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1 di 3 Domande

La signora Porfati, una donna di 45 anni, viene trasportata d’urgenza in ambulanza presso il policlinico Umberto I di Roma. Anamnesi patologica prossima: intenso dolore toracico pleurico localizzato a destra che si accompagna a dispnea. Anamnesi patologica remota: la settimana precedente la donna è stata sottoposta ad un intervento di colecistectomia laparoscopica, durante il quale si è verificata la rottura iatrogena della colecisti, durante la mobilizzazione. Esame obiettivo: la paziente presenta una temperatura corporea di 38.4°C, F.C. di 94 bpm e F.R. di 23 atti/min. Il margine costale destro si presenta dolente alla palpazione e ottuso alla percussione e si osserva una ridotta espansione dell’emitorace destro. Esami strumentali: i medici decidono di sottoporre la paziente ad un RX del torace. Quale è la diagnosi?

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La risposta corretta è la E.
Per ascesso si intende la presenza di essudato purulento che può localizzarsi in qualsiasi parte del corpo come complicanza di traumi, infezioni, interventi chirurgici o perforazione di un organo con disseminazione del suo contenuto. Gli ascessi si possono classificare in base alla loro localizzazione, nella cavità addominale, per esempio, è possibile riscontrare ascessi retroperitoneali, subfrenici (quando localizzati al di sotto del diaframma) o ascessi meso-addominali, se localizzati nella parte centrale dell’addome.
La localizzazione dell’ascesso influenza la clinica anche se nella maggior parte dei casi si tratta di una patologia che si presenta con febbre, dolore addominale piĂš acuto in prossimitĂ  dell’ascesso, nausea, vomito, diarrea, malessere generale e anoressia.  
Nel caso di ascessi subfrenici, ai sintomi generali si associano anche dolore toracico irradiato alla spalla omolaterale (segno di Kehr dovuto all’irritazione del nervo frenico in sede sottodiaframmatica), tosse e dispnea con rantoli e ronchi all’obiettività polmonare.
Nel sospetto di ascesso subfrenico si esegue, in prima istanza, una radiografia del torace che mostra un opacamento nella sede dell’ascesso con livelli idroaerei nel suo contesto associato ad un sollevamento permanete della cupola del diaframma, con limitazione della sua mobilità.
 
La risposta A non è corretta.
Con il termine di atelettasia si vuole intendere la perdita di volume polmonare dovuta al collasso del tessuto polmonare. Può essere classificata in base al meccanismo fisiopatologico (ad es. atelettasia compressiva), alla quantità di polmone coinvolto (ad esempio, atelettasia lobare, segmentaria o subsegmentale) o alla posizione dell’atelettasia stessa.
Clinicamente può essere asintomatico od essere caratterizzata da dispnea, tosse, bassa saturazione di ossigeno, fino alla cianosi nei casi piÚ gravi. Radiologicamente si caratterizza per la presenza di segni diretti ed indiretti:
I segni diretti includono una maggiore opacizzazione del lobo senz'aria e lo spostamento delle scissure polmonari;
I segni indiretti includono, invece: lo spostamento delle strutture ilari verso il lato del collasso, il restringimento degli spazi intercostali ipsilaterali, l’elevazione dell'emidiaframma omolaterale, iperinflazione compensativa ce determina ipertrasparenza del polmone aerato restante e oscuramento con perdita della silhouette delle strutture adiacenti al polmone collassato (ad es., diaframma e bordi del cuore).
Le risposte B e D non sono corrette.
L' aspirazione è un evento comune in individui sani e di solito si risolve senza sequele rilevabili; le sequele polmonari dipendono dal volume, dal contenuto dell'inoculo e dei meccanismi di difesa dell'ospite. La polmonite da aspirazione si riferisce alle conseguenze polmonari derivanti da questo ingresso anormale di liquidi, sostanze esogene particolate o secrezioni endogene nelle vie aeree inferiori.
La presenza di infiltrato sulla radiografia del torace è considerata il gold standard per la diagnosi di polmonite; l'aspetto radiografico della polmonite può comprendere il consolidamento lobare, la presenza di infiltrati interstiziali o la cavitazione. Tuttavia, la valutazione clinica deve supportare la diagnosi di polmonite in un paziente con una radiografia del torace anomalo, altrimenti bisognerà eseguire una TAC del torace e considerare altre cause che possano spiegare le anomalie radiografiche, come tumori maligni, emorragia, edema polmonare, embolia polmonare ed infiammazione secondaria a cause non infettive.
La risposta C non è corretta.
Con il termine di pneumotorace si vuole intendere la presenza di gas all'interno dello spazio pleurico. Le sue manifestazioni cliniche sono ampiamente variabili: piccoli pneumotoraci possono essere asintomatici e autolimitati, mentre grandi pneumotoraci possono causare ipoventilazione, ipossiemia e instabilità emodinamica e, se non vengono prontamente trattati, è possibile che progrediscano verso l'arresto cardiaco e la morte.
Le modalitĂ  di imaging di prima linea utilizzate per identificare uno pneumotorace sono la radiografia del torace e la tomografia computerizzata.
All’RX del torace, lo pneumotorace appare come un’area di ipertrasparenza dovuta all’accumulo di aria in cui nessun vaso polmonare è visibile oltre la linea che identifica la pleura viscerale.

2 di 3 Domande

Un uomo di 67 anni affetto da osteoartrite si reca presso lo studio del Dott. Prisco, proprio medico curante, lamentando un dolore a livello della prima articolazione metatarso-falangea. L’uomo soffre anche di ipertensione e si sottopone a terapia con bendroflumetiazide 5mg/die. All’esame obiettivo l’articolazione si presenta calda ed eritematosa e caratterizzata da una formazione nodosa. Viene eseguita una Rx, mostrata nell’immagine sottostante. Quale tra le seguenti opzioni rappresenta il miglior tratamento a lungo termine per questo paziente?

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La risposta corretta è la C.

L’Rx mostra degenerazioni a carattere erosivo della prima articolazione metatarso-falangea, con una rima articolare ben mantenuta associata ad una contestuale tumefazione dei tessuti molli. Questo quadro, insieme alla presentazione clinica del paziente, suggerisce che il paziente è affetto da gotta cronica tofacea, che generalmente è associata ad un danneggiamento renale o a una terapia diuretica a lungo termine. A livello cutaneo e a livello articolare si formano depositi di acido urico, che in alcuni casi possono causare ulcerazioni. Qualora la condizione sia associata ad un uso di farmaci diuretici, quest’ultimi vanno subito sostituiti.


3 di 3 Domande

Un uomo di 28 anni si reca presso lo studio medico della Dott.ssa Cesare, specialista in oculistica, in seguito ad un peggioramento della vista. Dall’anamnesi non emerge alcuna condizione medica degna di nota, ed essendo stato adottato l’anamnesi familiare è sconosciuta. Viene pertanto eseguita un’approfondita visita oculistica, e la retina del paziente si presenta come mostrato nella foto sottostante. Di quale disturbo visivo soffre probabilmente questo paziente?

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La risposta corretta è la D.

Nonostante molti pazienti con retinite pigmentosa manifestino i sintomi del disturbo visivo nella tarda infanzia, nella forma autosomica dominante della patologia le manifestazioni possono insorgere in età adulta, con un mantenimento dell’integrità del visus fino alla quinta decade. Tipicamente il sintomo d’esordio è la cecità notturna. La foto sovrastante mostra il tipico cambiamento della retina affetta da retinite pigmentosa, con accumuli dei pigmenti retinici a livello periferico.


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