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1 di 3 Domande

Il signor Fipi, un uomo di 53 anni, si reca dal medico di famiglia, il Dott. Setti, lamentando la comparsa di dolore alla caviglia, dopo aver ricevuto un colpo accidentale nella parte inferiore della gamba, durante una partita di rugby. Cosa si può osservare nell'RX?

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La risposta corretta è la D.
Nell’immagine radiografica si osserva la frattura scomposta del malleolo laterale. Il malleolo laterale, o esterno, è quella prominenza ossea visibile sul lato esterno di entrambe le  caviglie, appartenente al perone, l’osso lungo più sottile che costituisce lo scheletro della gamba (allo stesso modo, nel lato interno della caviglia troviamo il malleolo interno o tibiale). Entrambi i malleoli si articolano con un osso del tarso, il talo, permettendo l’articolazione della caviglia. La causa più frequente di frattura del malleolo è la distorsione della caviglia, con meccanismo di tipo rotazionale, solitamente per un trauma a bassa energia,  ad esempio provocato da una caduta o da un salto. Il trattamento della frattura del malleolo laterale dipende dal tipo di frattura: se composta o minimamente scomposta, il trattamento può essere incruento, con impiego di un tutore e la successiva rieducazione funzionale precoce; se si tratta di una fratture scomposta o instabile, il trattamento di scelta è quello cruento, con riduzione anatomica e stabilizzazione chirurgica.
Le risposte A, B, C ed E non sono corrette.
La nostra immagine radiografica mostra la frattura del malleolo laterale e non di altre ossa.

2 di 3 Domande

La Sig.a Laurenti, una donna di 40 anni, si reca presso il proprio medico curante, il Dott. Bonolis, lamentando dolore alla mano destra in seguito ad una caduta. Il Dott. Bonolis le prescrive un Rx della mano destra. Quale è la diagnosi?

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La risposta corretta è la A.
Dalla radiografia mostrata si può apprezzare una linea iperdiafana da frattura scoposta in corrispondenza dell’estremo distale del quinto osso metacarpale.
La risposta B non è corretta.
L’osteomielite è un processo pseudotumorale dell’osso di tipo infiammatorio, legato ad un evento infettivo. Nella maggior parte dei casi si ha una localizzazione elettiva alle ossa lunghe (femore, tibia, omero, radio); la sede è quella metafisaria per l’iperemia e la stasi sanguigna fisiologiche in relazione all’accrescimento osseo. Se l’infezione non viene dominata nella fase iniziale gli ascessi purulenti tendono ad espandersi e a confluire determinando la necrosi di zone più o meno ampie di spongiosa o corticale con la formazione dei sequestri ossei. Da un punto di vista clinico l’osteomielite è caratterizzata da intenso dolore accompagnato da febbre ed impotenza funzionale dell’arto che nella fase cronica può avere remissione completa. L’esame radiografico rappresenta l’indagine di prima istanza per la valutazione radiologica di osteomielite: nella fase acuta i primi segni radiografici compaiono dopo una fase di latenza di circa 10 giorni – 3 settimane e consistono in: osteoporosi ed osteolisi a “tarlatura” metafisaria, reazione del periostio di tipo lamellare e tumefazione dei tessuti molli adiacenti; in fase subacuta le osteolisi si espandono e confluiscono con la comparsa nel loro contesto di zone di necrosi (fase osteonecrotica). Si ha quindi progressiva demarcazione delle zone necrotiche dall’osso sano circostante per la demolizione osteoclastica lungo la superficie di confine, con la formazione dei “sequestri ossei” (fase di sequestrazione); i sequestri appaiono intensamente radiopachi e quindi risaltano sull’osteoporosi circostante . La corticale appare erosa e le lamelle reattive sottoperiostee tendono ad addensarsi. Può essere presente il triangolo di Codman. Nella fase di cronicizzazione le osteolisi vengono ad essere circoscritte in modo sempre più netto da fenomeni di iperostosi reattiva con la formazione della “cassa da morto” o “sarcofago”. Queste casse possono presentare dei tramiti con i tessuti molli attraverso i quali si può avere fistolizzazione all’esterno con risoluzione del processo. I fenomeni di osteoproduzione riguardano anche la compatta sia verso l’esterno (periostosi) che verso l’interno (endostosi) fino a quadri di completa eburneizzazione e scomparsa del canale midollare. Bisogna sempre ricordare che, come detto, le radiografie possono essere normali o avere solo risultati aspecifici e sfumati nelle prime fasi dell'infezione.
La risposta C non è corretta.
L’osteoartrite, o più comunemente, artrosi è una patologia articolare, si apprezzerebbe con riduzione dello spazio articolare interposto fra le due articolazione con sclerosi delle rime articolari frapposte e nei casi più avanzati cavità geodiche e deformità dei profili ossei.
Le risposte D ed E non sono corrette.
Non ci sono alterazioni ossee a carico delle restanti porzioni esaminate.

3 di 3 Domande

La signora Grimaldo, una donna di 34 anni, viene portata in ambulanza presso il P.S. del policlinico Umberto I di Roma. Anamnesi patologica prossima:  dolore epigastrico ad insorgenza acuta e vomito. Esami strumentali: viene sottoposta ad una TC dell’addome. Quale patologia è diagnosticabile mediante questa TC?

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La risposta corretta è la C.
La pancreatite acuta è un processo infiammatorio acuto del pancreas caratterizzata da dolore addominale e livelli elevati di enzimi pancreatici.
I calcoli biliari (compresa la microlitiasi) sono la causa più comune di pancreatite acuta: il meccanismo con cui il passaggio dei calcoli biliari induce pancreatite è sconosciuto. Due fattori sono stati suggeriti come possibile evento scatenante nella pancreatite da calcoli biliari: reflusso della bile nel dotto pancreatico a causa di un'ostruzione transitoria dell'ampolla durante il passaggio dei calcoli biliari, od ostruzione all'ampolla secondaria al calcolo o all’edema risultante dal passaggio del calcolo stesso.
Clinicamente si manifesta nella maggior parte dei casi con dolore addominale epigastrico persistente e grave con esordio acuto che in alcuni pazienti può localizzarsi nel quadrante superiore destro o, raramente, può essere confinato sul lato sinistro.
Nei pazienti con pancreatite biliare, il dolore è ben localizzato e l'insorgenza è rapida, raggiungendo la massima intensità tra 10 e 20 minuti. Al contrario, nei pazienti con pancreatite dovuta a cause ereditarie, metaboliche o all'alcol, l'inizio del dolore può essere meno brusco scarsamente localizzato. In circa il 50% dei pazienti, il dolore si irradia alla schiena, persiste per diverse ore o giorni e il paziente può trovarne un leggero giovamento se si siede o si piega in avanti.
Circa il 90% dei pazienti ha associati nausea e vomito che possono persistere anche per diverse ore.
I pazienti con pancreatite acuta grave possono presentare dispnea a causa dell'infiammazione diaframmatica secondaria a pancreatite, versamento pleurico o sindrome da distress respiratorio.
La diagnosi si basa sulla clinica, l’esame fisico, le indagini di laboratorio, che mostrano nella maggior parte dei pazienti un aumento di lipasi e amilasi, e metodiche di imaging di cui la TAC è il gold standard.
I risultati della scansione della tomografia computerizzata addominale con mezzo di contrasto, nel caso di una pancreatite edematosa interstiziale acuta comprendono l'ingrandimento focale o diffuso del pancreas con aumento eterogeneo con contrasto endovenoso mentre la necrosi del tessuto pancreatico, pancreatite necrotica, è riconosciuta come mancanza di enhancement dopo somministrazione di contrasto endovenoso.
Se eseguita tre o più giorni dopo l'inizio del dolore addominale, la TAC con mezzo di contrasto può stabilire in modo affidabile la presenza e l'estensione della necrosi pancreatica insieme alle complicanze locali che ne possono derivare.
Occasionalmente si potrebbe anche osservare un calcolo biliare che consentirebbe di definire l’esatta eziologia della pancreatite acuta.

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