La risposta corretta è la C.
La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: infatti risponde all’agente lesivo sia di tipo fisico-meccanico, alle radiazioni, sia batterico, sia chimico. Quindi possiamo dire che il processo infiammatorio è un meccanismo di difesa che reagisce in maniera aspecifica a tutto ciò che provoca danno: è la risposta al danno tissutale. Quindi, il processo infiammatorio è un processo:
– Reattivo: quindi diverso dalla necrosi che è un processo regressivo,
– Aspecifico: ovvero avviene nei confronti di tutto ciò che produce danno,
– Stereotipato: cioè è sempre lo stesso qualsiasi sia la causa scatenante (naturalmente dicendo questo intendiamo che è uguale come meccanismi principali, con delle vie diverse a seconda del tipo di danno),
– Procede indipendentemente dalla causa: una volta innescato il danno, è il danno che innesca il processo infiammatorio il quale va avanti anche se la causa viene rimossa
Nella fase acuta è caratterizzata da un aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare insieme all’accumulo di fluidi, leucociti e mediatori della flogosi come le citochine. Durante questo processo, una serie di fattori solubili sono implicati nel reclutamento dei leucociti, mediante un aumento dell’espressione di molecole di adesione cellulare e fattori chemiotattici.
Diverse citochine giocano ruoli chiave nella mediazione delle reazioni infiammatorie acute, ovvero IL-1, TNF-α, IL-6, Il-8 e altre chemochine. Tra queste , IL-1 e TNF-α sono molecole estremamente potenti, sono le principali citochine che mediano l’infiammazione acuta. Sia IL-1 sia TNF- α sono in grado di innescare i meccanismi pirogeni, promuovendo la sintesi di PGE2 dall’endotelio vascolare dell’ipotalamo, causando la febbre.
L’IL-1 viene prodotta dai fagociti mononucleati attivati, macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali e cellule epiteliali: la sua principale funzione è quella di regolare la risposta infiammatoria dell’ospite alle infezioni.; a basse concentrazioni induce le cellule endoteliali ad esprimere molecole di adesione leucocitaria, mentre ad elevate concentrazioni ha azione endocrina: induce febbre e sintesi delle proteine di fase acuta. Si differenzia dal TNF- α perché a livello sistemico non è in grado di indurre da sola uno shock settico.
Inoltre, IL-1 promuove il rilascio di istamina da parte dei mastociti. In seguito l’istamina determina una precoce vasodilatazione e un incremento della permeabilità vascolare.
Durante l’infiammazione, si verificano una serie di processi:
1) le modificazioni del flusso e del calibro vascolare, che portano all’aumento del flusso sanguigno,
2) Le modificazioni del microcircolo e la formazione dell’essudato infiammatorio
3) il richiamo (chemiotattico) del leucocita all’azione
4) la fagocitosi
Le modificazioni del flusso e del calibro vascolare iniziano subito dopo lo stimolo lesivo. Ad una vasocostrizione arteriolare transitoria (dura pochi secondi) ed incostante (non sempre presente) segue una
vasodilatazione intensa dapprima arteriolare poi coinvolgente tutto il microcircolo. E’ la fase
dell’iperemia attiva, con aumento del numero dei capillari pervi ed aumento del flusso ematico, cui corrispondono il rubor ed il calor. L’evento successivo è il rallentamento della circolazione che introduce alla fase dell’iperemia passiva (o stasi), causato dall’aumento di permeabilità dei capillari con l’essudazione di liquido ricco di proteine (essudato) dai vasi nei tessuti extravascolari dell’interstizio. Aumenta la viscosità del sangue (rappresentato dalla presenza di globuli rossi fittamente stipati nei capillari dilatati). Pertanto il modello fondamentale della risposta infiammatoria acuta si caratterizza per la seguente serie di eventi in corrispondenza del danno locale:
– modificazioni del flusso e del calibro vascolare,
– iperemia attiva e passiva,
– permeabilizzazione endoteliale e formazione dell’essudato,
– migrazione dei leucociti nell’interstizio e accumulo nel focolaio della lesione (chemiotassi).
– fagocitosi.
La chemiotassi dei leucociti è definibile semplicemente come un movimento orientato lungo un gradiente chimico. I chemoattraenti possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (frazioni del sistema complementare, leucotrieni, citochine). Mentre la stasi è in atto, si nota un orientamento periferico dei neutrofili, lungo l’endotelio dei vasi (marginazione): normalmente i leucociti stanno al centro del flusso ematico, in questo caso vanno invece alla periferia prendendo contatto con l’endotelio vascolare.
Alla marginazione segue l’adesione, i leucociti rotolano sull’endotelio perché iniziano a verificarsi fenomeni di adesione, inizialmente labili (con precise molecole di adesione implicate), poi più “avidamente” con un vero e proprio ancoraggio e arresto, in modo da formare una “pavimentazione”.
Infine avviene il passaggio attraverso l’endotelio (diapedesi) sino all’interstizio, in cui segue la migrazione verso lo stimolo chemiotattico.
L’endotelio normalmente è chiuso, continuo e liscio, ma nel processo infiammatorio c’è un allargamento delle maglie dell’endotelio con aumento della permeabilità, inoltre l’endotelio è attivato ed espone molecole di adesione: ci sono molecole di adesione contenute in corpiccioli intracellulari e pronte ad essere espresse sulla superficie cellulare (come la P-selectina) quando raggiungono siti infiammati e che consentono un legame labile.
Le molecole di adesione principali sono:
− selectine E, P, L = le loro porzioni N-terminali extramembrana legano zuccheri:
− P (GMP140) è presente sull’endotelio quando c’è infiammazione. La P-selectina è presente sui corpi di Weber-Palade all’interno delle cellule endoteliali e durante l’infiammazione viene esposta sulla membrana cellulare e media legami labili (rotolamento);
− E (Elam1) è presente sull’endotelio,
− L (Lam1) è presente sui leucociti.
− Immunoglobuline: ICAM-1 (molecola di adesione intercellulare), VCAM-1 (molecola di adesione vascolare): interagiscono con le integrine situate sui leucociti. Le ICAM-1 si legano alle integrine della famigliaβ2.
− VCAM-2 sono molecole proprie dell’endotelio,
− integrine: poste sui leucociti sono già presenti, ma hanno una conformazione poco affine al legame, perciò modificano la loro conformazione quando si trovano a contatto con chemochine, nel momento in cui è aumentata la sintesi di ICAM e VCAM-1. Ciò aumenta l’avidità di legame e si ha una fase di ancoraggio stabile.
– le citochine (IL-1, TNF) invece possono indurre fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2 nelle cellule endoteliali. La sintesi richiede più tempo e queste molecole sono utilizzate nel legame forte.
La risposta A non è corretta.
L’ Interferon-Ɣ (INF-Ɣ) viene prodotta dai linfociti Th1, CD8+ e NK. . La produzione di INF-Ɣ è una caratteristica dell’immunità innata e adattativa. L’effetto complessivo delle diverse attività biologiche di IFNγ è quello di promuovere le reazioni infiammatorie in cui l’attività dei macrofagi predominante, inibendo al contempo quelle in cui prevale l’attività degli eosinofili. Stimola le funzioni microbicide dei macrofagi attivando la trascrizione di geni che codificano per l’ossidasi fagocitica e la sintetasi inducibile dell’NO inducendo quindi la sintesi di NO e di ROS. Promuove la differenziazione verso i linfociti Th1 e inibisce quella verso i linfociti Th2 stimolando la sintesi del fattore di trascrizione T-bet e attivando i fagociti mononucleati a produrre IL12. Agendo sui linfociti B promuove lo scambio isotipico verso le IgG inibendo al contempo quello verso isotipi IL4-dipendenti. Stimola l’espressione sulle APC di MHC di classe I e II, di molecole costimolatorie e di proteine coinvolte nel processa mento dell’antigene quali TAP, HLA-DM, LMP2 e 7. È stato associato alle patologie croniche su base autoimmune.
La risposta B non è corretta.
IL-5 viene prodotta dai linfociti Th2 e dai mastociti attivati. Stimola la proliferazione e la differenziazione degli eosinofili, la proliferazione e differenziamento dei linfociti B e promuove lo switch verso la produzione di IgA. IL-5 non svolge un ruolo diretto nell’infiammazione acuta.
La risposta D non è corretta.
IL-4 viene prodotta dai linfociti Th2, mastociti, basofili. Rappresenta il principale stimolo per la produzione di IgE e per il differenziamento dei linfociti CD4+ naive in linfociti Th2, stimola la proliferazione dei linfociti B e promuove lo switch da IgE a gG. È l’unica citochina che attiva STAT6 ed insieme ad IL13, contribuisce ad una forma di attivazione dei macrofagi alternativa a quella classicamente indotta da IFNγ. Queste citochine inducono la produzione di arginasi (che porta alla formazione di collagene) e di recettori per il mannosio. Non c’è evidenza di un ruolo diretto di IL-4 nell’infiammazione acuta.
La risposta E non è corretta.
IL-10 è una citochina con effetti multipli e pleiotropici nell’immunoregolazione e nell’infiammazione. La producono sia cellule linfoidi che non (es. cheratinociti). Agisce da inibitore dei macrofagi attivati e delle cellule dendritiche ed è quindi implicata nel controllo delle risposte innate e dell’immunità cellulo-mediata ( è infatti responsabile della down regolazione dell’espressione delle citochine Th1); inibisce inoltre la produzione di IL12 da parte dei macrofagi attivati e delle cellule dendritiche ed inibisce l’espressione di molecole costimolatorie e di MHC II da parte dei macrofagi e delle cellule dendritiche. Poiché IL10 inibisce efficacemente l’attività delle cellule che la producono, essa può essere considerata un classico esempio di regolazione a feedback negativo. Infine promuove la sopravvivenza e la proliferazione dei linfociti B e ne stimola la produzione di anticorpi.