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1 di 3 Domande

Per eseguire correttamente un western blot si deve:














La risposta corretta è la C.
Il Western blot, o immunofissazione, è una tecnina immunochimica che permette l’identificazione di un determinato antigene di tipo proteico, collocato in una miscela di proteine, da parte di uno specifico anticorpo. Il termine “blotting” indica il trasferimento di macromolecole su una membrana immobilizzante. Nel caso del Western blot queste macromolecole saranno, nello specifico, proteine separate elettroforeticamente e selezionate in base al peso molecolare. La membrana immobilizzante ha la funzione di rendere più accessibile all’anticorpo la proteina da individuare. Quindi anzitutto il campione viene preparato, le proteine vengono separate con elettroforesi e poi vengono trasferite sulla membrana di nitrocellulosa tramite un campo elettrico perpendicolare. La membrana viene esposta all’anticorpo diretto contro la proteina bersaglio, chiamato anticorpo primario, e questo complesso proteina-anticorpo primario potrà essere evidenziato mediante un anticorpo secondario marcato. Dopodichè, si sviluppa la membrana con la tecnica della chemiluminescenza e si fa una analisi densitometrica delle immagini.
La risposta A non è corretta.
Il trattamento di un campione di DNA genomico con enzimi di restrizione e la sua elettroforesi su gel di agarosio fanno parte dei passaggi del Southern blotting, una tecnica usata in biologia molecolare per rilevare specifiche sequenze di DNA.
La risposta B non è corretta.
Il trattamento di un campione di DNA genomico con enzimi di restrizione e la sua elettroforesi su gel di poliacrilammide fanno parte dei passaggi del Southern blotting, una tecnica usata in biologia molecolare per rilevare specifiche sequenze di DNA.
La risposta D non è corretta.
Il trattamento di un campione di RNA genomico con enzimi di restrizione e la sua elettroforesi su gel di agarosio fanno parte dei passaggi del Northern blotting, una tecnica usata in biologia molecolare per rilevare specifiche sequenze di RNA.
La risposta E non è corretta.
Il trattamento di un campione di DNA genomico con enzimi di restrizione e la sua elettroforesi su gel di agarosio o poliacrilammide fanno parte della tecnica del Southern blotting.

2 di 3 Domande

A quale classe di antibiotici sono SCARSAMENTE sensibili le Pasteurelle?














La risposta corretta è la A.
La Pasteurella è un genere batterico che comprende piccoli coccobacilli Gram negativi, aerobi-anaerobi facoltativi e fermentanti. Sono catalasi e ossidasi positivi. Questo genere comprende diverse specie. In coltura presentano spesso una colorazione bipolare che gli da un aspetto “a spilla di sicurezza”. Colonizzano il tratto respiratorio e gastrointestinale di vari mammiferi e possono essere trasmesse all’uomo mediante graffi, morsi o per via inalatoria. Le principali specie associate a patologia nell’uomo sono la P. multocida, la P. canis, la P. dagmatis, la P. stomatis. Vengono trasmesse per lo più da cani e gatti ma anche altri mammiferi possono essere dei reservoir come cavalli, maiali, topi, conigli e volpi. La Pasteurella può causare infezioni severe ai tessuti molli; può essere causa di celluliti, infezioni respiratorie o infezioni endoaddominali, endocarditi o infezioni oculari, e meno frequentemente artriti settiche, osteomieliti, sepsi e meningiti, soprattutto nei bambini o in individui immunocompromessi. La diagnosi viene fatta attraverso l’isolamento del batterio in coltura. Le penicilline sono di solito la classe antibiotica di scelta ma la Pasteurella è generalmente sensibile a varie cefalosporine di terza o quarta generazione, fluorochinoloni, carbapenemi e al trimetoprim-sulfametossazolo. E’ scarsamente sensibile agli aminoglicosidi.
La risposta B non è corretta.
Le tetracicline costituiscono un gruppo di antibiotici di tipo batteriostatico che inibiscono la sintesi proteica batterica, legandosi alla subunità 30S ribosomale. Sono antibiotici ad ampio spettro, attivi verso numerosi batteri Gram positivi e Gran negativi. Fra le tetracicline, la Doxiciclina può essere impiegata nelle infezioni da Pasteurella, sebbene questo non sia il farmaco di prima scelta.
La risposta C non è corretta.
Le cefalosporine di terza e quarta generazione appartengono alla famiglia delle cefalosporine, antibiotici di tipo beta lattamico ad ampio spettro. Agiscono ostacolando la sintesi del peptidoglicano, un costituente essenziale della parete batterica. I farmaci di terza e quarta generazione, più recenti rispetto a quelli di prima e seconda generazione, sono meno sensibili alle beta lattamasi batteriche e maggiormente attivi nei confronti di alcuni batteri gram negativi, tra cui la Pasteurella.
La risposta D non è corretta.
Le penicilline fanno parte degli antibiotici beta lattamici. Il meccanismo d’azione consiste principalmente nell’inibizione della transpeptidasi e delle penicillin binding protein, enzimi coinvolti nella sintesi della parete batterica. Le penicilline rappresentano gli antibiotici di scelta nella terapia dell’infezione da Pasteurella. In particolare, in assenza di controindicazioni assolute, come nel caso di allergie, il primo farmaco somministrato è l’Amoxicillina-Clavulanato.
La risposta E non è corretta.
Le tetracicline e le penicilline sono farmaci impiegati nel trattamento delle infezioni da Pasteurella. Questi batteri sono invece scarsamente sensibili agli aminoglicosidi.

3 di 3 Domande

Scenario 5: Paziente di 45 anni, con pregresso carcinoma mammario, lamenta lombo-sciatalgia ingravescente, non rispondente alla terapia medica antalgica. Vista la storia clinica della paziente e la sintomatologia, quale esame strumentale richiederà in prima istanza l'oncologo alla paziente?














La risposta corretta è la A.
L’anamnesi positiva per tumore alla mammella, tumore che non di rado metastatizza alle ossa, in presenza di un dolore scheletrico ingravescente e non rispondente alla terapia farmacologica, sono significativi per la presenza di secondarismi. La scintigrafia è la metodica diagnostica più adatta per il riscontro di lesioni ossee secondarie a neoplasie primitive di altri organi. I radiofarmaci più utilizzati sono analoghi ai difosfonati, per la loro capacità di legarsi ai cristalli di idrossiapatite idratata presenti nelle lesioni ossee metabolicamente attive o nei centri di crescita, e vengono marcati con il 99mTc. Questa tecnica di medicina nucleare riflette l’intensità del processo metabolico in relazione all’attività delle cellule neoplastiche. Le metastasi ossee da carcinoma mammario sono tipicamente osteolitiche quindi alla scintigrafia appariranno come aree ipocaptanti.
La risposta B non è corretta.
La mammografia bilaterale è l’esame di screening più importante nel tumore alla mammella. E’ localizzato alle due mammelle e consente di individuare la lesione primitiva, ma non permette di individuare le lesioni localizzate agli altri organi, tra cui le metastasi scheletriche.
La risposta C non è corretta.
La RM mammaria è un esame estremamente dettagliato che può essere impiegato sia nello screening che nella stadiazione e nel follow up del tumore alla mammella, in pazienti con precisi requisiti. Permette una panoramica completa del seno e limitata a questo, per cui non consente individuare lesioni collocate in altre sedi.
La risposta D non è corretta.
La colina marcata con fluoro-18 è un radiofarmaco utile nell’esame PET di neoplasie a lenta crescita come il tumore alla prostata.
La risposta E non è corretta.
L’esame più indicato nel sospetto di metastasi ossee da pregresso tumore mammario è la scintigrafia ossea.

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