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1 di 3 Domande

Marco, un ragazzo di 21 anni, si reca presso il P.S. dell’ospedale San Raffaele di Milano, in seguito ad un disturbo oculare. Anamnesi patologica prossima: comparsa di un emorragia sottocongiuntivale a carico dell’occhio sinistro. Il paziente lamenta anche rinorrea e tosse non produttiva, in assenza, tuttavia, di dolore oculare o secrezioni oculari.Inoltre non presenta ecchimosi associate, dolore osseo a livello dell’orbita o dolore durante i movimenti extraoculari dell’occhio. Esame obiettivo: il ragazzo ha una vista normale, i movimenti extraoculari sono intatti e la pressione intraoculare (IOP) è di 12.  Nell’immagine sottostante è mostrata la foto del suo occhio. Quale è la scelta più appropriata da mettere in atto?

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La Risposta corretta e' la D
Dal caso clinico e dall’immagine presentata, si può notare come il paziente abbia un emorragia sottocongiuntivale, una condizione solitamente benigna determinata da uno stravaso di sangue al di sotto della congiuntiva, che si verifica come conseguenza di un trauma locale anche di scarsa entità, di un colpo di vento, da aumenti della pressione determinati ad esempio da colpi di tosse o starnuti, anche se talvolta può essere la spia di picchi ipertensivi arteriosi o coagulopatie. Anche se tale manifestazione tende ad allarmare il paziente, dopo aver escluso cause maggiori (picchi ipertensivi e/o coagulopatie) si può considerare l’evenienza come una manifestazione episodica che tenderà a riassorbirsi spontaneamente bel giro di alcuni giorni o settimane a seconda dell’entità dello stravaso ematico: pertanto l'osservazione è il miglior trattamento possibile da attuare e pertanto si può rassicurare il paziente sulla innocuità della manifestazione e della sua tendenza alla risoluzione spontanea nel giro di pochi giorni. Come detto non è necessaria alcuna terapia (Risposte C ed E sono errate): talvolta si possono fare degli impacchi di acqua fredda o utilizzare colliri a base di eparina per accelerare un pochino il riassorbimento, anche se non tutti sono d’accordo sul loro utilizzo e a loro reale efficacia. Sicuramente gli antibiotici non sono necessari dato che tale condizione non presenta un’eziologia infettiva, né rappresenta una emergenza oftalmica (Risposta A errata); inoltre innalzare la testa del paziente non serve a nulla visto che non limiterà l’emorragia locale sottocongiuntivale in atto (Risposta B errata).

2 di 3 Domande

Mario, un ragazzo di 18 anni, si reca presso il pronto soccorso del Policlinico Cardarelli di Napoli per un disturbo all’arto inferiore di destra. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore e gonfiore a livello gamba destra, entrambi insorti dopo aver fatto una nuotata in spiaggia. Il ragazzo riferisce che stava nuotando in mare, quando ha sentito un dolore puntorio acuto alla gamba destra.  Esame obiettivo: il Dott. Torni, medico di guardia di turno, non riscontra alterazioni grossolane della gamba e alla palpazione rileva una normale pulsazione a livello dell’arteria dorsale del piede e dell’arteria tibiale posteriore.La regione del cavo popliteo si presenta dolente alla palpazione e all’ispezione si osservano diverse lesioni puntate ed eritematose, come osservabile nell’immagine sottostante, determinate verosimilmente da un riccio di mare.  Quale dei seguenti è il trattamento più appropriato per questo paziente?

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La Risposta corretta e' la D
Il paziente in questione, molto probabilmente, si è imbattuto in un riccio di mare che gli ha causato le diverse lesioni puntate ed eritematose e ha reso la zona dolente alla palpazione. L’aceto è ottimo in questo caso in quanto è sia un lieve lenitivo per il dolore, sia perché è l’unica sostanza in grado di sciogliere le spine. L’acqua fresca viene utilizzata sulle punture di medusa e di tracina (Risposta C errata), il dentifricio sulle scottature (Risposta B errata), mentre il lavavetri non ha nessuna particolare applicazione cutanea anche perché contiene sostanze chimiche che potrebbero irritare (Risposta A errata).
Aggiornato al 24/03/21.​​​​​​​

3 di 3 Domande

Il signor Brettasi, un uomo di 50 anni, viene portato in ambulanza presso il P.S. del policlinico Umberto I di Roma, dove viene affidato alle cure del Dott. Aliggi, medico di guardia di turno. L’uomo lamenta dolore a livello epigastrico, insorto improvvisamente e che si irradia alla schiena. Descrive il dolore come costante e associato a nausea e vomito. Inoltre la sintomatologia dolorosa tende a migliorare leggermente se il paziente si inclina in avanti.  Anamnesi fisiologica: l’uomo è un soggetto fumatore, abituato a fumare circa 20 pacchi di sigarette all’anno, e per più di 5 anni ha bevuto sei lattine di birra al giorno.  Esame obiettivo: presenta una P.A. di 150/80 mm Hg, F.C. di 98 bpm, temperatura corporea di 37.8°, e F.R. di 18 atti/min. Durante la visita del Dott. Aliggi, la regione epigastrica si presenta dolente alla palpazione.  Esami strumentali-laboratoristici: viene effettuata una RX del torace che rivela un piccolo versamento pleurico localizzato a sinistra. Gli esami di laboratorio mostrano WBC di 12,000/μL, ematocrito del 39%, glicemia di 225 mg/dL, AST e ALT entro i limiti della norma, fosfatasi alcalina di 96 U/L, e lipasi di 520 U/L. Il paziente effettua anche una TAC, mostrata nell’mmagine sottostante. Quale è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la A.
La pancreatite acuta è un processo infiammatorio acuto del pancreas che deve essere sospettato nei pazienti che lamentano dolore addominale acuto nel quadrante addominale superiore insieme a prove biochimiche e radiologiche che possano supportarne la diagnosi.
Clinicamente, la maggior parte dei pazienti lamenta una storia di dolore addominale epigastrico persistente e grave ad insorgenza acuta, definito “a barra”; nei pazienti con pancreatite biliare il dolore è ben localizzato, la sua insorgenza è rapida e raggiunge la massima intensità in 10, 20 minuti. Al contrario, nei pazienti con pancreatite dovuta a cause ereditarie, metaboliche o all'alcol, l'inizio del dolore può essere meno brusco ed esso può essere scarsamente localizzato. In circa il 50% dei pazienti, inoltre, il dolore si irradia alla schiena ed è tipicamente definito “a cintura”. La sintomatologia può persistere per diverse ore o giorni e può essere parzialmente alleviato quando il paziente si siede con il busto piegato in avanti.
I pazienti con pancreatite acuta grave, inoltre, possono presentare dispnea a causa dell'infiammazione diaframmatica secondaria a pancreatite, versamento pleurico e sindrome da distress respiratorio dell'adulto.
I riscontri fisici variano a seconda della gravità della pancreatite acuta. Nei pazienti con pancreatite acuta lieve l'epigastrio può essere minimamente teso alla palpazione. Al contrario, nei pazienti con pancreatite grave, può esservi una significativa sensibilità alla palpazione nell'epigastrio o più diffusamente nell'addome. I pazienti con pancreatite grave possono avere febbre, tachipnea, ipossiemia, ipotensione e in alcuni casi è possibile osservare una macchia ecchimotica nella regione periombelicale (segno di Cullen) o lungo il fianco (segno Grey Turner), segni che sebbene non specifici, suggeriscono la presenza di sanguinamento retroperitoneale nel contesto di necrosi pancreatica.
Per la diagnosi ci si aiuta con gli esami di laboratorio: la lipasi sierica ha una sensibilità e specificità di circa l’80- 100%; l'innalzamento della lipasi si verifica prima e dura più a lungo rispetto all’aumento dell'amilasi ed è particolarmente utile nei pazienti che si presentano all’osservazione medica 24 ore dopo l'inizio del dolore. La lipasi sierica è anche più sensibile rispetto all'amilasi nei pazienti con pancreatite secondaria all'alcol. Anche il peptide attivatore del tripsinogeno è elevato nella pancreatite acuta; si tratta di un peptide che viene scisso dal tripsinogeno per produrre tripsina attiva e poiché l'attivazione della tripsina è probabilmente un evento precoce nella patogenesi della pancreatite acuta, esso può essere utile nelle fasi precoci della malattia e come predittore della sua gravità. Tuttavia, per effettuare una diagnosi di certezza sono imprescindibili le metodiche di imaging tra cui l’ecografia addominale e la TAC addome. I risultati della tomografia computerizzata addominale comprendono l'ingrandimento focale o diffuso del pancreas e, se presente necrosi, essa sarà riconosciuta come un’area di mancanza dell’enhancement dopo somministrazione di contrasto per via endovenosa.

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