30

Molto importante per l’endoscopia con biopsia. Si possono osservare ulcere superficiali, e a differenza della malattia di Crohn: non si osservano aree di mucosa normale tra una lesione e l’altra.

Da sottolineare, che i pazienti con rettocolite ulcerosa hanno un maggior rischio di sviluppare cancro.

La RCU viene trattata inizialmente con sulfasalazina o mesalazina. I casi refrattari richiedono un trattamento a base di corticosteroidi e ciclosporina; tuttavia, la colectomia totale risulta curativa per una patologia di lunga durata o per la colite fulminante. Il prelievo chirurgico di questo paziente mostra una pancolite ulcerosa. La mucosa ha un aspetto bitorzoluto e irregolare a causa delle zone di mucosa infiammata ma intatta separate da aree ulcerate. La RCU comporta un rischio nettamente aumentato di cancro del colon-retto nei casi di patologia di lunga data.

La diagnosi di entrambe le forme si ottiene con la valutazione anamnestica, l’esame obiettivo e istologico delle lesioni (la biopsia evidenzierà infiltrazione della mucosa da parte di cellule infiammatorie, appiattimento delle cellule epiteliali della superficie mucosa, assottigliamento della mucosa, distorsione delle cripte che appaiono ramificate, ascessi criptici), gli esami bioumorali come anemia, leucocitosi, piastrinosi, aumento della VES, della proteina C reattiva, mucoproteine, alfa e gamma globuline, ipoalbuminemia. La calprotectina fecale, biomarker di flogosi intestinale, può essere utile nella valutazione. Nelle forme di diarrea più importante è essenziale l’analisi batteriologica e parassitologica delle feci così da escludere alcune infezioni. Gli esami radiologici (soprattutto entero-RM ed entero-TC) sono utili per completare il quadro.

Date la caratteristiche istologiche sembra trattarsi di Morbo di Chron.


Consegna il compito!


Tempo Rimasto 3 minuti!

Dottore, non aggiorni questa pagina prima del completamento della correzione.
Clicchi su "Consegna il Compito" per ottenere la correzione del compito.

consegna v3 il compito