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1 di 3 Domande

Scenario RI1S: Una donna di 46 anni lamenta progressiva perdita di peso, sudorazione, saltuari episodi di palpitazioni e affaticabilità. ​​​​​​​La diagnosi di ipertiroidismo si pone con:














La risposta corretta è la D.
L’ipertiroidismo è una condizione causata da alti livelli ematici di ormoni tiroidei. La forma primaria dipende da patologie a carico della tiroide mentre la forma secondaria è dovuta ad una sovrastimolazione della ghiandola tiroidea da parte di livelli eccessivi di TSH, spesso da adenoma ipofisario. Indipendentemente dalla causa, l’ipertiroidismo è caratterizzato da un corredo sintomatologico che comprende segni cardiovascolari quali ipertensione e tachicardia, fino allo sviluppo di tachiaritmie, iperattività, irrequietezza, dimagrimento, debolezza muscolare, tremori, caduta dei capelli, insonnia, ipermotilità intestinale, scarsa tolleranza al caldo e aumento della sudorazione. Se la tiroide si ipertrofizza, si possono avere anche sintomi da compressione esofagea, come la disfagia, e meno frequentemente quelli da dislocazione o compressione tracheale. I pazienti con morbo di Graves-Basedow, i pazienti presentano l’oftalmopatia infiltrativa e la dermopatia. La diagnosi viene fatta mediante dosaggio di TSH, fT3 e fT4. Valori elevati di T3 e T4 pongono la diagnosi di ipetiroidismo e generalmente si accompagnano a bassi valori di TSH.
La risposta A non è corretta.
La valutazione fluoroscopica dinamica della deglutizione permette di valutare la sequenza deglutitoria nei pazienti con disfagia. Nell’ipertiroidismo può trovare impiego qualora l’ipertrofia tiroidea provochi una compressione ab estrinseco di faringe o esofago, ma non permette di fare la diagnosi di ipertiroidismo.
La risposta B non è corretta.
La tomografia computerizzata del collo permette di valutare l’anatomia della ghiandola tiroidea ma non permette di fare diagnosi di ipertiroidismo.
La risposta C non è corretta.
L’ecografia del collo permette di eseguire una indagine anatomica e funzionale della ghiandola ma non permette di fare diagnosi di ipertiroidismo.
La risposta E non è corretta.
I sintomi presentati dalla paziente pongono il sospetto diagnostico ma la diagnosi di ipertiroidismo si ottiene mediante esami laboratoristici.

2 di 3 Domande

Scenario OL2P: Un giovane di 26 anni giunge in Pronto Soccorso per febbre, cefalea importante, letargia e progressivo deterioramento dello stato di coscienza. La TAC encefalo non è significativa, mentre l'emocromo mostra leucocitosi. Nell'ipotesi di meningite batterica, si decide di procedere con la rachicentesi. Riguardo all'identificazione di microrganismi responsabili, qual e' a oggi il test su liquor piu' sensibile?














La risposta corretta è la B.
La meningite batterica esordisce generalmente con sintomi aspecifici simil influenzali progressivamente ingravescenti nell’arco di 3-5 giorni, come malessere generale, febbre, vomito e fotofobia, seguiti da manifestazioni più specifiche e segno di maggiore gravità come rigidità nucale, alterazioni dello stato mentale, crisi epilettiche. A questi possono aggiungersi segni sistemici come rash, petecchie, porpora, addensamenti polmonari ed endocarditi. La diagnosi di certezza viene fatta con l’esame del liquor cefalorachidiano, mediante l’individuazione del genoma del microrganismo responsabile tramite PCR. Questa tecnica consente di avere una risposta in tempi rapidi, ha una elevata specificità, una elevata sensibilità, una buona riproducibilità ed è meno dipendente dalla terapia. Il liquor, nella meningite batterica, appare spesso torbido, con alta conta leucocitaria (per lo più leucociti polimorfonucleati), proteine elevate (100-500 mg/dl), un livello LCF/glicemia <50% (glicorrachia <18 mg/dl o un rapporto di glucosio su liquor/sangue <0,23 è suggestivo di meningite batterica), oltre ad una maggiore pressione alla puntura spinale. Il trattamento prevede l’utilizzo di antibiotici (battericidi e in grado di penetrare la barriera ematoencefalica) e corticosteroidi. La terapia antibiotica deve essere avviata in maniera empirica non appena effettuati i prelievi per le emocolture e per il liquor cefalorachidiano, dopodichè può e deve essere modificata in base ai risultati di tali esami.
La risposta A non è corretta.
L’immunoelettroforesi è una tecnica che associa una razione di immunofissazione alla classica elettroforesi. Permette di identificare la presenza di componenti monoclonali e di determinare se alcuni tipi di queste sono presenti in quantità maggiore o minore rispetto alla norma.
La risposta C non è corretta.
Il test di agglutinazione al lattice permette di rilevare alcuni antigeni di natura polisaccaridica presenti sulla superficie dei batteri che comunente causano meningite come H.Influenzae, S.Pneumoniae, Streptococcus agalactiae, N. Meningitidis. Ha alta specificità per questi batteri, ma bassa o assente per gli altri.
La risposta D non è corretta.
La tecnica ELISA è un tipo di indagine immunologica che permette l’individuazione di un antigene mediante l’impiego di un anticorpo specifico. Questa tecnica prevede l’introduzione di un primo anticorpo specifico che andrà a legarsi con l’antigene presente in soluzione e con questo formerà un complesso; un secondo anticorpo, coniugato generalmente ad un enzima come la perossidasi o la fosfatasi alcalina, legherà tale complesso e lo renderà evidenziabile.
La risposta E non è corretta.
Attualmente è la PCR il test più sensibile per l’individuazione del microrganismo responsabile della meningite

3 di 3 Domande

Scenario ZA3S: Un bambino di 6 anni si era ferito alla gamba giocando e la ferita appare infetta. La madre lo ha portato in Pronto Soccorso perché, da circa 12 ore, ha febbre alta, è confuso e ha diarrea; nelle ultime due ore è diventato progressivamente letargico. Il medico rileva importante ipotensione e sospetta uno shock settico. Quale potrebbe essere la causa?














La risposta corretta è la A
Il processo infiammatorio o di flogosi rappresenta un meccanismo di difesa del nostro corpo mirato a circoscrivere e neutralizzare un agente ritenuto nocivo. La fase iniziale, denominata angioflogosi, è caratterizzata dalla prevalenza di fenomeni ematici e vascolari responsabili della comparsa dei segni tipici della flogosi: calor, rubor, tumor, dolor e functio lesa. I mediatori fondamentali di questa fase sono le citochine proinfiammatorie primarie quali IL-1, TNF e IL-6. L’Interleukina 1 viene secreta da varie cellule appartenenti al sistema immunitario quali macrofagi, cellule dendritiche e monociti in risposta a stimoli antigenici, primo fra tutti il lipopolisaccaride della parete esterna dei Gam negativi, una potente endotossina batterica, ma anche per la presenza di altre citochine, quali il TNF, oppure per l’interazione delle cellule secernenti con i linfociti T-CD4+. L’IL-1 stimola la produzione di prostaglandine, ossido nitrico e di altre citochine infiammatorie, causa vasodilatazione e favorisce la migrazione delle cellule immunitarie verso i siti di infezione e la loro adesione all’endotelio vascolare. Insieme alla IL-6 e al TNF-alfa agisce sull’ipotalamo inducendo l’aumento della temperatura corporea e attivando l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene coinvolto nella risposta sistemica dell’organismo allo stress. La risposta infiammatoria sistemica conseguente ad una infezione prende il nome di sepsi, e quando la sepsi è caratterizzata da ipotensione arteriosa non rispondente alla fluidoterapia, e talvolta neanche a vasopressori o ionotropi, prende il nome di shock settico.
Le risposte B, C, D ed E non sono corrette.
Il rilascio di endotossine dalla parete batterica, in particolar modo il lipopolisaccaride della parete esterna dei Gram negativi, stimola i macrofagi e altre cellule del sistema immunitario a sovraprodurre IL-1 e TNF-alpha (Tumor Necrosis Factor-alfa).
Aggiornato al 06/03/21.

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