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1 di 3 Domande

Antonello, studente universitario, viene accompagnato presso il PS del Policlinico di Bari, dopo essere stato coinvolto in una rissa in discoteca. Anamnesi patologica prossima: riferisce di aver ricevuto un pugno nell'occhio sinistro ed in seguito ha perso conoscenza per qualche minuto, per poi riprendersi spontaneamente. Lamenta dolore acuto nell'area dell'occhio in cui ha subito il colpo e presenta una notevole tumefazione dei tessuti molli periorbitali.
Anamnesi patologica remota: negativa per patologie rilevanti. Esame obiettivo: i parametri vitali sono nella norma. Il riflesso fotomotore è intatto così come l'acuità visiva. Esami di laboratorio-strumentali: Viene eseguita una TC da cui si ottiene l'immagine riportata di seguito. Quale tra le seguenti è la complicanza più probabile derivante da questa lesione?

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La risposta corretta è la C.

Questo paziente presenta una frattura del piano orbitale di tipo blow-out (a scoppio). La diagnosi può essere formulata grazie all’imaging ottenuto dalla TC del maxillo facciale, dalla quale si evidenzia un difetto del piano orbitale e una raccolta di sangue nel seno mascellare sottostante. Il trattamento gold-standard per questo tipo di lesioni traumatiche è di tipo conservativo a meno che non vi sia un coinvolgimento del muscolo retto inferiore che si manifesta con diplopia e limitazioni del movimento oculare. Poiché il nervo mascellare V2 attraversa la fessura orbitaria inferiore è possibile che il paziente riferisca intorpidimento della guancia anteriore e dei denti.

 

La risposta A non è corretta.

Le fratture del piano orbitale di tipo blow-out possono conseguire in un incarceramento del muscolo retto inferiore e non del muscolo retto laterale.

 

La risposta B non è corretta.

Il trisma si può verificare in presenza di una frattura zigomatica che danneggia il muscolo temporale sottostante, che trova inserzione sul processo coronoideo mandibolare.

 

La risposta D non è corretta.

Le parestesie dei denti mandibolari anteriori si verificano in seguito a lesioni che coinvolgono il nervo alveolare inferiore in caso di traumi mandibolari.

 

La risposta E non è corretta.

La cecità può insorgere come conseguenza di un danno al canale ottico, che non è tipicamente coinvolto nelle fratture del piano orbitale.


2 di 3 Domande

La signora Adeli, un’anziana signora in pensione, si reca dal proprio medico curante, la Dott.ssa Celi, a causa di un forte dolore alle dita. Anamnesi patologica prossima: forte dolenzia alle dita della mano. La figlia riferisce che la mamma ha seri problemi con le articolazioni da molto tempo, ma non si è mai sottoposta ad una visita medica. La paziente riferisce che nelle ultime settimane le sue dita sono diventate più gonfie e doloranti e l’anno scorso aveva manifestato una sintomatologia simile alle dita dei piedi, per la quale le fu consigliata una terapia antinfiammatoria risultata inefficace. Anamnesi patologica remota: positiva per ipertensione, ipotiroidismo e demenza precoce da Alzheimer.
Esame obiettivo: I segni vitali sono normali. I reperti dell'esame obiettivo delle mani sono mostrati nell'immagine al di sotto. Qual è la diagnosi più probabile in questo paziente?

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La risposta corretta è la D.

La paziente nel caso in questione, presenta multiple nodulazioni biancastre alle mani e una storia di artrite dolorosa alle dita e ai piedi, la diagnosi più probabile è la gotta. La gotta consiste nella precipitazione di cristalli di urato monosodico nelle articolazioni. Epidemiologicamente, la gotta è più frequente negli uomini che nelle donne. Generalmente, si sviluppa durante la mezza età negli uomini e dopo la menopausa nelle donne. L’attacco iniziale di artrite acuta è generalmente monoarticolare e spesso interessa la prima articolazione metatarso-falangea. Nella gotta tipica cronica, i cristalli di urato possono depositarsi a livello cutaneo, con conseguente formazione di tumefazioni dure, di colore biancastro, chiamate tofi. I sintomi comprendono dolore acuto, dolorabilità, calore, arrossamento e tumefazione. La diagnosi richiede l’identificazione dei cristalli nel liquido sinoviale. Un livello elevato di acido urico sierico non è specifico per la diagnosi, ma può contribuire alla diagnosi.

La risposta A non è corretta.

L’artrite reumatoide è una malattia cronica sistemica autoimmune che coinvolge principalmente le articolazioni, in particolare le articolazioni periferiche (per esempio le articolazioni dei polsi e le metacarpo-falangee) che sono infiammate simmetricamente, con conseguente progressiva distruzione delle strutture articolari; in genere tale quadro si associa alla presenza di sintomi sistemici.

Benché l’artrite reumatoide implichi reazioni autoimmuni, la causa d’origine precisa è sconosciuta.

I noduli reumatoidi sottocutanei non sono abitualmente un segno precoce, ma si sviluppano tardivamente, in una percentuale di pazienti che arriva fino al 30%, generalmente nelle sedi di pressione e di irritazione cronica (la superficie estensoria dell’avambraccio ed a livello delle articolazioni metacarpo-falangee).

I noduli reumatoidi sono duri, color carne e non mutilanti.

 

La risposta B non è corretta.

L’artrite psoriasica è un’artrite infiammatoria cronica che compare nel 5–40% dei pazienti con psoriasi.

L’artrite psoriasica può presentarsi come artrite dell’articolazione interfalangea distale, oligoartrite asimmetrica, poliartrite simmetrica, spondiloartropatia o artrite severa mutilante.

La maggior parte dei pazienti ha diagnosi accertata di psoriasi e sono comuni anche manifestazioni cutanee e degli annessi (es. alterazioni delle unghie).

La prevalenza è aumentata nei pazienti con AIDS.

Il rischio di un certo coinvolgimento è aumentato in pazienti con HLA-B27 o altri alleli specifici.

L’eziologia e la fisiopatologia sono sconosciute.

 

La risposta C non è corretta.

La signora Adeli mostra multipli tofi a livello di diversi spazi articolari, manifestazione suggestiva per gotta.

L’osteoartrite, invece, può determinare la formazione dei noduli di Heberden e Bouchard, che sono noduli ossei duri rispettivamente delle articolazioni interfalangee distali e prossimali.

 

La risposta E non è corretta.

I condrosarcomi sono tumori maligni della cartilagine.

I condrosarcomi tendono ad interessare prevalentemente soggetti fra i 50-60 anni.

Più comunemente colpiscono il bacino, il femore o l’omero prossimale, la scapola, ma possono svilupparsi in qualsiasi segmento di qualsiasi osso ed invadere i tessuti molli circostanti.

Di solito non sono multifocali e bilaterali, come invece si evidenzia nella foto presentata della signora Adeli.

 

 

 


3 di 3 Domande

Un componente della membrana plasmatica, indicato dalla freccia in figura, conferisce alla struttura della membrana rigidità e stabilità.
Di quale molecola si tratta?

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La cellula è l’unità fondamentale di ogni organismo vivente ed è la più piccola unità biologica. Distinguiamo due tipi di cellule: le cellule procariote e le cellule eucariote. In qualsiasi cellula evidenziamo alcune strutture indispensabili quali: la membrana cellulare o plasmatica (esterna), il citoplasma e l’acido nucleico. La membrana cellulare delimita il citoplasma nel quale, a sua volta, è immerso l’acido nucleico. Ciò che distingue le cellule eucariote da quelle procariote è la presenza della cosiddetta membrana nucleare, la quale isola l’acido nucleico dal citoplama circostante e dagli altri organuli presenti in esso .

La cellula è un sistema complesso ma organizzato, distinto ma allo stesso tempo integrato con l’ambiente circostante. La struttura che permette questo importante stato di equilibrio dinamico è la membrana cellulare (o plasmalemma, o citomembrana). La membrana plasmatica è un sottile rivestimento, con spessore di 5-10 nm (50-100 Å), costituita fondamentalmente da un doppio strato fosfolipidico. I fosfolipidi sono una classe eterogenea di molecole, composte da una testa polare (idrofila), in cui è contenuto il gruppo fosfato, e da due code apolari (idrofobiche) a componente lipidica. Per queste caratteristiche sono dette molecole “anfipatiche” e, quando collocate in ambiente acquoso, tendono a disporsi formando, appunto, un doppio strato, con le teste polari rivolte verso l’esterno (a contatto con l’acqua) e le code apolari rivolte verso l’interno. Tra le molecole di fosfolipidi che modellano la membrana, sono collocati altri componenti quali colesterolo e proteine. Il colesterolo svolge un ruolo molto importante in relazione alla sua concentrazione: aumenta la stabilità e la flessibilità  della membrana ma allo stesso tempo ne mantiene la fluidità. Per fluidità  si intende la capacità dei vari costituenti di spostarsi nel bilayer lipidico, creando così diverse configurazioni. Questa caratteristica, conferita soprattutto dal colesterolo, permette di definire questo modello a “mosaico fluido” (risposta corretta C). Infine, abbiamo le proteine di membrana che, oltre ad avere un ruolo strutturale, svolgono varie funzioni come trasporto, recettività e funzione enzimatica.

La vitamina B, il glucosio e l’alanina invece non fanno parte delle componenti strutturali della membrana cellulare (risposte A,B, D errate).


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