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1 di 3 Domande

Il signor Magistà, un uomo di mezz’età, si reca presso il PS del Policlinico Gemelli di Roma per un intenso dolore in ipocondrio sinistro. Anamnesi patologica prossima: dolore in ipocondrio sinistro associato ad ematuria. Esami di laboratorio-strumentali: gli viene effettuata una RX diretta renale. Il reperto radiografico è quello riportato nella foto di seguito. Quale tra le cause sotto riportate può determinare con maggiore probabilità un ulteriore episodio simile a quello descritto ed è quindi sconsigliato?

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La risposta corretta è la E.

Questo paziente presenta una litiasi ureterale sinistra. I calcoli urinari sono aggregati solidi che si formano nel sistema urinario. È stimato che fino al 12% degli uomini e del 5% delle donne sviluppi calcolosi urinaria entro i 70 anni di età.

Circa l’85% dei calcoli è composto da Ca (Ossalato di Ca e Fosfato di Ca), il 10% da acido urico; il 2% da cistina; la maggior parte degli altri sono di fosfato (fosfato idrato di ammonio e magnesio cioè struvite).

Le dimensioni dei calcoli possono variare da microscopici nuclei cristallini fino a qualche centimetro di diametro.

Possono essere causa di dolore, nausea, vomito, ematuria e, talvolta, brividi e febbre dovuti a infezione secondaria.

Come abbiamo visto, la maggior parte dei calcoli contengono calcio.

Assumere meno calcio può aumentare l’assorbimento intestinale di ossalato e l’escrezione di ossalato favorendo così la formazione di calcoli. Si tratta dunque di una restrizione non raccomandata per la prevenzione della calcolosi.

 

La risposta A non è corretta.

Il riassorbimento di Na+ e H20 nel tubulo prossimale crea un gradiente favorevole per il riassorbimento del calcio. Limitare l’assunzione di sodio provoca un aumento del riassorbimento di sodio a livello del tubulo prossimale e di conseguenza un aumento del riassorbimento di H2O e di calcio; perciò vi è meno calcio nell’urina e per questo si formano meno calcoli.

Il principale catione intracellulare è il K. Il principale catione extracellulare è il Na. Le concentrazioni di cationi intracellulari ed extracellulari sono le seguenti:

– La concentrazione intracellulare del K è in media 140 mEq/L.

– La concentrazione extracellulare del K è compresa tra 3,5 e 5 mEq/L.

– La concentrazione intracellulare del Na è di 12 mEq/L.

– La concentrazione extracellulare del Na è in media di 140 mEq/L.

Concentrazioni più basse di calcio nell’urina riducono la probabilità di formazioni di aggregati litiasici.

 

La risposta B non è corretta.

Fondamentale per la prevenzione della calcolosi è l’attenzione particolare alla dieta, che deve essere povera di sodio e proteine animali, ma a normale contenuto di calcio. Sebbene una dieta povera di proteine non abbia dimostrato d’essere utile nella prevenzione della formazione dei calcoli urinari, una dieta ricca di proteine costituisce comunque un fattore di rischio per la calcolosi renale: una dieta molto ricca di proteina provoca un aumento dell’escrezione di calcio nelle urine, dell’acido urico e di citrato. Secondo, le ultime stime fornite da una indagine del 2010, condotta dalla Società Italiana di Medicina Generale (S.I.M.G.), circa il 10% degli Italiani ha avuto a che fare nel corso della propria vita con un episodio di calcolosi urinaria (nefrolitiasi).

 

La risposta C non è corretta.

L’aumentata assunzione di liquidi diminuisce la concentrazione di soluti nelle urine. Questo ovviamente determina una riduzione della formazione di calcoli.

 

La risposta D non è corretta.

I diuretici tiazidici agiscono bloccando il simporto Na+-Cled oltre ad essere utilizzati nel trattamento dell’ipertensione arteriosa, hanno anche la funzione di ridurre l’escrezione del calcio nei pazienti con ipercalciuria.

Il capostipite è la clorotiazide (da qui il nome della categoria), ma i più utilizzati al momento sono idroclorotiazide e clortalidone.


2 di 3 Domande

Stefano, studente universitario, si reca presso il PS del Policlinico “Niguarda” di Milano. Anamnesi patologica prossima: riferisce uno stato febbrile associato a brivido e tosse produttiva. Anamnesi patologica remota: positiva per endocardite della valvola tricuspide. Anamnesi fisiologica: è seguito dal servizio per le tossicodipendenze ed ha effettuato un test sierologico per HIV in attesa di esito. Esame obiettivo: temperatura corporea di 39,5°C, una frequenza cardiaca di 106bpm, una frequenza respiratoria di 31 atti/min, pressione arteriosa 110/60 mm Hg. All'auscultazione del torace è possibile rilevare ronchi nel campo polmonare medio di destra e, in prossimità del margine inferiore sinistro dello sterno, si può udire un lieve soffio olosistolico che si intensifica con l'inspirazione. Viene quindi eseguita una radiografia del torace riportata di seguito: quale tra le seguenti rappresenta la terapia più indicata per questo paziente?


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La risposta corretta è la E.

Gli stafilococchi sono microrganismi Gram-positivi aerobi. Lo Staphylococcus aureus è il germe più patogeno; causa tipicamente infezioni cutanee e talvolta polmoniti, endocarditi e osteomieliti. Porta spesso alla formazione di ascessi (dall’immagine radiografica si nota un consolidamento lobare con lesione cavitaria con infiltrato, coerente con il quadro di polmonite da Staphylococcus Aureus).

Dobbiamo considerare inoltre, altri aspetti importanti della storia clinica di questo paziente che supportano questa nostra ipotesi diagnostica: il paziente è un tossicodipendente che ha avuto una precedente endocardite infettiva. L’endocardite probabilmente, sarà stata sostenuta dallo Staphylococcus aureus e correlata quindi all’uso di stupefacenti.

A causa dell’alta mortalità derivante dalla polmonite da Staphylococcus Aureus è necessario trattare questo paziente con antibiotici per via parenterale in regime di ricovero ospedaliero.

I ceppi di S. aureus resistente alla meticillina (MRSA) sono diventati frequenti, specialmente negli ospedali e stanno diventano anche molto frequenti in ambiente non ospedaliero nella maggior parte delle regioni geografiche. Di conseguenza, per cui il trattamento farmacologico della polmonite necrotizzante, cavitaria e/o con empiema deve includere nello spettro d’azione anche MRSA.

La terapia antimicrobica per MRSA comunitario prevede l’utilizzo di vancomicina o linezolid fino al momento in cui non si ottengono risultati colturali con antibiogramma. La clindamicina può essere utilizzata come alternativa alla vancomicina o al linezolid se il germe isolato è sensibile a ceftarolina (unica cefalosporina efficace contro MRSA).

 

La risposta A non è corretta.

La Tubercolosi per questo paziente è una diagnosi improbabile. La tubercolosi è una malattia infettiva causata da Mycobacterium tuberculosis (per la quale gli esseri umani rappresentano il principale reservoir).

I farmaci di scelta per la tubercolosi sono: isoniazide, rifampicina, etambutolo e pirazinamide per via orale. Osservando un RX, ci aspetteremmo di ritrovare una lesione cavitaria, ma tipicamente localizzata nelle aree periferiche dei lobi superiori. Il quadro mostrato in questa RX non è suggestivo di Tubercolosi, né la storia clinica del paziente.

 

La risposta B non  è corretta.

P. jirovecii è un microrganismo ubiquitario trasmesso per via aerogena che non provoca alcuna malattia nei pazienti immunocompetenti. Tuttavia, alcuni pazienti sono a rischio di sviluppare una polmonite da P. jirovecii:

– I pazienti con infezione da HIV

– Riceventi di trapianto d’organo

– Pazienti con tumori ematologici

– Pazienti in trattamento con corticosteroidi

Non sappiamo, dal caso clinico se il paziente ha o meno HIV, nonostante per questo paziente ci sia in corso un esame sierologico per HIV.

Il Trimetoprim e sulfametossazolo vengono associati per il trattamento di prima scelta per la polmonite da Pneumocystis Jiroveci che si presenta in pazienti immunocompromessi come quelli affetti da HIV.

Alla RX, inoltre Pneumocystis Jiroveci provoca polmonite interstiziale e analizzando bene la nostra RX questo quadro non è presente.

 

La risposta C non è corretta.

I fluorochinoloni (Fluorochinoloni) mostrano una capacità battericida dovuta all’inibizione dell’attività della DNA-girasi, enzimi essenziali per la replicazione del DNA batterico. I fluorochinoloni si dividono in 2 gruppi, sulla base dello spettro antimicrobico e della farmacologia:

Vecchi: ciprofloxacina, norfloxacina e ofloxacina.

Recenti: gemifloxacina, levofloxacina, e moxifloxacina.

La levofloxacina è indicata per la terapia delle polmoniti nosocomiali e il suo spettro d’azione non copre le infezioni sostenute da MRSA.

 

La risposta D non è corretta.

La clindamicina è un antibiotico lincosamide principalmente batteriostatico. Si lega alla subunità ribosomiale 50S, inibendo pertanto la sintesi proteica batterica.

La clindamicina viene utilizzata per il trattamento delle polmoniti ab-ingestis, un tipo di infezione polimicrobica sostenuta da germi anaerobi proveniente dal distretto del cavo orale.

Benché si tratta di un tipo di polmonite che può essere cavitaria o con formazione di ascessi non ci sono informazioni cliniche a sostegno di questa ipotesi eziologica.


3 di 3 Domande

Federica, insegnante di scuola media, si rivolge presso l'ambulatorio di dermatologia dell’Arcispedale “Sant’Anna” di Ferrara per sottoporsi ad una visita a causa di una lesione al piede destro. Anamnesi patologica prossima: lesione al piede destro insorta da circa un anno che gradualmente è aumentata di dimensioni. È asintomatica e non ha né dolore o prurito. Anamnesi patologica remota: negativa per patologie rilevanti. Anamnesi fisiologica: Non ha storia di abitudini voluttuarie quali tabagismo o consumo di alcol. Esame obiettivo: L'esame della cute evidenzia un nodulo iperpigmentato di 7mm con bordi scuri e una depressione centrale che si sviluppa quando la lesione viene compressa ai bordi. Non si evidenziano altre alterazioni. Tra le seguenti qual è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è D.

La lesione cutanea di questa paziente è coerente con un dermatofibroma.

I dermatofibromi sono delle piccole papule o noduli duri di colorito rosso-bruno, composti da tessuto fibroso.

Dal punto di vista istologico ritroviamo una proliferazione di fibroblasti.

L’eziologia è sconosciuta ma è stato osservato che in alcuni casi possono svilupparsi a seguito di traumi o punture di insetti.

Generalmente insorgono sulle cosce o sulle gambe ma possono presentarsi ovunque.

Di solito, le lesioni misurano 0,5-1 cm di diametro, dure e appaiono come formazioni nodulari iperpigmentate non dolenti. Premendo i margini della lesione si può notare la formazione di un’area di depressione centrale, fenomeno dovuto alla componente fibrosa di cui è costituito il dermatofibroma. La diagnosi di dermatofibroma spesso può essere fatta clinicamente. Le lesioni vengono talvolta sottoposte a biopsia per escludere una proliferazione melanocitica o altri tumori. L’asportazione non è necessaria a meno che la lesione non diventi sintomatica, sanguinante, o muta nella forma e nel colore e se la paziente la richiede per motivi estetici.

 

La risposta A non è corretta.

ll carcinoma squamocellulare è un tumore maligno che origina dai cheratinociti e invade il derma; questo tipo di tumore solitamente si sviluppa in zone foto-esposte. Il carcinoma spinocellulare è il secondo tumore della pelle per diffusione.

Localmente, può avere un comportamento molto aggressivo, e negli stadi avanzati si sviluppano metastasi. Può svilupparsi su tessuto sano, su una cheratosi attinica preesistente oppure su una placca di leucoplachia orale, o su una cicatrice da ustione. Le lesioni sono a forma di papula, placche squamose o noduli di consistenza dura che non generano un’area di avvallamento centrale quando vengono compressi i margini.

 

La risposta B non è corretta.

ll sarcoma di Kaposi è un tumore causato dall’herpesvirus tipo 8. Ci sono varie forme: forma classica (associata all’AIDS), forma endemica (in Africa), o iatrogena (p.es., dopo il trapianto di organi). Questa paziente non rientra in nessuna di queste 3 forme.

La diagnosi viene formulata mediante biopsia.

Le lesioni si presentano come placche, noduli o macule multicentriche di colore rosso violaceo o marrone, su tronco, arti o viso.

Le caratteristiche della lesione della paziente, ricordano quelle di un dermatofibroma.

 

La risposta C non  è corretta.

Il granuloma piogenico è un tumore vascolare benigno nodulare carnoso, essudante o crostoso, solitamente di colore scarlatto, costituito da capillari proliferanti in uno stroma edematoso. Aumenta di dimensione nel giro di pochi mesi fino a raggiungere la forma di una massa peduncolata o sessile. Questo tipo di lesione interessa generalmente labbra o mucosa orale e può dare origine a sanguinamenti in seguito a un trauma di piccola entità.

 

La risposta E non è corretta.

Il carcinoma basocellulare è la più diffusa neoplasia maligna cutanea, può essere pigmentato ma quando si comprimono i bordi non genera la depressione centrale tipica invece del dermatofibroma e colpisce raramente in individui di giovane età.

I carcinomi basocellulari derivano da cheratinociti vicini allo strato basale che possono essere definiti come cheratinociti basaloidi.

Circa il 95% delle diagnosi di BCC vengono effettuate in individui di età compresa tra i 40 e i 79 anni di età.


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