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1 di 25 Domande

Uomo, 23 anni, viene esaminato nel reparto di cardiologia, dato che, durante il lavoro in un negozio di dischi, è collassato al suolo. Un passante riferisce che non riusciva a sentire il suo polso per qualche secondo, dopo essere caduto al suolo. Non ha nessun precedente di storia medica, anche se negli ultimi sei mesi è caduto a terra quattro o cinque volte. All’esame obiettivo si riscontrano: P.A. di 112/82, polso regolare di 67 bpm. I suoni del cuore sono normali. Il suo ECG è allegato. Quale trattamento sarebbe consigliato in questo paziente?

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La risposta corretta è la E.
Per il paziente del caso clinico, in base ai reperti clinico-anamnestici ed elettrocardiografici, sarebbe consigliato l’utilizzo dell’ICD (defibrillatore automatico impiantabile). Infatti, le alterazioni presenti all’ECG in V1 e V2 suggeriscono la diagnosi di sindrome di Brugada, caratterizzata da sopraslivellamento del tratto ST nelle derivazioni elettrocardiografiche precordiali destre (da V1 a V3), blocco di branca destra completo o incompleto, suscettibilità alla tachiaritmia ventricolare e alla morte improvvisa.

2 di 25 Domande

Un uomo di 54 anni, tabagista ma con anamnesi sostanzialmente muta, si presenta in Pronto Soccorso in seguito a una crisi epilettica generalizzata. Alla TC encefalo senza mezzo di contrasto si evidenziano lesioni cerebrali, interpretate dal neuro-radiologo come metastasi. Cosa indica l’asterisco?

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La risposta corretta è la C.
La TC del paziente del caso clinico mostra una formazione iper-densa, di verosimile natura metastatica, localizzata a livello frontale destro, circondata da un’ampia area di ipodensità (indicata con un asterisco), che si estende in direzione cranio-caudale e latero-mediale, in tutta l’area circostante la lesione, da riferire a edema vasogenico. In particolare, l’edema cerebrale viene fondamentalmente distinto in due tipi: edema citotossico e vasogenico. L’edema vasogenico è secondario al danno della barriera ematoencefalica, che porta ad un aumento regionale della permeabilità vascolare, con conseguente stravaso di liquido nello spazio extracellulare della sostanza bianca e successiva diffusione allo spazio extra-vascolare della sostanza grigia. La sua formazione si verifica nei pazienti con neoplasie cerebrali (primitive o metastatiche), ascessi cerebrali, oppure con trauma cranico.
All’opposto, il riassorbimento subependimale, edema interstiziale determinato dal passaggio di liquor dai ventricoli cerebrali all’interstizio peri-ventricolare, è causato solitamente da fenomeni ostruttivi del drenaggio liquorale (risposta A errata). L’edema citotossico, invece, è conseguente ad una lesione neuronale, che si presenta più precocemente da 0 a 6 ore dall’evento ischemico, soprattutto negli insulti cerebrali di origine vascolare. È di difficile riscontro alla TC, perché meglio evidenziabile alla RM (risposta B errata). Invece, alla TC senza m.d.c. le emorragie cerebrali si evidenziano nella fase acuta come aree iper-dense, circondate da un alone ipo-denso (risposta D errata).

3 di 25 Domande

La signora Tagasi, una donna di mezza età, si presenta dal suo medico curante, la Dott.ssa Nanni, per disturbi gastrointestinali; da un paio di giorni ha episodi di diarrea emorragica. Riferisce di aver goduto di buona salute fino a due giorni prima, quando aveva iniziato ad avvertire dolori addominali senza mai presentare febbre, brividi, sudorazioni notturne, nausea o vomito. Inoltre, afferma di sentirsi stanca durante il giorno da circa un paio di settimane e di aver perso circa 2 kg e mezzo nell’arco degli ultimi due settimane. L’esame delle feci ha mostrato la presenza di globuli bianchi, eritrociti e batteri gram negativi. La conta dei CD4+ è 203/mm³. Quale tra le cause sottostanti può essere alla base del quadro clinico presentato dalla paziente?














La risposta corretta è la C.

L’Escherichia coli è un batterio che appartiene alla famiglia degli enterobatteri, gram-negativo, asporigeno, mobile per ciglia peritriche, catalasi-positivo e ossidasi-negativo. Il fatto di essere un gram-negativo rende questa risposta l’unica possibile corretta.

I diversi ceppi possono essere classificati sulla base di tre principali antigeni di superficie: somatico (antigene O), flagellare (antigene H), capsulare (antigene K).

Nell’ambito della specie sono presenti diversi ceppi, dotati di fattori di virulenza e associati a ben definite patologie sia intestina che extra-intestinali:

  • E. Coli enterotossigeno, ETEC;
  • E. Coli enteroinvasivo, EIEC;
  • E. Coli enteropatogeno, EPEC;
  • E. Coli enteroaderente, EAEC;
  • E. Coli produttore di verotossine, VTEC;
  • E. Coli enteroemorragico, EHEC (ceppi enteroemorragici sono un sottogruppo dei VTEC).
  1. coli O157:H7 è stato descritto per la prima volta nel 1982 negli USA come causa nel corso di una indagine su focolai di diarrea emorragica, associati al consumo di hamburger in ristoranti appartenenti alla stessa catena di fast-food.

Dopo 3-4 giorni dall’ingestione del cibo contaminato, si hanno crampi addominali e solitamente dopo altri 1-2 giorni si ha diarrea emorragica senza febbre.

La patologia si risolve nel 95% dei casi, invece, nel 5% dei casi si può avere una SEU (questa patologia può esitare in morte, proteinuria, IRC o guarigione). Per la diagnosi è importante la coprocoltura e il test fecale rapido per la tossina Shiga.

La risposta A non è corretta.

La legionella è un batterio gram-. Esso si caratterizza per essere: aerobio, non sporigeno e generalmente mobile per la presenza di uno o due flagelli polari o subpolari.

La legionella appare di forma cocco-bacillare (non sono presenti in questo striscio, mostrato nel caso clinico).

Tra le varie specie quella più pericolosa è L. pneumophila.

Dal punto di vista clinico la legionellosi si manifesta solitamente con polmonite, febbre elevata, associata a sintomi gastrointestinali, malessere, mialgia, cefalea, tosse non produttiva, respiro affannoso e sintomi comuni ad altre forme di polmonite.

La diagnosi di E. Coli è dunque più appropriata.

Le risposte B e D non sono corrette.

Nel caso clinico si parla di un gram-negativo. Inoltre, l’immagine del caso mostra E. Coli. Infine, l’infezione da micobatterio della tubercolosi è poco probabile per pazienti con una conta CD4+ > 200/mm³.

La risposta E non è corretta.

Il sarcoma di Kaposi è una neoplasia a carico della pelle, organi e mucose, causato da una confezione da herpesvirus tipo 8 ed HIV, che scatenano una proliferazione di tipo vascolare, che porta alla formazione di papule e noduli cutanei. Stati di depressione del sistema immunitario (come in soggetti HIV positivi), aumentano considerevolmente la probabilità che si sviluppi, tanto che si verifica tipicamente nella pazienti con conta delle cellule CD4 <200/mm3.

Dal punto di vista clinico le lesioni cutanee si presentano come papule asintomatiche di colore rossastro, che confluiscono a formare placche o noduli con una cromia variabile. Le localizzazioni principali sono a livello del viso, cavo orale, delle estremità, del tronco e dei genitali, ma può anche essere coinvolto il tratto gastrointestinale ed il parenchima polmonare. 

La diagnosi di certezza si ottiene con la biopsia, anche se spesso viene posta solo sulla base del quadro clinico.   

Il sarcoma di Kaposi, AIDS-associato, risponde bene e regredisce, se viene impostata la terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART), perché la conta CD4+ migliora e la carica virale dell’HIV si riduce, mentre è opportuno intraprendere una chemioterapia sistemica o intralesionale nei casi più gravi o refrattari a tale trattamento.

Non è una scelta corretta per questo caso clinico, essendo presenti gram-negativi.


4 di 25 Domande

Un bambino di 2 anni e' portato dai genitori al PS per dolore addominale severo e vomito. La mamma riferisce che tre giorni prima ha incominciato a presentare febbre e congestione nasale. Il pediatra gli ha diagnosticato un’otite media dell’orecchio destro ed ha impostato una terapia con amoxicillina ed acido clavulanico, che il bambino sta assumendo. Il quadro clinico sembrava essere migliorato fino alla sera prima, quando ha iniziato improvvisamente a lamentare dolore addominale di tipo intermittente (ogni 20 minuti), sempre più intenso e di maggiore duratura con il trascorrere delle ore. Circa mezz’ora prima il bambino ha avuto un episodio di vomito non ematico e non biliare, seguito da un passaggio di feci mucosanguinolente. All’esplorazione rettale si apprezza presenza di muco e sangue. Viene sottoposto ad una RX addome (allegata). Quale tra le seguenti rappresenta la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.
Per il paziente del caso clinico, in base ai reperti clinico-anamnestici e alla RX, l’ipotesi diagnostica più probabile è rappresentata dallinvaginazione o dallintussuscezione intestinale. Dal punto di vista epidemiologico rappresenta una delle più comuni emergenze chirurgiche addominali nell’infanzia: infatti, si manifesta solitamente tra i 6 mesi ed i 3 anni di vita ed è la seconda causa più comune di ostruzione intestinale, dopo la stenosi pilorica. Nell’adulto, invece, è un evento raro. Per quanto riguarda i segni e sintomi iniziali, causa solitamente un’improvvisa insorgenza di coliche addominali ricorrenti con o senza vomito. Con il progredire della malattia, il dolore diviene continuo e il piccolo paziente appare letargico. In aggiunta, la compressione dei vasi mesenterici determina generalmente una serie di complicanze importanti, come ischemia, necrosi e occlusione intestinale, di conseguenza, è possibile riscontrare dolore addominale, distensione e vomito sanguinolento (nelle fasi iniziali) o biliare (nelle fasi tardive). Inoltre, può determinare emorragia della mucosa, che causa la comparsa di feci sanguinolente all’esplorazione rettale e l’evacuazione spontanea di feci “a gelatina di ribes”. Ancora, la stenosi ipertrofica del piloro, una ipertrofia della tonaca mucosa, può determinare un ostacolo quasi completo allo svuotamento gastrico. Si manifesta solitamente tra la terza e sesta settimana di vita. Inoltre, il vomito a getto (non biliare) è caratteristico e segue i pasti; il vomito può determinare alcalosi metabolica ipocloremica. Inoltre, i pazienti, dopo il vomito, desiderano alimentarsi nuovamente. In alcuni casi, è possibile riscontrare una massa pilorica simile ad un’oliva di 2-3 cm (durante la palpazione profonda in sede destra dell’epigastrio). Con il progredire della malattia il paziente non riesce ad aumentare il proprio peso corporeo e risulta disidratato (caratteristiche non presenti nel caso clinico) (risposta A errata).

5 di 25 Domande

Un anziano insegnante in pensione si reca presso il PS del Policlinico, lamentando dolore addominale localizzato in fossa iliaca sinistra. Inoltre, riferisce di aver avuto diversi episodi di diarrea nel corso dell’ultima settimana. La sua storia clinica è irrilevante per patologie degne di nota. All’esame obiettivo mostra un addome trattabile alla palpazione ed un aumento della temperatura corporea. Il conteggio dei globuli bianchi è di 24.000/mm³. Il paziente viene sottoposto ad una TC dell’addome, mostrata nell’immagine. Quale tra le seguenti rappresenta la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la E.

Per il paziente del caso clinico, in base ai reperti clinico-anamnestici e alla TC, l’ipotesi diagnostica più verosimile è rappresentata dalla diverticolite: infatti, la TC mostra numerosi diverticoli del sigma, con tenue addensamento del tessuto adiposo limitrofo come da condizione flogistica acuta in atto. Il colon è il tratto del canale digerente più predisposto alla formazione di diverticoli. In dettaglio, per diverticolosi si intende la formazione di diverticoli in assenza di complicanze; invece, per diverticolite si intende un processo infiammatorio a livello dei diverticoli, che può causare una serie di sintomi e segni: dolore addominale, diarrea o alternanza di stipsi-diarrea, nausea e vomito (meno frequentemente), peritonite, perforazione, fistola colo-vescicale, febbre e leucocitosi (la febbre è solitamente rilevabile in circa la metà dei pazienti; la leucocitosi è rilevabile in circa 4 pazienti su 5). Al contrario, alla TC non sono presenti segni riferibili ad angiodisplasia, con evidenza di malformazione artero-venosa (risposta A errata) e segni di cancro del colon-retto, che si mostrerebbe come un ispessimento parietale intestinale, a margini irregolari, con comportamento espansivo/infiltrativo e con enhancement dopo somministrazione di m.d.c. (risposta B errata). Così, il carcinoide, un tipo di tumore neuroendocrino (NET) che appartiene alla categoria degli Apudomi, che deriva dalle cellule enterocromaffini (o Kulchitsky), può colpire numerosissimi organi (in particolare, predilige appendice ed ileo); determina lesioni solitarie o multifocali, mucose o sottomucose, polipoidi o a placche di dimensioni solitamente inferiori a 2 cm con precoce enhancement arterioso alla TC (risposta C errata). Infine, sebbene il quadro clinico descritto potrebbe essere riconducibile ad una colite infettiva dal punto di vista sintomatologico, tuttavia, la TC mostra evidenti diverticoli, che risultano diagnostici (risposta D errata).


6 di 25 Domande

Mara, mamma di Andrea di 6 anni, porta il piccolo dal pediatra, la Dott.ssa Losi, per un problema dermatologico. La mamma afferma che il piccolo è stato agitato negli ultimi giorni ed ha iniziato a presentare una eruzione cutanea sul viso e sul busto; riferisce inoltre che lamenta mal di testa e pensa che forse possa avere la febbre. La Dott.ssa Losi visita il piccolo, ma il suo esame obiettivo è negativo e il bimbo non presenta febbre. L’eruzione cutanea si estende su tutto il corpo, ad eccezione del palmo delle mani e della pianta dei piedi. Di quale agente infettivo si tratta e quale complicanza può portare nei soggetti immunodepressi?

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La risposta corretta è la D.

Questo bambino presenta la quinta malattia o eritema infettivo, un’infezione acuta da parvovirus B19. Il nome deriva dalla posizione della provetta della piastra per microtitolazione, dove fu scoperto (colonna B, posizione 19). Il B19 è un piccolo virus, a singola elica di DNA, in cui il genoma contiene 3 geni importanti, che codificano proteine: VP1(proteina strutturale; la risposta immunitaria a questa proteina indica il termine della viremia), VP2 (proteina strutturale) e NSI (proteina non strutturale). La malattia inizialmente può manifestarsi con un quadro poco grave e aspecifico: lieve rialzo della temperatura e cefalea. Durante  l’infezione il B19 sviluppa una imponente viremia, successivamente una eruzione maculare o maculo-papulare, che si manifesta a livello delle guance (“malattia delle guance rosse o schiaffeggiate”) e poi si ha un’eruzione simmetrica che colpisce il tronco, le braccia e le gambe; solitamente, risparmia i palmi delle mani e le piante dei piedi. La diagnosi è clinica. Solitamente questa patologia si risolve spontaneamente senza alcun trattamento e si ha solo una lieve e temporanea soppressione della eritropoiesi. Tuttavia, nei bambini con emoglobinopatie o con anomalie dei GR o immunocompromessi, il virus può dare una grave anemia aplastica (in questi pazienti si potrebbero somministrare Ig EV).

La risposta A non è corretta.

La parotite è una malattia virale acuta, contagiosa, dovuta al virus della parotite (un paramyxovirus), che viene diffuso attraverso le goccioline di flugge o la saliva. Solitamente provoca una tumefazione dolorosa delle parotidi.

Vi possono essere anche delle complicanze: meningoencefalite, pancreatite, orchite e ooforite. L’infezione di solito conferisce immunità permanente.

La diagnosi è solitamente clinica. Esiste il vaccino per questa patologia. Il trattamento solitamente è di supporto.

La risposta B non è corretta.

Il linfoma di Burkitt (LB) è un linfoma a cellule B, che si riscontra principalmente nei bambini.

Possiamo distinguerne 3 forme: la forma endemica, correlata all’immunodeficienza e sporadica. Nella forma endemica abbiamo una stretta associazione con l’infezione da virus Epstein-Barr. Il linfoma di Burkitt non è dovuto al parvovirus B19.

La risposta C non è corretta.

La leucoencefalopatia multifocale progressiva è una malattia, causata dalla riattivazione del virus JC. Il virus JC, anche conosciuto come virus di John Cunningham, è un virus ubiquitario, che si contrae durante l’infanzia e rimane probabilmente latente in alcune sedi tipiche (reni, cellule mononucleate e SNC). Il virus si può riattivare in pazienti immunocompromessi (ad esempio, pazienti con HIV). Solitamente questa patologia determina il decesso entro un anno dalla diagnosi (il virus, infatti, causa demielinizzazione subacuta del sistema nervoso centrale, deficit neurologici multifocali e il decesso). Il B19 non causa questa patologia.

La risposta E non è corretta.

Il morbillo è un’infezione virale molto contagiosa e molto diffusa (infatti infetta circa 20 milioni di persone e provoca circa 200.000 decessi ogni anno prevalentemente fra i bambini). È una malattia umana, che si caratterizza per l’assenza di un serbatoio animale.

Per quanto riguarda la trasmissione, solitamente, si trasmette da una persona ad un’altra attraverso goccioline di grandi dimensioni, che vengono emesse con la tosse o attraverso piccole goccioline di aerosol. Una volta iniziata la desquamazione, questa patologia non è più contagiosa. Dal punto di vista clinico si caratterizza per un’eruzione cutanea maculo-papulare (che ha la caratteristica di estendersi in senso cranio-caudale), congiuntivite, tosse, rinite, macchie di Koplik. Per questa patologia esiste il vaccino e la diagnosi è solitamente clinica. Le complicanze (alquanto rare) sono: polmonite, superinfezione batterica, encefalite, epatite transitoria, porpora trombocitopenica acuta e panencefalite subacuta sclerosante (patologia progressiva e fatale, che si manifesta mesi o anni dopo un episodio di morbillo).

 


7 di 25 Domande

SCENARIO DDD3: Una donna di 30 anni si presenta al PS con debolezza muscolare, formicolio e perdita di sensibilità alle gambe da due mesi. All’inizio non aveva dato importanza a questi sintomi, finché non si sono manifestati anche alle braccia ed al viso. Riferisce che tre mesi fa ha avuto un episodio di gastroenterite. La diagnosi è orientata verso la sindrome di Guillain-Barrè. Domanda 1: Quale dei seguenti microrganismi è più probabilmente associato alla presentazione clinica di questa paziente?














SCENARIO DDD3: Domanda 1

La risposta corretta è la D.

La paziente presenta la sindrome di Guillain-Barrè, la causa più comune di paralisi acuta nei paesi occidentali, rappresentando la più frequente forma di neuropatia demielinizzante acquisita.

La malattia è caratterizzata da una paresi flaccida progressiva, che raggiunge il suo acme in 1-4 settimane nella forma acuta e in 4 e le 8 nella forma subacuta.

Nonostante l’eziopatogenesi sia autoimmune, non sempre si riescono a comprendere bene i fattori scatenati alla base. Spesso prima delle manifestazioni cliniche il paziente ha presentato un episodio infettivo, più frequentemente una infezione gastrointestinale con episodi di diarrea da Campylobacter jejuni.

Altre cause eziopatogenetiche sono state attribuite a: vaccinazioni, interventi chirurgici maggiori, stati di immunodepressione ed alcuni farmaci. Clinicamente si caratterizza per:

  • debolezza muscolare progressiva e caratteristicamente ascendente, cioè inizia dai settori distali ovvero dagli arti inferiori (spesso con steppage) e poi progredisce agli arti superiori, fino a colpire nelle forme più gravi anche i muscoli orofaringei (con disfagia) e i muscoli facciali;
  • si può arrivare fino all’insufficienza respiratoria;
  • areflessia osteotendinea precoce, che può precedere le manifestazioni della malattia (cioè la debolezza muscolare) e spesso è il primo segno della malattia;
  • ipoestesia distale a calza o a guanto;
  • disestesie dolorose, sensazioni di puntura di spillo, oppure sensazione dolorosa al tatto nelle zone distali;
  • alterazione della funzione autonomica (nel 65% dei casi), che si manifesta con: ipotensione ortostatica, anidrosi, ritenzione urinaria, atonia intestinale, fluttuazione della PA e aritmie.

Le risposte A, B, C ed E non sono corrette.

Malgrado l’eziologia della malattia sia prevalentemente autoimmune, è stato osservato che spesso 1-4 settimane prima delle manifestazioni cliniche c’è stato un episodio infettivo, più frequentemente una infezione gastrointestinale con episodi di diarrea da Campylobacter jejuni, mentre un episodio infettivo su base virale (causato da Cytomegalovirus, Herpes Simplex Virus, Epstein-Barr Virus ed epatite virale) benché possibile, è meno frequentemente associato alla comparsa di questa patologia.

La Shighella, invece, non sembra essere coinvolta coma causa eziologica infettiva scatenante.


8 di 25 Domande

SCENARIO DDD3: Una donna di 30 anni si presenta al PS con debolezza muscolare, formicolio e perdita di sensibilità alle gambe da due mesi. All’inizio non aveva dato importanza a questi sintomi, finché non si sono manifestati anche alle braccia ed al viso. Riferisce che tre mesi fa ha avuto un episodio di gastroenterite. La diagnosi è orientata verso la sindrome di Guillain-Barrè. Quale dei seguenti elementi è notoriamente meno associato al rischio di sviluppare tale sindrome?














La risposta corretta è la D.

La sindrome di Guillain-Barrè è una polineuropatia infiammatoria acuta, in genere rapidamente progressiva ma autolimitante caratterizzata da debolezza muscolare e lieve perdita della sensibilità distale. Il rischio di sviluppare tale patologia è notoriamente meno associato alla tubercolosi. L’eziopatogenesi è prevalentemente autoimmune e non sempre si riescono a comprendere i fattori scatenati alla base: tuttavia, è stato osservato che frequentemente 1-4 settimane prima delle manifestazioni cliniche è presente una infezione gastrointestinale, con episodi di diarrea da Campylobacter jejuni. Inoltre, è stato riscontrato che le persone affette da AIDS, linfoma o lupus eritematoso sistemico hanno un rischio maggiore di sviluppare tale sindrome, così come le persone che hanno subito recenti interventi chirurgici maggiori (risposte A, B, C ed E errate).


9 di 25 Domande

SCENARIO DDD3: Una donna di 30 anni si presenta al PS con debolezza muscolare, formicolio e perdita di sensibilità alle gambe da due mesi. All’inizio non aveva dato importanza a questi sintomi, finché non si sono manifestati anche alle braccia ed al viso. Riferisce che tre mesi fa ha avuto un episodio di gastroenterite. La diagnosi è orientata verso la sindrome di Guillain-Barrè.
Quale dei seguenti test diagnostici darà i risultati più utili per la diagnosi di GBS?














Domanda 3 (riferita allo Scenario DDD3)

La risposta corretta è la A.

La diagnosi iniziale di sindrome di Guillain-Barrè si basa sulla presentazione clinica; la diagnosi deve essere successivamente confermata dall’esame del liquido cerebrospinale. In esso è caratteristica dal punto di vista diagnostico la dissociazione albumino-citologica (le proteine sono aumentate, ma le cellule sono normali). Successivamente, l’ipotesi diagnostica può essere confermata da studi elettrofisiologici e di diagnostica per immagini in casi selezionati.

La risposta B non è corretta.

La TC del cranio non è informativa per tale diagnosi.

La risposta C non è corretta.

La RM dell’encefalo non serve sempre, ma solo quando c’è una difficoltà nella diagnosi differenziale con un’altra forma di polineuropatia: mette in evidenza la impregnazione delle radici soprattutto lombari con il mezzo di contrasto, che è il gadolino.

La risposta D non è corretta.

La VES e la PCR sono indicatori laboratoristici di flogosi troppo aspecifici per essere utili in tale diagnosi.

La risposta E non è corretta.

L’emocoltura (non trattandosi di una forma infettiva) non ha alcun razionale.


10 di 25 Domande

SCENARIO DDD3: Una donna di 30 anni si presenta al PS con debolezza muscolare, formicolio e perdita di sensibilità alle gambe da due mesi. All’inizio non aveva dato importanza a questi sintomi, finché non si sono manifestati anche alle braccia ed al viso. Riferisce che tre mesi fa ha avuto un episodio di gastroenterite. La diagnosi è orientata verso la sindrome di Guillain-Barrè.
Quale trattamento è stato utilizzato per accelerare il recupero dei pazienti affetti da GBS?














Domanda 4 (riferita allo Scenario DDD3)

La risposta corretta è la C.

La terapia con immunoglobuline per via endovenosa si è dimostrata efficace nell’accelerare il recupero in tali pazienti e trova un razionale, se somministrata entro il primo mese; anche la plasmaferesi è un’alternativa terapeutica altrettanto efficace. Altro punto fondamentale nella gestione di tali pazienti è il monitoraggio delle loro condizioni cliniche, cosi che i soggetti con difficoltà respiratorie ricevano assistenza respiratoria e quelli con difficoltà di deglutizione ricevano idratazione per via endovenosa. È anche importante monitorare le funzioni cardiache, tra cui la frequenza cardiaca, il ritmo e la pressione sanguigna.

Il recupero può richiedere da poche settimane a qualche anno, a seconda della gravità dei sintomi e della rapidità con cui si inizia il trattamento.

Le risposte A, B, D ed E non sono corrette.

Tali opzioni non trovano nessuna indicazione per la terapia di tale patologia, anzi i glucocorticoidi sono fortemente controindicati, perché possono peggiorare la prognosi e le sequele che questa patologia spesso può determinare.


11 di 25 Domande

SCENARIO DDD4: Una paziente, Anna De Laurentis, affetta da diabete di tipo 1 da 35 anni, presenta disturbi di secrezione vaginale nelle ultime due settimane. La secrezione è biancastra, simile a ricotta ed associata ad un intenso prurito e gonfiore nella zona genitale. Inoltre, riferisce di avere una nuova relazione da 3 mesi, dopo essersi separata dal partner precedente. Afferma, inoltre, di controllare periodicamente la glicemia. Il mese scorso la sua emoglobina glicata (HbA1C) era 8,1%. Domanda 1: Qual è la diagnosi più probabile?














SCENARIO DDD4

Domanda 1

La risposta corretta è la D.

La candidosi può essere causata da una varietà di specie di candida (l’80% dei casi è dovuta alla Candida Albicans, il restante 20% è dovuto a C. Glabrata, C. Krusei, C. Tropicalis e altre). La presenza della candida, da sola, non è sufficiente a determinare l’alterazione dell’equilibrio vaginale, ma devono esserci dei fattori scatenanti, che determinano l’infezione: se viene fatta una terapia antimicotica ad ampio spettro e vengono distrutti tutti i batteri vaginali, soprattutto i lattobacilli, la candida, che sta lì come saprofita, si attiva e sviluppa una candidosi acuta. Essa rappresenta il 25% dei casi di vaginite nella popolazione non incinta e circa il 45% in gravidanza. La sintomatologia della vaginite da candida è caratterizzata da bruciore, prurito, dispareunia, alterazioni urinarie (come la disuria), secrezione grumosa bianca non maleodorante; può essere associata a vulva infiammata, gonfia o a un intenso prurito vulvo-vaginale. È una sintomatologia che aumenta in fase premestruale e migliora dopo la mestruazione; all’esame obiettivo si evidenzia a livello vulvo-vaginale la presenza di iperemia, edema, leucorrea grumosa-densa-biancastra ed erosioni sanguinanti.

La risposta A non è corretta.

La vaginosi batterica è dovuta a una complessa alterazione della flora vaginale, in cui i lactobacilli si riducono e aumentano le proporzioni di batteri come Gardnerella vaginalis, Mobiluncus, Mycoplasma hominis, Bacteroides spp. o specie Peptostreptococcus. I sintomi comprendono secrezioni vaginali grigiastre, sottili, con odore di pesce e prurito.

 

La risposta B non è corretta.

La clamidia è causata da Chlamydia trachomatis, un organismo intracellulare obbligato. È asintomatica in più del 70% delle donne, mentre, nell’uomo, è sintomatica (causando il 15% delle uretriti non gonococciche). Può essere responsabile nelle donne di vaginite, endo-cervicite, uretrite, salpingite e PID. La trasmissione avviene per via sessuale e anche da madre a feto. Clinicamente le pazienti possono presentare secrezione mucopurulenta, dolore pelvico e postcoitale, sanguinamento intermestruale soprattutto postcoitale, disuria, poliuria o piuria (sindrome uretrale acuta).

La risposta C non è corretta.

La gonorrea è causata da Neisseria gonorrhoeae, un diplococco intracellulare gram-negativo. La Neisseria gonorrhoeae caratteristicamente infetta l’epitelio di vescica, cervice, retto, faringe e provoca infiammazione e secrezione purulenta, pertanto può determinare cervicite acuta, uretrite, bartolinite, proctite, faringite e infezione sistemica disseminata. Le pazienti affette da cervicite da Neisseria gonorrhoeae spesso lamentano prurito e secrezione vaginale. Tuttavia, fino al 50% dei pazienti può non manifestare alcun sintomo. 

La risposta E non è corretta.

La trichomoniasi è un infezione causata dallo T. vaginalis, protozoo flagellato, a trasmissione sessuale, che infetta soprattutto il sesso femminile (circa il 20% delle donne in età fertile). L’infezione può essere asintomatica in entrambi i sessi; è sempre asintomatica nei maschi. In questi ultimi i microrganismi possono persistere per lunghi periodi nel tratto genitourinario senza produrre sintomatologia e possono essere trasmessi inconsapevolmente ai partner sessuali. Segni e sintomi tipici di tale infezione nella donna includono: una secrezione maleodorante giallo-verdastra, prurito, bruciore, disuria, pollachiuria, dispareunia, petecchie emorragiche sulla vagina e/o cervice. 


12 di 25 Domande

SCENARIO DDD4: Una paziente, Anna De Laurentis, affetta da diabete di tipo 1 da 35 anni, presenta disturbi di secrezione vaginale nelle ultime due settimane. La secrezione è biancastra, simile a ricotta ed associata ad un intenso prurito e gonfiore nella zona genitale. Inoltre, riferisce di avere una nuova relazione da 3 mesi, dopo essersi separata dal partner precedente. Afferma, inoltre, di controllare periodicamente la glicemia. Il mese scorso la sua emoglobina glicata (HbA1C) era 8,1%. A quale/i microrganismo/i è attribuita l’eziologia della gangrena gassosa?














Domanda 2 (riferita allo Scenario DDD4)

La risposta corretta è la A.

La gangrena gassosa è un’infezione potenzialmente letale del tessuto muscolare, causata principalmente da batteri anaerobi della specie clostridium perfringens e da varie altre specie di clostridi.


13 di 25 Domande

SCENARIO DDD4: Una paziente, Anna De Laurentis, affetta da diabete di tipo 1 da 35 anni, presenta disturbi di secrezione vaginale nelle ultime due settimane. La secrezione è biancastra, simile a ricotta ed associata ad un intenso prurito e gonfiore nella zona genitale. Inoltre, riferisce di avere una nuova relazione da 3 mesi, dopo essersi separata dal partner precedente. Afferma, inoltre, di controllare periodicamente la glicemia. Il mese scorso la sua emoglobina glicata (HbA1C) era 8,1%.
Decidi di fare un esame della secrezione vaginale. Cosa si vedrebbe più probabilmente?














Domanda 3 (riferita allo Scenario DDD4)

La risposta corretta è la E.

Nelle pazienti con candidosi vaginale si riscontra la produzione di ife o spore, che vengono evidenziate su un vetrino trattato con una preparazione di KOH al 10%, che consente di lisare le cellule nel campione e rendere più facile la visualizzazione del lievito.

Le risposte A e D non sono corrette.

Nelle pazienti con candidosi vaginale, le clue cells (cellule squamose che possiedono frammenti di coccobacilli come la Gardnerella) non sono presenti, mentre saranno presenti in caso di vaginosi batterica. La diagnosi di vaginosi batterica viene stabilita se tre di questi quattro criteri sono soddisfatti:

  • un sottile secreto vaginale biancastro;
  • un pH vaginale > 4.5;
  • un test di “whiff” con idrossido di potassio al 10% positivo;
  • evidenza di clue cells alla microscopia.

La risposta B non è corretta.

I diplococchi intracellulari gram-negativi alla colorazione gram sono indicativi di infezione da gonorrea.

La risposta C non è corretta.

La visualizzazione del protozoo mobile con multipli flagelli alla microscopia è suggestivo di Trichomonas vaginalis.


14 di 25 Domande

SCENARIO DDD4: Una paziente, Anna De Laurentis, affetta da diabete di tipo 1 da 35 anni, presenta disturbi di secrezione vaginale nelle ultime due settimane. La secrezione è biancastra, simile a ricotta ed associata ad un intenso prurito e gonfiore nella zona genitale. Inoltre, riferisce di avere una nuova relazione da 3 mesi, dopo essersi separata dal partner precedente. Afferma, inoltre, di controllare periodicamente la glicemia. Il mese scorso la sua emoglobina glicata (HbA1C) era 8,1%. Tra i seguenti quale farmaco può essere usato per curare la condizione di questo paziente?














Domanda 4 (riferita allo Scenario DDD4)

La risposta corretta è la C.

La terapia si basa sulla somministrazione orale di fluconazolo 150mg in dose singola nelle forme lievi e nelle forme complicate dose singola più un’altra dose dopo 3 giorni.

Nelle donne in gravidanza viene solitamente consigliato l’uso di clotrimazolo o miconazolo sotto forma di ovuli vaginali.

La risposta A non è corretta.

Il ceftriaxone è una cefalosporina di terza generazione, che è usata per trattare ad esempio la gonorrea.

La risposta B non è corretta.

La vaginosi batterica è trattata con clindamicina o metronidazolo, per via orale o topica.

 

La risposta D non è corretta.

La doxiciclina si usa nelle infezioni da chlamydia o in alternativa l’azitromicina (che può essere utilizzato in gravidanza).

La risposta E non è corretta.

La trichomoniasi è trattata con metronidazolo o tinidazolo ed, essendo una malattia sessualmente trasmessa, vanno trattati sia i pazienti che i partner sessuali.


15 di 25 Domande

SCENARIO DDD5: Un bambino di 5 anni presenta basso tono muscolare, peso compreso nel 85° percentile, orecchie grandi e sporgenti e faccia allungata con la mascella prominente. Durante l’esame obiettivo è molto tranquillo e mostra mancanza di interesse; alla domanda "come ti chiami?" è rimasto in silenzio. Secondo la madre ha un vocabolario di duecento parole e può usarle in brevi frasi. La storia familiare rivela uno zio con moderata disabilità intellettiva. La madre afferma che la sorella di 12 anni non ha avuto problemi di sviluppo. Domanda 1: Secondo la presentazione di cui sopra, qual è la diagnosi più probabile?














SCENARIO DDD5

Domanda 1

La risposta corretta è la C.

In questo caso clinico possiamo orientarci subito verso una malattia genetica, poiché il bambino presenta una facies caratteristica (orecchie grandi e sporgenti e faccia allungata con la mascella prominente) e poiché lo zio presenta un quadro simile. Il dato della parentela, unito al quadro clinico, esclude le risposte A, D ed E. Ci si può orientare verso la risposta C perché, al contrario della sindrome di Down, che solitamente colpisce un individuo per famiglia, la sindrome dell’X fragile può colpire più componenti della stessa famiglia; per esempio, è abbastanza comune che due fratelli siano colpiti oppure anche due cugini, oppure nipote e zio. La sindrome dell’X fragile (che colpisce circa 1/4000 maschi e 1/8000 femmine) è legata ad un’anomalia da espansione da tripletta instabile del gene FMR1, localizzato sul cromosoma X. Mentre le persone sane hanno meno di 60 ripetizioni CGG, le persone affette da sindrome dell’X fragile ne hanno oltre 200. Le persone con un numero di ripetizioni CGG tra 60 e 200 hanno una pre-mutazione, poiché l’aumento del numero di ripetizioni aumenta la probabilità che un’ulteriore mutazione si traduca in un numero > 200 ripetizioni nella successiva generazione. I pazienti affetti da sindrome dell’X fragile possono presentare anomalie fisiche, cognitive e comportamentali. Caratteristiche tipiche comprendono orecchie sporgenti, mento prominente, fronte prominente, un palato ogivale. Le articolazioni possono essere iperestendibili e possono insorgere patologie cardiache (come prolasso della valvola mitrale). Si può associare disabilità intellettiva da lieve a moderata, linguaggio e comportamento ripetitivi, scarso contatto oculare e ansia sociale.


16 di 25 Domande

SCENARIO DDD5: Un bambino di 5 anni presenta basso tono muscolare, peso compreso nel 85° percentile, orecchie grandi e sporgenti e faccia allungata con la mascella prominente. Durante l’esame obiettivo è molto tranquillo e mostra mancanza di interesse; alla domanda "come ti chiami?" è rimasto in silenzio. Secondo la madre ha un vocabolario di duecento parole e può usarle in brevi frasi. La storia familiare rivela uno zio con moderata disabilità intellettiva. La madre afferma che la sorella di 12 anni non ha avuto problemi di sviluppo. Allo zio del paziente è stata diagnosticata una moderata disabilità intellettuale. A quale intervallo di punteggio IQ corrisponde?














Domanda 2 (riferita allo Scenario DDD5)

La risposta corretta è la C.

Lo zio del paziente ha una diagnosi di moderata disabilità intellettiva (o ritardo mentale). Un funzionamento intellettivo significativamente al di sotto della media è definito da un QI di circa 70 o inferiore (circa 2 deviazioni standard al di sotto della media). Si dovrebbe notare che nella valutazione del QI esiste un errore di misurazione di circa 5 punti, che può tuttavia variare da strumento a strumento (per es., un QI di 70 al Wechsler viene considerato rappresentativo di un’estensione da 65 a 75). Quindi, è possibile diagnosticare un ritardo mentale in soggetti con un QI tra 70 e 75 che mostrano deficit significativi del comportamento adattivo. Al contrario, un ritardo mentale non dovrebbe essere diagnosticato in un soggetto con un QI inferiore a 70, se non vi sono deficit significativi o compromissione del funzionamento adattivo.

La classificazione dei gradi di ritardo mentale in base al QI è:

  • ritardo mentale lieve: livello del QI da 50-55 a circa 70;
  • ritardo moderato: livello del QI da 35-40 a 50-55;
  • ritardo mentale grave: livello del QI da 20-25 a 35-40;
  • ritardo mentale gravissimo: livello del QI sotto 20 o 25.

17 di 25 Domande

SCENARIO DDD5: Un bambino di 5 anni presenta basso tono muscolare, peso compreso nel 85° percentile, orecchie grandi e sporgenti e faccia allungata con la mascella prominente. Durante l’esame obiettivo è molto tranquillo e mostra mancanza di interesse; alla domanda "come ti chiami?" è rimasto in silenzio. Secondo la madre ha un vocabolario di duecento parole e può usarle in brevi frasi. La storia familiare rivela uno zio con moderata disabilità intellettiva. La madre afferma che la sorella di 12 anni non ha avuto problemi di sviluppo. Quale delle seguenti indagini dovrebbe essere utilizzata per confermare la diagnosi più probabile del paziente?














Domanda 3 (riferita allo Scenario DDD5)

La risposta corretta è la E.

La sindrome è legata ad un’anomalia da espansione dalla tripletta instabile del gene FMR1, localizzato sul cromosoma X, ma a causa del numero relativamente piccolo di coppie di base coinvolte, non è considerata un’anomalia cromosomica. Dunque, il numero dei cromosomi resta invariato e pertanto la diagnosi viene effettuata mediante la reazione a catena della polimerasi (PCR), che dimostra la presenza di una mutazione genetica.

 


18 di 25 Domande

SCENARIO DDD6: Una bambina di 7 anni viene portata dai genitori presso il proprio pediatra, lamentando da circa tre giorni mal di gola, febbre, inappetenza anche a causa della faringodinia e letargia. Non presenta nessun altro disturbo. L’esame obiettivo è negativo ad eccezione della presenza di linfonodi cervicali anteriori ingrossati e delle tonsille, che si mostrano iperemiche e gonfie con essudato. La madre della piccola afferma che questa è la seconda volta che ha avuto tale quadro clinico negli ultimi tre mesi. Domanda 1: quale dei seguenti sintomi è meno correlabile con una diagnosi di faringotonsillite batterica?














SCENARIO DDD6

Domanda 1

La risposta corretta è la B.

La faringotonsillite acuta dal punto di vista eziologico nella maggior parte dei casi è causata da virus (adenovirus, rinovirus, virus influenza, virus respiratorio sinciziale, virus Epstein-Barr, coxsackie virus) ed in piccola parte da batteri. I sintomi possono comprendere faringodinia, febbre, cefalea, iperemica mucosale, essudato faringo-tonsillare nelle forme batteriche e linfoadenopatia laterocervicale. Talvolta, si possono avere un rush scarlattiniforme, nausea, vomito, dolore addominale e mialgie. La tosse è l’unico segno non presente.

Le risposte A, C, D ed E non sono corrette.

L’essudato tonsillare, la presenza di linfonodi laterocervicali ingrossati, la cefalea ed emesi sono tutti reperti che possono essere riscontrati in caso di faringotonsillite batterica, ad eccezione della tosse.


19 di 25 Domande

SCENARIO DDD6: Una bambina di 7 anni viene portata dai genitori presso il proprio pediatra, lamentando da circa tre giorni mal di gola, febbre, inappetenza anche a causa della faringodinia e letargia. Non presenta nessun altro disturbo. L’esame obiettivo è negativo ad eccezione della presenza di linfonodi cervicali anteriori ingrossati e delle tonsille, che si mostrano iperemiche e gonfie con essudato. La madre della piccola afferma che questa è la seconda volta che ha avuto tale quadro clinico negli ultimi tre mesi. La faringite può essere causata da una vasta gamma di microrganismi. Quale dei seguenti è responsabile del quadro mostrato nell’immagine qui sotto?

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Domanda 2 (riferita allo Scenario DDD6)

La risposta corretta è la B.

L’immagine in questione è un esempio di infezione da streptococco beta emolitico di gruppo A, che determina la comparsa di formazioni petecchiali sul palato.

Lo streptococco beta emolitico di gruppo A è un batterio gram+, responsabile di numerose patologie: faringite, scarlattina, polmonite, impetigine, erisipela, cellulite, fino alla glomerulonefrite ed endocardite.

La risposta A non è corretta.

La faringite da adenovirus si associa spesso a congiuntivite e si manifesta con un eritema faringeo, ma non con il quadro presentato nella foto.

La risposta C non è corretta.

Il virus di Epstein-Barr è responsabile della mononucleosi, una malattia virale contagiosa, caratterizzata dal punto di vista clinico da: febbre, faringodinia, linfadenopatia, astenia, splenomegalia linfocitosi e presenza nel siero di anticorpi eterofili. L’esantema maculo-papuloso cutaneo non è solitamente presente (si manifesta solo nel 5% dei casi, ma non si manifesta con un’eruzione petecchiale sul palato). Nella maggior parte dei casi l’infezione da EBV è comunque asintomatica o pauci-sintomatica.

La risposta D non è corretta.

Entrambi i tipi di virus Herpes Simplex, HSV1 e HSV2 possono causare infezioni orali o genitali. Il più delle volte, HSV-1 causa gengivo-stomatite, faringodinia, herpes labiale e cheratite erpetica. Si possono apprezzare delle lesioni ulcerative poco profonde, circondate da un alone eritematoso o delle vescicole visibili sul palato duro e molle, sulla faringe posteriore e sui pilastri tonsillari.

La risposta E non è corretta.

Il coxsackie virus è responsabile della malattia mani-piedi-bocca e determina la formazione di piccole lesioni vescicolo-bollose, che si possono trovare sul palato molle, sulle tonsille e sulla faringe, nonché sulle mani e piedi. Si tratta di una condizione autolimitante, ma il dolore alla bocca può essere particolarmente intenso.


20 di 25 Domande

SCENARIO DDD6: Una bambina di 7 anni viene portata dai genitori presso il proprio pediatra, lamentando da circa tre giorni mal di gola, febbre, inappetenza anche a causa della faringodinia e letargia. Non presenta nessun altro disturbo. L’esame obiettivo è negativo ad eccezione della presenza di linfonodi cervicali anteriori ingrossati e delle tonsille, che si mostrano iperemiche e gonfie con essudato. La madre della piccola afferma che questa è la seconda volta che ha avuto tale quadro clinico negli ultimi tre mesi. Il test rapido per lo streptococco è positivo. La piccola non presenta allergie note. Qual è il trattamento gold standard in questo caso?














Domanda 3 (riferita allo Scenario DDD6)

La risposta corretta è la D.

Il gold standard per la diagnosi della faringite batterica è il tampone faringeo con esame colturale. Esiste anche un test rapido per l’antigene streptococcico, che ha un’elevata specificità, ma bassa sensibilità. Se il test rapido è positivo, indica che il trattamento è necessario; se è negativo è necessario effettuare una coltura.

Il gold standard è rappresentato dalla somministrazione di penicillina V per os x 10 giorni, o in alternativa l’amoxicillina per os x 10 giorni. La penicillina è un antibiotico, il cui meccanismo d’azione si esplica con l’interferenza con la sintesi della parete cellulare batterica. Il suo spettro d’azione si estende a cocchi gram-positivi, principalmente anaerobi e nei confronti di un numero limitato di batteri gram-negativi: essa ha mostrato un’ottima efficacia e sicurezza, con scarsi fenomeni di resistenza nei casi di faringite da streptococco beta emolitico di gruppo A. Le cefalosporine, la clindamicina ed i macrolidi rappresentano delle alternative alla penicillina o all’amoxicillina in caso di allergie.

La risposta A non è corretta.

Il trattamento è comunque raccomandato.

La risposta B non è corretta.

I fluorochinoloni mostrano una capacità battericida, dovuta all’inibizione dell’attività della DNA-girasi, enzimi essenziali per la replicazione del DNA batterico. Non sono indicati nel trattamento della faringite da streptococco beta-emolitico di gruppo A. Inoltre, questa categoria antibiotica non deve essere impiegata nei bambini e negli adolescenti in fase di crescita, eccetto che nel trattamento delle esacerbazioni polmonari acute della fibrosi cistica, a causa della loro interferenza con lo sviluppo osseo.

La risposta C non è corretta.

La clindamicina è un antibiotico lincosamide principalmente batteriostatico. Si lega alla subunità ribosomiale 50S, inibendo pertanto la sintesi proteica batterica. La clindamicina viene utilizzata in caso di allergia alla penicillina ed anche ai macrolidi nel trattamento della faringite da streptococco beta emolitico di gruppo A.

La risposta E non è corretta.

Anche se la faringite da streptococco beta emolitico di gruppo A tende ad essere una condizione autolimitante, il trattamento è comunque raccomandato ed i gargarismi non rappresentano una misura terapeutica adeguata.

 


21 di 25 Domande

SCENARIO DDD6: Una bambina di 7 anni viene portata dai genitori presso il proprio pediatra, lamentando da circa tre giorni mal di gola, febbre, inappetenza anche a causa della faringodinia e letargia. Non presenta nessun altro disturbo. L’esame obiettivo è negativo ad eccezione della presenza di linfonodi cervicali anteriori ingrossati e delle tonsille, che si mostrano iperemiche e gonfie con essudato. La madre della piccola afferma che questa è la seconda volta che ha avuto tale quadro clinico negli ultimi tre mesi. Il test rapido per lo streptococco è positivo. La piccola non presenta allergie note. Quale delle seguenti non è una potenziale complicanza della faringite da Streptococco beta emolitico di gruppo A?














Domanda 4 (riferita allo Scenario DDD6)

La risposta corretta è la A.

L’otite esterna è un’infezione acuta, ad eziologia genericamente batterica (l’agente eziologico più comune è lo pseudomonas aeruginosa), che coinvolge il condotto uditivo esterno; anche l’infezione da staphylococcus aureus è abbastanza comune. Si verifica spesso dopo il nuoto in fonti d’acqua esterne a causa della macerazione della pelle ed il passaggio di batteri solitamente gram-negativi nel condotto uditivo. Il quadro clinico si caratterizza per dolore, secrezione ed ipoacusia (se il condotto uditivo è edematoso e stenotico) e la manovra di trazione del padiglione auricolare provoca nel paziente intenso dolore. Come indicato non rappresenta una complicanza della faringite da streptococco beta emolitico di gruppo A.

La risposta B non è corretta.

La linfadenite è un processo flogistico a carico di uno o più linfonodi, che si mostra clinicamente con dolore, dolorabilità, febbre ed ingrossamento linfonodale: i primi due sintomi permettono di differenziarlo da una semplice linfadenopatia.

La risposta C non è corretta.

La mastoidite è un processo flogistico su base infettivo-batterica delle cellette mastoidee, che consegue solitamente a un’otite media acuta o in taluni casi da una faringo-tonsillite. Il quadro clinico si caratterizza per dolore, tumefazione, iperemia, fluttuazione in corrispondenza della regione mastoidea, e lateralizzazione del padiglione auricolare.

La risposta D non è corretta.

La glomerulonefrite post-streptococcica è una patologia che si verifica dopo una infezione da ceppi di streptococco beta-emolitico di gruppo A (principalmente i tipi 12 e 49, che sono causa rispettivamente di faringite e impetigine).

Dal punto di vista epidemiologico è la causa più frequente di patologia glomerulare nei bambini tra 5-12 anni; non è comune negli adulti oltre i 40 anni. Dal punto di vista clinico questa patologia si può manifestare con:

  • ematuria asintomatica (in circa la metà dei casi) e una lieve proteinuria;
  • nefrite conclamata con micro o macroematuria, proteinuria, oliguria edema, ipertensione e IR (nei casi più gravi).

Se vi è infezione persistente, possiamo ritrovare la febbre.

La risposta E non è corretta.

Gli ascessi retrofaringei hanno origine dai linfonodi retrofaringei, situati posteriormente alla faringe, causati da infezioni, sviluppatesi alle strutture limitrofe. I microrganismi generalmente responsabili sono streptococchi (soprattutto streptococco beta emolitico di gruppo A) e stafilococchi. La sintomatologia è caratterizzata da: mal di gola, febbre, disfagia, rigidità, dolore cervicale e stridore. La diagnosi richiede la RX laterale del collo o la TC: la radiografia laterale del collo può mostrare l’ispessimento dello spazio prevertebrale, mentre la TC del collo può meglio definire l’estensione dell’ascesso alle strutture limitrofe.


22 di 25 Domande

Un paziente si reca in Pronto Soccorso con forte dolore toracico. Il medico che lo visita ha il sospetto che si tratti di una dissezione aortica e richiede angio-TC. L’esame non conferma l’ipotesi. Qual è il reperto più significativo?

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La risposta corretta è la A.

Alla TC del caso clinico il reperto più significativo è rappresentato da una lesione polmonare destra: un nodulo rotondeggiante radiopaco di notevoli dimensioni con margini irregolari e sfumati ascrivibile a neoplasia (verosimilmente un carcinoma periferico nodulare).


23 di 25 Domande

Quale referto tra i seguenti è corretto?

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La risposta corretta è la D.

Viene definita ipoacusia la riduzione della capacità uditiva, con l’aumento della soglia uditiva al di sopra dei 20 dB. Le ipoacusie possono essere: monolaterali o bilaterali; improvvise o progressive; trasmissive o neurosensoriali (cocleari quando il problema è nell’orecchio interno a livello della coclea, nell’organo del Corti, o retrococleari quando è a livello del nervo cocleare) o miste. Noi possiamo ascoltare tramite due vie: quella aerea e quella ossea. Normalmente noi ascoltiamo i suoni esterni tramite la via aerea mentre, tramite quella ossea, ascoltiamo la nostra voce. Possiamo utilizzare questa qualità a scopo diagnostico, nella diagnosi differenziale tra ipoacusie di tipo trasmissivo e quelle di tipo neurosensoriale.

Nelle forme di tipo trasmissivo (quindi causate da alterazioni a carico della membrana timpanica o del sistema ossiculare), all’esame audiometrico tonale il paziente non riesce a sentire i suoni attraverso la via aerea, ma riesce a sentire andando a stimolare la via ossea mediante le vibrazioni di un diapason (mandando direttamente lo stimolo all’organo del Corti). Nell’ipoacusia di tipo neurosensoriale, invece, il problema è a livello dell’orecchio interno, quindi avremo una riduzione della capacità uditiva sia tramite la via aerea che tramite quella ossea. L’esame audiometrico dà origine ad un grafico in cui, nell’asse delle ordinate abbiamo la perdita uditiva espressa in decibel (dB), invece nell’asse delle ascisse sono riportate le varie frequenze sonore, espresse in Hertz (Hz). I suoni che vengono “somministrati” al paziente si distinguono in base alla frequenza (misurata in Hertz), come suoni gravi o bassi (bassa frequenza, 125-250-500 Hz) e suoni acuti o alti (alta frequenza, 3000-4000-8000 Hz). Infine, nella legenda posta inferiormente al grafico, notiamo i simboli che identificano la via uditiva di sinistra nella sua componente di trasmissione aerea (X) e di quella ossea (<).

Con questi presupposti, possiamo notare che il nostro esame audiometrico è abbastanza caratteristico dell’ipoacusia di tipo neurosensoriale; abbiamo infatti una alterazione sia a carico della via ossea che della via aerea. La via uditiva rappresentata è solo quella di sinistra (la via destra è contemplata nella legenda ma non nel grafico) (risposta D esatta, risposte B e C errate).

La risposta B non è corretta.

Più nel dettaglio, non si tratta di una ipoacusia di tipo trasmissivo in quanto, in tal caso, almeno la via ossea sarebbe responsiva al trasferimento dell’impulso uditivo e quindi la sua linea avrebbe un andamento orizzontale e sarebbe collocata nella parte alta del grafico.

Le risposte A e C non sono corrette.

Le frequenze interessate dalla ipoacusia sono sia quelle alte (e quindi suoni acuti) sia quelle basse (e quindi i suoni gravi).

 


24 di 25 Domande

La signora Effedi, di professione infermiera, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Redici, riferendo da circa una settimana una eruzione cutanea, associata a dolore a livello dei polsi, delle caviglie e dei gomiti. Afferma anche di aver avuto febbre e sudorazione, ma non mal di testa, nausea o vomito. L’anamnesi patologica remota risulta negativa per patologie rilevanti. Nega qualsiasi precedente malattia sessualmente trasmessa. Non assume farmaci in cronico. Inoltre, recentemente ha fatto una vacanza con il suo nuovo fidanzato, con il quale ha avuto rapporti sessuali non protetti. Non fuma, non fa uso di alcool o droghe. All’esame obiettivo la sua TC è di 38,5°C e la sua FC è di 98 bpm/min. L’EO del cavo orale e della gola è negativo, con assenza di alterazioni e linfoadenopatie; l’addome è trattabile e non dolente ed anche l’esame ginecologico è nella norma. Ha dolore lungo le guaine dei tendini, evocato dal movimento sia attivo che passivo della mano. Di seguito viene allegata una foto della sua eruzione cutanea. Quale delle seguenti rappresenta la causa più probabile del suo quadro clinico?

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La risposta corretta è la A.

  1. gonorrhoeae è un diplococco gram-negativo, che infetta solo gli esseri umani ed è quasi sempre trasmesso per contatto sessuale. Le infezioni uretrali e cervicali sono le più frequenti, ma l’infezione della faringe o del retto possono altresì verificarsi in seguito a un rapporto orale o anale; una congiuntivite può conseguire all’infezione oculare. L’infezione gonococcica disseminata si presenta spesso con una triade clinica caratterizzata da poliartralgie, tenosinovite e lesioni cutanee vescicolopapulose indolori.

I dolori che riferisce il paziente del caso al polso, al gomito e alla caviglia sono suggestivi di poliartralgie gonococciche e il dolore provocato in corrispondenza delle guaine dei tendini suggerisce una tenosinovite in atto. 

Le lesioni mostrate nella fotografia sono vescicolari, tipiche dell’infezione gonococcica disseminata: tendono a essere presenti dalle 2 alle 10 unità e possono essere erroneamente scambiate come foruncoli. 

Dal punto di vista clinico possono essere presenti febbri e brividi. 

La diagnosi viene effettuata al microscopio, attraverso esame colturale o mediante test di amplificazione degli acidi nucleici. Possono essere utilizzati numerosi antibiotici orali o iniettabili; tuttavia, la resistenza ai farmaci è un problema crescente.


25 di 25 Domande

La signora Caringella, una giovane donna di professione casalinga, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Bianco, lamentando da circa 1 settimana una fastidiosa sindrome simil-influenzale, che le determina malessere generalizzato, febbre, mal di testa, inappetenza ed intense mialgie. Prima di questo periodo ha sempre goduto di buona salute. L’ultimo ciclo mestruale l’ha avuto circa 20 giorni prima, a carattere regolare. La donna riferisce di avere più partner sessuali e utilizza quasi sempre i preservativi. Il medico apprezza delle linfoadenopatie a sede sottomandibolare e cervicale e la presenza di alcune macchie cutanee bruno-rossastre isolate di circa 1 cm di diametro a livello del torace. L’esame obiettivo del cavo orale e della gola è negativo. La sua F.C. è di 70 bpm/min, la P.A. è 115/75 mm Hg, la F.R. è 15 atti/min e la temperatura corporea è di 38,5 ° C. I reperti del suo esame obiettivo ginecologico sono mostrati nell’immagine. Se non venisse impostato alcun trattamento, quale sarebbero i prossimi rilievi clinici che potremmo apprezzare nelle fasi successive di questa malattia?














La risposta corretta è C.

La sifilide è una malattia cronica, dovuta alla spirocheta Treponema Pallidum, che non può sopravvivere a lungo all’esterno del corpo umano. Il T. pallidum penetra nel corpo attraverso le mucose o la cute, raggiunge i linfonodi periferici nel giro di poche ore, e rapidamente diffonde a tutto l’organismo. La sifilide è caratterizzata da 3 fasi cliniche: primaria, secondaria e terziaria (o tardiva).

Caratteristico della fase primaria è il sifiloma: dopo un periodo di incubazione di 3–4 settimane (variabile da 1 a 13 settimane), si sviluppa una lesione primaria (sifiloma) nella sede dell’inoculo.

Questa paziente ha segni e sintomi caratteristici della sifilide secondaria: molteplici papule ipertrofiche bianco-grigiastre e noduli a livello della regione vulvare (sono lesioni caratteristiche, chiamate condilomi lata o al singolare condiloma latum; le lesioni sono estremamente contagiose).

La paziente presenta anche altre caratteristiche della sifilide secondaria, cioè malessere generalizzato, linfoadenopatie, cefalea, eruzioni cutanee, febbre, inappetenza, mal di gola ed intense mialgie.

In assenza di trattamento la paziente può andare incontro alla sifilide terziaria, ovvero la tappa successiva di questa malattia. 

Le manifestazioni della sifilide terziaria includono la formazione di gomme luetiche della pelle, neurosifilide e sifilide cardiovascolare. La neurosifilide ha molteplici forme: neurosifilide asintomatica, meningovascolare, parenchimatosa e tabe dorsale.

La sifilide cardiovascolare si manifesta solitamente 10–25 anni dopo l’infezione iniziale come dilatazione aneurismatica dell’aorta ascendente, insufficienza della valvola aortica o restringimento delle arterie coronarie.


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