La risposta corretta è la C.
La Tc (tomografia computerizzata) è tipo di esame radiodiagnostico, che utilizza i raggi X, grazie al quale è possibile riprodurre immagini di sezioni o strati corporei, ultrasottili e dettagliati, in un tempo estremamente breve.
Con angioTc si intende l’integrazione dell’esame basale, con lo studio dell’albero vascolare (soprattutto i vasi arteriosi) tramite l’iniezione endovenosa di un mezzo di contrasto. L’angioTc viene appunto utilizzata per la rilevazione di anomalie vascolari come, ad esempio: aneurismi, dissecazioni, stenosi.
Nell’esame del nostro paziente osserviamo l’aorta discendente normo-vascolarizzata sino ai vasi renali; al di sotto di questi, si osserva una marcata riduzione del flusso ematico che coinvolge i vasi efferenti collocati inferiormente.
L’occlusione dei grossi vasi arteriosi può essere acuta, generalmente a causa di fenomeni embolici, aterotrombosi o dissezione, oppure cronica a causa di processi aterosclerotici, fenomeni fibro-displastici della parete oppure da compressione ab estrinseco.
La sintomatologia dipende dal tipo (se insorta acutamente o cronicamente) e dalla sede di occlusione.
Valutati i dati anamnestici del nostro paziente, la presenza di ipertensione arteriosa e il tabagismo attivo, e valutata l’insorgenza della sintomatologia dopo sforzi prolungati e l’impotenza erigendi, si deduce che si tratta di una condizione cronica.
Nella nostra immagine pare apprezzarsi una formazione trombotica calcifica subito al di sopra dell’occlusione.
Considerato l’intero quadro anamnestico, clinico e radiologico, potrebbe trattarsi della cosiddetta sindrome di Leriche-Fontaine o arteriopatia ostruttiva cronica periferica (AOCP).
Si tratta di una patologia cronica dovuta alla progressiva formazione di una o più placche aterosclerotiche a livello delle pareti vascolari dei vasi localizzati a valle delle arterie renali (aorta addominale e biforcazione iliaca, iliache comuni, iliache interne ed esterne, femorali comuni, poplitee, tibiali).
Questo processo impiega molti anni e precede l’insorgenza di segni e sintomi; viene quindi considerata una “malattia cronica evolutiva”.
L’età (> 60 anni), la genetica e il sesso, insieme ad altri elementi come l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, l’obesità, il fumo di sigaretta, la scarsa attività fisica e l’ipercolesterolemia, costituiscono fattori di rischio per il suo sviluppo.
La sintomatologia è caratterizzata dall’insorgenza della claudicatio intermittens, cioè la comparsa di un dolore crampiforme localizzato a livello degli arti inferiori, soprattutto a livello della regione surale ma coinvolgente anche coscia e gluteo, legata allo svolgimento di una attività fisica più o meno intensa. Il dolore compare precocemente o più tardivamente durante l’attività e la tempistica di comparsa ci permette di individuare il cosiddetto “intervallo libero” o “autonomia di marcia”, importante per definirne la gravità. Naturalmente tanto più breve sarà il tempo di autonomia di marcia, maggiore sarà la gravità della patologia. La comparsa di dolore anche a riposo, tipicamente notturno e localizzato all’estremità dell’arto, e la presenza di lesioni cutanee dovute alla ridotta vascolarizzazione e alla stasi venosa sono segni tipici degli stadi più avanzati. Oltre al dolore, il paziente può presentare parestesie da sforzo o da ortostatismo prolungato, ipotermia soggettiva ed impotenza.
La classificazione di Leriche-Fontaine permette di definire in maniera più precisa la gravità della patologia, suddividendola in stadi:
-stadio I (o preclinico): paziente asintomatico o paucisintomatico con comparsa di dolore solo dopo sforzo intenso;
– stadio II: comparsa di claudicatio intermittens (IIa: se l’autonomia di cammino è superiore a 200 m; Iib: se l’autonomia di cammino è inferiore ai 200 m e se il tempo di recupero è superiore ai 3 minuti);
– stadio III: claudicatio intermittens e comparsa di dolore anche in clinostatismo, si possono avere iniziali alterazioni trofiche della cute, edema e cianosi;
– stadio IV: severo danno ischemico cronico agli arti inferiori, le lesioni cutanee possono presentarsi come gangrena, ulcere necrotiche, alterazioni degli annessi cutanei.
La conferma diagnostica può essere ottenuta mediante esami strumentali come l’eco-color doppler, l’angioTc, l’angio RM e l’angiografia.
La terapia mira, fino a quando è possibile, alla rivascolarizzazione dei vasi interessati; quando questo approccio non è più possibile, risulta fondamentale limitare i danni (asportazione aree necrotiche, amputazione segmenti andati in gangrena).
La risposta A è errata.
All’angioTc del nostro paziente si evidenzia una brusca riduzione del flusso ematico a livello dell’aorta sottorenale. Una neoformazione al rene sinistro potrebbe creare verosimilmente, se interessante l’arteria renale di sinistra, un ostacolo al flusso ematico attraverso questo vaso ma senza il coinvolgimento di tutto l’asse vascolare aortico; inoltre, l’aspetto all’angio-TC sarebbe diverso.
Il nostro esame non evidenzia una neoformazione renale sinistra.
La risposta B è errata.
L’aneurisma è una dilatazione, di norma sacciforme o fusiforme, della parete arteriosa rispetto al suo diametro d’origine. E’ un processo cronico ed irreversibile.
La sede più frequente di formazione di queste formazioni aneurismatiche è l’aorta addominale sottorenale.
L’età, il fumo di sigaretta, l’ipertensione arteriosa e il sesso, costituiscono fattori di rischio per l’indebolimento della parete aortica e per il suo sviluppo.
L’AAA è generalmente asintomatico quando di dimensioni contenute; spesso la sua diagnosi avviene in maniera casuale durante l’esecuzione di esami strumentali effettuati per altri motivi, oppure avviene in condizioni di urgenza in seguito all’insorgenza di complicanze come fissurazione o rottura.
La diagnosi viene fatta mediante esami strumentali come l’esame ecografico con tecnica doppler e l’angioTc. All’esame si evidenzia appunto la presenza di una dilatazione della parete vascolare, con normale flusso a monte e valle, oppure talora la riduzione del flusso a valle per la presenza di apposizioni trombotiche, all’interno della formazione aneurismatica, che ne restringono il lume.
La lesione riscontrata all’esame del nostro paziente non è compatibile con una formazione aneurismatica.
La risposta D è errata.
Le malformazione artero-venose sono malformazioni vascolari complesse in cui i vasi arteriosi confluiscono direttamente a livello dei vasi venosi, senza intercessione del letto capillare. Per questo motivo, i vasi venosi sono sottoposti a regimi pressori superiori alla norma, con tutte le conseguenze associate. Quando localizzate a livello dei tessuti molli (come la parete addominale) si presentano clinicamente come tumefazioni pulsanti di consistenza molle-elastica (alla palpazione può essere apprezzato anche un fremito).
All’angio-TC potrebbe essere visualizzata come un “nido” di vasi, spesso non ben distinguibili tra loro. La tecnica migliore per poter vedere la MAV dall’interno e capire l’origine e il decorso di ogni singolo vaso, rimane l’angiografia.
Questa diagnosi non è compatibile con l’immagine dell’esame del nostro paziente.