La risposta corretta è la D
Come suggerito dalla foto, la signora Anna presenta un melanoma, un tumore cutaneo che ha origine dai melanociti presenti in una zona pigmentata. Possiamo ritrovarlo, dunque a livello della pelle, delle mucose, degli occhi o del SNC.
Il melanoma cutaneo si manifesta soprattutto attorno ai 45-50 anni e la cui incidenza è in aumento nella popolazione generale. In Italia, si hanno circa 13 casi ogni 100.000 persone.
I melanomi si presentano più comunemente in corrispondenza della schiena negli uomini e sulle natiche e sulle gambe nelle donne.
Tra i diversi fattori di rischio per l’insorgenza del melanoma ricordiamo:
– fototipi con occhi e capelli chiari,
– anamnesi familiare e personale positiva per melanoma,
– anamnesi positiva per tumore cutaneo diverso da melanoma,
– presenza di numerosi nevi melanocitici (>100),
– presenza di nevi melanocitici clinicamente atipici,
– presenza di un nevo melanocitico congenito gigante,
– sindrome del nevo displastico,
– storia di prolungata esposizione nel corso del tempo al sole con scottature,
– abbronzatura secondaria all’esposizione ai raggi ultravioletti A (UVA) o a trattamenti con psoraleni più UVA (PUVA),
– immunodepressione.
E’ stato visto che un terzo dei melanomi si sviluppa a partire da nevi pigmentati, mentre nei restanti due terzi dei casi il tumore trae origine dai melanociti della cute sana.
I segni di trasformazione maligna comprendono:
– modificazioni nella dimensione,
– mutamenti nel colore, sia a livello intra che peri lesionale,
– trasformazione delle caratteristiche di superficie o della consistenza della lesione,
– alterazioni nella forma, con presenza di bordi irregolari o sfumati,
– comparsa di segni di flogosi nella cute circostante, con eventuale emorragia lesionale, ulcerazione, dolore o prurito.
Per il riconoscimento del melanoma possiamo utilizzare il criterio ABCDE (questo sistema non è utile però per determinare la prognosi):
– Asimmetria nella forma,
– Bordi irregolari e indistinti,
– Colore variabile (ovvero con sfumature diverse all’interno del neo stesso),
– Dimensioni (in passato venivano considerati a rischio i nevi sopra i 6 mm di diametro)
– Evoluzione (quando, nell’arco di poche settimane o mesi si verificano modificazioni nella forma, nel colore, nelle dimensioni del nevo, quando la lesione cutanea diviene rilevata e palpabile)
Esistono 4 tipi principali di melanoma: melanoma a diffusione superficiale (rappresenta circa il 70% dei melanomi, essendo il più comune), melanoma nodulare (il più aggressivo, rappresenta il 10-15% dei melanomi), lentigo maligna, melanoma acrale-lentigginoso.
La diagnosi è eseguita mediante biopsia escissionale per la maggior parte delle lesioni.
I marker tumorali non vanno usati come metodica primaria per la diagnosi, ma come conferma diagnostica, oppure per monitorare una possibile recidiva tumorale e verificare la risposta alla terapia. Il dermatologo, nel nostro caso, ha richiesto l’immunoistochimica per S-100: si tratta di un marker tumorale, usato nella diagnosi dei melanomi, tumori neuronali e astrocitomi.
Una volta stabilita la severità del comportamento biologico di un melanoma, verranno presi in considerazione tutti i fattori presenti nella lista di risposte; tuttavia, il fattore prognostico più importante rimane lo “spessore di Breslow”, correlato alla prognosi della malattia: è il fattore prognostico più significativo e misura la profondità dell’invasione melanocitica a partire dalla zona più superficiale, ovvero dallo strato granuloso (tuttavia, se la lesione fosse ulcerata, dal fondo dell’ulcerazione fino al punto di infiltrazione massima).
I melanomi in situ o i melanomi con una profondità di invasione inferiore ad 1 mm, infatti, hanno una prognosi eccellente in seguito a rimozione chirurgica, con un rischio di metastasi linfonodali e a distanza che aumenta all’aumentare della profondità di invasione: se il melanoma infatti invade il derma può dare metastasi e in questo caso la prognosi è infausta (la prognosi pertanto dipende dalla profondità dell’invasione dermica).
La risposta A non è corretta
Il più importante fattore prognostico è rappresentato dallo spessore del tumore.
La presenza o meno di ulcerazione è un parametro usato per cambiare la classificazione di un melanoma di una data profondità. Nonostante questo cambiamento incida sulla prognosi, non è così importante come la profondità dell’invasione del melanoma.
Le risposte B ed E non sono corrette.
Il grado di atipia melanocitica e la presenza di infiltrato infiammatorio associate ad un melanoma non vengono comunemente usati nella stadiazione di un melanoma. Si tratta sicuramente di caratteristiche negative e, se presenti allo stadio I di malattia, possono essere degli elementi per richiedere esami ulteriori utili ai fini della stadiazione, come la biopsia dei linfonodi sentinella o l’esecuzione di una PET-TC.
La risposta C non è corretta.
La biopsia del linfonodo sentinella è tipicamente usata per melanomi con una profondità di invasione >1mm. Questa procedura può dare alcune informazioni prognostiche aggiuntive, quando correlata alla profondità di invasione, ma di per se non impatta così significativamente sulla prognosi come la profondità dell’invasione neoplastica.