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1 di 3 Domande

Una studentessa poco più che maggiorenne si presenta dal proprio ginecologo. Lamenta prurito vaginale e dolore durante la minzione da oltre una settimana. Non ha avuto febbre, dolore pelvico, ematuria o sanguinamento vaginale. Ha avuto dei rapporti sessuali con un unico partner, utilizzando il preservativo. All’esame obiettivo, si riscontra la presenza di una secrezione vaginale giallastra. Il dosaggio urinario della gonadotropina corionica umana è negativo. Viene eseguito un esame colturale del materiale prelevato dalla cervice su linee cellulari McCoy, trattate con colorazione di Giemsa. L'osservazione al microscopio ottico presenta quanto riportato nella foto. Quale tra le seguenti è la terapia farmacologica più appropriata per questo disturbo?

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La risposta corretta è la A

Dato che in base alle informazioni clinico-anamnestiche e all’immagine del caso clinico, la diagnosi più probabile è quella di vaginite sostenuta da Trichomonas vaginalis, il trattamento più indicato è il metronidazolo o il tinidazolo, sia per la paziente che per il partner. Il Trichomonas vaginalis è un protozoo flagellato, a trasmissione sessuale. L’infezione è sempre asintomatica nei maschi (i microrganismi possono persistere per lunghi periodi nel tratto genitourinario senza produrre sintomatologia ed essere trasmessi inconsapevolmente ai partner sessuali). Segni e sintomi tipici di tale infezione nella donna includono: una secrezione maleodorante giallo-verdastra, prurito, bruciore, disuria, pollachiuria, dispareunia, petecchie emorragiche sulla vagina e/o cervice.

Fonte Immagine: AMA Mahmoud A, Sherif NA, Abdella R, El-Genedy AR, El Kateb AY, Askalani AN. Prevalence of Trichomonas vaginalis infection among Egyptian women using culture and Latex agglutination: cross-sectional study. BMC Women’s Health. 2015; 15:7. doi: 10.1186/s12905-015-0169-2.


2 di 3 Domande

Antonello, studente universitario, viene accompagnato presso il PS del Policlinico di Bari, dopo essere stato coinvolto in una rissa in discoteca. Riferisce di aver ricevuto un pugno nell'occhio sinistro ed in seguito ha perso conoscenza per qualche minuto, per poi riprendersi spontaneamente. Lamenta dolore acuto nell'area dell'occhio, in cui ha subito il colpo e presenta una notevole tumefazione dei tessuti molli periorbitali. L’anamnesi patologica remota è negativa per patologie rilevanti. I parametri vitali sono nella norma. Il riflesso fotomotore è intatto così come l'acuità visiva. Viene eseguita una TC del massiccio facciale, riportata di seguito. Quale tra le seguenti è la complicanza più probabile derivante da questa lesione?

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La risposta corretta è la C.

Il paziente presenta una frattura del piano orbitale di tipo blow-out (a scoppio). La diagnosi può essere formulata grazie all’imaging, ottenuto dalla TC del massiccio facciale, dalla quale si evidenzia un difetto del piano orbitale e una raccolta di sangue nel seno mascellare sottostante.

Il trattamento gold-standard per questo tipo di lesione traumatica è di tipo conservativo, a meno che non vi sia un coinvolgimento del muscolo retto inferiore che si manifesta con diplopia e limitazioni del movimento oculare. Poiché il nervo mascellare V2 attraversa la fessura orbitaria inferiore, è possibile che il paziente riferisca intorpidimento della guancia anteriore e dei denti.

La risposta A non è corretta.

Le fratture del piano orbitale di tipo blow-out possono conseguire in un incarceramento del muscolo retto inferiore e non del muscolo retto laterale.

La risposta B non è corretta.

Il trisma si può verificare in presenza di una frattura zigomatica che danneggia il muscolo temporale sottostante, che trova inserzione sul processo coronoideo mandibolare.

La risposta D non è corretta.

Le parestesie dei denti mandibolari anteriori si verificano in seguito a lesioni che coinvolgono il nervo alveolare inferiore in caso di traumi mandibolari.

 

 

La risposta E non è corretta.

La cecità può insorgere come conseguenza di un danno al canale ottico, che non è tipicamente coinvolto nelle fratture del piano orbitale.


3 di 3 Domande

Scenario clinico AA3: La signora Mutani si reca insieme alla figlia Giulia di 9 anni presso il reparto di pediatria dell’ospedale Umberto I di Roma, poiché da circa 2 mesi la bimba presenta un rash cutaneo sul volto. Presenta anche un eczema di grado moderato, ma non soffre di allergie note. Il rash si presenta solo lievemente pruriginoso, anche se nell’ultimo periodo si è esteso maggiormente e si è infiammato notevolmente in seguito al applicazione per uso topico di idrocortisone 1%, per 4 settimane e di neomicina crema per 3 settimane, applicate su prescrizione del pediatra di famiglia. Durante la visita, il Dott. Durelli, responsabile del reparto, non rileva ulteriori anomalie nella paziente, che si presenta in ottimo stato di salute; dal anamnesi emerge che la bimba, durante le proprie attività quotidiane, è solita giocare con il proprio animale domestico, un porcellino d’india, fare giardinaggio e divertirsi con le amiche, applicando smalto sulle unghie e trucco per il viso. Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA3): quale è la diagnosi?

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Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA3):

La risposta corretta è la E.

La paziente è affetta da tinea corporis. Le infezioni da dermatofiti sono le cause prevalenti di infezione fungina della pelle,                                                dei capelli e delle unghie.

Queste infezioni portano ad una varietà di manifestazioni cliniche: tinea pedis, tinea corporis, tinea cruris, granuloma di Majocchi, tinea capitis e tinea unguium (dermatofitia onicomicosi).

I dermatofiti responsabili sono funghi filamentosi nei generi Trichophyton, Microsporum e Epidermophyton.

Le eruzioni sono generalmente di forma tondeggiante od ovoidale. La trasmissione avviene da persona a persona, da animale a persona. La maggior parte delle persone non sviluppa clinicamente l’infezione, che si può avere più frequentemente nei pazienti con immunosopressione.

La tinea corporis è caratterizzata da chiazze anulari di colore dal rosa al rosso con bordi desquamati rilevati che possono confluire così da formare chiazze estese di forma irregolare; inoltre, una storia di estensione della manifestazione cutanea e mancanza di risposta o addirittura aggravamento dopo l’applicazione di steroidi topici è tipica della tinea faciei, la cui fonte trasmissiva più probabile è rappresentata dal suo animale domestico.

La risposta A non è corretta.

La dermatite atopica è una patologia infiammatoria autoimmune, ad eziologia multifattoriale, attribuita sia a componenti genetiche (immunologiche e di proprietà barriera della cute), sia ad esposizione ambientale, diagnosticabile sulla base delle informazioni anamnestiche e sull’esame obiettivo. Si manifesta di solito prima dei 7 anni ed è spesso associata ad una storia di asma o rinite allergica.

Il prurito è il sintomo primario; tale patologia si palesa con prurito, desquamazione, placche eritematose, cute secca ed escoriazioni.

Nei bambini più grandi e negli adulti le zone flessorie (ma non l’inguine) sono più frequentemente coinvolte, mentre nei neonati e nei bambini più piccoli, le superfici estensorie, la regione posteriore del cuoio capelluto e la faccia sono tipicamente coinvolte, mentre la regione del pannolino è risparmiata. Tali manifestazioni cutanee non sono presenti nel quadro presentato.

La risposta B non è corretta.

La dermatite allergica da contatto è una reazione da ipersensibilità di tipo IV, che si svolge in 2 fasi: inizialmente vi è la sensibilizzazione ad un Ag (la sensibilizzazione iniziale avviene entro pochi giorni dal contatto con la sostanza), successivamente vi è una reazione allergica dopo la riesposizione (l’antigene viene presentato ai linfociti sensibilizzati, che scatenano una risposta infiammatoria in poche di ore). Pertanto, è una risposta di ipersensibilità ritardata agli agenti esterni, mediata dalle cellule T, che si traduce in una lesione geometrica corrispondente alla regione di contatto.

Dal punto di vista clinico il sintomo principale della dermatite da contatto è il prurito (il dolore è di solito causato dal infezione o dal grattamento).

Le lesioni cutanee possono variare da semplice eritema fino alla formazione di vescicole. Inoltre, nei casi di grave allergia vi possono essere edema, bolle, ulcerazioni, croste e lichenificazione.

Le mani, il viso o le palpebre, che comunemente entrano in contatto con l’ambiente, sono più spesso coinvolte.

Tali manifestazioni cutanee non sono presenti nel quadro presentato.

La risposta C non è corretta.

Il lupus eritematoso sistemico (LES) si manifesta con una clinica varia fra cui: gonfiore articolare, rash malare, pleurite, anemia, fenomeno di Raynaud, sintomi neurologici (epilessia, psicosi), alopecia, flebiti e aborti ricorrenti.

Tale patologia si verifica tipicamente in pazienti di età compresa tra i 15 e i 70 anni, con un’età media di circa 45 anni.

Tali manifestazioni cutanee non sono presenti nel quadro presentato.

La risposta D non è corretta.

La dermatite periorale può determinare un quadro abbastanza simile di estensione con l’applicazione di steroidi topici, ma sarebbe più acneiforme e meno ben circoscritta.

 

Fonte Immagine:

AMA Sentamilselvi G, Janaki C, Murugusundram S. Trichomycoses. Int J Trichology. 2009;1(2):100-7.
MLA Sentamilselvi, G et al. “Trichomycoses” International journal of trichology vol. 1,2 (2009): 100-7.
APA Sentamilselvi, G., Janaki, C., & Murugusundram, S. (2009). Trichomycoses. International journal of trichology, 1(2), 100-7.

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