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1 di 3 Domande

Uomo di 40 anni, fumatore, con una storia di pneumotorace spontaneo sinistro, si reca presso il PS lamentando tosse non produttiva e dispnea progressiva allo sforzo di moderata intensità negli ultimi 5 mesi. L'auscultazione polmonare rivela alcuni crepitii polmonari diffusi. Qual è l’ipotesi diagnostica?

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La risposta corretta è la E.

Per il paziente del caso clinico, in base ai reperti clinico-anamnestici e alla RX del torace, l’ipotesi diagnostica più verosimile è rappresentata dall’istiocitosi X, una proliferazione di cellule monoclonali di Langerhans nell’interstizio polmonare. L’eziologia è sconosciuta, ma il fumo di sigaretta svolge un ruolo di primaria importanza. Infatti, il giovane paziente del caso clinico presenta una storia di fumo, pneumotorace spontaneo e un pattern di ispessimento interstiziale con predominanza ai campi superiori, senza alterazione dei volumi polmonari: dati clinici caratteristici dell’istiocitosi X (o istiocitosi a cellule di Langerhans). Al contrario, la fibrosi polmonare idiopatica presenta solitamente un pattern interstiziale maggiormente rappresentato alle basi e non ai campi superiori (risposta D errata). Infine, il paziente non presenta la silicosi, non essendoci un’anamnesi positiva per l’esposizione alla polvere di silice, nonostante tale patologia possa mostrare un pattern di ispessimento interstiziale maggiormente evidente ai campi polmonari superiori. Inoltre, la silicosi mostrerebbe caratteristicamente calcificazioni linfonodali a guscio d’uovo (risposta C errata).


2 di 3 Domande

Un paziente di 72 anni lamenta un dolore epigastrico profondo, irradiato alla scapola destra e all'ipocondrio destro, associato a febbre. Alla palpazione, si riscontra dolorabilità in epigastrio e ipocondrio destro. Segno di Murphy positivo. Viene sottoposto ad una RM dell’addome, mostrata nell’immagine presentata. Qual e' l'orientamento diagnostico più probabile sulla base dei dati clinico-anamnestici e del reperto RM presentato?

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La risposta corretta è la B.

La diagnosi più probabile è quella di colecistite acutae questo lo possiamo afferma sulla scorta dei dati clinici e del reperto di RM (sequenza T2-fat sat in sezione assiale), ove possiamo apprezzare una disomogeneità di segnale a carico del contenuto della colecisti, da ascrivere a calcolosi, che si presenta nella sequenza T2 come un difetto di segnale e riempimento (nero) del contenuto e del lume colecistico di natura litiasica; inoltre possiamo apprezzare una colecisti che appare ben distesa, a pareti ispessite e con edema parietale a determinare un quadro di colecisti idropica tipico dei processi flogistici a suo carico. La colecistite è una infiammazione della colecisti e può acuta o cronica che può riconoscere cause differenti. Nell’85-90% dei casi, la colecistite è associata a litiasi biliare, cioè alla presenza di calcoli nella colecisti e/o nelle vie biliari. Si parla pertanto di colecistite litiasica, anche se solo il 15-20% di questi sviluppa l’episodio flogistico acuto. Altre forme insorgono indipendentemente dalla presenza di litiasi delle vie biliari. Una colecistite tende a manifestarsi di norma con un dolore intermittente in corrispondenza del ipocondrio di destra di solito scatenato dopo l’assunzione di pasti grassi e con irradiazione alla scapola destra. All’esame obiettivo i pazienti mostrano lieve ittero, febbre e segno di Murphy positivo: il segno di Murphy positivo è indice della probabile presenza di una colecistite o di una calcolosi. Il segno di Murphy positivo rappresenta solo una indicazione di diagnosi, ma di per se non è sufficiente da solo per fare alcuna diagnosi precisa: quest’ultima va infatti indagata proseguendo con esami diagnostici di laboratorio (esami ematochimici) e di diagnostica per immagini (ecografia, RX, RM, ecc) che possono evitare falsi positivi e negativi.


3 di 3 Domande

Scenario YYYE: Un paziente di 47 anni, fumatore con un’anamnesi positiva per ipercolesterolemia e diabete, si reca presso il PS, lamentando da circa 48 ore, episodi di intenso dolore retrosternale, a riposo, della durata di circa 15 minuti ciascuno, con irradiazione alle spalle. All'elettrocardiogramma, eseguito durante uno degli attacchi, si osserva un sotto-slivellamento del tratto ST di 1,5 mm in V2-V5. Le analisi di laboratorio non mostrano alterazione degli enzimi di miocardionecrosi. Qual è la diagnosi che ha motivato la realizzazione dell'angiografia coronarica mostrata nell'immagine seguente?

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La risposta corretta è la B.
In base ai reperti clinico-anamnestici del paziente del caso clinico di 47 anni, con intenso dolore retrosternale, la diagnosi più probabile è l’angina instabile con rischio intermedio-alto di evoluzione a infarto miocardico acuto. Tale possibile diagnosi ha giustificato l’esecuzione dell’angiografia, un esame di secondo livello. In particolare, tale reperto ha mostrato una patologia multi-vasale, che rappresenta senza dubbio un’angina ad alto rischio (risposta D errata).
Invece, la diagnosi di infarto miocardico acuto richiede un aumento degli enzimi di miocardionecrosi (risposta C errata). All’opposto, la diagnosi di cardiomiopatia Tako-Tsubo è avvalorata da disfunzione sistolica con transitoria discinesia apicale in pazienti con una storia positiva per un recente evento stressante senza significative stenosi coronariche (risposta E errata).

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