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1 di 3 Domande

Maurizio, 65 anni, si reca dal suo medico curante per astenia progressiva, insorta da circa 2 mesi, che gli impedisce persino di salire le scale. Ha avuto nelle settimane precedenti un rash sulla parte superiore del tronco e del viso, ma non ha mai avuto formicolio, intorpidimento, mal di testa, difficoltà a deglutire o incontinenza. Non assume farmaci. La sua T.C. è di 37.3ºC, la P.A. è di 140/85 mmHg e la F.C. è di 82 bpm/min. L’esame obiettivo è mostrato nell’immagine sottostante. Il dottore visitandolo riscontra una debolezza muscolare prossimale bilaterale, con riduzione dei riflessi tendinei profondi. Le analisi di laboratorio mostrano: Na + 138 mEq / L, Cl- 102 mEq / L, K + 4,4 mEq / L, HCO3- 25 mEq / L, creatina chinasi 30.000 ng / mL, anticorpi antinucleo positivo. Quale dei seguenti è il passo successivo più adatto nella gestione del caso?

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La risposta corretta è la A.

La dermatomiosite (DM) è una miopatia infiammatoria autoimmune. La DM presenta due picchi di maggiore incidenza fra i 5 e i 15 anni e dopo i 40 anni.

Il sospetto nasce nei pazienti con progressiva debolezza muscolare, in particolare quando riguarda la muscolatura prossimale (tipicamente difficoltà ad alzarsi da una sedia e difficoltà a salire le scale).

Dal punto di vista clinico ritroviamo il rash eliotropo (come si vede in questo paziente), le papule di Gottron, l’eruzione cutanea con una distribuzione a mantellina e l’eritroderma generalizzato.

Inoltre, possiamo riscontrare debolezza muscolare, infiammazione dei muscoli faringei, con disturbi della deglutizione, che giustificano il ricovero urgente presso strutture specializzate. Altri sintomi clinici (artralgie, palpitazioni) sono più rari. I livelli sierici di CPK e aldolasi di solito sono elevati e correlano con la gravità della malattia, ma possono sottostimare il grado di disfunzione muscolare.

Gli anticorpi anti-Jo1 sono gli autoanticorpi specifici più comuni nella diagnosi di miosite. Il passo successivo nella gestione del caso dovrebbe essere un elettromiografia, al fine anche di escludere altre cause di debolezza muscolare.

L’elettromiografia (EMG) rivelerà una maggiore irritabilità della membrana muscolare, mostrando una triade di alterazioni classiche, che comprendono:

  • una maggiore attività inserzionale con fibrillazioni spontanee;
  • bassa ampiezza dei picchi;
  • potenziali polifasici motori di breve durata con scariche ripetitive complesse.

Inoltre, talvolta si possono apprezzare anche potenziali d’azione ad alta frequenza.

La risposta B non è corretta.

La ciclosporina è un farmaco immunosoppressore, che agisce deprimendo l’attività del sistema immunitario. Utilizzato nella prevenzione delle reazioni di rigetto in seguito ad intervento di trapianto d’organo, può essere usato anche nella terapia di altri quadri patologici, come uveite, dermatomiosite, psoriasi e sindrome nefrosica, ma non rappresenta il passo successivo più appropriato in tale caso, perché una diagnosi definitiva deve essere fatta tramite l’esame bioptico cutaneo o muscolare.

La risposta C non è corretta.

Il prednisone è un corticosteroide sintetico, che agisce come immunosoppressore, andando a bloccare l’azione degli anticorpi incontrollati del nostro sistema immunitario. Esso, pertanto, rappresenta il farmaco iniziale di scelta per il trattamento della dermatomiosite, ma la diagnosi deve prima essere confermata, quindi non è la risposta corretta. La terapia con steroidi migliora la forza e preserva la funzione muscolare. 

La risposta D non è corretta.

La plasmaferesi terapeutica è una procedura medica, finalizzata ad eliminare gli elementi plasmatici dal sangue. Essa viene utilizzata nelle patologie autoimmuni rapidamente progressive, al fine di eliminare tutti gli elementi plasmatici tossici presenti (crioglobuline, anticorpi anti-membrana basale glomerulare, ecc.). La plasmaferesi, pertanto, è stata utilizzata nei casi di pericolo di vita nei pazienti con dermatomiosite/polimiosite, per i quali tutte le altre opzioni di trattamento hanno fallito. Questo paziente è, però, stabile.

La risposta E non è corretta.

Una biopsia muscolare fornisce una diagnosi definitiva e certa, tuttavia l’EMG viene di solito fatta prima per meglio caratterizzare e differenziare la debolezza muscolare.


2 di 3 Domande

Scenario clinico AA89: Il Sig. Cesteri, un uomo di 62 anni, si reca presso l’ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Fazzinelli, lamentando la presenza di una protrusione di color rosso vivo in regione anale. L’uomo riferisce che inizialmente tale protrusione si presentava in maniera incostante, con periodi di remissione, ma adesso è costantemente presente. All’anamnesi, inoltre, si palesano anche altri disturbi associati come dolore, stitichezza e senso di fastidio durante la defecazione. Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA19): quale delle seguenti affermazioni riguardante la presentazione clinica del paziente è vera?

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Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA89).

La risposta corretta è la C.

Il prolasso rettale è una condizione clinica, caratterizzata da una protrusione del retto attraverso il canale e l’orifizio anale: si parla di procidenza rettale quando il prolasso rettale è completo ed interessa tutto il retto. Si può verificare in tutte le condizioni che aumentano la pressione intra-addominale (come durante l’atto defecatorio o la deambulazione o la stazione eretta) o essere irriducibile costantemente. Dal punto di vista clinico i pazienti con prolasso rettale, oltre a presentare tale protrusione, evidenziano: disagio addominale e perineale, evacuazione incompleta, incontinenza a feci e muco, talvolta sanguinamento, mentre il dolore è incostante, a meno che non si verifichino complicazioni quali incarcerazione o ischemie. La diagnosi è clinica (per definire con esattezza il grado e la gravità del prolasso, il medico deve esaminare il paziente in piedi o in posizione genupettorale, chiedendogli di aumentare la pressione intra-addominale, ad esempio facendogli compiere uno sforzo defecatorio) e può essere confermata con una sigmoidoscopia, colonscopia o clisma opaco.

La risposta D non è corretta.

Un ascesso anorettale è una condizione clinica, caratterizzata da una raccolta localizzata di pus nello spazio perirettale. Dal punto di vista clinico si caratterizza per la presenza di fastidio loco-regionale, dolore e tumefazione perianale e talvolta, quando più grande, vi possono essere anche dei sintomi sistemici associati quali: febbre, brivido e malessere. La manifestazione mostrata non ha niente a che vedere con ascesso perianale.

La risposta E non è corretta.

Le emorroidi sono vene dilatate del plesso emorroidale nel canale anale. I sintomi comprendono l’irritazione e il sanguinamento. Le emorroidi trombizzate sono dolorose. Si dividono in esterne od interne, a seconda che sono localizzate al di sotto o al di sopra della linea dentata e sono ricoperte da epitelio squamoso o da mucosa rettale. Le emorroidi esterne possono trombizzarsi, determinando un quadro clinico, caratterizzato da una tumefazione dura e violacea, associata ad un intenso dolore e talvolta possono ulcerarsi, provocando piccole emorragie. La manifestazione mostrata non ha niente a che vedere con la malattia emorroidaria.

Fonte Immagine:

AMA Meher S. Complete rectal prolapse vs prolapsed hemorrhoids: points to ponder. Pan Afr Med J. 2016; 24:88. Published 2016 May 27. doi:10.11604/pamj.2016.24.88.9760
MLA Meher, Susanta. “Complete rectal prolapse vs prolapsed hemorrhoids: points to ponder” Pan African medical journal vol. 24 88. 27 May. 2016, doi:10.11604/pamj.2016.24.88.9760
APA Meher S. (2016). Complete rectal prolapse vs prolapsed hemorrhoids: points to ponder. The Pan African medical journal, 24, 88. doi:10.11604/pamj.2016.24.88.9760

3 di 3 Domande

Scenario clinico AA89: Il Sig. Cesteri, un uomo di 62 anni, si reca presso l’ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Fazzinelli, lamentando la presenza di una protrusione di color rosso vivo in regione anale. L’uomo riferisce che inizialmente tale protrusione si presentava in maniera incostante, con periodi di remissione, ma adesso è costantemente presente. All’anamnesi, inoltre, si palesano anche altri disturbi associati come dolore, stitichezza e senso di fastidio durante la defecazione..Un’ altra paziente giunge all’osservazione del Dott. Fazzinelli con la seguente condizione (visibile nell’immagine sottostante), riferendo che “non è più in grado di riportare tale protrusione internamente”. Qual è il trattamento più appropriato per questa condizione?

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Domanda 4 (riferita allo scenario clinico AA89).

La risposta corretta è la D.

La malattia emorroidaria è una condizione benigna molto frequente e multifattoriale. Le emorroidi sono il risultato di una dilatazione venosa del plesso emorroidale in prossimità del canale anale. Si dividono in esterne od interne, a seconda se sono localizzate al di sotto o al di sopra della linea dentata e se sono ricoperte da epitelio squamoso o da mucosa rettale. Nelle persone che soffrono di questa malattia, si allargano e protrudono all’esterno, generando tumefazioni rosse, congeste, piene di sangue, spesso sanguinanti. Qualche volta si ulcerano, o si trombizzano, ma il sintomo più importante è il sanguinamento. Secondo la distinzione chirurgica si distinguono in quattro gradi:

  • grado I: sono ancora all’interno del canale ano-rettale, ma non protrudono al di fuori di esso;
  • grado II: sono sempre all’interno del canale ano-rettale, protrudono durante la defecazione, ma al termine si riducono spontaneamente;
  • grado III: necessitano di essere manualmente ridotte;
  • grado IV: sono irriducibili e si è verificato un vero e proprio prolasso.

Una delle complicanze più fastidiose per il paziente è la comparsa di un nodulo trombizzato, ovvero la formazione di un trombo nel contesto di un nodulo emorroidario, per lo più esterno.

Per quanto riguarda il trattamento per le forme avanzate, come nel caso presentato, si deve ricorrere alla emorroidectomia radicale, o intervento di Milligan-Morgan: tale intervento, però, deve garantire la presenza di ponti mucosi tra le aree sottoposte ad exeresi chirurgica, cosicché possa avvenire una normale riepitelizzazione. Diffuso è oggi l’intervento di Longo, che consente, mediante l’utilizzo di uno stapler, l’asportazione sia delle emorroidi sia del prolasso sopra di esse, eseguendo una sezione-sutura meccanica con clip al titanio, tra la mucosa al di sopra delle emorroidi e quella all’origine delle emorroidi. In questo modo parte dell’emorroide viene asportata e ciò che ne rimane viene ad essere localizzato nella parte più alta del canale anale dove, sotto la pressione del retto, si appiattisce, senza più dare sintomatologia.

Le risposte A, B ed E non sono corrette.

Per quanto riguarda il trattamento delle emorroidi di grado I o II, se sono ancora al di sopra della linea dentata, possono essere trattate con sistemi mininvasivi, tra cui:

  • la coagulazione a infrarossi, che comporta l’applicazione diretta di infrarossi ai tessuti emorroidali;
  • la scleroterapia che è utile per il trattamento dei pazienti con emorroidi interne sanguinanti di stadio I e II e dei pazienti trattati con anticoagulanti;
  • l’applicazione di corrente bipolare, luce laser o sonde a freddo per causare coagulazione e necrosi, che porta alla fibrosi nello strato sub-mucosale.

La risposta C non è corretta.

Per quanto riguarda il trattamento delle emorroidi di grado II o III può essere eseguita la legatura elastica per via proctoscopica con anello di neoprene.

Fonte Immagine:

AMA Spanos CP, Tsapas A, Abatzis-Papadopoulos M, Theodorakou E, Marakis GN. Medical student recognition of benign anorectal conditions: the effect of attending the outpatient colorectal clinic. BMC Surg. 2014; 14:95. Published 2014 Nov 19. doi: 10.1186/1471-2482-14-95
MLA Spanos, Constantine P et al. “Medical student recognition of benign anorectal conditions: the effect of attending the outpatient colorectal clinic” BMC surgery vol. 14 95. 19 Nov. 2014, doi:10.1186/1471-2482-14-95
APA Spanos, C. P., Tsapas, A., Abatzis-Papadopoulos, M., Theodorakou, E., & Marakis, G. N. (2014). Medical student recognition of benign anorectal conditions: the effect of attending the outpatient colorectal clinic. BMC surgery, 14, 95. doi: 10.1186/1471-2482-14-95

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