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1 di 25 Domande

Paziente di 63 anni con una storia familiare di cancro del colon-retto, in un parente di primo grado, a 56 anni di età. Nella sua storia personale si rileva un episodio di rettorragia secondaria alla sindrome emorroidaria 15 anni fa, per la quale è stata eseguita una colonscopia con esito normale dopodiché non ha più presentato episodi di sanguinamento rettale. Si presenta al pronto soccorso per un episodio di ematochezia. FC 120 bpm e PA 70/40 mmHg. L'esame del sangue mostra un'emoglobina di 8 g/dl. Indicare la risposta SBAGLIATA per quanto riguarda la gestione di questo paziente:














La risposta corretta è la A
Riguardo la condizione del paziente del caso clinico, nel caso in cui la stabilità emodinamica non venga raggiunta, in corso di un’imponente emorragia (FC>100 bpm e PAS<100 mmHg), poiché non è possibile effettuare un’adeguata preparazione del colon per la colonscopia, sarà preferibile optare per un’arteriografia selettiva ed un’enteroscopia intraoperatoria o a doppio pallone.
Al contrario, è vero che se la colonscopia è normale, una gastroscopia può dare la diagnosi nel 10-15% dei casi, che corrispondono alla percentuale di emorragie digestive ritenute ad origine bassa ma che in realtà hanno una sede alta (risposta B errata).  All’opposto, è vero che la colonscopia è l'esplorazione con il miglior rapporto costo/efficacia per sicurezza, sensibilità e potenziale terapeutico, seppur non sia l’unica opzione diagnostica per l’emorragie digestive basse (risposta C errata). Infine, corrisponde al vero che la scintigrafia con Tc99m è davvero utile nel caso si sospetti un diverticolo di Meckel, in quanto potendo presentare mucosa gastrica ectopica che può andare incontro a ulcerazioni, può essere la causa di emorragia bassa recidivante con conseguente anemia cronica (risposta D errata).

2 di 25 Domande

Giunge in ambulatorio un uomo di 63 anni con una storia di cirrosi epatica alcolica compensata, che non segue trattamento ne riceve cure dopo aver vissuto all'estero. Non presenta elementi di encefalopatia, presenta ascite moderata all'esame obiettivo e nelle analisi presenta bilirubina 1,8 mg/dl, albumina 3,4 g/dl e un'attività protrombinica del 50% (Child-Pugh B-8). Riferisce test complementari effettuati due anni fa: un'ecografia addominale senza ascite, vena porta di 15 mm di diametro e splenomegalia, cosiccome un'endoscopia con presenza di varici esofagee di grado IV, anche se non ha avuto fino ad oggi emorragia gastrointestinale superiore. Quale delle seguenti affermazioni pensa sia la MENO appropriata per questo paziente?














La risposta corretta è la D
Riguardo la condizione del paziente del caso clinico, che presenta cirrosi epatica alcolica compensata con Child-Pugh B-8, è meno appropriato affermare che la terapia diuretica va iniziata in un arco di tempo breve di ospedalizzazione per garantire che non vi sia insufficienza renale o iponatriemia grave associata. In particolare, nei pazienti ascitici possiamo verificare l’efficacia del trattamento tramite tre parametri: il volume urinario, la quantità di Na e urine emesse nelle 24h, il peso corporeo (che da solo può essere già sufficiente nei pazienti non ospedalizzati per valutare l’efficacia della terapia). Al contrario, anche se la cirrosi del paziente è stabile e senza febbre ne dolore, dovrebbe essere eseguita una paracentesi diagnostica, poiché è il primo episodio noto di ascite, affinchè si possa caratterizzare il liquido per distinguere l’essudato dal trasudato (risposta A errata). All’opposto, nello studio di un paziente cirrotico con ascite, accanto agli esami di laboratorio per valutare la funzione epatica e all’endoscopia per verificare la presenza di varici esofagee e gastropatia congestizia, è indicato eseguire una nuova ecografia per escludere cause che possono causare ascite de novo, come ad esempio, trombosi della vena porta, epatocarcinoma (risposta B errata). Infine, è indicato l'inizio del trattamento con beta-bloccanti non cardioselettivi (propranololo, nadololo, carvedilolo) perché presenta grandi vene varicose, sebbene non vi sia mai stata emorragia, poiché è stato dimostrato che prevengono la rottura delle varici esofagee prolungando la sopravvivenza dei pazienti (risposta C errata).

3 di 25 Domande

Nella diagnosi di carcinoma epatocellulare, indicare la risposta corretta:














La risposta corretta è la B
Nella diagnosi di carcinoma epatocellulare nei pazienti cirrotici, se il nodulo è più grande di 10 mm, la diagnosi può essere fatta usando tecniche di imaging dinamico, come la RMN o la TC con mezzo di contrasto per evidenziare il pattern di ipervascolarizzazione. Al contrario, risulta quindi non corretto affermare che lo studio istologico è obbligatorio in tutti i casi (risposta A errata). All’opposto, la diagnosi non può essere fatta quando c'è solo un sospetto clinico e livelli elevati di alfa fetoproteina, in quanto quest’ultima ha una scarsa sensibilità e specificità non ottimale, quindi non può essere utilizzata né come test diagnostico né come test di screening (risposta C errata). Infine, l'arteriografia non è l'unica tecnica che dimostra in modo affidabile la caratteristica fondamentale di questo tumore, che è l'ipervascolarizzazione arteriosa, in quanto è possibile evidenziarla anche con l’esame ecografico con contrasto (risposta D errata).

4 di 25 Domande

Un uomo di 57 anni con cirrosi epatica alcolica, astinente da più di 6 anni, in classe Child-Pug A, presenta varici esofagee di II grado e buona situazione clinica (ECOG 1). Gli viene diagnosticato un carcinoma epatocellulare nel lobo epatico destro, di 8 cm di diametro con trombosi del ramo portale adiacente. Il trattamento più indicato è:














La risposta corretta è la D
Il paziente del caso clinico presenta un carcinoma epatocellulare nello stadio C della classificazione di BCLC (Barcelona Clinic Liver Cancer), cioè nodulo > 5 cm, Child-Pugh A o B, ECOG 1 o 2, invasione vascolare e/o metastasi extraepatiche della vena porta, per cui è indicato il trattamento con sorafenib.
Al contrario, in caso di tumore singolo < 5 cm, Child-Pugh A, senza ipertensione portale e con bilirubina totale < 1mg/dl sarebbe stata indicata la resezione chirurgica (risposta B errata). All’opposto, in caso di tumore singolo < 5 cm, Child-Pugh A o B, però con ipertensione portale e/o bilirubina totale > 1mg/dl, o in caso di presenza di 3 noduli ma con diametro inferiore ai 3 cm sarebbe stato indicato il trapianto di fegato (risposta A errata).
Invece, nel caso in cui l’epatocarcinoma sia nello stadio B, cioè sia maggiore di 5 cm di diametro, ma non invada la vena porta né presenti metastasi extraepatiche, il trattamento adeguato sarebbe stata la chemioembolizzazione transarteriosa con microsfere che rilasciano farmaco (risposta C errata). Infine, la radioterapia stereotassica risulta un’opzione di trattamento in quei pazienti che non sono candidabili all’intervento di resezione chirurgica (risposta E errata)

5 di 25 Domande

Nella diagnosi differenziale di un paziente con ascite, il gradiente siero-ascite di albumina (SAAG) è molto importante. Quale delle seguenti condizioni cliniche NON è associata a un gradiente superiore a 1,1 g/dl?














La risposta corretta è la B
La condizione clinica non associata ad un gradiente siero-ascite di albumina (SAAG) superiore a 1,1 g/dl, utile per la caratterizzazione del liquido ascitico distinguendolo tra essudato e trasudato, è la carcinomatosi peritoneale. In particolare, altre condizioni associate ad un SAAG <1,1 g/dl sono:
- tubercolosi peritoneale;
- ascite pancreatica;
- ipotiroidismo;
- mesotelioma;
- sindrome nefrosica;
Al contrario, la cirrosi epatica, la sindrome di Budd-Chiari, l’insufficienza epatica acuta, l’insufficienza cardiaca sono condizioni cliniche associate ad un SAAG >1,1 g/dl (risposte A, C, D, ed E errate)

6 di 25 Domande

Dato il sospetto clinico di sindrome da sovracrescita batterica dell’intestino tenue, tutte le seguenti affermazioni sono vere TRANNE:














La risposta corretta è la A
Dato il sospetto clinico di sindrome da sovracrescita batterica dell’intestino tenue, non corrisponde al vero che la biopsia sia il test diagnostico.
Al contrario, il breath test al 14C-xilosio rappresenta il test diagnostico meno invasivo e più facile da eseguire e si è dimostrato migliore rispetto al breath test con lattulosio e glucosio (risposta E errata). Il test diagnostico standard resta l’esame colturale quantitativo delle secrezioni intestinali, che richiede però l’ausilio di una sonda endoscopica e risulta positivo quando la conta batterica > 105/mL. Invece, una pregressa chirurgia intestinale è un fattore predisponente lo sviluppo di questa condizione, in quanto determina alterazioni nell’anatomia e motilità intestinale che possono favorire la stasi del contenuto intestinale, con conseguente proliferazione batterica (risposta C errata). Altre condizioni predisponenti sono la diverticolosi, stenosi e fistole che mettano in comunicazione l’intestino tenue con il colon ricco di batteri. All’opposto, la sindrome da sovracrescita batterica dell’intestino tenue si può manifestare con diarrea e steatorrea (risposta D errata), anemia (risposta B errata), calo ponderale e carenze nutritive, dolore addominale, gonfiore e flatulenza.

7 di 25 Domande

Per quanto riguarda la celiachia, quale delle seguenti affermazioni è FALSA?














La risposta corretta è la D
Per quanto riguarda la celiachia, è falso affermare che l'indagine su HLA-DQ2/DQ8 dovrebbe essere usata di routine per escludere l'esistenza della celiachia. Al contrario, per far diagnosi di celiachia è necessario realizzare un’esame istologico su campione bioptico della seconda porzione duodenale in cui troveremo atrofia dei villi, aumento dei linfociti T intraepiteliali e iperplasia delle cripte (risposta E errata). All’opposto, poichè la biopsia non è specifica, la diagnosi può essere supportata da test sierologici di ricerca degli anticorpi anti-transglutaminasi e anti-endomisio, che devono essere eseguiti mentre il paziente segue una dieta che includa il glutine (risposta A errata). Inoltre, il test sierologico iniziale per lo screening della celiachia è l'anti-transglutaminasi IgA effettuato in popolazioni in cui la celiachia ha un’alta prevalenza (risposta C errata). Infine, è vero che la causa più comune di persistenza di alti titoli anticorpali, e quindi della sintomatologia, è l'assenza di aderenza alla dieta alimentare o l’assunzione accidentale di glutine (risposta B errata).

8 di 25 Domande

La pseudo-ostruzione intestinale cronica è una malattia caratterizzata da:














La risposta corretta è la C
La pseudo-ostruzione intestinale cronica (CIPO) è una malattia, più frequente nei bambini, caratterizzata da propulsione inefficace del contenuto dell'intestino tenue in assenza di disturbi organici, sistemici o metabolici e di ostruzioni fisiche rilevate dalle radiografie o da un intervento chirurgico. In particolare, le manifestazioni cliniche comprendono dolore, distensione addominale, nausea e vomito, diarrea e/o costipazione intrattabile, malassorbimento, che provoca perdita di peso e/o ritardo della crescita

9 di 25 Domande

Il marcatore sierologico più utile per la diagnosi della pancreatite autoimmune di tipo I è:














La risposta corretta è la D
Il marcatore sierologico più utile per la diagnosi della pancreatite autoimmune (AIP) di tipo I è il titolo di Ig G4, che risulta elevato in più della metà dei casi. In particolare, l’AIP di tipo I colpisce preferenzialmente gli anziani di sesso maschile, si manifesta con dolore addominale, ittero e steatorrea, può colpire anche altri organi ma risponde bene alla terapia con corticosteroidi. L’ AIP di tipo II, compare ad un’età più giovane, senza preferenze di sesso, non coinvolge gli altri organi e non presenta elevati livelli di Ig G4.

10 di 25 Domande

Donna obesa di 64 anni, con intenso dolore epigastrico irradiato “a cintura”, febbricola, marcata iperamilasemia, ematocrito al 48% e creatinina sierica discretamente elevata. La TC addominale ha rivelato un pancreas con ingrandimento diffuso, contorno irregolare, infiammazione attorno alla ghiandola e un accumulo di liquido intrapancreatico. Quale di queste opzioni è VERA in relazione alla gestione del paziente?​​​​​​​














La risposta corretta è la A
La paziente del caso clinico ha sviluppato una pancreatite acuta moderata-grave con sequestro di liquidi a causa dell’insorgenza della SIRS, ileo paralitico, vomito, per cui la rianimazione precoce mediante fluidoterapia è fondamentale per contrastare l’evoluzione verso l’insufficienza multiorgano e lo shock. In particolare, questa condizione determina un’ipovolemia che si manifesta con aumento dell’ematocrito, ipotensione, tachicardia, oligoanuria, aumento di urea e creatinina che richiede una precoce fluidoterapia, somministrazione di antidolorifici, con il paziente a digiuno per mantenere il pancreas inattivo.
Al contrario, in caso di pancreatite acuta grave è indicata la nutrizione parenterale, dopo 48-72 ore, che preserva la funzione della barriera intestinale, previene l’atrofia intestinale, è più economica ed è associata ad un minor rischio di sviluppare complicazioni rispetto alla nutrizione parenterale totale (risposta C errata). All’opposto, non è indicata la somministrazione di terapia antibiotica a scopo profilattico per evitare la necrosi infetta (risposta B errata). Infine, l'uso di inibitori della proteasi (aprotinina) non ha mostrato alcun effetto benefico in caso di pancreatite acuta (risposta D errata).

11 di 25 Domande

Donna di 61 anni con storia di ipertensione arteriosa e fibrillazione atriale in studio nel reparto di endocrinologia per gozzo multinodulare con noduli multipli in entrambi i lobi tra 2,5 e 3 cm, nessun elemento di malignità nei test di imaging. Nell'ultima visita, ha riferito disfagia per i solidi da 6 mesi. Alle analisi di laboratorio presenta un TSH di 0,001 uU/mL (0,47-4,68) e T4 libero 1,62 ng/mL (0,78-2,19). All’ecografia si descrive un grande gozzo multinodulare con componente intratoracica e noduli multipli, uno dei quali presenta un aumento di dimensione da 3 a 4,4 cm rispetto al controllo precedente di un anno prima. Viene richiesto l’agoaspirato del nodulo e il risultato della citologia risulta compatibile con un gozzo colloide (citologia benigna). Qual è il comportamento più corretto da seguire?














La risposta corretta è la D
La paziente del caso clinico presenta un gozzo multinodulare con valori di TSH e T4 libero compatibili con un ipertiroidismo subclinico, anche se in realtà la paziente riferisce disfagia e l’ecografia evidenzia una componente intratoracica ed un aumento di volume significativo di uno dei noduli, per cui considerando anche i precedenti di FA, il trattamento più opportuno è la tiroidectomia totale.
Al contrario, il trattamento con iodio radioattivo (I-131) non è indicato in caso di grandi gozzi retrosternali, a prescindere dai precedenti di ipertensione arteriosa e FA della paziente (risposta B errata). All’opposto, il trattamento con antitiroidei sintetici sarebbe stata l’opzione terapeutica adeguata nel caso in cui la paziente fosse stata più giovane e non avesse riferito disfagia, segno dell’azione compressiva del gozzo sulle strutture circostanti (risposta C errata). Inoltre, la radioterapia esterna o transcutanea della tiroide è consigliata solo per i carcinomi midollari e anaplastici, che sono poco o per niente sensibili al trattamento con lo iodio radioattivo (risposta E errata). Infine, il controllo annuale con ecografia tiroidea e analisi della funzionalità tiroidea sarebbe bastato nel caso in cui la paziente non avesse riferito disfagia e uno dei noduli non fosse andato incontro ad un aumento significativo delle dimensioni (risposta A errata).

12 di 25 Domande

Il diabete mellito di tipo 1:














La risposta corretta è la B
Il diabete mellito di tipo 1 è una patologia endocrina autoimmune che può associarsi ad altre malattie endocrine autoimmuni come il morbo di Graves, la tiroidite di Hashimoto e il morbo di Addison. Al contrario, il diabete mellito di tipo 1 si manifesta prevalentemente nel periodo dell’infanzia e nell’adolescenza, per questo fino a poco tempo fa veniva denominato diabete infantile (risposta E errata). All’opposto, non si associa ad obesità come fa invece il diabete mellito di tipo 2 (risposta A errata). Inoltre, il tipo 1 è meno frequente del tipo 2, i cui fattori predisponenti sono:
- obesità (BMI maggiore o uguale a 30 kg/m2);
- inattività fisica;
- ipertensione;
- colesterolo HDL ≤ 35 mg/dl;
- trigliceridi ≥ 250 mg/dl.
Infine, il trattamento del diabete di tipo 1 prevede la somministrazione di insulina per tutta la vita, mentre per il diabete di tipo 2 inizialmente possono risultare efficaci norme igienico-alimentari, che prevedano un cambiamento dello stile di vita, e antidiabetici orali (risposta D errata).

13 di 25 Domande

Il coma iperglicemico iperosmolare non chetoacidosico:














La risposta corretta è la A
Il coma iperglicemico iperosmolare non chetoacidosico, colpisce soprattutto gli anziani affetti da diabete mellito di tipo 2 con grave stato di disidratazione, alterazione dello stato mentale e coma, ed è caratterizzato da una osmolarità plasmatica > 320 mOsm/Kg e da livelli di glucosio plasmatico superiori a 1000 mg/dl.
Al contrario, non è prevista la somministrazione di bicarbonato nel trattamento, il quale comprende fluidoterapia per reidratare, potassio (risposta E errata) e insulina, ma nel caso di diabete mellito di tipo 2, dopo la guarigione si riprende con la terapia precedentemente utilizzata che può anche non prevedere insulina (risposte B e C errate).  All’opposto, il diabete giovanile può manifestarsi all’esordio con una grave chetoacidosi diabetica, che può evolvere con sviluppo di edema cerebrale fino al decesso (risposta D errata).

14 di 25 Domande

Un uomo di 60 anni, che ha sofferto di infarto miocardico 1 anno, fa giunge in studio per valutare il suo trattamento. Sta assumendo gemfibrozil 900 mg, lisinopril 20 mg, aspirina 100 mg e carvedilolo 25 mg. Alle analisi presenta LDL-C 162 mg/dL, HDL-C 46 mg/dL, trigliceridi 132 mg/dL, colesterolo totale 220 mg/dL. Quale indirizzo terapeutico sembra più ragionevole?














La risposta corretta è la C
Il paziente del caso clinico presenta un alto rischio cardiovascolare, considerato l’IMA pregresso, perciò è necessario agire sui fattori di rischio modificabili come il livello ematico di LDL-C cambiando gemfibrozil in atorvastatina, per ottenere una riduzione ≥ 50% di LDL-C e un livello di LDL-C < 55 mg/dL.
Al contrario, sarebbe errato insistere soltanto sui cambiamenti nello stile di vita ma mantenere lo stesso trattamento (risposta A errata). All’opposto, la terapia cronica con beta-bloccanti potrebbe alterare il profilo lipidico ma non alle dosi assunte dal paziente (risposta D errata). Inoltre, il paziente non necessita di terapia con acido nicotinico per aumentare l’HDL o di una terapia per abbassare la trigliceridemia, in quanto l’obiettivo < 150 mg/dl, associato ad un minor rischio di sviluppare eventi cardiovascolari, risulta già raggiunto (risposte B ed E errate).



15 di 25 Domande

In un paziente con diagnosi di acromegalia dovuta ad un tumore pituitario, operato e con malattia residua, in trattamento cronico con analoghi della somatostatina, è necessario controllare sistematicamente l’insorgenza di altri tumori poiché possono associarsi in quasi un terzo dei pazienti affetti da questa malattia. Di quale delle seguenti patologie è essenziale escludere l’insorgenza periodicamente?














La risposta corretta è la D
La formazione di polipi (con eventuale evoluzione in carcinoma del colon) si associa a più di un terzo dei pazienti affetti da acromegalia, patologia dovuta alla produzione in eccesso di GH da parte di un tumore pituitario che determina conseguenze soprattutto a livello cardiovascolare con cardiopatia ischemica, aritmie e scompenso diastolico se non viene intrapreso un efficace trattamento.
Al contrario, non è stato riscontrato un aumentato rischio di sviluppare meningiomi, carcinoma midollare della tiroide, carcinoma polmonare a piccole cellule ed epatocarcinoma (risposte A, B, C ed E errate).

16 di 25 Domande

Un uomo di 33 anni arriva dal reparto di gastroenterologia con diagnosi di ipergastrinemia secondaria ad un tumore delle cellule delle isole pancreatiche e gli è stato rilevata una calcemia di 12,3 mg/dL (normale 8,5-10,5). Qual è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la A
Nel paziente del caso clinico, che presenta un tumore delle cellule endocrine del pancreas ed ipercalcemia, la diagnosi più probabile è quella di neoplasia endocrina multipla di tipo I (MEN 1), chiamata anche sindrome di Wermer, che comprende tumori alle paratiroidi, pancreas endocrino e adenoipofisi. In particolare, nella quasi totalità dei pazienti rileviamo iperparatiroidismo primario con ipercalcemia, solitamente asintomatica. I tumori del pancreas endocrino che compaiono nella MEN1 sono generalmente glucagonoma, vipoma, insulinoma e gastrinoma che può manifestarsi con diarrea e steatorrea. Al contrario, la neoplasia endocrina multipla di tipo 2 comprende carcinoma midollare della tiroide, feocromocitoma e, in una variante, iperparatiroidismo primitivo (risposta E errata). All’opposto, il complesso di Carney comprende pigmentazione cutanea a chiazze, iperattività endocrina e mixomi (risposta C errata). Inoltre, la sindrome poliglandolare autoimmune di tipo I o sindrome APECED è una patologia genetica che esordisce nell'infanzia o nella prima adolescenza in combinazione con una candidiasi muco-cutanea cronica, con ipoparatiroidismo e insufficienza autoimmune delle ghiandole surrenali (risposta D errata). Infine, la sindrome di McCune-Albright comprende displasia fibrosa delle ossa, macchie “caffè-latte” e pubertà precoce (risposta B errata).

17 di 25 Domande

Quale dei seguenti e' considerata una malattia causata da un deposito lisosomiale?














La risposta corretta è la D
Una malattia da deposito lisosomiale multisistemica, progressiva, ereditaria è la malattia di Fabry, caratterizzata da specifici segni neurologici, cutanei (come gli angiocheratomi), renali, cardiovascolari, cocleo-vestibolari e cerebrovasculariIn particolare, le patologie ereditarie da deposito lisosomiale si distinguono in mucopolisaccaridosi, lipidosi, glicoproteinosi. Nella malattia di Fabry è presente un deficit dell’alfa-galattosidasi con accumulo di sfingolipidi nei lisosomi. Al contrario, nella porfiria intermittente acuta è presente un deficit enzimatico congenito nel metabolismo delle porfirine (risposta B errata). All’opposto, la sindrome di Lesh-Nyhan è causata da un deficit del metabolismo delle basi azotate, purine e pirimidine (risposta C errata). Inoltre, l’emocromatosi ereditaria è causata da difetti nei meccanismi di regolazione del metabolismo del ferro che conducono al progressivo accumulo di ferro nell'organismo. In base al gene coinvolto è possibile distinguere 5 tipi di emocromatosi ereditaria: HFE (tipo 1), HFE2 (tipo 2a), HAMP (tipo 2b), TFR2 (tipo 3) e SLC40A1 (tipo 4 o ferroportinopatia). Infine, la sindrome di Alport è una malattia ereditaria a trasmissione diaginica che coinvolge il collagene tipo IV delle membrane basali con progressiva insufficienza renale entro i 20 anni, con o senza anomalie oculari, e sviluppo di sordità neurosensoriale progressiva (risposta E errata).

18 di 25 Domande

Una donna di 43 anni ha subito un intervento chirurgico sei anni fa perché affetta da obesità patologica, ed è stata utilizzata una tecnica di derivazione biliopancreatica. Ha perso il 75% del peso in eccesso e segue una dieta orale di 1500 Kcal senza alcun problema di tolleranza. Indicare quale integrazione NON sarebbe necessaria in questo paziente:














La risposta corretta è la D
L’integrazione che non sarebbe necessaria in una paziente operata con derivazione biliopancreatica per obesità patologica è l’integrazione proteica, in quanto con questo tipo d’intervento non ne viene alterato l’assorbimento. In particolare, gli interventi chirurgici per i pazienti con obesità patologica puntano ad ottenere restrizione gastrica e malassorbimento selettivo, e comprendono la derivazione biliopancreatica con o senza esclusione duodenale e il bypass gastrico Roux-en-Y. Questo tipo di chirurgia restrittiva e/o malassorbitiva può determinare carenze nutrizionali di micronutrienti come Fe, Ca, vitamina D, acido folico e la vitamina B12 i cui livelli nel sangue vanno monitorati per l’eventuale integrazione (risposte A, B, C ed E errate).

19 di 25 Domande

Indica quale delle seguenti affermazioni in riferimento al fattore V di Leiden è vera?














La risposta corretta è la D
Il fattore V di Leiden consiste nella resistenza del fattore V all'azione della proteina C e insieme alla mutazione G20210A della protrombina, determina la predisposizione trombotica su base genetica più diffusa negli euroasiatici. Al contrario, non si tratta di un aumento della resistenza del fattore V alla proteina S (risposta A errata). All’opposto, la sua presenza non causa un prolungamento del tempo di tromboplastina parziale che invece si ha in caso aumentato rischio emorragico (risposta C errata). Inoltre, il disturbo associato alla presenza di anticorpi anticardiolipina è la sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi (risposta B errata). Infine, è una mutazione puntiforme, in particolare la sostituzione missenso dell’arginina con la glutammina, che determina questo stato di ipercoagulabilità ematica (risposta E errata)

20 di 25 Domande

Un paziente di 73 anni, anticoagulato con acenocumarolo poiché affetto da fibrillazione atriale, giunge al pronto soccorso per un mal di testa di rapida insorgenza che perdura da un'ora. Si osserva al neuroimaging una emorragia cerebrale emisferica intraparenchimale di 1 cm di diametro. Nei test di laboratorio si osserva un INR pari a 4. Qual è il trattamento più corretto tra quelli indicati?














La risposta corretta è la C
Il trattamemnto più corretto nel paziente del caso clinico che assume acenocumarolo e presenta una importante emorragia cerebrale con INR uguale a 4 è la somministrazione di vitamina K (come antidoto dell’acenocumarolo) per via endovenosa (per avere effetto nel minor tempo possibile) con plasma fresco congelato (contenente i fattori della coagulazione vitamina K dipendenti) e sospensione di acenocumarolo che veniva assunto in eccesso dato il valore INR > 3. Al contrario, la somministrazione del concentrato del complesso di protrombina o fattore VII attivato ricombinante (rFVIIa) viene utilizzato in caso di emorragie importanti, per regolarizzare l’INR in breve tempo quando i pazienti devono andare incontro a chirurgia e nei pazienti non candidabili al trattamento con plasma fresco congelato (risposta D errata).

21 di 25 Domande

In quale dei seguenti tipi di leucemia l'uso di imatinib è l’elemento terapeutico chiave per il controllo della malattia a lungo termine?














La risposta corretta è la B
La terapia con imatinib, antineoplastico biologico appartenente alla classe degli inibitori delle tirosin chinasi, rappresenta l’elemento terapeutico chiave per il controllo della leucemia mieloide cronica e viene utilizzato anche nel trattamento della leucemia linfoblastica acuta.

22 di 25 Domande

Quale dei seguenti parametri NON fa parte dell'International Prognostic Scoring System (IPSS) per le sindromi mielodisplastiche?














La risposta corretta è la C
Il parametro che non fa parte dell'International Prognostic Scoring System (IPSS), che valuta la severità della sindrome mielodisplastica del paziente ed indirizza il medico verso l’opzione terapeutica più opportuna, è la dipendenza dalla trasfusione di concentrati eritrocitari. In particolare i parametri che definiscono l’IPSS sono:
- percentuale di blasti nel midollo osseo (risposta A errata);
- entità della citopenia e quindi la conta piastrinica nel sangue periferico (risposta D errata);
- presenza di alterazioni cromosomiche nelle cellule patologiche evidenzialbili al cariotipo (risposta B errata).

23 di 25 Domande

Quale di queste complicazioni NON è tipica della leucemia linfatica cronica?














La risposta corretta è la A
La leucemia linfatica cronica, proliferazione maligna di linfociti B maturi, non comprende tra le sue complicazioni la trombosi venosa.
In particolare, nella fase iniziale i linfociti si accumulano nel midollo osseo, successivamente però si diffondono ai linfonodi e agli altri tessuti linfoidi, con comparsa di splenomegalia ed epatomegalia. Inoltre, con il progredire della malattia l’alterata emopoiesi condurrà ad anemia, neutropenia, trombocitopenia. Al contrario, sarà ridotta la produzione di immunoglobuline e l’ipogammaglobulinemia aumentando la suscettibilità alle complicanze infettive (risposta B errata). All’opposto, questi pazienti sono maggiormente predisposti allo sviluppo di anemia emolitica autoimmune e trombocitopenia autoiummune (risposta D ed E errate). Infine, nel 10% dei pazienti si riscontra la comparsa di seconde neoplasie, tra cui le più frequenti sono i carcinomi del polmone, della cute e dell’apparato gastroenterico (risposta C errata).

24 di 25 Domande

Donna afro-caraibica di 47 anni senza antecedenti di interesse giunge al pronto soccorso con febbre, astenia, malessere, visione offuscata e disestesie nella parte sinistra del corpo. L'esame obiettivo è normale. In laboratorio si rileva anemia (Hb 9 g/dl), trombocitopenia grave (piastrine 16.000/μl) e marcata elevazione di LDH. Per quanto riguarda questo caso, la risposta corretta è:














La risposta corretta è la B
La presenza di anemia e di un aumento dell’LDH insieme alla presenza di trombocitopenia con febbre e alterazioni neurologiche pongono il sospetto di una microangiopatia di tipo porpora trombotica citopenica che richiede l’esecuzione di uno striscio di sangue periferico per verificare la presenza di schistociti. Al contrario, pur essendo indicato il saggio dei livelli di ADAMTS 13, il trattamento con plasmaferesi non può essere posticipato ma deve essere intrapreso il prima possibile (risposta C errata). All’opposto, non avendo rilevato un test di Coombs positivo è possibile escludere sia l’ipotesi di porpora trombocitopenica autoimmune che quella di un’anemia emolitica autoimmune (risposte A e D errate).

25 di 25 Domande

Uomo di mezza eta', in buona salute fino alla diagnosi di linfoma non Hodgkin, è stato trattato con chemioterapia (CHOP) e anticorpi anti-CD20 (Rituximab). Ha ottenuto la remissione completa, ma dopo aver terminato il trattamento ha presentato infezioni respiratorie di lunga durata e due ricoveri per polmonite. Indicare lo studio complementare meno utile per riconoscere e trattare una possibile immunodeficienza secondaria:














La risposta corretta è la B
Nel paziente del caso clinico la presenza di infezioni respiratorie ricorrenti e la pregressa terapia con Rituximab, anti CD-20 che lisa i linfociti B e che quindi può indurre ipogammaglobulinemia, pongono il sospetto di una immunodeficienza umorale per cui il test meno opportuno da eseguire in questo caso è quello che valuta l’attività battericida dei fagociti.
Al contrario, i test che è necessario realizzare sono:
- quantitativi, come la concentrazione di immunoglobuline (IgG, IgA, IgM) nel sangue periferico ed il conteggio delle popolazioni di linfociti T e B circolanti (risposte A e C corrette);
- qualitativi, come la titolazione di anticorpi anti-pneumococco specifici prima e dopo la vaccinazione (risposta D errata).

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