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1 di 100 Domande

Tutte le seguenti situazioni sono compatibili con diagnosi di stenosi aortica tranne:














La risposta corretta è la D
La situazione **compatibile con diagnosi di stenosi aortica tranne: ampia pressione differenziale**, è importante comprenderla nel contesto della stenosi aortica. Questa condizione si verifica quando l'apertura della valvola aortica nel cuore si restringe, causando una riduzione del flusso sanguigno dall'atrio sinistro al ventricolo sinistro. Le manifestazioni cliniche possono includere il fremito aortico, un soffio sistolico a forma di diamante, sincope e il ritardo del polso arterioso, tutte rappresentazioni di una ridotta capacità del cuore di pompare il sangue efficacemente attraverso la valvola aortica ristretta. La stenosi aortica, infatti, comporta una serie di modifiche emodinamiche significative nel cuore e nel sistema circolatorio. Quando la valvola aortica è stenotica, il ventricolo sinistro deve esercitare una maggiore forza per espellere il sangue attraverso l'apertura ristretta, portando a un aumento della pressione ventricolare. Questo può portare, alla lunga, ad ipertrofia ventricolare sinistra e ad ulteriori complicazioni cardiache. Il soffio sistolico a forma di diamante e il fremito aortico sono segni clinici di stenosi aortica poiché riflettono il flusso turbolento del sangue attraverso la valvola ristretta. La sincope può verificarsi a causa di ridotto flusso sanguigno al cervello, specie durante sforzi, quando la richiesta di ossigeno supera l'offerta a causa della valvola stenotica. Il ritardo del polso arterioso si manifesta poiché la pressione nel ventricolo sinistro e l'aorta si eguagliano più lentamente a causa della restrizione al flusso sanguigno. Un'ampia pressione differenziale, tuttavia, non è tipicamente associata alla stenosi aortica. La pressione differenziale, che è la differenza tra la pressione sistolica e diastolica, tende ad essere ristretta in questa condizione poiché l'aumento della resistenza al flusso nella stenosi aortica limita il picco di flusso sistolico, potenzialmente mantenendo la pressione diastolica relativamente elevata a causa del lento svuotamento del ventricolo sinistro. Ciò si contrappone ad altre condizioni cardiovascolari, dove si può osservare un'ampia pressione differenziale. La stenosi aortica è una patologia complessa che richiede una comprensione dettagliata delle sue implicazioni fisiopatologiche. La restrizione del flusso attraverso la valvola aortica modifica la dinamica del flusso sanguigno attraverso il cuore e l'intero sistema vascolare, influenzando la pressione arteriosa, la funzione ventricolare, e l'ossigenazione dei tessuti. La gestione e il trattamento di questa condizione spesso richiedono l'intervento chirurgico, come la sostituzione valvolare, per ristabilire un flusso sanguigno adeguato e ridurre i sintomi e le complicazioni legate alla malattia.

2 di 100 Domande

Il fenomeno di Raynaud e' stato associato a tutte le seguenti patologie tranne:














La risposta corretta è la C
Il fenomeno di Raynaud non è stato associato all'ipertiroidismo. Il fenomeno di Raynaud è una condizione caratterizzata dalla riduzione del flusso sanguigno a dita delle mani, dei piedi, e in rari casi, ad altre aree del corpo, in risposta al freddo o allo stress. Questa condizione può presentarsi come un disturbo a sé stante, noto come fenomeno di Raynaud primario, oppure può essere secondario ad altre malattie, come quelle menzionate tra le risposte errate. L'ipertiroidismo, a differenza delle altre condizioni elencate, non è direttamente associato al fenomeno di Raynaud. L'ipertiroidismo si verifica quando la ghiandola tiroidea è iperattiva e produce troppi ormoni tiroidei. Questi ormoni hanno effetti metabolici su quasi tutti i tessuti del corpo, ma il collegamento diretto tra l'ipertiroidismo e il fenomeno di Raynaud è assente. Il fenomeno di Raynaud si verifica quando ci sono episodi di vasospasmo (restringimento) dei vasi sanguigni, limitando il flusso del sangue alle estremità. Questo può causare i sintomi classici, che includono cambiamenti di colore della pelle delle aree interessate, spesso in risposta a basse temperature o stress. Questi episodi sono spesso innescati da condizioni che influenzano direttamente i vasi sanguigni o il flusso sanguigno, come la sclerodermia, che è una malattia del tessuto connettivo che causa indurimento e cicatrizzazione; trauma occupazionale, che può danneggiare i vasi sanguigni delle mani; crioglobulinemia, che comporta la precipitazione di proteine nel sangue a basse temperature, potenzialmente bloccando i piccoli vasi; e l'angina pectoris vasospastica, una condizione che coinvolge il vasospasmo delle arterie coronarie. La patologia del fenomeno di Raynaud si concentra sull'alterazione del flusso sanguigno, spesso legata a una risposta esagerata al freddo o allo stress. In alcune persone, le piccole arterie che forniscono sangue alla pelle si restringono troppo rapidamente o troppo drasticamente a causa di questi fattori. Le cause esatte del fenomeno di Raynaud possono variare a seconda che il disturbo sia primario o secondario. Il tipo primario tende a essere meno grave e può verificarsi senza una malattia sottostante. Il tipo secondario è associato a malattie che possono avere un impatto più diretto sul sistema vascolare. In termini della patofisiologia sottostante, agli episodi può contribuire una serie di meccanismi, come il malfunzionamento dei nervi che controllano la dilatazione e la costrizione dei vasi sanguigni, o danni diretti ai vasi stessi che alterano la loro capacità di reagire agli stimoli. La comprensione di queste dinamiche aiuta a chiarire perché condizioni che implicano un danno o uno stress fisico diretto sul sistema vascolare o sui nervi possono innescare o esacerbare il fenomeno di Raynaud, mentre l'ipertiroidismo, che influisce significativamente sul metabolismo ma non ha un impatto diretto analogo sul sistema vascolare, non è comunemente associato a questo disturbo.

3 di 100 Domande

In presenza di un paziente con dispnea inspiratoria grave da inalazione di corpo estraneo quale provvedimento terapeutico puo' essere indicato?














La risposta corretta è la D
Il provvedimento terapeutico indicato in presenza di un paziente con dispnea inspiratoria grave da inalazione di corpo estraneo è la laringo-broncoscopia. Questa procedura viene scelta perché consente di visualizzare direttamente le vie aeree e rimuovere il corpo estraneo in modo sicuro. La condizione che stiamo discutendo è il risultato dell'inalazione di un oggetto che si incastra nelle vie aeree, disturbandone le funzioni normali e potenzialmente portando a serie complicanze come asfissia o infezioni. La laringo-broncoscopia è uno strumento diagnostico e terapeutico che permette ai medici di accedere e visualizzare l'interno della laringe, della trachea e dei bronchi principali. Grazie a questa tecnica è possibile identificare precisamente la localizzazione del corpo estraneo, valutare l'entità del blocco delle vie aeree e procedere con la sua rimozione. Quando un corpo estraneo viene inalato, può causare una vasta gamma di sintomi, che variano da tosse acuta e dispnea a situazioni più gravi come l'arresto respiratorio. A seconda delle dimensioni, della forma e del tipo di materiale del corpo estraneo, è possibile che si verifichino danni alle vie aeree o infezioni secondarie. Oltre al risolvere questi problemi immediati, la rimozione del corpo estraneo è essenziale per prevenire complicazioni a lungo termine, come le pneumonie, l'atelettasia (collasso del polmone) o la bronchiectasia (dilatazione permanente dei bronchi). Inoltre, l'inaspettata presenza di un oggetto estraneo nelle vie aeree può scatenare una risposta infiammatoria locale che, se non trattata tempestivamente, potrebbe evolvere in un quadro più complicato. La laringo-broncoscopia, quindi, non è solo un mezzo diagnostico ma rappresenta anche il trattamento d'elezione per la sua capacità di risolvere rapidamente la situazione, riducendo il rischio di complicazioni. Per questi motivi, la laringo-broncoscopia è la scelta preferenziale per affrontare casi di inalazione di corpi estranei nelle vie aeree. È una procedura che richiede competenze specifiche e deve essere eseguita da personale medico esperto, in ambiente adeguatamente attrezzato, per garantire la sicurezza del paziente e l'efficacia dell'intervento.

4 di 100 Domande

Quale e' il sintomo piu' frequente di una lesione meniscale?














La risposta corretta è la B
Il sintomo più frequente di una lesione meniscale è il dolore. Le lesioni meniscali sono tra le cause più comuni di problemi al ginocchio, interessando sia atleti che individui meno attivi. Questo tipo di infortunio solitamente si manifesta a seguito di movimenti specifici che comportano una torsione o una flessione del ginocchio sotto carico, ad esempio quando si cambia direzione rapidamente durante una corsa o si effettua un carico pesante su un ginocchio piegato. La ragione per cui il dolore è il sintomo più frequente delle lesioni meniscali risiede nella struttura e funzione dei menischi stessi. I menischi sono due cuscinetti di cartilagine fibrosa posizionati tra il femore (osso della coscia) e la tibia (osso della parte inferiore della gamba), con l'obiettivo di assorbire gli shock, stabilizzare l'articolazione del ginocchio, e distribuire uniformemente il peso attraverso l'articolazione. Quando un menisco è lesionato, questa capacità di assorbire gli shock e di stabilizzare l'articolazione è compromessa, risultando in dolore, specialmente durante movimenti che pongono ulteriore stress sull'articolazione del ginocchio. Un'ulteriore spiegazione del perché il dolore è un sintomo chiave delle lesioni meniscali può essere trovata nella loro scarsa capacità di auto-riparazione. I menischi sono divisi in due zone: una zona esterna ben vascolarizzata, che ha una limitata capacità di guarigione; e una zona interna priva di vasi sanguigni, che non può guarire da sola se lesionata. Pertanto, qualsiasi danno, specialmente nella zona interna, può portare a infiammazione, irritazione, e dolore persistente. Il dolore dovuto a lesioni meniscali può essere acuto e improvviso, seguendo l'incidente che ha causato la lesione, oppure può svilupparsi gradualmente, aumentando con attività che sollecitano l'articolo, come camminare o salire le scale. In alcuni casi, il dolore può essere accompagnato da altri sintomi come gonfiore, una sensazione di instabilità ("cedimento") del ginocchio, o difficoltà a estendere completamente l'articolazione ("blocco articolare"), ma il dolore rimane il segnale più diretto e comune di una potenziale lesione meniscale. La comprensione dettagliata di queste lesioni e dei loro sintomi è cruciale per la diagnosi e il trattamento corretto, che può variare da misure conservative, come il riposo e la fisioterapia, fino a interventi chirurgici, in base alla gravità della lesione e alla risposta del paziente alle terapie non invasive. La gestione tempestiva e appropriata è fondamentale per minimizzare l'impatto funzionale sul ginocchio interessato e per promuovere il recupero ottimale della funzione e della mobilità.

5 di 100 Domande

In quali pazienti e' consigliata la determinazione della Proteina C reattiva (PCR)?














La risposta corretta è la A
La determinazione della Proteina C Reattiva (PCR) è consigliata nei pazienti a rischio cardiovascolare medio-alto. Questa raccomandazione è basata sulla conoscenza che la PCR è un marcatore dell'infiammazione, implicata nel processo aterosclerotico. Pertanto, livelli elevati di PCR possono indicare un aumentato rischio di eventi cardiovascolari. La PCR è una proteina prodotta dal fegato in risposta all'infiammazione. Sebbene la sua funzione primaria non sia completamente chiarita, è noto che livelli elevati di PCR possono essere associati a un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Infatti, il processo aterosclerotico, che porta alla formazione di placche nelle arterie, ha una forte componente infiammatoria. Le placche possono ridurre il flusso sanguigno o rompersi, portando a eventi cardiaci gravi come l'infarto miocardico. Il ruolo della PCR come indicatore di rischio è rilevante in pazienti che sono già identificati come a medio-alto rischio cardiovascolare attraverso l'uso di altre misurazioni come i fattori di rischio tradizionali (ipercolesterolemia, ipertensione, diabete, abitudini di fumo, ecc.). La determinazione della PCR in questi pazienti può aiutare a rifinire ulteriormente la stima del rischio e la stratificazione, consentendo una migliore personalizzazione delle strategie di prevenzione e trattamento. La relazione tra infiammazione e malattie cardiovascolari ha portato a studiare la PCR ad alta sensibilità (hs-PCR) come uno strumento per valutare il rischio in maniera più precisa. Questo test è in grado di rilevare anche livelli molto bassi di infiammazione, offrendo spunti preziosi sulla salute cardiovascolare del paziente. Nell'ambito delle malattie cardiovascolari, l'infiammazione giocano un ruolo chiaro e documentato. Processi come l'adesione leucocitaria alle pareti endoteliali, la migrazione di cellule infiammatorie nelle pareti dei vasi e la produzione di citochine e metalloproteasi sono tutti mediati o accompagnati da un aumento dei marker infiammatori come la PCR. La presenza e l'accumulo di queste cellule e sostanze infiammatorie contribuiscono all'eterogeneità, complessità e, infine, alla rottura delle placche aterosclerotiche, con il potenziale di provocare eventi ischemici acuti. Quindi, il monitoraggio della PCR in persone a rischio medio-alto fornisce un valore aggiunto alla valutazione complessiva del rischio permettendo, ove necessario, di intensificare le misure preventive. Questa strategia è mirata a ridurre il rischio di incidenti cardiovascolari futuri attraverso l'identificazione e il trattamento precoce di coloro che presentano un profilo di rischio maggiore, anche se non manifestano sintomi evidenti. In conclusione, la determinazione della Proteina C Reattiva rappresenta un utile strumento diagnostico per identificare individui a rischio aumentato di malattie cardiovascolari, in particolare quelli classificati come a rischio medio-alto, contribuendo a guidare decisioni cliniche informate sulle strategie preventive e terapeutiche più appropriate.

6 di 100 Domande

Tutte le seguenti caratteristiche sono compatibili con la diagnosi di stenosi mitralica tranne:














La risposta corretta è la A
Nella domanda posta, si chiede di identificare tra le varie opzioni quella non compatibile con la diagnosi di stenosi mitralica. La risposta corretta è: "quadro di ventricolo sinistro da sforzo all'ECG." Questo significa che, rispetto alla stenosi mitralica, il quadro di ventricolo sinistro da sforzo all'ECG non è un elemento tipicamente associato a tale condizione. La stenosi mitralica si caratterizza principalmente per un restringimento dell'orifizio valvolare mitralico, il quale ostacola il flusso sanguigno dal ventricolo sinistro all'atrio sinistro. Tale patologia può essere causata da diversi fattori, tra cui complicazioni del febbre reumatica, che rimane la causa più comune in contesti dove questa malattia è ancora prevalente. I sintomi e i segni clinici della stenosi mitralica possono variare ampiamente in gravità, a seconda dell'estensione del restringimento dell'orifizio valvolare. Le manifestazioni cliniche possono includere dispnea (difficoltà respiratoria), particolarmente durante sforzi o attività fisica, dovuta all'aumento della pressione nell'atrio sinistro e nei polmoni. Altri sintomi possono essere fatica, palpitazioni e, nei casi avanzati, segni di insufficienza cardiaca. Auscultando il cuore, è frequente rilevare un rombo diastolico causato dal flusso di sangue turbolento attraverso l'orifizio mitralico stenotico, e un schiocco di apertura, che è il suono prodotto dall’apertura della valvola mitralica rigida. L'ECG e l'ecocardiogramma sono strumenti diagnostici chiave. Tuttavia, il quadro di ventricolo sinistro da sforzo all'ECG suggerisce tipicamente una patologia che coinvolge un sovraccarico di pressione o di volume del ventricolo sinistro, piuttosto che una condizione primitivamente legata all'atrio sinistro o alla valvola mitrale come la stenosi mitralica. Ciò è dovuto al fatto che, nella stenosi mitralica, il problema primario risiede nell'ostacolarizzazione del flusso sanguigno dall'atrio al ventricolo sinistro, con minore impatto immediato sul lavoro o sulla funzione del ventricolo sinistro stesso. In sintesi, la stenosi mitralica comporta una serie di segni e sintomi clinici che riflettono l'aumento della pressione nell'atrio sinistro e nei polmoni, un flusso sanguigno turbolento attraverso l'orifizio valvolare stenotico e potenziali complicanze a lungo termine come l'insufficienza cardiaca. Il quadro di ventricolo sinistro da sforzo all'ECG non corrisponde a una caratteristica tipica di questa condizione, riflettendo piuttosto situazioni in cui il ventricolo sinistro è sottoposto a sovraccarico, non direttamente collegato con la stenosi mitralica.

7 di 100 Domande

Quali cellule possono essere utilizzate per misurare l'attivita' del recettore LDL ai fini della diagnosi di ipercolesterolemia familiare?














La risposta corretta è la D
Le cellule che possono essere utilizzate per misurare l'attività del recettore LDL ai fini della diagnosi di ipercolesterolemia familiare sono i fibroblasti. Questa metodologia sfrutta i fibroblasti per valutare la funzionalità dei recettori delle lipoproteine a bassa densità (LDL), che giocano un ruolo cruciale nel metabolismo del colesterolo. La diagnosi di ipercolesterolemia familiare, una condizione genetica, si avvale dell'analisi dei fibroblasti principalmente perché questa malattia è caratterizzata da un difetto nei recettori LDL che conduce a un elevato livello di colesterolo LDL nel sangue. L'ipercolesterolemia familiare è infatti una dislipidemia genetica dominante, ciò significa che l'individuo eredita il gene difettoso da uno dei genitori. I soggetti affetti presentano livelli elevati di colesterolo nel sangue da una giovane età, esponendoli a un rischio significativamente più alto di malattie coronariche precoci. La patologia è principalmente causata da mutazioni nel gene LDLR, che codifica per il recettore delle LDL. Questi recettori sono essenziali per il processo di endocitosi mediata dei colesteroli LDL, permettendone la rimozione dal circolo sanguigno. Quando i recettori LDL non funzionano correttamente, come nel caso dell'ipercolesterolemia familiare, il colesterolo LDL non viene adeguatamente rimosso dal sangue, portando a livelli elevati di colesterolo nel plasma. Questo accumulo può infine condurre alla formazione di placche nelle arterie, restringendole e incrementando il rischio di eventi cardiovascolari, come l'infarto miocardico e l'ictus. I fibroblasti, dunque, forniscono un modello cellulare vitale per lo studio dell'efficacia con cui i recettori LDL funzionano in un individuo, permettendo di individuare anomalie funzionali specifiche legate all'ipercolesterolemia familiare. La capacità di questi recettori di legare e internalizzare LDL può essere quantificata in coltura, offrendo insight preziosi sulla presenza e sull'intensità del difetto genetico. In conclusione, l'utilizzo dei fibroblasti per valutare l'attività del recettore LDL rappresenta un aspetto fondamentale nella diagnosi e nello studio dell'ipercolesterolemia familiare. Attraverso l'esame dei fibroblasti, è possibile non solo confermare la diagnosi ma anche comprendere meglio la patogenesi della malattia a livello molecolare, facilitando così lo sviluppo di strategie terapeutiche più mirate e efficaci per i pazienti affetti.

8 di 100 Domande

Quali dei seguenti corticosteroidi sono generalmente usati nell'asma allergico per via inalatoria?














La risposta corretta è la A
Il fluticasone propionato è uno dei corticosteroidi generalmente utilizzati per via inalatoria nell'asma allergico. Questa affermazione è giustificata dal fatto che i corticosteroidi inalatori rappresentano il pilastro del trattamento a lungo termine nell'asma, avendo come obiettivo principale quello di ridurre l'infiammazione cronica delle vie aeree che caratterizza questa patologia. Una gestione efficace dell'asma si concentra sulla minimizzazione dei sintomi cronici come dispnea, wheezing, tosse ricorrente e oppressione toracica, puntando anche a ridurre il rischio di esacerbazioni e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Il fluticasone propionato, in qualità di corticosteroide per via inalatoria, agisce localmente nelle vie respiratorie con l'intenzione di ridurre l'infiammazione, diminuire la frequenza delle riacutizzazioni asmatiche e migliorare il flusso d'aria. La sua efficacia nell'asma allergico deriva dalla potente azione antinfiammatoria che aiuta a prevenire le risposte infiammatorie mediate dall'immunità che si verificano in seguito all'esposizione agli allergeni. Diversamente dai corticosteroidi sistemici, quelli inalatori come il fluticasone propionato minimizzano gli effetti collaterali sistemici, grazie alla loro azione principalmente locale, rendendoli preferibili per la gestione a lungo termine dell'asma. Nel contesto dell'asma, si verifica un'infiammazione cronica delle vie aeree che porta alla iperreattività bronchiale, ovvero una maggiore sensibilità ai vari stimoli. Questo fenomeno è accompagnato da un incremento delle secrezioni mucose e da una riduzione del flusso d'aria, che contribuiscono alla sintomatologia asmatica. I corticosteroidi inalatori, grazie alle loro proprietà, sono in grado di modulare la risposta infiammatoria, riducendo così l'infiltrazione eosinofila e la produzione di citochine pro-infiammatorie, oltre a influenzare il tono muscolare delle vie aeree. Inoltre, essi contribuiscono alla down-regulation dei recettori per gli stimoli infiammatori e allergici, indirizzando così il tessuto bronchiale verso uno stato meno reattivo. In conclusione, la scelta del fluticasone propionato (e di altri corticosteroidi inalatori) per il trattamento dell'asma aligna con l'approccio mirato alla diminuzione dell'infiammazione bronchiale e alla prevenzione delle esacerbazioni asmatiche, rappresentando una strategia terapeutica chiave nella gestione dell'asma. La loro capacità di agire localmente permette un miglior controllo dei sintomi con un profilo di sicurezza favorevole, ponendo l'accento sull'importanza della via inalatoria per l'ottimizzazione del trattamento dell'asma allergico.

9 di 100 Domande

Splenectomia terapeutica non indicata in:














La risposta corretta è la E
La splenectomia terapeutica non è indicata nella leucemia mieloide cronica (LMC). Questo perché la LMC è un tipo di cancro del sangue e del midollo osseo che si origina da un particolare problema genetico nelle cellule staminali del midollo osseo. Questa malattia porta alla produzione eccessiva di globuli bianchi immaturi, noti come granulociti. Tuttavia, la splenectomia – ovvero l'asportazione chirurgica della milza – non è considerata un trattamento appropriato per questa condizione. Questo perché la leucemia mieloide cronica è essenzialmente un problema a livello del midollo osseo e delle cellule staminali che produce effetti su tutto il corpo, quindi la rimozione della milza non affronta la causa fondamentale della malattia. Al contrario, altre condizioni, come la sferocitosi ereditaria o la porpora trombocitopenica, possono trarre beneficio da questo tipo di intervento perché implicate in una produzione anomala o nella distruzione di cellule del sangue che può essere limitata o influenzata dalla milza. Approfondendo la leucemia mieloide cronica, possiamo notare che questa patologia è caratterizzata dalla presenza di un anormale cromosoma Philadelphia nel DNA delle cellule del sangue. Questo conduce a una proliferazione incontrollata delle cellule del sangue, specialmente dei granulociti. La terapia più efficace si basa sull'uso di inibitori della tirosina chinasi, come l'imatinib, che mirano specificamente a bloccare l'azione dell'enzima che consente la proliferazione delle cellule leucemiche. La LMC procede tipicamente attraverso tre fasi: cronica, accelerata, e blastica. La fase cronica può durare diversi anni ed è spesso asintomatica o presenta sintomi minimi. Se non trattata opportunamente, la malattia può progredire verso le fasi più avanzate, che sono caratterizzate da un rapidissimo aumento dei leucociti e da sintomi più gravi e dannosi per la salute. La gestione della malattia è complessa e richiede un approccio multidisciplinare che comprende il monitoraggio continuo dei segni della malattia, l'uso di terapie farmacologiche mirate, e supporto per gestire gli effetti collaterali e le complicanze. L'obiettivo principale del trattamento è quello di mantenere la malattia nella fase cronica e prevenire la progressione verso le fasi più severe. In conclusione, la leucemia mieloide cronica è una malattia sistemica del sangue che richiede un trattamento specifico rivolto alla causa genetica sottostante. La splenectomia non gioca un ruolo nel trattamento della LMC, dato che il problema non riguarda principalmente la milza ma la produzione anormale di cellule sanguigne a livello del midollo osseo.

10 di 100 Domande

Una donna di 45 anni, affetta da morbo di Parkinson, riferisce disfagia da circa un mese. Riferisce difficolta' nell'iniziare la deglutizione; tossisce spesso quando beve e talvolta l'acqua le esce dal naso. Quale dovrebbe essere il prossimo passo nel procedimento diagnostico:














La risposta corretta è la C
La signora di 45 anni, affetta da morbo di Parkinson, che presenta da circa un mese una disfagia caratterizzata da difficoltà nell'iniziare la deglutizione, frequenti episodi di tosse durante l'ingestione di liquidi e occasionalmente emissione di acqua dal naso, dovrebbe sottoporsi come prossimo passo diagnostico a una videofluoroscopia della deglutizione. Questa decisione è motivata dal fatto che i sintomi riferiti indicano una problematica a livello della fase orale o faringea della deglutizione, comune in pazienti con morbo di Parkinson, e la videofluoroscopia è lo strumento diagnostico più indicato per visualizzare il processo deglutitorio e identificare dove si verifica l'interruzione o il problema. Il morbo di Parkinson è una patologia neurodegenerativa caratterizzata dalla progressiva perdita di neuroni dopaminergici nella substantia nigra del cervello. Questo porta a una varietà di sintomi motori, tra cui tremore a riposo, rigidità, bradicinesia (rallentamento dei movimenti) e instabilità posturale. Oltre a questi sintomi motori, i pazienti con morbo di Parkinson possono sperimentare diverse complicanze non motorie, tra cui disfagia, ossia difficoltà nella deglutizione. La disfagia nei pazienti parkinsoniani è multifattoriale e può essere dovuta sia a disfunzioni dei movimenti automatici necessari per l'ingestione sia a problematiche nei meccanismi di coordinazione neuromuscolare che controllano la deglutizione. La disfagia nel contesto del morbo di Parkinson presenta tipicamente come una difficoltà nell'iniziare la deglutizione, dovuta alla ridotta capacità di coordinare i movimenti della lingua e della faringe. Questo può portare a un aumentato rischio di aspirazione di cibo o liquidi nelle vie aeree, causando tosse o soffocamento durante l'alimentazione. Inoltre, nel caso specifico della donna menzionata, l'emissione di acqua dal naso indica un'incompatibilità nello spostamento efficace del bolo alimentare attraverso il faringe, suggerendo una disfunzione nel meccanismo di chiusura del velo palatino che potrebbe portare al reflusso naso-faringeo dei liquidi. La videofluoroscopia della deglutizione è uno studio dinamico che utilizza un mezzo di contrasto radiopaco per visualizzare in tempo reale le fasi della deglutizione, permettendo ai clinici di identificare con precisione le fasi della deglutizione che sono compromesse, nonché la presenza di aspirazione o di reflusso naso-faringeo. È considerata il gold standard nella valutazione della disfagia, in quanto fornisce dettagliati insight anatomici e funzionali che possono guidare la gestione e l'intervento terapeutico, essenziali per migliorare la qualità di vita del paziente e ridurre il rischio di complicanze come la polmonite da aspirazione. In sintesi, la videofluoroscopia della deglutizione è lo strumento diagnostico più appropriato per la valutazione della disfagia in pazienti con morbo di Parkinson, poiché fornisce informazioni preziose sulla dinamica della deglutizione e sulle specifiche problematiche incontrate dal paziente, permettendo così la definizione di strategie di trattamento specifiche e mirate.

11 di 100 Domande

La sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi e' caratterizzata da:














La risposta corretta è la D
La sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi è caratterizzata dalla presenza di anticorpi anti-fosfolipidi, dall'aumentato rischio di trombosi venosa e arteriosa, e dalla poliabortività. Questa condizione si presenta quando il sistema immunitario attacca erroneamente alcuni dei lipidi normali nel sangue provocando una serie di risposte infiammatorie che possono portare a complicanze serie come la formazione di coaguli. Questa sindrome è fondamentalmente un disturbo autoimmune che porta il corpo a produrre anticorpi contro i fosfolipidi, sostanze fondamentali per la costruzione delle membrane cellulari. La produzione di questi anticorpi può portare a una tendenza alla formazione di coaguli all'interno delle vene e delle arterie, determinando un rischio maggiore di eventi trombotici. Gli eventi trombotici possono manifestarsi in varie forme, come trombosi venosa profonda, embolia polmonare, ictus ischemico, o infarti in altri organi vitali, a seconda dei vasi sanguigni coinvolti. La poliabortività, un altro segno distintivo della sindrome, si riferisce alla perdita di tre o più gravidanze consecutive prima della 10ª settimana di gestazione. Questo accade perché la tendenza del sangue a coagulare può ostacolare l'adeguata formazione della placenta o causare interruzioni nel sostegno vitale fornito al feto. La sindrome può presentarsi in maniera primaria, senza alcuna malattia autoimmune di fondo, oppure secondaria, associata ad altre condizioni autoimmuni, in particolare il lupus eritematoso sistemico. La diagnosi si basa spesso sulla presenza degli anticorpi anti-fosfolipidi rilevati attraverso esami del sangue e sulla storia clinica del paziente riguardo episodi di trombosi o perdite gravidiche. Il trattamento mira principalmente a prevenire la formazione di nuovi coaguli e può includere l'uso di farmaci anticoagulanti a vita, in particolare per coloro che hanno già avuto episodi di trombosi. Inoltre, la gestione di una gravidanza in una donna con questa sindrome richiede attenzione specifica per ridurre i rischi sia per la madre sia per il feto, con un approccio che può comprendere l'uso di farmaci anticoagulanti e un attento monitoraggio della salute fetale. In conclusione, la sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi è un disturbo significativo che può avere profonde implicazioni sia trombotiche che ostetriche, richiedendo una diagnosi accurata e una gestione attenta per ridurre i rischi di complicanze severe.

12 di 100 Domande

Le fonti principali di vit.E sono:














La risposta corretta è la C
Le fonti principali di vitamina E sono i semi di cereali e gli olii. Questa affermazione è accurata perché la vitamina E, un nutriente essenziale liposolubile, si trova in abbondanza in questi alimenti. Essa è nota per il suo ruolo cruciale come antiossidante, proteggendo le cellule dallo stress ossidativo causato dai radicali liberi. I semi di cereali, come il grano, il mais e il riso, e gli oli derivati da questi e altri semi e noci, sono fonti eccellenti di vitamina E. La vitamina E include un gruppo di otto composti correlati, quattro tocoferoli e quattro tocotrienoli, con l'alfa-tocoferolo che è la forma più attiva e abbondante nel corpo umano. Questi composti hanno funzioni biologiche cruciali oltre all'attività antiossidante. Per esempio, la vitamina E aiuta a mantenere l'integrità delle membrane cellulari e svolge un ruolo importante nella risposta immunitaria, nella prevenzione dell'aggregazione piastrinica (importanti per la coagulazione del sangue) e nella formazione di globuli rossi. Poiché il corpo umano non è capace di sintetizzare la vitamina E, è essenziale introdurla attraverso la dieta. La carenza di questa vitamina può portare a numerosi problemi di salute, comprese la disfunzione neuromuscolare e l'emolisi (rottura dei globuli rossi) nei neonati. Gli adulti possono sperimentare debolezza muscolare, disturbi della visione e compromissione del sistema immunitario a seguito di una grave carenza di vitamina E. I semi di cereali e gli oli vegetali, come olio di germe di grano, olio di girasole, olio di soia e olio di oliva, sono particolarmente ricchi di vitamina E. Altri alimenti rilevanti includono frutta secca, come mandorle e nocciole, e anche verdure a foglia verde. La concentrazione di vitamina E in questi alimenti può variare in base al metodo di elaborazione e preparazione; per esempio, la raffinazione degli oli può ridurre significativamente i livelli di vitamina E. In conclusione, per mantenere un adeguato apporto di vitamina E e sfruttare i suoi molti benefici per la salute, è consigliabile includere nella propria dieta una varietà di semi di cereali, olii vegetali, frutta secca e verdure a foglia verde. La comprensione del ruolo fondamentale che questa vitamina svolge nel corpo umano sottolinea l'importanza di un'alimentazione bilanciata e ricca di nutrienti essenziali.

13 di 100 Domande

Quale dei seguenti farmaci antinfettivi somministrato in gravidanza puo' determinare danno fetale:














La risposta corretta è la A
I farmaci antinfettivi che, se somministrati in gravidanza, possono determinare danno fetale sono gli aminoglicosidici, i sulfamidici e la tetraciclina. Questi farmaci sono noti per i loro rischi di teratogenicità e devono essere usati con cautela durante la gravidanza. Gli aminoglicosidici sono un gruppo di antibiotici che includono farmaci come la gentamicina, la tobramicina e l'amikacina. Se assunti durante la gravidanza, specialmente nel terzo trimestre, possono attraversare la placenta e causare danni all'udito (ototossicità) nel feto, oltre a potenziali effetti sulla funzione renale. I sulfamidici, inclusi farmaci come la sulfametossazolo-trimetoprim (co-trimoxazolo), possono attraversare la placenta e, se usati nel terzo trimestre di gravidanza, possono causare ittero neonatale. Ciò è dovuto alla capacità dei sulfamidici di competere con la bilirubina per i siti di legame alle proteine plasmatiche, aumentando il rischio di kernittero (encefalopatia bilirubinica) nel neonato. La tetraciclina è una classe di antibiotici che comprende doxiciclina e minociclina, tra gli altri. Questi farmaci sono noti per legarsi al calcio dei denti in via di sviluppo, causando discolorazione permanente dei denti se somministrati durante la seconda metà della gravidanza. La tetraciclina può anche influenzare lo sviluppo osseo fetale e, pertanto, è controindicata dopo il quinto mese di gravidanza. Questi effetti avversi e rischi associati agli aminoglicosidici, ai sulfamidici e alla tetraciclina durante la gravidanza sono ben documentati e sottolineano l'importanza della cautela nell'uso di questi antibiotici in gravidanza. È fondamentale per i professionisti sanitari valutare attentamente i rischi e i benefici di questi farmaci quando si tratta di infezioni in donne incinte. Il principio guida deve essere quello di minimizzare l'esposizione fetale a farmaci potenzialmente dannosi, optando invece per trattamenti considerati più sicuri durante la gravidanza, quando possibile.

14 di 100 Domande

La formula di Friedwald per il calcolo del colesterolo LDL e':














La risposta corretta è la D
La formula di Friedewald per il calcolo del colesterolo LDL è: LDLc = colesterolo totale - colesterolo HDL - (trigliceridi/5). Questa formula è utilizzata per stimare la quantità di colesterolo LDL ("cattivo") presente nel sangue, quando non si esegue una misura diretta. La correttezza di questa formula deriva dalla sua capacità di approssimare con ragionevole accuratezza il livello di LDL, basandosi sui valori di colesterolo totale, HDL (colesterolo "buono") e trigliceridi, che sono comuni indicatori di laboratorio di salute cardiovascolare. Per comprendere perché questa formula è corretta e utilizzata, è essenziale avere una conoscenza di base sui lipidi sierici e le loro implicazioni per la salute. Il colesterolo è una sostanza grassa presente nel sangue, necessaria per molte funzioni vitali, ma i livelli eccessivi, specialmente di LDL, sono associati a un rischio aumentato di malattie cardiovascolari come l'aterosclerosi. L'aterosclerosi è il risultato dell'accumulo di placche ricche in lipidi sulle pareti interne delle arterie, che può portare a infarto miocardico, ictus e altre complicanze gravi. L'LDL è particolarmente pericoloso perché può penetrare l'intima delle arterie e contribuire allo sviluppo della placca aterosclerotica. Al contrario, l'HDL lavora per trasportare il colesterolo dal sangue al fegato per essere eliminato, agendo in un certo senso come un "pulitore" delle arterie. Pertanto, conoscere i livelli di LDL è cruciale per valutare il rischio cardiovascolare. La formula di Friedewald tiene conto che i trigliceridi vengono trasportati in parte dalle VLDL (lipoproteine a molto bassa densità), e tradizionalmente si considera che il rapporto tra i trigliceridi e le VLDL sia circa di 5 a 1, da qui il fattore /5 nella formula. Tuttavia, essa ha delle limitazioni, ad esempio, può essere inaffidabile in casi di trigliceridi molto alti o molto bassi. Nonostante queste limitazioni, la formula offre un metodo pratico per stimare l'LDL quando non sono disponibili misurazioni dirette, che possono essere più costose o meno accessibili. La rilevanza di tenere sotto controllo i livelli di LDL mediante la formula di Friedewald si basa sull'importante ruolo che il colesterolo LDL ha nell'aterosclerosi. L'accumulo di LDL nelle arterie porta alla formazione di placche aterosclerotiche che possono restringere o bloccare il flusso di sangue agli organi vitali. Queste placche possono anche rompersi, causando un coagulo di sangue che può causare un infarto o un ictus. Pertanto, il monitoraggio e la gestione del colesterolo LDL sono centrali nelle strategie di prevenzione delle malattie cardiovascolari. Ridurre i livelli di LDL, mediante diete, stili di vita sani e, quando necessario, farmaci, è fondamentale per ridurre il rischio di eventi cardiovascolari avversi e migliorare la salute globale delle persone.

15 di 100 Domande

In caso di asma cronico una possibile eziologia legata a MRGE deve essere sospettata quando:














La risposta corretta è la C
In caso di asma cronico, una possibile eziologia legata al Reflusso Gastroesofageo (MRGE) deve essere sospettata soprattutto in presenza di asma notturno. Questa correlazione si basa sulla constatazione che la malattia da reflusso gastroesofageo può effettivamente esacerbare o persino contribuire alla manifestazione dell'asma, particolarmente durante la notte. Il Reflusso Gastroesofageo (MRGE) è una condizione in cui il contenuto dello stomaco risale nell'esofago, causando sintomi quali bruciore di stomaco e rigurgito acido. Ciò può avvenire a causa del malfunzionamento o del rilassamento del muscolo che normalmente impedisce il reflusso di acido e cibo dallo stomaco all'esofago, noto come sfintere esofageo inferiore. Il legame tra MRGE e asma è stato ampiamente studiato, dato che i sintomi del reflusso, soprattutto quando si verificano di notte, possono aggravare i sintomi asmatici. La presenza di acido nell'esofago può stimolare una catena di reazioni che porta all'irritazione delle vie aeree e può aumentare la sensibilità bronchiale. In alcuni individui, il reflusso di acido può anche aspirarsi direttamente nelle vie respiratorie, provocando infiammazione e peggiorando ulteriormente i sintomi dell'asma. È interessante notare che il trattamento del MRGE può portare a una riduzione dei sintomi asmatici in alcuni pazienti, suggerendo un forte legame causale tra queste due condizioni. La malattia da reflusso gastroesofageo non si limita solo a sintomi gastrointestinali come bruciore di stomaco e rigurgito acido, ma può anche manifestarsi con sintomi respiratori quali tosse cronica, laringite, e appunto, esacerbazione dell'asma. L'importanza di considerare il MRGE come un possibile fattore scatenante o aggravante dell'asma risiede nella possibilità di offrire trattamenti mirati che possono migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti. Infatti, trattamenti come modifiche dello stile di vita (ad esempio, evitare cibo e bevande che possono aggravare il reflusso), farmaci riduttori dell'acido (inibitori della pompa protonica o antiacidi) e, nei casi più gravi, interventi chirurgici per ripristinare la funzionalità dello sfintere esofageo, possono essere particolarmente efficaci nel gestire sia il MRGE che i relativi sintomi asmatici. Pertanto, è fondamentale per i professionisti sanitari riconoscere la potenziale connessione tra asma, soprattutto la forma notturna, e il reflusso gastroesofageo per implementare le strategie di trattamento più appropriate e holistiche.

16 di 100 Domande

La stadiazione "clinico-strumentale"














La risposta corretta è la A
La stadiazione "clinico-strumentale" consente la valutazione della prognosi ed è indispensabile per impostare la terapia. Questa affermazione trova fondamento nella comprensione generale di come viene gestita la valutazione delle malattie, soprattutto in ambito oncologico, ma è applicabile a numerosi contesti clinici in cui la definizione della fase di malattia influenza direttamente le decisioni terapeutiche e le previsioni sul decorso della malattia stessa. La stadiazione di una malattia rappresenta un momento cruciale nel percorso diagnostico e terapeutico del paziente. Questa operazione permette infatti di determinare l’estensione e la gravità della malattia, utilizzando criteri standardizzati che incorporano dati clinici, radiologici, laboratoristici e, se pertinenti, istopatologici. La stadiazione ha lo scopo di creare un linguaggio comune fra i professionisti della salute, facilitare la scelta delle opzioni terapeutiche più adeguate e fornire indizi sulla prognosi del paziente. La categorizzazione clinico-strumentale della malattia, quindi, gioca un ruolo fondamentale. Per esempio, nel caso dei tumori, la stadiazione fornisce indicazioni precise sull'estensione locale del tumore, sulla presenza di metastasi a distanza e sull'interessamento dei linfonodi. Queste informazioni sono decisamente importanti per selezionare un trattamento mirato, che può variare dalla chirurgia alla radioterapia, dalla chemioterapia a terapie più specifiche come quelle target o immunoterapiche. La scelta del trattamento e la previsione della risposta a quest'ultimo dipendono notevolmente dalla fase di malattia in cui si trova il paziente. Dal punto di vista prognostico, la stadiazione offre informazioni fondamentali sui tassi di sopravvivenza e sulla qualità di vita che il paziente può aspettarsi. Infatti, generalmente, malattie con stadiazione precoce hanno un miglior outcome rispetto a quelle diagnosticate in stadi più avanzati, dove le opzioni terapeutiche potrebbero essere più limitate e la prognosi meno favorevole. Per riassumere, la stadiazione clinico-strumentale costituisce una pietra angolare nel processo di cura e assistenza al paziente. Attraverso un approccio sistematico e multidisciplinare, essa permette di definire con precisione lo stadio di malattia, orientando così la scelta delle strategie terapeutiche più idonee e informando il paziente riguardo le aspettative di vita e la qualità della stessa. Questo processo dimostra l'importanza di un approccio integrato nella medicina moderna, dove la comprensione dettagliata della patologia diviene essenziale per garantire al paziente la migliore assistenza possibile.

17 di 100 Domande

Quale delle seguenti valutazioni ha la priorita' nel paziente politraumatizzato?














La risposta corretta è la A
La valutazione che ha la priorità nel paziente politraumatizzato è il controllo della pervietà delle vie aeree. Questa prassi è cruciale perché assicurare che le vie aeree siano libere e non ostruite è fondamentale per garantire la sopravvivenza immediata del paziente. Un'ostruzione delle vie aeree può causare ipossia, cioè una carenza di ossigeno nel sangue, che può rapidamente portare a danni cerebrali irreversibili o persino alla morte. La ragione per cui la pervietà delle vie aeree viene considerata la più alta priorità in una situazione di trauma è che, senza un adeguato apporto di ossigeno, gli altri trattamenti potrebbero rivelarsi inutili. Una volta che le vie aeree sono state assicurate, i soccorritori possono passare a valutare e gestire altri aspetti vitali, come la respirazione, la circolazione e possibili emorragie, oltre a verificare lo stato di coscienza del paziente. La patologia specifica legata all'ostruzione delle vie aeree indica che, in caso di traumi, possono verificarsi situazioni come ematomi, gonfiori o corpi estranei che bloccano le vie aeree, rendendo difficile la respirazione. Questi problemi richiedono interventi rapidi ed efficaci per prevenire un'insufficienza respiratoria ipossica, la quale può diminuire significativamente l'ossigenazione degli organi vitali, tra cui il cervello. L'approccio primario nel stabilire una via aerea pervia può includere manovre manuali per mantenere l'apertura delle vie aeree, l'uso di dispositivi di aspirazione per rimuovere eventuali ostacoli ed, in casi più gravi, la procedura di intubazione tracheale. Inoltre, è essenziale monitorare costantemente le vie aeree per assicurarsi che restino pervie durante tutto il processo di stabilizzazione e trattamento del paziente. In sintesi, la pervietà delle vie aeree rappresenta il primo e più cruciale passo nella gestione del paziente politraumatizzato perché stabilisce la base per una efficace ossigenazione, essenziale per mantenere in vita il paziente e prevenire danni a lungo termine. Il corretto mantenimento delle vie aeree può fare la differenza tra la vita e la morte e determina le basi per il successo di tutti i successivi interventi medici nel percorso di cura del paziente.

18 di 100 Domande

Quale di questi alimenti e' nel nostro paese il piu' comune responsabile delle tossinfezioni alimentari da Clostridium botulinum?














La risposta corretta è la E
Nei nostri paesi, i vegetali in scatola o sott'olio sono gli alimenti più comunemente responsabili delle tossinfezioni alimentari causate da Clostridium botulinum. Questo risulta dall'ambiente anaerobico (assenza di ossigeno) creato nei contenitori sigillati, che favorisce la crescita del batterio e la produzione delle sue tossine. Clostridium botulinum è un batterio gram-positivo, anaerobico e sporigeno, noto per avere un ruolo critico nelle tossinfezioni alimentari attraverso la produzione di neurotossine, tra le quali le potentissime tossine botuliniche. Queste tossine possono causare botulismo, una malattia rara ma potenzialmente fatale che colpisce il sistema nervoso, portando a paralisi e, in casi gravi, alla morte. Il botulismo alimentare si verifica quando una persona ingerisce cibo contenente tossine botuliniche. Vegetali conservati in modo improprio in contenitori ermetici, come scatole o vasi sott'olio, possono diventare terreno fertile per Clostridium botulinum se il processo di sterminazione (come la cottura ad alta temperatura) non è adeguatamente applicato. Senza ossigeno, e in determinate condizioni di temperatura e acidità, le spore di C. botulinum possono germinare, crescere e produrre tossine. Il problema non si limita alla mera presenza del batterio ma alla sua capacità di produrre le tossine in assenza di ossigeno; dunque, i vegetali in scatola o sott'olio, se non trattati correttamente, offrono l'ambiente ideale per questa trasformazione pericolosa. La malattia può manifestarsi con sintomi neurologici come visione doppia, difficoltà di deglutizione, debolezza muscolare e paralisi progressiva. In casi estremi, la paralisi dei muscoli respiratori può portare alla morte se non si interviene tempestivamente con un trattamento specifico. Il botulismo, sebbene relativamente raro grazie alle moderne pratiche di conservazione degli alimenti e alla consapevolezza pubblica, rimane una minaccia significativa associata a pratiche di conservazione casalinga o a violazioni dei protocolli di sicurezza nelle industrie alimentari. La prevenzione è chiave e include il corretto trattamento termico dei cibi prima della loro conservazione in contenitori chiusi, l'utilizzo di tecniche di conservazione approvate e un'accurata igiene durante la preparazione degli alimenti. La comprensione dei rischi e delle pratiche sicure di conservazione può ridurre notevolmente l'incidenza di questa pericolosa malattia.

19 di 100 Domande

Tutte le seguenti affermazioni riguardanti il cancro dell'ovaio sono giuste eccetto che:














La risposta corretta è la A
Il cancro dell'ovaio non è il più comune cancro dell'apparato genitale femminile. Questa affermazione risulta essere non vera in quanto il cancro dell'ovaio, sebbene sia conosciuto per la sua alta letalità e tendenza a essere diagnosticato in stadi avanzati, non rappresenta la forma più comune di cancro dell'apparato genitale femminile. In realtà, il carcinoma dell'endometrio e il carcinoma della cervice uterina risultano essere più comuni in termini di incidenza. Il cancro dell'ovaio è noto per il suo sviluppo insidioso e per la difficoltà di diagnosi precoce, spesso arrivando a una diagnosi soltanto quando il tumore ha già raggiunto uno stadio avanzato. Questo aspetto è legato alla sua localizzazione profonda all'interno del corpo e alla scarsa specificità dei sintomi nelle fasi iniziali. Molti dei sintomi, come gonfiore addominale, sensazione di pienezza rapida durante i pasti, dolore pelvico e urgenza urinaria o frequenza, sono spesso vaghi e possono essere facilmente attribuiti ad altre condizioni comuni, ritardando così un'accurata diagnosi. La patologia del cancro dell'ovaio coinvolge una molteplicità di tipi tumorali, che variano in base all'origine delle cellule da cui si sviluppano. Possiamo distinguere i tumori epiteliali, che costituiscono la maggior parte dei casi e hanno origine nelle cellule che rivestono la superficie dell'ovaio, dai tumori stromali e dai tumori delle cellule germinali, che sono meno frequenti. Nonostante i progressi nella ricerca, le cause esatte del cancro dell'ovaio rimangono in gran parte sconosciute, ma sono stati identificati alcuni fattori di rischio. Questi includono la storia familiare di cancro dell'ovaio o al seno, mutazioni genetiche (come mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2), età avanzata, storia riproduttiva e l'uso di terapia ormonale sostitutiva. Fattori protettivi includono l'uso di contraccettivi orali, gravidanze portate a termine, allattamento al seno e la chirurgia di rimozione delle ovaie e/o delle tube di Falloppio in donne ad alto rischio. Il trattamento del cancro dell'ovaio di solito include una combinazione di chirurgia e chemioterapia. La chirurgia mira a rimuovere il tumore, mentre la chemioterapia viene utilizzata per uccidere qualsiasi cellula tumorale residua e ridurre il rischio di recidiva. La prognosi è ampiamente dipendente dallo stadio del cancro al momento della diagnosi: una diagnosi precoce è associata a tassi di sopravvivenza significativamente maggiori rispetto a quelli diagnosticati in fase avanzata. Pertanto, la comprensione di questa patologia richiede un costante aggiornamento e una profonda conoscenza della sua natura sfuggente, dei metodi di diagnosi e delle opzioni terapeutiche disponibili per migliorare gli esiti per le pazienti.

20 di 100 Domande

Quale delle seguenti affermazioni e' vera?














La risposta corretta è la C
La risposta corretta alla domanda è che la maggiore caduta di pressione lungo il letto vascolare ha luogo nelle piccole arterie e nelle arteriole. Ciò significa che è principalmente in queste piccole componenti del sistema circolatorio che si verifica la più significativa diminuzione della pressione sanguigna, rispetto ad altre parti come le grosse arterie o i vasi di diametro maggiore. Questa affermazione è corretta in quanto la caduta di pressione nelle piccole arterie e arteriole gioca un ruolo cruciale nel regolare la distribuzione del flusso sanguigno ai vari tessuti ed organi, nonché nel mantenimento della pressione arteriosa generale. Le arteriole, essendo vasi di piccolo diametro, presentano una resistenza al flusso sanguigno proporzionalmente maggiore rispetto alle arterie di maggiore calibro. La resistenza vascolare influisce direttamente sulla pressione sanguigna: quando la resistenza vascolare aumenta, aumenta anche la pressione necessaria per mantenere un determinato flusso sanguigno. Il fatto che la maggiore caduta di pressione si verifichi nelle arteriole e nelle piccole arterie è fondamentale per comprendere il meccanismo di regolazione del flusso sanguigno e della pressione arteriosa. Questi vasi sanguigni hanno la capacità di modificare il loro diametro in risposta a vari stimoli fisiologici e patologici. La vasocostrizione (riduzione del diametro) aumenta la resistenza e quindi la pressione necessaria per il flusso del sangue, mentre la vasodilatazione (aumento del diametro) ha l'effetto opposto, riducendo la resistenza e quindi la pressione necessaria. La regolazione del diametro delle arteriole è influenzata da diversi fattori, inclusi ormoni, neurotrasmettitori e le condizioni locali di tessuto, come l'ipossia o il pH alterato. Questi meccanismi di feedback consentono un'adeguata distribuzione del flusso sanguigno in base alle specifiche esigenze metaboliche dei vari tessuti, contribuendo così ad ottimizzare l'ossigenazione e l'eliminazione delle sostanze di scarto. In definitiva, il ruolo delle piccole arterie e delle arteriole nella regolazione della pressione sanguigna e del flusso sanguigno è essenziale per il mantenimento dell'equilibrio fisiologico e per l'adattamento a diverse situazioni fisiopatologiche. Questi vasi sanguigni agiscono come valvole di controllo principali all'interno del sistema circolatorio, determinando la distribuzione del sangue e influenzando direttamente la pressione arteriosa generale attraverso le loro proprietà di resistenza vascolare.

21 di 100 Domande

Nella pericardite costrittiva severa la terapia piu' utile e':














La risposta corretta è la E
La terapia più utile nella pericardite costrittiva severa è la pericardiotomia. Questa condizione patologica rappresenta una forma di infiammazione del pericardio, che è una membrana doppia che circonda il cuore, con conseguente ispessimento, fibrosi, e talvolta calcificazione del pericardio stesso. La pericardite costrittiva comporta uno schema caratteristico di insufficienza cardiaca a causa del ristretto movimento del cuore durante il ciclo cardiaco, che porta a un ostacolo nei riempimenti ventricolari. In termini di pericardite costrittiva, si parla della perdita di elasticità del pericardio, che provoca una restrizione significativa del riempimento ventricolare. Durante i normali processi fisiologici, il cuore si espande e si contrae liberamente all'interno del pericardio per pompare il sangue nel corpo. Tuttavia, nel caso della pericardite costrittiva, l'ispessimento e la fibrosi del pericardio inibiscono questo movimento libero, portando a una diminuzione del volume di sangue pompati in ogni ciclo e causando sintomi associati a insufficienza cardiaca. La pericardiotomia, o resezione chirurgica di parte del pericardio affetto, mira a rimuovere la pressione meccanica sul cuore, consentendo una migliore distensione e riempimento ventricolare. Questo intervento può portare a un notevole miglioramento dei sintomi e della qualità di vita dei pazienti. La procedura va considerata in casi di pericardite costrittiva severa, dove le opzioni mediche non offrono il sollievo necessario o sono inefficaci a lungo termine. La ragione per cui la pericardiotomia risulta la terapia più utile è legata alla natura fisica del problema causato dalla pericardite costrittiva. A causa della rigidità acquisita, il pericardio non può più espandersi adeguatamente durante il riempimento del cuore, portando a una serie di complicazioni che possono peggiorare se non trattate adeguatamente. Solo rimuovendo fisicamente la parte affetta del pericardio, si può realmente alleviare la condizione e permettere al cuore di funzionare nel modo più normale possibile. Nel corso dello sviluppo della patologia, il cuore tenta di compensare le restrizioni imposte dal pericardio ispessito, ma col tempo, questa capacità compensatoria diventa insufficiente. I pazienti potranno sperimentare sintomi quali affaticamento, dispnea, edemi, e altri segnali di insufficienza cardiaca a causa dell'impatto sul funzionamento cardiaco. La pericardiotomia, quindi, non solo rappresenta un trattamento sintomatico ma si propone di trattare la causa sottostante della malattia.

22 di 100 Domande

La presenza di artrite reumatoide, splenomegalia, neutropenia e' caratteristica in corso di:














La risposta corretta è la E
La presenza di artrite reumatoide, splenomegalia e neutropenia è caratteristica in corso di sindrome di Felty. Questa sindrome è una rara complicazione della artrite reumatoide ed è accompagnata da caratteristiche cliniche specifiche che includono, appunto, artrite reumatoide, splenomegalia e neutropenia. La sindrome di Felty si manifesta tipicamente in pazienti con una storia di lunga durata di artrite reumatoide, e le sue cause precise rimangono ancora non completamente chiarite. Tuttavia, si sospetta che sia il risultato di un complesso processo autoimmunitario che porta a danni e fibrosi della milza (splenomegalia) e a una riduzione della conta dei neutrofili (neutropenia) nel sangue. Questi pazienti presentano un rischio aumentato di infezioni a causa della neutropenia, e possono sperimentare sintomi addizionali quali febbre, perdita di peso e sensazione di malessere generale. La splenomegalia può contribuire a sensazioni di pienezza o dolore nella parte superiore sinistra dell'addome. Non è raro che si verifichino anche anemia e trombocitopenia, poiché le patologie legate a disordini autoimmunitari tendono a coinvolgere multiplo aspetti del sistema immunitario e della produzione di cellule del sangue. Il trattamento della sindrome di Felty si concentra sulla gestione dei sintomi e sulla moderazione della risposta autoimmune. Ciò può includere farmaci che sopprimono il sistema immunitario, come gli agenti immunosoppressori, oltre alle terapie standard per l'artrite reumatoide, quali i FANS, i DMARDs e i corticosteroidi. In alcuni casi, può essere considerata anche la rimozione chirurgica della milza, specialmente se le altre terapie non riescono a controllare efficacemente la malattia. In generale, il monitoraggio attento e la gestione complessiva dei pazienti affetti da sindrome di Felty sono fondamentali per ridurre il rischio di complicanze, migliorare la qualità della vita e minimizzare l'impatto della neutropenia e della splenomegalia sulla salute quotidiana del paziente. La ricerca continua a indagare le cause e i meccanismi sottostanti della sindrome, ma la comprensione attuale evidenzia l'importanza di un approccio terapeutico multidisciplinare per affrontare le molteplici facce della malattia.

23 di 100 Domande

Il quadro clinico comprendente tachipnea, respiro sibilante, dispnea prevalentemente espiratoria puo' essere compatibile con:














La risposta corretta è la B
Il quadro clinico che comprende tachipnea, respiro sibilante e dispnea prevalentemente espiratoria può essere compatibile con un attacco asmatico. Questa condizione è indicativa dell'asma, una malattia infiammatoria cronica delle vie respiratorie caratterizzata da episodi ricorrenti di respiro sibilante, dispnea, oppressione toracica e tosse. La patologia si caratterizza per una marcata iperresponsività delle vie aeree, che reagiscono eccessivamente a vari stimoli, portando a un'obstruzione reversibile del flusso d'aria. L'asma è una malattia che può manifestarsi in qualunque età, benché frequentemente abbia inizio durante l'infanzia. La diagnosi si basa sull'anamnesi, i sintomi presentati dal paziente e alcuni test di funzionalità respiratoria, come la spirometria, che mostrano la reversibilità dell'ostruzione al flusso aereo dopo l'inalazione di un broncodilatatore. Le crisi asmatiche o gli attacchi acuti d'asma variano significativamente in gravità, da lievi episodi di respiro sibilante e senso di costrizione toracica a gravi attacchi che possono richiedere un trattamento di emergenza. I fattori scatenanti possono includere allergeni, infezioni respiratorie, esercizio fisico, aria fredda e stress emotivo, tra gli altri. L'infiammazione cronica a cui sono soggette le vie aeree degli asmatici contribuisce alla iperreattività bronchiale che sottende la patogenesi della malattia. Una corretta gestione dell'asma si basa su un approccio graduale che include l'evitamento dei fattori scatenanti, l'uso di farmaci broncodilatatori a breve azione per il sollievo dei sintomi acuti e il trattamento di fondo con corticosteroidi inalatori per controllare l'infiammazione cronica delle vie aeree. In casi selezionati, possono essere prescritte terapie aggiuntive ad azione più mirata, come gli anticorpi monoclonali, per il trattamento dei pazienti con forme di asma più severe e scarsamente controllate con i trattamenti standard. In conclusione, i sintomi di tachipnea, respiro sibilante e dispnea prevalentemente espiratoria sono caratteristici di un attacco asmatico, dovuti all'infiammazione, alla costrizione delle vie aeree e all'aumentata produzione di muco, fattori che caratterizzano l'asma. Le strategie di gestione dell'asma mirano a controllare i sintomi e prevenire le esacerbazioni, migliorando così la qualità della vita dei pazienti affetti.

24 di 100 Domande

Domenico, un 34enne insegnante di tecnica bancaria di Nuoro, ha, a vostro giudizio, una tipica malattia da reflusso gastro-esofageo. Essendovi richiesto di sbilanciarvi sulla probabile evoluzione di tale condizione, ritenete di potervi esprimere nel senso di














La risposta corretta è la E
La domanda riguarda Domenico, un uomo di 34 anni che presenta i sintomi tipici della malattia da reflusso gastro-esofageo. La risposta corretta è che tale condizione ha "Un andamento cronico, recidivante". La malattia da reflusso gastro-esofageo (GERD, dall'inglese GastroEsophageal Reflux Disease) è una condizione caratterizzata dal ritorno anormale di contenuto gastrico nell'esofago, causando sintomi e, talvolta, complicazioni. La sua natura cronica e recidivante è dovuta alla persistenza dei fattori che predispongono al reflusso, come il rilassamento transitorio del muscolo che normalmente chiude l’accesso dall’esofago allo stomaco (sfintere esofageo inferiore), la pressione intra-addominale elevata, anomalie nella motilità esofagea, e altri fattori legati allo stile di vita e alla dieta. Il GERD tende a essere una condizione a lungo termine. Molti pazienti sperimentano periodi di miglioramento seguiti da ricadute o esacerbazioni dei sintomi, particolarmente quando i cambiamenti nello stile di vita o la terapia farmacologica sono interrotti o non rispettati con rigore. La manutenzione di un trattamento farmacologico, come gli inibitori della pompa protonica (es. omeprazolo), e interventi sullo stile di vita (dimagrimento in caso di sovrappeso, evitare cibi che scatenano il reflusso, riduzione dell'alcool, non mangiare prima di coricarsi) sono fondamentali per il controllo dei sintomi nella maggior parte dei pazienti. La patologia è principalmente attribuita alle anomalie della barriera tra lo stomaco e l'esofago. Un fattore chiave è il malfunzionamento dello sfintere esofageo inferiore, che normamente agisce come una valvola per impedire il reflux. Altri fattori contribuenti possono includere il ritardo dello svuotamento gastrico e l'aumento della pressione all'interno dell'addome, ad esempio a causa di obesità o indossare abiti molto stretti. Complicazioni del GERD includono erosione dell'esofago (esofagite), stenosi esofagea (restringimento dell'esofago), ulcerazioni esofagee e in casi gravi, può portare a condizioni più serie come l'esofago di Barrett, una condizione precancerosa. Tuttavia, una progressione verso il cancro esofageo è considerata rara e si verifica in una piccola percentuale di pazienti con esofago di Barrett che non ricevono il monitoraggio e il trattamento appropriati. In sintesi, l'andamento cronico e recidivante del GERD è legato alla persistenza dei meccanismi fisiopatologici che causano il reflusso gastro-esofageo e alla necessità di trattamenti e modifiche dello stile di vita a lungo termine per gestire efficacemente la condizione e prevenire le complicazioni.

25 di 100 Domande

Gli anticorpi sono:














La risposta corretta è la C
Gli anticorpi sono proteine. Questa affermazione è corretta poiché gli anticorpi, conosciuti anche nel campo dell'immunologia come immunoglobuline, sono componente fondamentale del sistema immunitario e svolgono un ruolo cruciale nella difesa dell'organismo contro agenti patogeni come virus, batteri e altro materiale estraneo. Esistono diverse classi di anticorpi, ognuna con una struttura e funzione specifica, ma tutti sono proteine in natura. La patologia che entreremo a esaminare, relativa agli anticorpi, riguarda le disfunzioni del sistema immunitario, come le immunodeficienze o le malattie autoimmuni, dove il ruolo degli anticorpi è fondamentale nel determinare la patogenesi della condizione. Gli anticorpi sono prodotti dai linfociti B, una tipologia di cellule del sistema immunitario. Quando un antigene, ovvero una sostanza riconosciuta come estranea dall'organismo, entra in contatto con il sistema immunitario, i linfociti B vengono attivati e iniziano a produrre anticorpi specifici contro quell'antigene. Gli anticorpi sono in grado di legarsi specificamente agli antigeni grazie a siti di legame variabili, neutralizzandoli e facilitandone l'eliminazione. La produzione degli anticorpi è parte di una risposta immunitaria adattativa, caratterizzata dalla capacità dell'organismo di ricordare un incontro precedente con un agente patogeno specifico e di rispondere in modo più veloce ed efficace a incontri successivi. Questa memoria immunitaria è il principio su cui si basa la vaccinazione, che mira a indurre la produzione di anticorpi senza esporre l'individuo al rischio di malattia. L'importanza degli anticorpi nel mantenere l'integrità dell'organismo è evidenziata da condizioni patologiche in cui la loro funzione è compromessa. Ad esempio, nelle immunodeficienze, dove la capacità di produrre anticorpi specifici è ridotta, gli individui sono più suscettibili a infezioni. Al contrario, nelle malattie autoimmuni, il sistema immunitario produce anticorpi contro componenti normali dell'organismo, portando a infiammazione e danno tessutale. La comprensione del funzionamento e delle disfunzioni degli anticorpi offre la possibilità di sviluppare trattamenti innovativi, come gli anticorpi monoclonali, utilizzati per trattare una vasta gamma di malattie, tra cui il cancro, malattie infiammatorie e autoimmuni. Attraverso lo studio degli anticorpi, la scienza medica continua a fare progressi significativi nel trattamento e nella prevenzione delle malattie, dimostrando l'importanza cruciale di queste proteine nel mantenimento della salute.

26 di 100 Domande

Maggiore quantita' di energia, in forma di ATP, si ottiene dal metabolismo di:














La risposta corretta è la E
La maggiore quantità di energia, in forma di ATP, si ottiene dal metabolismo degli acidi grassi. La spiegazione di questa affermazione risiede nella natura del processo di ossidazione degli acidi grassi, che è un meccanismo particolarmente efficiente nella produzione di energia nella cellula. Gli acidi grassi sono decomposti attraverso un processo conosciuto come beta-ossidazione, che si verifica nei mitocondri. Durante questo processo, gli acidi grassi passano attraverso cicli ripetuti in cui vengono rimossi due atomi di carbonio alla volta, sotto forma di acetil-CoA, che entra poi nel ciclo di Krebs (o ciclo dell'acido citrico). Ogni ciclo di beta-ossidazione produce NADH e FADH2, molecole che sono poi utilizzate nella catena di trasporto degli elettroni per produrre ulteriormente ATP. La Beta-ossidazione, insieme al ciclo di Krebs e alla fosforilazione ossidativa, contribuisce a rendere il metabolismo degli acidi grassi particolarmente produttivo in termini di energia. In effetti, gli acidi grassi a catena lunga possono produrre una quantità significativamente maggiore di ATP rispetto alla glucosio, se paragonati sulla base della stessa quantità di carbonio. Questo perché i prodotti della beta-ossidazione alimentano direttamente il ciclo di Krebs e la fosforilazione ossidativa, creando una quantità di energia che riflette l'elevato numero di elettroni ad alto potenziale di trasferimento che possono essere ceduti alla catena di trasporto degli elettroni per la produzione di ATP. Sul lato patologico, una compromissione nel metabolismo degli acidi grassi può portare a diverse condizioni cliniche, inclusa la steatosi epatica non alcolica e l’insufficienza cardiaca, dovute all'accumulo di lipidi nelle cellule, che può interferire con le funzioni cellulari normali. La conoscenza del processo attraverso cui gli acidi grassi producono energia è fondamentale per comprendere non solo i meccanismi metabolici normali ma anche le basi di diverse condizioni patologiche legate a disfunzioni metaboliche. La comprensione approfondita di questi meccanismi offre potenzialmente nuove vie per il trattamento e la gestione di tali patologie, sottolineando l'importanza del metabolismo degli acidi grassi nella produzione energetica cellulare.

27 di 100 Domande

La degenerazione epato-lenticolare e' dovuta a:














La risposta corretta è la E
La degenerazione epato-lenticolare, nota anche come malattia di Wilson, è dovuta a una ridotta sintesi epatocitaria di ceruloplasmina. Questa patologia si manifesta quando il fegato non riesce a eliminare il rame in eccesso dal corpo, causando l'accumulo di questo metallo nei tessuti, in particolare nel fegato, nel cervello, nei reni e negli occhi. La ceruloplasmina, una proteina che lega il rame nel sangue, gioca un ruolo cruciale nel trasporto e nell'eliminazione del rame dall'organismo. Quindi, una sua insufficiente produzione porta all'accumulo patologico di rame. La malattia di Wilson è una condizione genetica, autosomica recessiva, che impedisce il normale metabolismo e l'escrezione del rame, causando gravi danni a vari sistemi dell'organismo. Con il tempo, l'eccesso di rame inizia a danneggiare organi e tessuti, portando a complicanze neurologiche, psichiatriche e a problemi al fegato. Il fegato, inizialmente, tenta di immagazzinare il surplus di rame, ma col tempo, l’eccessivo accumulo supera la sua capacità di stoccaggio, causando un danno epatico che progredisce da steatosi a cirrosi. Parallelamente, il rame in eccesso viene anche depositato nel sistema nervoso centrale, specialmente nei nuclei della base, portando a varie alterazioni neurologiche. I segni e sintomi della malattia di Wilson possono variare notevolmente da persona a persona, a seconda della gravità dell'accumulo di rame. Questi possono includere difficoltà motorie, tremori, rigidità muscolare, alterazioni del comportamento, disturbi psichiatrici, ittero, stanchezza e sintomi legati a disfunzioni epatiche. Il trattamento della malattia di Wilson si concentra sulla riduzione dell'accumulo di rame nell'organismo e sulla prevenzione dei danni agli organi. Ciò si può ottenere attraverso l'uso di agenti chelanti, che legano il rame facilitandone l'escrezione, o attraverso farmaci che riducono l'assorbimento di rame. Anche la dieta ha un ruolo importante, evitando alimenti ricchi di rame, come frutti di mare, frutta secca e cioccolato. La diagnosi precoce e il trattamento sono fondamentali per prevenire le complicazioni a lungo termine della malattia. Senza un trattamento adeguato, la malattia di Wilson può essere fatale, ma con una gestione attenta e continuativa del rame nel corpo, le persone affette possono avere una buona qualità di vita.

28 di 100 Domande

I CONDILOMI ACUMINATI:














La risposta corretta è la E
I condilomi acuminati sono lesioni infettive di origine virale. Questa affermazione è corretta perché i condilomi acuminati, noti anche come verruche genitali, sono effettivamente causati da specifici tipi di virus del papilloma umano (HPV). Queste lesioni si manifestano come crescite cutanee o mucose, solitamente nelle aree genitali o anali, ma possono apparire anche in altre parti del corpo. Sono tra le infezioni a trasmissione sessuale più comuni e possono essere trasmesse attraverso contatti intimi sessuali. La patologia dei condilomi acuminati riguarda l'infezione da HPV, un virus che ha molteplici ceppi, alcuni dei quali sono associati a queste lesioni. La trasmissione del virus avviene principalmente attraverso contatti sessuali, inclusi il rapporto sessuale vaginale, anale e il contatto pelle a pelle con un'area infetta. Dopo l'esposizione al virus, ci può essere un periodo di incubazione variabile, al termine del quale possono svilupparsi le verruche genitali. Queste lesioni sono tipicamente molli, umide, e possono avere una superficie a cipolla o simile a un cavolfiore. Anche se possono causare disagio, prurito o sanguinamento, molte volte rimangono asintomatiche. La rilevanza clinica dei condilomi acuminati risiede non solo nella loro manifestazione fisica e potenziale disagio ma anche nelle implicazioni psicosociali e nella relazione con certi tipi di cancro. Alcuni tipi di HPV, in particolare quelli che non causano condilomi acuminati, sono noti per il loro ruolo nello sviluppo di tumori cervicali, penieni, anali e orofaringei. Pertanto, la prevenzione attraverso la vaccinazione contro l'HPV e la pratica di comportamenti sessuali sicuri è di fondamentale importanza. Il trattamento dei condilomi acuminati può variare da metodi topici, cryoterapia, a procedure chirurgiche, in base all'estensione delle lesioni, alla loro localizzazione e alle preferenze del paziente. Nonostante il trattamento possa rimuovere le lesioni visibili, l'infezione virale sottostante può rimanere, portando a possibili recidive. Pertanto, è cruciale un seguimento medico adeguato per monitorare e gestire queste recidive. In sintesi, la definizione dei condilomi acuminati come lesioni infettive di origine virale richiama l'attenzione su una patologia diffusa, associata al virus del papilloma umano, che implica considerazioni importanti sotto il profilo clinico, preventivo e di salute pubblica.

29 di 100 Domande

Negli alveoli polmonari:














La risposta corretta e' la A
Il surfactante viene prodotto negli alveoli polmonare dai pneumociti di II tipo. i polmoni si sviluppano a partire dalla ventesima settimana dove avviene una prima divisione degli pneumociti di I tipo e di II tipo, dalla ventesima alla trentaduesima settimana si ha lo sviluppo degli pneumociti di II tipo che, quindi, iniziano a produrre surfactante polmonare, un complesso tensioattivo fosfolipoproteico in grado di impedire il collasso degli alveoli più piccoli e l'eccessiva espansione di quelli più grandi.
All’opposto, l'epitelio alveolare è costituito da due tipi di cellule, gli pneumociti di I e di II tipo (risposta B errata), oltre che dai macrofagi. Al contrario, il surfactante è prodotto dai pneumociti di II tipo e non dai macrofagi alveolari (risposta C errata). L'endotelio dei capillari e l'epitelio alveolare instaurano uno stretto rapporto attraverso le rispettive membrane basali e costituiscono la barriera aria-sangue (risposta D errata). I setti interalveolari sono formati da tessuto connettivo lasso, ricco di fibre elastiche (risposta E errata).

30 di 100 Domande

Una deficienza di piastrine si manifesta molto spesso con:














La risposta corretta è la A
Una deficienza di piastrine si manifesta molto spesso con petecchie. Quest'affermazione è corretta perché le petecchie sono piccoli puntini rossi sulla pelle che risultano da sanguinamenti capillari, spesso dovuti a un conteggio piastrinico basso. Le piastrine, conosciute anche come trombociti, giocano un ruolo cruciale nella coagulazione del sangue. Quando il loro numero è insufficiente, questo processo è compromesso, portando a manifestazioni come le petecchie. La patologia legata alla riduzione del numero di piastrine si definisce trombocitopenia. Questo termine denota una condizione patologica in cui il numero di piastrine nel sangue scende al di sotto della soglia normale, generalmente accettata a meno di 150.000 piastrine per microlitro di sangue. La trombocitopenia può derivare da vari fattori, inclusi disordini del midollo osseo, in cui la produzione di piastrine è ridotta, o da condizioni che causano la distruzione accelerata delle piastrine. Quest'ultima può avvenire a causa di malattie autoimmuni, reazioni medicamentose o per altre ragioni. Le piastrine sono essenziali per la formazione del tappo piastrinico, un componente critico del processo di coagulazione che impedisce la perdita eccessiva di sangue in seguito a lesioni vascolari. In loro assenza o quando sono presenti in numero insufficiente, anche piccole lesioni dei capillari possono portare a sanguinamenti visibili sotto forma di petecchie. Questi puntini sono tipicamente localizzati nella parte inferiore delle gambe, ma possono apparire ovunque sul corpo. La gravità dei sintomi correlati alla trombocitopenia può variare notevolmente, da casi lievi, spesso diagnosticati casualmente tramite esami del sangue di routine, a condizioni severe, caratterizzate da sanguinamenti spontanei o da lievi traumi che possono mettere in pericolo la vita del paziente. Il trattamento della trombocitopenia si focalizza sulla gestione della causa sottostante e può includere farmaci che ne limitano la distruzione o terapie volte a stimolare la produzione di piastrine da parte del midollo osseo. In sintesi, le petecchie rappresentano un sintomo visivo chiave della trombocitopenia perché riflettono direttamente l'incapacità del sangue di coagularsi in maniera efficace a causa della carenza di piastrine. Identificare correttamente questa manifestazione può accelerare la diagnosi e il trattamento della condizione sottostante, ottimizzando gli esiti per il paziente.

31 di 100 Domande

Quando e' indicato iniziare il divezzamento ?














La risposta corretta è la D
Il divezzamento è indicato al sesto mese di vita. Questa pratica consiste nell'introduzione di cibi solidi nella dieta del bambino, che affiancano e progressivamente sostituiscono il latte materno o la formula. Iniziare il divezzamento al sesto mese di vita è considerato ottimale per diverse ragioni, legate al sviluppo e alla salute del bambino. All'introduzione di cibi solidi al sesto mese di vita si associano numerosi benefici per il bambino. Prima di questo momento, il sistema digestivo del neonato è in fase di maturazione e potrebbe non essere completamente pronto per elaborare cibi solidi. Inoltre, l'alimentazione esclusivamente con latte materno o formula fino al sesto mese supporta lo sviluppo ottimale del sistema immunitario del bambino e riduce le probabilità di sviluppare allergie alimentari. Anche lo sviluppo motorio orale necessario per gestire cibi solidi, come la capacità di muovere il cibo nella bocca e inghiottirlo in modo sicuro, raggiunge un punto di maturazione adeguato intorno al sesto mese. In questa fase, i bambini iniziano generalmente a mostrare interesse per il cibo e possono sedersi con minimo o nessun supporto, il che è cruciale per mangiare in modo sicuro e ridurre il rischio di soffocamento. Il sesto mese rappresenta quindi un equilibrio tra la maturazione biologica, lo sviluppo delle abilità necessarie e la finestra di opportunità per minimizzare le reazioni allergiche, favorendo l'accettazione di nuovi sapori e consistenze. La raccomandazione di iniziare il divezzamento al sesto mese si fonda su ricerche che indicano come la maturazione del sistema digestivo e immunitario del bambino a questa età sia tale da gestire diversi tipi di cibo oltre al latte, favorendo una transizione alimentare sicura e benefica per la salute del neonato. Introdurre i cibi solidi prima potrebbe sovraccaricare il sistema digestivo immaturo, mentre posticipare l'introduzione può portare a carenze nutritive e a una minore accettazione di cibi solidi in futuro. Concludendo, iniziare il divezzamento al sesto mese di vita supporta il percorso di crescita e sviluppo del bambino in modo equilibrato, promuovendo un'adeguata transizione verso una dieta più variata e nutritiva, essenziale per il suo benessere complessivo.

32 di 100 Domande

Il fattore reumatoide può essere presente nelle patologie seguenti:














La risposta corretta è la B
Il fattore reumatoide può essere presente in diverse patologie, tra cui l'endocardite batterica subacuta, la sarcoidosi, le sindromi vasculitiche e la sindrome di Sjogren. Questa risposta è corretta perché il fattore reumatoide, un anticorpo che può essere rilevato nel sangue di alcuni individui, non si trova esclusivamente nei pazienti con artrite reumatoide, ma può anche apparire in altri disturbi autoimmuni e infezioni. L'endocardite batterica subacuta è una forma di endocardite (infiammazione del rivestimento interno del cuore) che si sviluppa lentamente nel tempo. Spesso causata da batteri che entrano nel flusso sanguigno e si attaccano alle valvole cardiache danneggiate o artificiali, può portare alla formazione di agglomerati di batteri e cellule del sangue che possono danneggiare o distruggere i tessuti cardiaci. Nel contesto della presenza del fattore reumatoide, anche se raro, può suggerire un'interconnessione tra le risposte immunitarie aberranti e l'infezione. La sarcoidosi è una malattia in cui piccoli aggregati di cellule infiammatorie, o granulomi, si formano in vari organi, compromettendo il loro funzionamento normale. Anche se la causa esatta rimane sconosciuta, si ritiene che sia dovuta a una risposta immunitaria alterata in persone geneticamente predisposte a seguito di esposizione a specifici agenti ambientali. Le sindromi vasculitiche comprendono un gruppo eterogeneo di disturbi che si caratterizzano per l'infiammazione dei vasi sanguigni. Questo processo infiammatorio può portare al restringimento, a occlusione, al gonfiore o alla debolezza dei vasi, interferendo con il normale afflusso di sangue e causando danni agli organi. La sindrome di Sjogren è un altro disordine immunitario che si manifesta principalmente con secchezza degli occhi e della bocca, ma può influenzare diverse parti del corpo, provocando sintomi vasti. L'attacco del sistema immunitario contro le ghiandole che producono lacrime e saliva è un segno distintivo della malattia. Tutte queste condizioni illustrano la complessità delle malattie in cui il fattore reumatoide può essere presente e sottolineano la varietà delle risposte immunitarie patologiche nell'organismo. Anche se il rilevamento del fattore reumatoide può essere indicativo di artrite reumatoide, la sua presenza in altre patologie enfatizza l'importanza di un approccio diagnostico ampio e attento alla presentazione clinica del paziente.

33 di 100 Domande

Il segno di Murphy sta ad indicare una reazione dolorosa di origine:














La risposta corretta è la D
Il segno di Murphy indica una reazione dolorosa di origine viscerale. Questo segno è comunemente associato a una patologia che coinvolge la cistifellea, in particolare la colecistite acuta. La colecistite acuta è un'infiammazione della cistifellea che, nella maggior parte dei casi, è causata dalla formazione di calcoli che ostruiscono il dotto cistico, impedendo il flusso della bile. Questo ristagno di bile causa un aumento di pressione nella cistifellea, con conseguente infiammazione e infezione. La colecistite acuta si manifesta con sintomi quali dolore addominale acuto, solitamente localizzato nel quadrante superiore destro o nell'epigastrio, che può irradiarsi alla schiena o alla spalla destra. Questo dolore è spesso preceduto da episodi di dolore simile, ma meno acuto, noti come coliche biliari. Il dolore è tipicamente associato a nausea, vomito, febbre e leucocitosi. Il segno di Murphy, che si elicia palpendo l'area sotto la costola destra del paziente mentre prende un respiro profondo, provoca un arresto improvviso del respiro dovuto al dolore. La colecistite acuta richiede pronta diagnosi e trattamento per prevenire complicanze quali gangrena o perforazione della cistifellea. Le opzioni di trattamento spesso includono la chirurgia per rimuovere la cistifellea (colecistectomia), soprattutto se i sintomi persistono o ci sono segni di complicanze. La gestione iniziale può anche includere il riposo, l'astensione dall'assunzione di cibo per via orale, l'idratazione e l'uso di antibiotici per trattare o prevenire infezioni. La colecistite acuta è quindi una condizione che coinvolge una reazione dolorosa di origine viscerale, legata all'infiammazione e/o all'infezione della cistifellea, solitamente causata da calcoli biliari. Il segno di Murphy è un importante reperto clinico che aiuta nella diagnosi di questa condizione, sottolineando l'origine viscerale del dolore caratteristico della malattia. La comprensione della patologia alla base della colecistite acuta e la sua corretta diagnosi sono fondamentali per evitare complicazioni serie e per intraprendere il trattamento più adeguato.

34 di 100 Domande

Quale di questi diuretici e' un risparmiatore di potassio?














La risposta corretta è la C
Il diuretico che è un risparmiatore di potassio tra quelli elencati è lo spironolattone. Lo spironolattone agisce bloccando l'azione dell'aldosterone nei tubuli distali e nel dotto collettore del nefrone, componenti fondamentali del rene. L'aldosterone è un ormone che regola il bilancio di sodio e potassio nell'organismo, aumentando il riassorbimento di sodio (e quindi di acqua) nel rene e promuovendo l'escrezione di potassio. Inibendo l'azione dell'aldosterone, lo spironolattone riduce la perdita di potassio e l'accumulo di acqua, risultando così in un'azione diuretica che consente di risparmiare potassio. La patologia legata all'uso di spironolattone include la gestione dell'iperaldosteronismo primario, condizione caratterizzata da eccessiva produzione di aldosterone, che può portare a ipertensione e ipokaliemia (bassa concentrazione di potassio nel sangue). Inoltre, può essere utilizzato in pazienti con insufficienza cardiaca, cirrosi epatica, u edematosa di varia eziologia, nei quali il controllo del bilancio di sodio e potassio è fondamentale. Lo spironolattone, essendo un antagonista dell'aldosterone, previene l'ipokaliemia e contrasta gli effetti negativi dell'eccesso di aldosterone sul cuore e sui vasi sanguigni. È importante anche per il suo effetto protettivo cardiovascolare in pazienti con insufficienza cardiaca, in quanto l'eccesso di aldosterone è associato a fibrosi cardiaca e vascolare, che può aggravare l'insufficienza cardiaca. L'uso di spironolattone richiede una gestione attenta dei livelli di potassio nel sangue per evitare l'iperkaliemia, che è pericolosa tanto quanto l'ipokaliemia. La sua azione di risparmio di potassio lo rende un diuretico adatto per pazienti che necessitano di una terapia diuretica ma che sono a rischio di sviluppare ipokaliemia o che hanno bisogno di mantenere i livelli di potassio nel sangue per altre ragioni mediche. In sintesi, lo spironolattone è particolarmente prezioso per il suo doppio effetto di promuovere l'escrezione di sodio e acqua, riducendo la pressione arteriosa e il volume del fluido, mentre contemporaneamente previene la perdita di potassio. Questo lo rende un'opzione di trattamento indispensabile in varie condizioni cliniche nelle quali il controllo del bilancio elettrolitico e del volume di fluido è una componente critica della gestione della malattia.

35 di 100 Domande

NEI PAZIENTI CON BRONCHIECTASIE NON SI RISCONTRA:














La risposta corretta è la A
Nei pazienti con bronchiectasie non si riscontra l'ingorgo delle giugulari. Le bronchiectasie sono una patologia caratterizzata dalla dilatazione permanente e anormale dei bronchi e dei bronchioli. Questa condizione è conseguita solitamente a seguito di un'infezione o di altre condizioni che danneggiano la parete bronchiale o ostacolano il drenaggio normale del muco. Le bronchiectasie possono manifestarsi con vari sintomi, tra cui tosse cronica, produzione abbondante di espettorato, emoftoe (emissione di sangue attraverso la tosse), rales (rumori respiratori anomali udibili con lo stetoscopio), e nei casi più severi, può portare a insufficienza respiratoria. Tuttavia, uno dei segni distintivi delle bronchiectasie è la presenza di infezioni ricorrenti delle vie respiratorie a causa dell'accumulo di muco e della ridotta capacità di clearance bronchiale. La malattia può determinare anche manifestazioni extrapolmonari, come la formazione di dita a bacchetta di tamburo, un segno indicativo della presenza di alterazioni croniche del tessuto polmonare. La polmonite è tra le complicanze più comuni associata alle bronchiectasie, data la maggiore suscettibilità a infezioni respiratorie. L'ingorgo delle giugulari, al contrario, non è un sintomo associato alle bronchiectasie. L'ingorgo giugulare si verifica tipicamente in condizioni di insufficienza cardiaca, dove il cuore non riesce a pompare il sangue efficacemente, causando un ristagno di sangue nelle vene, tra cui quelle giugulari. Questo segno clinico, dunque, non rientra tra le manifestazioni della patologia bronchiectasica, che è concentrata principalmente sul sistema respiratorio e non implica direttamente la funzionalità cardiaca. Le bronchiectasie risultano da un processo patologico che colpisce i bronchi, conducenti all'accumulo di secrezioni e all'infiammazione cronica. I meccanismi alla base di questa patologia comprendono danni diretti alla parete bronchiale, infezioni che ne alterano la struttura e la funzione, e deficit di meccanismi di difesa che permettono la persistenza di agenti patogeni e l'accumulo di muco. Una volta dilatati, i bronchi perdono la loro capacità di autopulizia, favorendo ulteriori infezioni e un circolo vizioso di infiammazione e danno tessutale. In conclusione, benché le bronchiectasie siano associate a una serie di manifestazioni respiratorie significative e talvolta a complicanze extrapolmonari, l'ingorgo delle giugulari non figura tra le sue caratteristiche, essendo invece tipico di patologie che riguardano il sistema cardiovascolare.

36 di 100 Domande

Le seguenti affermazioni riguardo alla digitale sono vere, tranne:














La risposta corretta è la B
Tra le affermazioni fornite sulla digitale, quella corretta è che essa non causa ritenzione di sodio (Na+). La digitale è notoriamente utilizzata per le sue proprietà terapeutiche, in particolare per il suo effetto inotropo positivo, che aumenta la forza di contrazione del cuore. La ritenzione di sodio non è uno degli effetti diretti della digitale; al contrario, la digitale influisce principalmente sul cuore e sul sistema circolatorio. Il meccanismo di azione della digitale si basa principalmente sulla sua capacità di inibire una proteina specifica chiamata ATPasi Na+/K+. Questo enzima è cruciale per il mantenimento del gradiente di concentrazione di sodio e potassio attraverso la membrana cellulare, essenziale per la funzionalità delle cellule cardiache. Inibendo l'ATPasi Na+/K+, la digitale aumenta la quantità di calcio disponibile all'interno delle cellule cardiache, il che porta a un incremento della contrattilità cardiaca. Questo meccanismo contribuisce all'effetto inotropo positivo della digitale, rendendola particolarmente utile nella gestione dello scompenso cardiaco congestizio e di alcune forme di aritmie cardiache, come la fibrillazione atriale. La digitale, infatti, agisce modificando il movimento degli ioni attraverso la membrana cellulare cardiaca, il che può influenzare anche la velocità di conduzione dello stimolo elettrocardiaco nel cuore. Questo effetto può essere utile nel rallentare la frequenza cardiaca in condizioni dove questa è patologicamente elevata. Concernente la struttura molecolare, la digitale presenta un nucleo base conosciuto come ciclopentanoperidrofenantrene, una struttura comune a molti steroidi, il che riflette la sua complessità chimica e la relativa specificità d'azione sul tessuto cardiaco. Un altro aspetto importante nell'uso della digitale è la sua tossicità, che viene esacerbata da condizioni come l'ipopotassiemia (bassi livelli di potassio nel sangue). L'ipopotassiemia può aumentare ulteriormente la sensibilità del cuore agli effetti della digitale, aumentando potenzialmente il rischio di tossicità. Questo avviene perché il basso potassio facilita l'accumulo intracellulare di calcio, potenziando l'effetto inotropo positivo della digitale ma alzando anche il rischio di effetti avversi seri come le aritmie cardiache. La digitale è quindi un farmaco con un meccanismo d'azione specifico e piuttosto complesso, che necessita di una gestione attenta per evitare effetti collaterali potenzialmente pericolosi. La sua applicazione clinica, sebbene di grande valore nel trattamento di alcune patologie cardiache, richiede un monitoraggio accurato del paziente, soprattutto in termini di livelli elettrolitici e funzionalità cardiaca, per garantire la sicurezza e l'efficacia del trattamento.

37 di 100 Domande

Quale tra le seguenti sostanze vengono metabolizzate a livello del polmone?














La risposta corretta è la A
La domanda indagava su quale tra le sostanze elencate viene metabolizzata a livello del polmone. La risposta corretta è angiotensina I. Infatti, angiotensina I, una sostanza biologicamente poco attiva, subisce una trasformazione cruciale nei polmoni, dove viene convertita in angiotensina II, un potente vasocostrittore, tramite l'azione dell'enzima di conversione dell'angiotensina (ACE). Questo processo di conversione è fondamentale per il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS), che gioca un ruolo chiave nella regolazione della pressione sanguigna e del volume di fluidi nel corpo. L'angiotensina II ha molteplici effetti fisiologici, tra cui il restringimento dei vasi sanguigni, che aumenta la pressione sanguigna, e lo stimolo sulla secrezione di aldosterone dalle ghiandole surrenali, che a sua volta aumenta la ritenzione di sodio e acqua da parte dei reni, contribuendo ulteriormente all'aumento della pressione arteriosa. La sua azione non si limita solo alla sfera cardiovascolare, ma influisce anche direttamente sul bilancio idrico-salino e sulla funzionalità renale, enfatizzando la sua importanza nel mantenimento dell'omeostasi. Il sistema RAAS, di cui l'angiotensina II è componente essenziale, è anche un importante bersaglio terapeutico nella gestione dell'ipertensione e dell'insufficienza cardiaca. Medicinali come gli inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina (ACE-inibitori) e gli antagonisti dei recettori dell'angiotensina II (ARBs) sono prescritti per bloccare l'azione dell'angiotensina II, dimostrando come la conoscenza del metabolismo polmonare dell'angiotensina I sia applicata nel contesto clinico. La conversione dell'angiotensina I in angiotensina II nel polmone è un esempio di come questo organo svolga funzioni metaboliche essenziali oltre alla sua primaria funzione di scambio gassoso. Pertanto, il polmone gioca un ruolo integrativo nel sistema cardiovascolare e nel mantenimento dell'equilibrio idroelettrolitico corporeo, evidenziando l'importanza della sinergia tra i diversi sistemi e organi del corpo umano.

38 di 100 Domande

La neoplasia maligna piu' comune in eta' pediatrica e':














La risposta corretta è la C
La neoplasia maligna più comune in età pediatrica è la leucemia linfoblastica acuta (LLA). Questa risposta è corretta perché la leucemia linfoblastica acuta rappresenta il tipo di cancro più diffuso tra i bambini, costituendo circa il 25% di tutti i casi di cancro pediatrico. La leucemia linfoblastica acuta è un tumore del sangue e del midollo osseo, l'organo in cui il sangue viene prodotto. È caratterizzata dalla produzione eccessiva di leucociti immaturi chiamati linfoblasti. Queste cellule immature o "blasti" si accumulano nel midollo osseo e sostituiscono le normali cellule del sangue mature, causando una riduzione delle difese immunitarie, della capacità di coagulazione del sangue e della produzione di nuove cellule sanguigne. Il processo di sviluppo della LLA inizia generalmente dalle cellule del midollo osseo destinate a diventare linfociti, una classe di globuli bianchi importanti per la risposta immunitaria. In condizioni normali, questi linfociti si sviluppano in modo controllato per contrastare infezioni e malattie. Tuttavia, nei casi di LLA, le cellule linfoblastiche subiscono mutazioni genetiche che interrompono il loro normale ciclo di maturazione e divisione, portando alla proliferazione incontrollata e all'accumulo di queste cellule immature all'interno del midollo osseo e, possibilmente, oltre. Questa proliferazione incontrollata impatta negativamente sulla produzione delle cellule sanguigne sane, causando sintomi come anemia, infezioni ripetute dovute alla carenza di leucociti funzionali, e facilità alla formazione di emorragie per carenza di piastrine. Altri segni clinici possono includere affaticamento, febbre, dolori ossei o articolari, gonfiore dei linfonodi, del fegato o della milza. La LLA ha un picco di incidenza nelle prime fasi della vita, soprattutto nei bambini tra i 2 e i 5 anni, e la diagnosi precoce insieme a protocolli terapeutici specifici, che possono includere chemioterapia, radioterapia e talvolta trapianto di midollo osseo, contribuisce significativamente alla buona prognosi per molti pazienti, con tassi di guarigione che hanno visto un costante miglioramento negli ultimi decenni. In sintesi, la leucemia linfoblastica acuta è la neoplasia maligna più comune in età pediatrica, rappresentando una sfida sia in termini di diagnosi che di trattamento. Nondimeno, grazie ai progressi nella ricerca e nelle tecniche terapeutiche, la maggior parte dei bambini colpiti da questa malattia ha oggi un'aspettativa di vita significativamente aumentata rispetto al passato.

39 di 100 Domande

La fase REM del sonno e' caratterizzata da:














La risposta corretta è la D
La fase REM del sonno è caratterizzata da desincronizzazione dell'EEG. Gli stati e gli stadi del sonno possono essere studiati mediante la polisonnografia, una tecnica che associa la misurazione dell’attività cerebrale (EEG), dei movimenti oculari (EOG) e del tono muscolare (EMG). Gli stati del sonno sono due: sonno REM (Rapid Eye Movement) e sonno NREM. Il sonno REM è caratterizzato da rapidi movimenti oculari (risposta B errata) con scariche EOG simili a quelle presenti in stato di veglia, attività EMG assente (risposta E errata), EEG con onde di ampiezza ridotta ma desincronizzate e caotiche (risposta C errata).

40 di 100 Domande

L'aldosterone e' un ormone secreto dalla:














La risposta corretta è la C
L'aldosterone è un ormone secreto dalla zona glomerulare della corteccia surrenale. Questa informazione è fondamentale per comprendere il ruolo dell'aldosterone nel corpo umano, in particolare nel controllo della pressione sanguigna e nel bilancio idro-elettrolitico. L'aldosterone appartiene alla classe degli ormoni steroidei ed è prodotto nelle ghiandole surrenali, specificamente nella zona glomerulare della corteccia. La sua principale funzione è quella di aumentare la ritenzione di sodio e di acqua da parte dei reni, contribuendo così a regolare la pressione arteriosa. Inoltre, promuove l'escrezione di potassio, svolgendo un ruolo cruciale nel mantenimento dell'equilibrio elettrolitico e del volume extracellulare. La produzione di aldosterone è regolata principalmente dal sistema renina-angiotensina-aldosterone (SRAA), che si attiva in risposta a una ridotta perfusione renale. La renina, rilasciata dalle cellule juxtaglomerulari del rene in risposta a un abbassamento della pressione arteriosa, trasforma l'angiotensinogeno, un α2-globulina prodotta dal fegato, in angiotensina I. Quest'ultima viene poi convertita in angiotensina II dall'enzima di conversione dell'angiotensina (ACE), presente nei capillari polmonari. L'angiotensina II è un potente vasocostrittore che incrementa la pressione sanguigna e stimola la secrezione di aldosterone dalla zona glomerulare. Inoltre, l'aldosteronismo, ovvero la produzione eccessiva di aldosterone, può causare ipertensione e ipokalemia, condizione caratterizzata da una concentrazione sierica di potassio inferiore ai valori normali. Tra le cause principali di aldosteronismo primario si annovera l'adenoma producente aldosterone (sindrome di Conn) e l'iperplasia bilaterale delle surrenali. In questi casi, il trattamento mira alla riduzione della produzione di aldosterone, attraverso interventi chirurgici o l'uso di farmaci antagonisti dell'aldosterone come la spironolattone. L'importanza dell'aldosterone nel regolare la pressione arteriosa e l'equilibrio elettrolitico rende fondamentale un suo corretto funzionamento. Alterazioni nella sua produzione possono avere significative ripercussioni sulla salute, evidenziando il ruolo critico della zona glomerulare della corteccia surrenale nel sistema endocrino.

41 di 100 Domande

Quale tipo di radiazioni si utilizzano per eseguire una TC?














La risposta corretta è la D
La domanda chiedeva quale tipo di radiazioni si utilizzano per eseguire una Tomografia Computerizzata (TC) e la risposta corretta è D) Raggi X. La Tomografia Computerizzata, conosciuta anche come TC o CAT scan, utilizza i raggi X per creare immagini dettagliate delle strutture interne del corpo. I raggi X sono una forma di radiazione elettromagnetica con una lunghezza d'onda più corta rispetto alla luce visibile, il che li rende capaci di penetrare attraverso vari materiali, inclusi i tessuti del corpo umano. Durante una scansione TC, una macchina ruota intorno al paziente, emettendo un fascio di raggi X che attraversano il corpo. Un rilevatore opposto al generatore di raggi X cattura i raggi che emergono dall'altro lato del corpo. Queste informazioni vengono poi processate da un computer per produrre immagini trasversali, o "fette", del corpo. La Tomografia Computerizzata è particolarmente utile per visualizzare diversi tipi di tessuto con grande dettaglio, tra cui organi interni, sangue, ghiandole, polmoni e ossa. Questa tecnologia è divenuta uno strumento diagnostico prezioso in molti contesti clinici, consentendo ai medici di identificare malattie e lesioni con alta precisione. I raggi X sono in grado di fornire immagini ad alta risoluzione delle strutture interne grazie alla loro capacità di essere assorbiti in modo diverso dai vari tessuti incontrati. I tessuti con densità maggiore, come le ossa, assorbono una maggior quantità di raggi X, apparendo quindi più chiari sulle immagini TC. I tessuti meno densi, come i polmoni pieni d'aria o i vasi sanguigni pieni di contrasto radiologico, assorbono meno raggi X e appaiono più scuri. Questo contrasto di densità permette di delineare chiaramente le strutture interne, offrendo una visione dettagliata che può guidare le diagnosi e le decisioni terapeutiche. In sintesi, la Tomografia Computerizzata sfrutta i raggi X per ottenere immagini dettagliate delle strutture interne del corpo. Questa tecnica di imaging sfrutta la capacità dei raggi X di essere assorbiti in modo differente dai vari tessuti, creando così un'immagine contrastata che rivela dettagli cruciali per la diagnosi e il trattamento delle condizioni mediche. Grazie alla sua precisione e affidabilità, la TC rappresenta un pilastro fondamentale nella diagnostica moderna, permettendo interventi tempestivi e mirati.

42 di 100 Domande

Le parassitosi comportano:














La risposta corretta è la A
Le parassitosi comportano l'incremento delle IgE. Questo avviene perché le immunoglobuline E (IgE) sono particolarmente coinvolte nella risposta immunitaria contro i parassiti e in reazioni allergiche. La produzione di IgE è una componente fondamentale del sistema immunitario nel riconoscere e combattere gli agenti patogeni esterni, in particolare quelli parassitari. Le IgE sono anticorpi che giocano un ruolo cruciale nella difesa contro i parassiti, come i vermi e altri organismi multicellulari. Quando un parassita entra nel corpo, il sistema immunitario lo riconosce come un elemento estraneo. In risposta, le cellule immunitarie, in particolare i linfociti B, iniziano a produrre IgE specifiche contro il parassita. Queste IgE si legano a loro volta a recettori specifici situati sulla superficie di altri tipi di cellule immunitarie, come i mastociti e i basofili, attivando una serie di reazioni che mirano a eliminare l'invasore. Il legame delle IgE ai loro recettori sui mastociti e basofili porta al rilascio di mediatori chimici, come l'istamina, che contribuiscono all'infiammazione e ad altre risposte immunitarie per combattere il parassita. Inoltre, l'attivazione di queste cellule può aumentare la permeabilità vascolare, facilitando il transito di altre cellule immunitarie al sito di infezione e rafforzando ulteriormente la risposta immunitaria. Le parassitosi, pertanto, stimolano una risposta immunitaria che si traduce in un aumento delle IgE come meccanismo difensivo contro l'infezione. Questo aumento delle IgE non solo aiuta a identificare e neutralizzare i parassiti, ma serve anche come indicatore di infezioni parassitarie nel corpo. È importante sottolineare che, sebbene le IgE svolgano un ruolo essenziale nella difesa contro i parassiti, una loro produzione eccessiva può portare a reazioni allergiche, sottolineando la complessità e il bilanciamento necessario delle risposte immunitarie.

43 di 100 Domande

Il passaggio da epitelio cilindrico ciliato dell'albero bronchiale a epitelio squamoso dopo danno da fumo e' un esempio di:














La risposta corretta è la A
La trasformazione dell'epitelio cilindrico ciliato dell'albero bronchiale in un epitelio squamoso a seguito di danni causati dal fumo è un esempio di metaplasia. La metaplasia può essere definita come un processo patologico nel quale un tipo di cellula adulta viene sostituita da un altro tipo di cellula adulta che normalmente non si trova in quella localizzazione del corpo. Questo processo può avvenire in diversi tessuti e organi in risposta a una varietà di stimoli nocivi, inclusi agenti chimici, inflammativi e fisici. Il fumo di sigaretta, con i suoi numerosi composti chimici tossici, provoca danni cronici all'epitelio delle vie respiratorie. L'epitelio cilindrico ciliato svolge una funzione critica nelle vie aeree, aiutando a rimuovere particelle e agenti patogeni attraverso il movimento dei cili. Tuttavia, l'esposizione cronica a sostanze nocive come quelle presenti nel fumo può portare alla sostituzione di questo epitelio specializzato con un epitelio squamoso più resistente. Questo tipo di adattamento è classicamente interpretato come un tentativo dell'organismo di proteggersi dai danni continui. Tuttavia, l'epitelio squamoso non possiede la capacità di movimento ciliare, compromettendo così la capacità delle vie aeree di eliminare efficacemente il muco e altri agenti patogeni. Questa trasformazione non è priva di conseguenze; l'epitelio squamoso non solo è incapace di svolgere le funzioni dell'epitelio cilindrico ciliato, ma la sua presenza può anche predisporre a ulteriori danni e malattie, inclusa l'insorgenza del cancro. La metaplasia, quindi, sebbene rappresenti un meccanismo adattativo ai danni, può porre le basi per lo sviluppo di patologie più gravi se l'agente causale, nel caso specifico il fumo, non viene eliminato. In sintesi, la metaplasia riflette la capacità dei tessuti di adattarsi agli stimoli nocivi attraverso la sostituzione cellulare. Questo processo, tuttavia, porta a una funzionalità tessutale alterata e potrebbe incrementare il rischio di ulteriore danno e malattia. Il riconoscimento di questi cambiamenti patologici è fondamentale per comprendere come esposizioni nocive come il fumo influenzino la salute respiratoria e come interventi preventivi e terapeutici possano essere diretti per mitigare questi effetti.

44 di 100 Domande

Tutti i seguenti fattori contribuiscono allo sviluppo di una bronchite cronica e di un enfisema, tranne:














La risposta corretta è la C
La storia di asma nell'età infantile non contribuisce allo sviluppo di una bronchite cronica e di un enfisema. Queste due condizioni, seppure diverse, sono comunemente raggruppate sotto il termine di malattia polmonare ostruttiva cronica (COPD), che è notoriamente influenzata da fattori come il fumo di sigarette, le infezioni croniche dell'apparato respiratorio, la lavorazione in ambienti industriali che espongono i lavoratori a polveri e sostanze chimiche, e la deficienza di 1 alfa antitripsina. In opposizione, l'asma è prevalentemente un disturbo infiammatorio delle vie aeree che può essere influenzato da una varietà di fattori tra cui genetica, infezioni e esposizione a allergeni, ma non è direttamente collegato allo sviluppo della bronchite cronica o dell'enfisema. La bronchite cronica è caratterizzata da un'infiammazione continua delle vie aeree con sintomi che includono tosse e produzione di muco per almeno 3 mesi all'anno per un periodo di due anni consecutivi. Tale condizione provoca spesso un restringimento e ostruzione delle vie aeree, portando a difficoltà respiratorie. L'enfisema, d'altra parte, è una malattia dei polmoni che comporta la distruzione dei sacchetti d'aria (alveoli), causando una riduzione dell'area disponibile per lo scambio gassoso. Questa condizione rende difficile per i pazienti espirare l'aria fuori dai polmoni, causando un accumulo di aria che può portare a una sensazione di soffocamento. I fattori che conducono all'insorgenza della COPD, includendo sia la bronchite cronica che l'enfisema, sono prevalentemente ambientali e comportamentali. L'esposizione cronica al fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio, seguito da esposizioni lavorative a polveri e agenti chimici, infezioni respiratorie ripetute che possono danneggiare i polmoni nel tempo, e la deficienza congenita di 1 alfa antitripsina, un raro disturbo genetico che indebolisce la capacità del polmone di proteggersi dai danni. In sintesi, mentre l'asma infantile può contribuire a un pattern di problemi respiratori nell'individuo e può coesistere con la COPD in alcuni casi, non è un fattore causale diretto per la bronchite cronica o l'enfisema secondo l'attuale comprensione medica. Queste ultime sono piuttosto legate a una combinazione di esposizioni nocive, predisposizioni genetiche specifiche, e in alcuni casi, infezioni croniche.

45 di 100 Domande

La ginecomastia vera compare in corso di:














La risposta corretta è la E
La ginecomastia vera compare in corso di Sindrome di Klinefelter. Questa affermazione è corretta e per comprenderne le ragioni bisogna esaminare cosa sia la Sindrome di Klinefelter e come questa si manifesti nell'individuo che ne è affetto. La Sindrome di Klinefelter è una condizione genetica che colpisce soltanto i maschi ed è caratterizzata dalla presenza di un cromosoma X extra, portando quindi a un cariotipo 47,XXY in vece del normale 46,XY. Risulta essere una delle cause più comuni di ipogonadismo maschile e infertilità. Gli individui affetti dalla Sindrome di Klinefelter spesso presentano un'insufficiente produzione di testosterone, che può portare a diversi segni e sintomi come il ritardo nello sviluppo delle caratteristiche sessuali maschili, ridotta crescita dei peli facciali e corporei, aumento del tessuto adiposo con una particolare distribuzione sul corpo, riduzione della forza muscolare e, in effetti, lo sviluppo della ginecomastia vera, ossia l'ingrossamento del tessuto mammario. Questa condizione si sviluppa a causa dell'equilibrio alterato tra gli ormoni sessuali; in presenza di bassi livelli di testosterone e relativi livelli più alti di estrogeni, il tessuto mammario tende a ingrossarsi. La ginecomastia in pazienti con Sindrome di Klinefelter non è di natura cancerosa o particolarmente dannosa dal punto di vista fisico, ma può causare disagio psicologico o fisico per chi ne soffre. La diagnosi della Sindrome di Klinefelter generalmente avviene attraverso un'analisi del cariotipo, che rivela l'extra cromosoma X. Sebbene non esista una cura definitiva per tale sindrome, alcune terapie come la somministrazione di testosterone possono aiutare a gestire i sintomi, tra cui la ginecomastia, ma i risultati possono variare da persona a persona. È importante notare che la presenza della ginecomastia può stimolare la necessità di indagini mediche per identificare possibili disturbi sottostanti come la Sindrome di Klinefelter, soprattutto se manifestata insieme ad altri sintomi indicativi di tale sindrome. La comprensione e la diagnosi precoce possono aiutare a gestire meglio i sintomi e migliorare la qualità di vita degli individui affetti.

46 di 100 Domande

Per Spotting si intende














La risposta corretta è la D
Lo spotting si riferisce a una perdita ematica intermestruale. Questo è un fenomeno che alcune donne possono esperire tra un ciclo mestruale e l'altro, differenziandosi dai flussi mestruali tradizionali per intensità e durata. Per comprendere meglio perché questa risposta è corretta, è utile esaminare le caratteristiche dell'evento noto come spotting. Lo spotting si manifesta come una leggera perdita di sangue vaginale che non equivale alla normale mestruazione. Tale sanguinamento può variare in colore dal rosso vivo al marrone scuro, segnalando sangue fresco o meno recente. È importante sottolineare che lo spotting può verificarsi per diversi motivi, non tutti necessariamente preoccupanti, ma indica sempre un'anomalia nel normale ciclo mestruale o nel sistema riproduttivo della donna. Diversamente da quanto si possa pensare, lo spotting non è classificato semplicemente come un ciclo mestruale di natura ridotta o meno intensa, ma piuttosto come un evento distinto che può avere implicazioni diverse. Le cause dello spotting possono includere variazioni ormonali, l'uso di contraccettivi orali, alcune condizioni mediche, traumi, infezioni o anche la gravidanza. Quindi, sebbene possa essere considerato comune o benigno in alcuni contesti, lo spotting può anche essere un segnale di allarme per condizioni che richiedono attenzione medica. L'importanza di indagare su eventuali episodi di spotting è cruciale per una corretta diagnosi e per escludere malattie più gravi. Ad esempio, in casi di spotting persistente o accompagnato da altri sintomi, è consigliabile consultare un medico per valutazioni aggiuntive. Questo perché sanguinamenti intervallari potrebbero essere indicatori di condizioni come polipi endometriali, disordini ormonali, infezioni o, in rari casi, neoplasie. Riconoscere ed essere consapevoli delle proprie normali manifestazioni mestruali è fondamentale per ogni donna. La capacità di distinguere tra variazioni accettabili e segnali potenzialmente preoccupanti può svolgere un ruolo cruciale nel mantenere un buono stato di salute. In sintesi, lo spotting, definito come una perdita ematica intermestruale, offre un'esemplificazione chiave delle variazioni che possono verificarsi nel ciclo mestruale femminile, segnalando talvolta la necessità di approfondimenti medici. In conclusione, comprendere il fenomeno dello spotting aiuta a decifrare uno degli aspetti più delicati del sistema riproduttivo femminile, enfatizzando l'importanza di prestare attenzione a qualsiasi cambiamento che si discosta dalla norma personale, incoraggiando le donne a cercare consiglio medico ove necessario.

47 di 100 Domande

In caso di enfisema sottocutaneo, quale delle seguenti percezioni si possono riscontrare alla palpazione?














La risposta corretta è la A
In caso di enfisema sottocutaneo, alla palpazione si può riscontrare una sensazione simile a quella di neve schiacciata. Questo fenomeno si verifica quando l'aria penetra e si raccoglie negli spazi sottocutanei, producendo una caratteristica sensazione 'crepitante' al tatto. L'enfisema sottocutaneo si manifesta quando l'aria, proveniente da varie fonti come una lacerazione nei polmoni o nelle vie aeree, trova la sua strada nel tessuto sottocutaneo. Di solito, è il risultato di traumi, procedimenti medici, o condizioni patologiche che causano una perdita d'aria dai polmoni o dalle vie aeree verso il tessuto sottocutaneo circostante. Ciò può accadere, ad esempio, in seguito a una frattura costale che perfora il polmone, o durante procedure mediche invasive. Il criterio distintivo dell'enfisema sottocutaneo è la percezione alla palpazione del tessuto, che si descrive spesso come simile alla sensazione di schiacciare neve con il rumore e la sensazione sotto la pelle che ricorda il "craquelé". Questo segno palpatorio è dovuto all'aria intrappolata che, spostandosi tra i tessuti mentre si esercita pressione con le dita, genera quella sensazione caratteristica. Questa presenza di aria nel tessuto sottocutaneo non è solitamente pericolosa di per sé, ma indica spesso un problema sottostante che richiede attenzione. L'enfisema sottocutaneo può abbracciare aree estese del corpo, a seconda dell'entità della fonte di aria e di quanto tempo è stata lasciata non trattata. Sebbene possa risolversi da solo quando l'aria si riassorbe nel corpo, è fondamentale identificarne e trattarne la causa sottostante per prevenire complicazioni o recidive. In alcuni casi, potrebbe essere necessario un intervento medico per rimuovere l'aria, specialmente se è associata a sintomi di discomfort significativo o se ostacola la funzionalità di organi vitali. L'importanza di riconoscere tipi specifici di enfisema, come quello sottocutaneo, si basa sulla necessità di comprendere e trattare efficacemente la fonte dell'aria perduta per prevenire danni maggiori ai tessuti e agli organi. La diagnosi tempestiva e il trattamento delle cause sottostanti sono cruciali per garantire un recupero completo e prevenire la ricorrenza dell'enfisema sottocutaneo e di eventuali complicazioni associate.

48 di 100 Domande

Nella cosiddetta cefalea muscolo tensiva il dolore e':














La risposta corretta è la B
Nella cosiddetta cefalea muscolo-tensiva, il dolore è gravativo-costrittivo. Questa tipologia di dolore si distingue per la sua natura opprimente, quasi come se un cerchio stretto circondasse la testa, esercitando una pressione costante. La cefalea muscolo-tensiva, spesso descritta come una sensazione di tensione o pressione su entrambi i lati della testa, è la forma più comune di mal di testa tra la popolazione adulta. Questo tipo di cefalea non è attribuibile a un'unica causa, ma si ritiene che sia il risultato di una combinazione di fattori, tra cui lo stress muscolare, una risposta anomala al dolore da parte del sistema nervoso o fluttuazioni nel livello di determinati neurotrasmettitori nel cervello, come la serotonina. Spesso si manifesta con un dolore di tipo gravativo, che si avverte come una pressione costante, piuttosto che come uno spasmo o un dolore lancinante. I pazienti descrivono tipicamente la sensazione come avere un cerchio stretto intorno alla testa o come un peso che preme su di essa. A differenza di altre forme di mal di testa, come l'emicrania, la cefalea muscolo-tensiva raramente presenta sintomi come nausea o sensibilità alla luce e al suono, sebbene possa ancora essere debilitante per chi ne soffre. Le cefalee muscolo-tensive possono essere sia episodiche che croniche. Nella forma episodica, i sintomi si presentano meno di 15 giorni al mese, mentre nella forma cronica si presentano più di 15 giorni al mese. Il trattamento può variare in base alla frequenza e alla severità degli attacchi e può includere farmaci da banco, tecniche di rilassamento o farmaci prescritti per prevenire gli attacchi. In conclusione, la corretta identificazione della natura del dolore associato alle cefalee muscolo-tensive è cruciale per guidare un trattamento efficace. Poiché il dolore caratteristico è di tipo gravativo-costrittivo, ciò aiuta a distinguerlo da altri tipi di cefalee, consentendo sia ai clinici che ai pazienti di gestire meglio la condizione.

49 di 100 Domande

Varieta' istologica piu' maligna nel m. di Hodgkin e':














La risposta corretta è la C
La variante istologica più maligna nel morbo di Hodgkin è la deplezione linfocitaria. Questa informazione è importante per comprendere la gravità e le specifiche del morbo di Hodgkin, un tipo di linfoma che incide principalmente sui linfonodi ma può influenzare anche altri organi del corpo. La deplezione linfocitaria è particolarmente significativa poiché indica una forma avanzata della malattia, caratterizzata da un minor numero di linfociti, che sono un tipo di globuli bianchi essenziali per il sistema immunitario umano. Analizzando il morbo di Hodgkin mediante fonti mediche riconosciute, si evince che questa patologia si classifica in varie sottocategorie basate sulle caratteristiche istologiche osservabili al microscopio. Queste sottocategorie hanno importanza clinica poiché sono correlate con la prognosi e la risposta al trattamento. Tra le varie forme, quella con deplezione linfocitaria si distingue per essere la meno comune ma la più aggressiva. Nei casi di deplezione linfocitaria, il tessuto tumorale è notevolmente privo di linfociti e prevalentemente composto da fibrosi (formazione eccessiva di tessuto connettivo) o da cellule maligne diffuse. La patologia vede una riduzione marcata dei linfociti, elemento cruciale del sistema immunitario, il quale svolge un ruolo fondamentale nella difesa contro le infezioni e nell'eliminazione delle cellule tumorali. Nella deplezione linfocitaria, non solo il numero di linfociti è drasticamente ridotto, ma si assiste anche a una sostituzione del tessuto linfatico con fibrosi o con cellule tumorali diffuse, riducendo ulteriormente la capacità del sistema immunitario di rispondere efficacemente a patogeni o cellule anomale. Questa forma della malattia è associata a prognosi sfavorevoli con risposte meno positive alle terapie convenzionali. La presenza di aree estensive di fibrosi implica che il tessuto è meno accessibile ai farmaci chemioterapici, inoltre, la ridotta presenza di linfociti significa che il sistema immunitario del paziente è compromesso, limitando la capacità naturale dell'organismo di combattere il cancro. In conclusione, conoscere la specifica variante istologica del morbo di Hodgkin, in particolare la deplezione linfocitaria, è essenziale per determinare la strategia terapeutica più appropriata e per avere un'idea più precisa riguardo la prognosi del paziente. La comprensione dettagliata di questa patologia dimostra l'importanza di un'accurata diagnosi istologica per orientare il trattamento del linfoma di Hodgkin.

50 di 100 Domande

Il punto di repere dell'arteria pedidia e':














La risposta corretta è la D
Il punto di repere dell'arteria pedidia si trova sul dorso del piede. Questa localizzazione è essenziale per gli operatori sanitari, poiché consente di valutare efficacemente la circolazione in quest'area, particolarmente importante nei pazienti a rischio di disturbi circolatori o nelle valutazioni degli infortuni al piede. Parlando della patologia correlata alla cattiva circolazione nel piede, troviamo che l'insufficienza arteriosa periferica (PAD) è una condizione significativamente rilevante che colpisce le arterie che alimentano gli arti. Questa patologia è caratterizzata da un restringimento e un indurimento delle arterie a causa del processo dell'aterosclerosi, che alla fine limita il flusso sanguigno agli arti, in questo caso ai piedi. I sintomi possono variare da dolore, crampi, stanchezza o pesantezza nelle gambe e nei piedi durante l'attività fisica, a segni di scarsa guarigione delle ferite nel piede, cambiamenti di colore della pelle o temperature del piede più fredde rispetto al resto del corpo. Con il tempo, se non trattata, l'insufficienza arteriosa periferica può portare a conseguenze severe come ulcere dei piedi e, nel peggiore dei casi, può rendere necessaria l'amputazione a causa della morte del tessuto (gangrena) dovuta alla mancanza di sangue e ossigeno. Queste complicanze sono il risultato dell'incapacità del sangue di raggiungere efficacemente i tessuti periferici, essenziale per il loro nutrimento e la riparazione. L'identificazione precoce delle aree con cattiva circolazione, come la valutazione del flusso sanguigno attraverso l'arteria pedidia sul dorso del piede, è cruciale per diagnosticare e intervenire sulle condizioni come l'insufficienza arteriosa periferica. Un approccio preventivo attraverso modifiche dello stile di vita, trattamenti medici o, se necessario, interventi chirurgici, può significativamente migliorare la qualità della vita del paziente e ridurre il rischio di complicanze gravi. Quindi, comprendere la locazione e la funzione delle strutture vascolari del piede, come l'arteria pedidia, si rivela fondamentale nel contesto della diagnosi e del trattamento delle malattie vascolari periferiche. Queste conoscenze permettono agli operatori sanitari di intraprendere azioni tempestive e adeguate per prevenire l'avanzamento della malattia e i relativi rischi.

51 di 100 Domande

I chilomicroni:














La risposta corretta è la E
I chilomicroni sono una classe di lipoproteine di sintesi intestinale. Queste molecole svolgono un ruolo fondamentale nel trasporto dei lipidi dietetici dal lume intestinale ai vari tessuti. Dopo che il cibo viene ingerito, i grassi vengono emulsionati dagli acidi biliari nel duodeno e successivamente idrolizzati dagli enzimi pancreatici in acidi grassi e monoacilgliceroli. Questi prodotti di digestione entrano nelle cellule dell'epitelio intestinale dove vengono riesterificati in trigliceridi e raccolti nei chilomicroni. I chilomicroni sono particelle estremamente ricche di trigliceridi che contengono anche colesterolo, fosfolipidi e proteine specifiche dette apolipoproteine. L'apolipoproteina B48 (apoB48) è un componente chiave, essendo unica per i chilomicroni e necessaria per la loro formazione e secrezione dalle cellule intestinali. Dopo la loro sintesi, i chilomicroni vengono rilasciati nel sistema linfatico attraverso le venules chilifere prima di raggiungere la circolazione sanguigna. La presenza di chilomicroni nel sangue postprandiale è un'indicazione del trasporto in corso di lipidi dietetici. Durante il loro tragitto nel sangue, i chilomicroni interagiscono con l'enzima lipoproteinlipasi (LPL), presente sulla superficie dei capillari nei tessuti adiposi, muscolari e cardiaci. Sotto l'azione dell'LPL, i chilomicroni cedono una porzione significativa dei loro trigliceridi ai tessuti, fornendo così acidi grassi per l'energia o per la conservazione sotto forma di grasso. Con il tempo, il contenuto in trigliceridi dei chilomicroni diminuisce significativamente, trasformandoli in chilomicron remnants, che vengono infine captati e metabolizzati dal fegato. Il corretto funzionamento di questo processo è essenziale per mantenere l'omeostasi lipidica e prevenire patologie legate al metabolismo dei lipidi, quali la pancreatite acuta causata da ipertrigliceridemia grave. Questa dinamicità dei chilomicroni nel trasporto e metabolismo dei lipidi riflette l'importanza cruciale del loro ruolo nella fisiologia umana. La loro sintesi intestinale e funzione indicano un meccanismo ben regolato che consente l'assorbimento e la distribuzione dei lipidi dietetici, essenziali per l'energia cellulare e per molteplici processi biologici.

52 di 100 Domande

L'apatia:














La risposta corretta è la A
L'apatia è caratterizzata da distacco e indifferenza affettiva. Questa affermazione riconosce la natura centrale dell'apatia come una condizione in cui l'individuo mostra una mancanza di emozione, motivazione o entusiasmo, distaccandosi dai soliti interessi o attività. Tale condizione è particolarmente rilevante e prevalente in contesti clinici, in cui può manifestarsi come sintomo associato a diverse patologie neurologiche e psichiatriche. L'apatia è una condizione che implica una riduzione della motivazione che perdura nel tempo, caratterizzata da una diminuzione dell'attività diretta a uno scopo, una ridotta iniziativa o desiderio di iniziare attività e una mancanza di interesse o emozione. Non va confusa con sintomi simili, come la depressione, sebbene possa coesistere con essa. L'apatia è riconosciuta per la sua indifferenza emotiva, dove l'individuo sembra non essere coinvolto emotivamente nelle attività quotidiane o nelle interazioni sociali. Dal punto di vista clinico, l'apatia è osservata in un'ampia varietà di disturbi, inclusi quelli neurodegenerativi come il morbo di Alzheimer e altre forme di demenza, oltre che in condizioni come il Parkinson, l'ictus e il danno cerebrale. In questi contesti, la comprensione dell'apatia è cruciale perché può influenzare significativamente la qualità della vita del paziente, interferendo con la capacità di svolgere attività quotidiane e mantenere relazioni sociali. L'indifferenza e il distacco emotivo associati all'apatia possono rendere difficile per i pazienti impegnarsi in attività terapeutiche o di riabilitazione, complicando il decorso clinico delle malattie di base. Il trattamento dell'apatia è sfidante, poiché i metodi convenzionali impiegati per condizioni emotive distinte, come la depressione, possono non essere efficaci. Gli approcci multimodali che includono interventi farmacologici e non farmacologici possono offrire qualche beneficio, ponendo enfasi sulla necessità di adeguare le strategie di trattamento alle specifiche esigenze dell'individuo e alla natura della patologia sottostante. In sintesi, l'apatia si manifesta come un significativo abbassamento della motivazione affettiva, che risulta in un distaccamento emotivo dalle attività e interazioni quotidiane. La sua presenza in varie condizioni neurologiche e psichiatriche sottolinea l'importanza di identificarla e trattarla adeguatamente, poiché rappresenta un ostacolo significativo al benessere e alla funzionalità degli individui affetti.

53 di 100 Domande

La causa piu' frequente di paralisi acuta bilaterale del VII nervo cranico e':














La risposta corretta è la C
La causa più frequente di paralisi acuta bilaterale del VII nervo cranico è la sindrome di Guillain-Barré. Questo dato emerge dalla considerazione delle diverse condizioni che possono portare a manifestazioni neurologiche acute, confrontando la frequenza e le caratteristiche di tali condizioni. La sindrome di Guillain-Barré (GBS) è una malattia autoimmune che attacca il sistema nervoso periferico, portando a debolezza e talvolta a paralisi. Spesso, ma non sempre, la malattia segue un'infezione virale o batterica. La patologia inizia comunemente con debolezza e formicolio alle estremità inferiori, che possono rapidamente propagarsi e intensificarsi, portando a una debolezza muscolare generalizzata e a possibili paralisi. In alcuni casi, la sindrome può compromettere la respirazione e richiedere assistenza respiratoria temporanea. La particolarità dell'GBS risiede nella sua capacità di colpire i nervi periferici, portando a una paralisi flaccida acuta con o senza coinvolgimento dei nervi cranici, incluso il settimo nervo cranico (nervo facciale), che può portare a paralisi facciale bilaterale. Un elemento chiave per la diagnosi dell'GBS è l'elevata concentrazione di proteine nel liquido cerebrospinale (CSF) con un normale conteggio dei globuli bianchi. Tale segno, insieme ai sintomi clinici e all'elettromiografia che mostra una demielinizzazione, contribuisce alla diagnosi della sindrome di Guillain-Barré. La terapia per l'GBS comprende metodi di sostegno come il mantenimento delle funzioni vitali nei casi gravi, oltre a terapie specifiche come l'immunoglobulina endovenosa o la plasmaferesi, che hanno lo scopo di ridurre la durata e la gravità della malattia. Anche se la maggior parte dei pazienti mostra segni di recupero già dopo alcune settimane o mesi dall'esordio della malattia, alcuni possono sperimentare effetti a lungo termine o recidive. In sintesi, la sindrome di Guillain-Barré si caratterizza per la sua potenziale gravità e la necessità di un intervento terapeutico tempestivo. Riconoscere prontamente i suoi sintomi e comprendere la malattia come causa di paralisi acuta bilaterale del VII nervo cranico è fondamentale per l'avvio di strategie di trattamento efficaci e per migliorare l'esito per il paziente.

54 di 100 Domande

Quale dei seguenti strumenti e' impiegato per valutare la qualita' di vita del paziente:














La risposta corretta è la A
Gli strumenti impiegati per valutare la qualità di vita del paziente includono il questionario. Questi questionari sono progettati specificamente per raccogliere dati dalla prospettiva del paziente riguardo al proprio benessere fisico, psicologico e sociale. La valutazione della qualità di vita attraverso questionari è cruciale in numerosi ambiti della medicina e della ricerca clinica, in quanto offre una comprensione approfondita dell'impatto di varie malattie e trattamenti sulla vita quotidiana delle persone. La corretta valutazione della qualità di vita è fondamentale per un approccio olistico alla cura del paziente, concentrandosi non solo sui risultati clinici ma anche sul benessere globale dei pazienti. Questa misura può essere particolarmente utile per pazienti affetti da malattie croniche, in cui il mantenimento o il miglioramento della qualità di vita diventa un obiettivo terapeutico primario. Una patologia che evidenzia l'importanza di queste valutazioni è la depressione maggiore, un disturbo dell'umore caratterizzato da sentimenti persistenti di tristezza, perdita di interesse o piacere nelle attività normali, accompagnata da una varietà di sintomi psicologici e fisici. La depressione ha un impatto significativo sulla qualità di vita del paziente, influenzando non solo il benessere emotivo e psicologico ma anche la capacità di funzionare a lavoro, a scuola e nelle interazioni sociali. La valutazione della qualità di vita in persone con depressione può aiutare a identificare aree specifiche di disfunzione e disagio, consentendo la personalizzazione del trattamento per indirizzare non solo i sintomi della depressione stessa ma anche i suoi effetti collaterali sulla vita del paziente. Ad esempio, i trattamenti possono essere orientati a migliorare l'energia, la concentrazione, e la capacità di godere della vita, contribuendo a un approccio più comprensivo e centrato sul paziente. In conseguenza, la misurazione della qualità di vita attraverso questionari fornisce dati preziosi per una valutazione completa dello stato di salute del paziente, informando decisioni cliniche e misurando l'efficacia degli interventi terapeutici. Questo approccio enfatizza l'importanza di considerare il paziente nella sua interezza, tenendo conto dell'ampio spettro di sfide che una malattia può presentare al di là dei sintomi fisici o clinici misurabili.

55 di 100 Domande

Quali dei fattori sotto elencati concorrono a determinare il quadro delle reazioni di ipersensibilita' di primo tipo?














La risposta corretta è la C
Le reazioni di ipersensibilità di primo tipo sono determinate dalla presenza di Immunoglobuline E (IgE), istamina e recettori per Fc. Questa affermazione è corretta perché il processo alla base delle reazioni di ipersensibilità di tipo I implica l'intervento di queste componenti specifiche e la loro interazione. Le IgE sono anticorpi che giocano un ruolo cruciale nelle reazioni allergiche. Quando un allergene entra in contatto con il corpo, le IgE possono legarsi specificamente a quest'ultimo, e tale legame facilita la loro adesione ai recettori Fc presenti sulla superficie dei mastociti e basofili. Questo legame provoca l'attivazione dei mastociti e dei basofili, che iniziano a rilasciare varie sostanze mediatrici, tra cui l'istamina. L'istamina è un mediatore chimico potentemente coinvolto nelle risposte allergiche; contribuisce alla dilatazione dei vasi sanguigni, aumenta la permeabilità vascolare consentendo a liquidi, proteine e altre sostanze di uscire dai vasi sanguigni nei tessuti circostanti, causando edema (gonfiore), rossore e prurito. Inoltre, può stimolare le terminazioni nervose, provocando così prurito e dolore. I recettori per il frammento costante (Fc) giocano un ruolo nella risposta immunitaria legando le porzioni Fc delle IgE. Una volta che le IgE sono legate ai recettori Fc sui mastociti e basofili, questi ultimi sono "sensibilizzati". Questo significa che al successivo contatto con lo stesso allergene, la reazione sarà immediata e potenziata, conducente a una risposta allergica rapida e intensificata. In sintesi, le reazioni di ipersensibilità di tipo I sono caratterizzate da una risposta immunitaria immediata che implica la degranulazione dei mastociti e la liberazione di mediatori come l'istamina. Questo processo porta a tipici sintomi allergici che possono variare da lievi irritazioni a condizioni potenzialmente letali come l'anafilassi. La patologia sottesa alle reazioni di ipersensibilità di tipo I comprende l'attivazione dei mastociti e dei basofili mediata dalle IgE e il rilascio successivo di istamina e altri mediatori, che provocano gli effetti fisiologici associati a queste reazioni. La comprensione dettagliata di questa cascata di eventi è fondamentale per lo sviluppo di strategie terapeutiche mirate per il trattamento delle allergie.

56 di 100 Domande

L'anemia associata al carcinoma della prostata in fase avanzata e' dovuta a:














La risposta corretta è la E
L'anemia associata al carcinoma della prostata in fase avanzata è dovuta a estese metastasi ossee. Tale fenomeno si verifica quando le cellule cancerose si diffondono dalle loro posizioni originali alla prostata verso l'osso, provocando un'estesa invasione che può interrompere la normale produzione di cellule del sangue nel midollo osseo. Il carcinoma della prostata è una malattia che può rimanere localizzata per lunghi periodi o diffondersi ad altre parti del corpo, tra cui l'osso, risultando in metastasi ossee. Le metastasi ossee interferiscono con la capacità del midollo osseo di produrre le cellule del sangue, inclusi i globuli rossi, portando a un'anemia. Questo fenomeno può essere particolarmente prevalente in stadi avanzati di malattia, dove si nota un'elevata frequenza di diffusione ossea del carcinoma. Le metastasi ossee derivano dal trasporto delle cellule tumorali attraverso il flusso sanguigno fino al tessuto osseo, dove iniziano a crescere e a sottrarre spazio alla normale ematopoiesi (produzione di cellule del sangue). Questo processo non solo riduce la quantità di globuli rossi, ma può anche causare dolore, fratture e altri problemi ossei seri. Oltre ad essere un sito comune di metastasi per il carcinoma della prostata, l'osso è un sito critico per la produzione delle cellule del sangue, quindi la presenza di metastasi in queste aree può seriamente compromettere la capacità del corpo di produrre nuove cellule del sangue, inclusi quelli necessari per trasportare ossigeno (i globuli rossi) causando l'anemia. Inoltre, l'anemia in pazienti con metastasi ossee può essere esacerbata dalla liberazione di sostanze chimiche infiammatorie e da fattori di crescita tumorali che influenzano negativamente la produzione di globuli rossi. La gestione dell'anemia in questo contesto richiede un approccio olistico, che può includere la terapia per ridurre il carico tumorale e migliorare la qualità della vita del paziente. Il carcinoma della prostata in fase avanzata può pertanto causare significative complicazioni, tra cui l'anemia causata da metastasi ossee, che ha impatto sulla gestione clinica dei pazienti e richiede un approccio mirato non solo al controllo del tumore stesso ma anche alla gestione dei sintomi e alla migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti.

57 di 100 Domande

Le seguenti tipologie di reazioni avverse sono tutte importanti da segnalare, tranne:














La risposta corretta è la C
Le seguenti tipologie di reazioni avverse sono tutte importanti da segnalare, tranne quelle che sono note e di lieve entità. Questo perché, mentre le reazioni gravi, inattese, a nuovi farmaci e a farmaci in sperimentazione possono fornire informazioni vitali per la valutazione della sicurezza e l'efficacia dei farmaci, le reazioni note e di lieve entità sono generalmente già ben documentate e meno probabili di influenzare la comprensione complessiva del profilo di sicurezza del farmaco. La correttezza di questa risposta si comprende meglio esaminando il concetto delle reazioni avverse a farmaci, come descritto nel contesto della farmacovigilanza. Le reazioni avverse a farmaci (ADR, dall'inglese Adverse Drug Reactions) sono effetti indesiderati che si manifestano quando un farmaco è somministrato a dosi normalmente utilizzate nell'uomo per profilassi, diagnosi o terapia. Queste reazioni possono variare da lievi a gravi, influenzando significativamente la qualità della vita del paziente o addirittura portando a esiti letali. La segnalazione delle reazioni avverse è un pilastro fondamentale della farmacovigilanza, il campo della medicina dedicato alla raccolta, monitoraggio, valutazione e prevenzione delle ADR. L'obiettivo è identificare nuovi problemi di sicurezza o confermare quelli noti, allo scopo di migliorare la comprensione del profilo beneficio-rischio dei farmaci. Mentre le reazioni gravi (quali quelle che richiedono ospedalizzazione, sono potenzialmente letali o causano disabilità permanente), inattese (non previste sulla base della documentazione esistente del farmaco) o quelle che coinvolgono nuovi farmaci e farmaci in sperimentazione offrono spesso nuove informazioni che possono portare a modifiche nelle raccomandazioni d'uso, le reazioni note e di lieve entità tendono a essere meno informative. Queste ultime sono generalmente già ben descritte durante lo sviluppo del farmaco e nei test clinici pre-immissione sul mercato, e il loro impatto sulla gestione clinica è minimo. Effetti come lieve nausea, cefalea o disagio addominale, spesso classificati come reazioni note e di lieve entità, possono non richiedere azioni di regolamentazione urgenti o revisioni del profilo di sicurezza di un farmaco, a meno che non emerga un nuovo pattern di frequenza o gravità. In contrasto, reazioni inattese o gravi possono guidare revisioni delle indicazioni del farmaco, aggiustamenti del dosaggio o, nei casi più gravi, il ritiro del farmaco dal mercato. In conclusione, la segnalazione mirata e la valutazione delle reazioni avverse sono fondamentali per migliorare continuamente la sicurezza dei farmaci. Sebbene tutte le reazioni avverse debbano essere prese seriamente, la focalizzazione su quelle gravi, inattese, da nuovi farmaci o in fase di sperimentazione è cruciale per identificare e mitigare i rischi potenziali associati all'uso dei farmaci.

58 di 100 Domande

Quale delle seguenti condizioni fa parte del quadro metabolico dello shock?














La risposta corretta è la A
La lattacidemia fa parte del quadro metabolico dello shock. Durante una condizione di shock, l'organismo può andare incontro a una riduzione significativa del flusso sanguigno ai tessuti. Questo fenomeno porta a un deficit di ossigeno nei tessuti, che a sua volta causa una commutazione del metabolismo cellulare dalla normale via aerobica a quella anaerobica. La via anaerobica, meno efficiente nel produrre energia, produce come sottoprodotto l'acido lattico. L'accumulo di acido lattico nei tessuti e nel sangue porta dunque alla condizione nota come lattacidemia, che riflette un aumento dei livelli di lattato nel sangue. La lattacidemia è quindi un segno indicativo di ipoperfusione tissutale e ipossia, tipico nelle situazioni di shock. Quando vi è una carenza di ossigeno nei tessuti, il metabolismo energetico deve fare affidamento sui processi anaerobici per la produzione di ATP (adenosintrifosfato), che è meno efficace e produce lattato come prodotto di scarto. Questo accumulo di lattato nel sangue può abbassare significativamente il pH sanguigno, condizione nota come acidosi metabolica lattacidemica. La presenza di lattacidemia è indice della gravità dello shock e della necessità di intervento rapido per ripristinare la perfusione tissutale adeguata e l'apporto di ossigeno ai tessuti. Lo shock può essere causato da vari fattori che includono ma non sono limitati a shock settico, shock cardiogeno, shock ipovolemico e shock anafilattico. Nei casi di shock settico o shock dovuto a sepsi, ad esempio, la risposta infiammatoria sistemica può portare a un'estesa vasodilatazione, riduzione della resistenza vascolare sistemica, e quindi a ridotta perfusione tissutale. Similmente, nel caso dello shock cardiogeno, il cuore è incapace di pompare sangue efficacemente, causando ridotta erogazione di ossigeno ai tessuti. In sintesi, la lattacidemia è un marcatore critico del deficit di ossigenazione tissutale ed è direttamente legata all'efficienza del metabolismo energetico cellulare in condizioni di ipossia o shock. Lo shock, quindi, attraverso meccanismi vari, causa una riduzione della perfusione tissutale che conduce a una dipendenza dal metabolismo anaerobico, culminante nella produzione di acido lattico e nell'instaurarsi della lattacidemia come parte del suo quadro metabolico.

59 di 100 Domande

Quale fra le seguenti affermazioni riguardanti la polmonite da Staphylococcus Aureus e' falsa?














La risposta corretta è la D
La risposta corretta alla domanda riguardante le affermazioni sulla polmonite da Staphylococcus Aureus, che è falsa, è: "non si trasmette per via ematogena". Questa affermazione è infatti inaccurata. La polmonite causata da Staphylococcus Aureus può effettivamente diffondersi per via ematogena. Staphylococcus Aureus è un batterio comunemente presente sulla pelle o nel naso di individui sani, ma può causare infezioni, tra cui la polmonite, quando attraversa le barriere protettive del corpo e invade i tessuti più profondi o entra nel flusso sanguigno. La polmonite da Staphylococcus Aureus si manifesta quando il batterio raggiunge i polmoni, causando infiammazione e danni al tessuto polmonare. Questa condizione può originarsi da un'infezione diretta dei polmoni (per esempio, dopo l'inalazione del batterio) o può diffondersi ad essi per via ematogena, ovvero attraverso il flusso sanguigno da un'altra localizzazione dell'infezione. Quando Staphylococcus Aureus entra nel flusso sanguigno, può viaggiare a diverse parti del corpo, tra cui i polmoni, e causare infezioni secondarie lontano dal sito di infezione originale. Questo processo di diffusione ematogena è particolarmente comune in individui con sistema immunitario compromesso o con infezioni preesistenti in altre parti del corpo che fungono da fonte per la diffusione batterica. La polmonite da Staphylococcus Aureus si caratterizza per diversi sintomi, tra cui febbre elevata, difficoltà respiratorie (dispnea), dolore toracico e talvolta tosse produttiva di espettorato purulento. Il trattamento richiede l'uso di antibiotici specifici efficaci contro Staphylococcus Aureus, e la gestione dei sintomi per migliorare il benessere del paziente. In conclusione, la polmonite da Staphylococcus Aureus può effettivamente diffondersi per via ematogena, contrariamente a quanto suggerito dalla risposta considerata falsa nella domanda. La comprensione della capacità di diffusione del batterio è fondamentale per il riconoscimento, la diagnosi e il trattamento tempestivi di questa potenzialmente grave infezione polmonare.

60 di 100 Domande

Quali di queste cellule non e' contenuta nella cute?














La risposta corretta è la B
Le cellule di Clara non sono contenute nella cute. Questa affermazione è corretta perché le cellule di Clara, anche conosciute come cellule clare o cellule del Club, sono specificamente localizzate nelle vie aeree dei polmoni, in particolare nei bronchioli. Non fanno parte della composizione cellulare della pelle, ma piuttosto svolgono funzioni chiave all'interno dell'apparato respiratorio. Le cellule di Clara svolgono diversi ruoli fondamentali per la funzionalità polmonare. Primo tra tutti, esse secernono una varietà di componenti che contribuiscono alla difesa delle vie aeree inferiore, tra cui il surfattante, cruciali per mantenere aperte le vie aeree riducendo la tensione superficiale. Inoltre, producono enzimi, come l'epossido idrolasi, che sono vitali per il metabolismo e la detossificazione di sostanze inalate, proteggendo così il tessuto polmonare da potenziali danni. Le cellule di Clara hanno anche un ruolo importante nella rigenerazione e riparazione delle vie aeree. Dopo danni al tessuto polmonare, queste cellule possono proliferare e differenziare per restaurare l'integrità delle vie aeree. Serve a sottolineare quanto la loro funzione sia cruciale per il mantenimento non solo della struttura, ma anche della funzionalità pulmonare. All'interno dell'epitelio bronchiolare, queste cellule contribuiscono anche a regolare il flusso di liquidi e ionici attraverso le vie aeree, garantendo l'idratazione adeguata dell'ambiente bronchiolare e facilitando il trasporto muco-ciliare, meccanismo chiave per rimuovere particelle e patogeni inalati. Le cellule di Clara agiscono, dunque, come un importante baluardo contro l'insorgenza di infiammazioni e infezioni nel tessuto polmonare, grazie alla loro capacità di secernere diverse componenti antimicrobiche. Queste proprietà le distinguono come cellule specializzate fondamentali per la salute e la funzionalità delle vie aeree, separandole nettamente dalle cellule presenti nella cute. In sintesi, le cellule di Clara hanno ruoli specifici e vitali per la salute e la funzione delle vie aeree polmonari, che non hanno correlazione diretta con le funzioni o la composizione cellulare della pelle. Questo spiega chiaramente perché la risposta corretta sia che le cellule di Clara non sono contenute nella cute, ma sono invece un componente essenziale dell'apparato respiratorio, con funzioni distinte e specializzate.

61 di 100 Domande

La moderna chirurgia meniscale si avvale di:














La risposta corretta è la C
La moderna chirurgia meniscale si avvale dell'artroscopia, che è la tecnica corretta per intervenire in caso di lesioni meniscali. L'artroscopia è una procedura minimamente invasiva che utilizza un artroscopio, uno strumento sottile e flessibile dotato di una telecamera e una fonte di luce, per visualizzare, diagnosticare e trattare i problemi all'interno di una articolazione. La sua applicazione nel trattamento delle lesioni meniscali ha rivoluzionato l'approccio chirurgico, riducendo i tempi di recupero e migliorando gli outcomes per i pazienti. In dettaglio, le lesioni meniscali rappresentano un tipo comune di infortunio al ginocchio, che può risultare da una varietà di cause, inclusi movimenti di torsione o di compressione durante attività fisica intensa o anche come parte del processo di invecchiamento. Il menisco è un cuscinetto cartilagineo situato tra le estremità ossee all'interno dell'articolazione del ginocchio, con la funzione di assorbire gli shock e stabilizzare l'articolazione. Una lesione meniscale può causare dolore, gonfiore e limitazione del movimento dell'articolazione del ginocchio, influenzando significativamente la qualità di vita di una persona. L'artroscopia permette al chirurgo di esplorare l'interno dell'articolazione senza dover fare grandi incisioni. Attraverso piccole incisioni, l'artroscopio e gli strumenti chirurgici vengono inseriti nell'articolazione. Questo consente al chirurgo di visualizzare direttamente il danno al menisco e di effettuare le necessarie riparazioni o rimozioni di tessuto danneggiato. Vantaggi significativi dell'artroscopia rispetto alle tecniche più invasive includono minor dolore post-operatorio, riduzione dei rischi legati all'intervento e un recupero più rapido. I pazienti spesso possono tornare alle loro attività quotidiane in un lasso di tempo relativamente breve post-intervento. La superiorità dell'artroscopia nel trattamento delle lesioni meniscali deriva dalla sua capacità di limitare il trauma ai tessuti molli, ridurre il rischio di infezione e minimizzare le cicatrici, offrendo al contempo una visualizzazione chiara e diretta del sito lesionato. Questo consente una diagnosi più accurata e trattamenti più precisi, aumentando le probabilità di un recupero funzionale ottimale dell'articolazione del ginocchio.

62 di 100 Domande

La velocita' del flusso sanguigno e' piu' bassa a livello di:














La risposta corretta è la E
La velocità del flusso sanguigno è più bassa a livello dei capillari rispetto ad altre parti del sistema circolatorio come le arterie periferiche, le vene, il sistema portale e l'aorta. Questo fenomeno è fondamentale per il corretto scambio di sostanze tra il sangue e i tessuti. La ragione per cui la velocità del flusso sanguigno nei capillari è significativamente più bassa rispetto ad altre componenti del sistema circolatorio risiede nella loro struttura e funzione uniche. I capillari sono i vasi sanguigni più piccoli e sottili del corpo umano, con un diametro che consente il passaggio di una sola cellula ematica alla volta. Questa caratteristica incrementa la superficie di contatto tra il sangue e le pareti dei vasi, massimizzando così lo scambio di nutrienti, gas respiratori e scarti metabolici tra il sangue e i tessuti. A differenza delle arterie, che hanno lo scopo di trasportare il sangue ad alta pressione verso i tessuti, o delle vene, che riportano il sangue al cuore, i capillari svolgono un ruolo chiave nei processi di scambio a livello tessutale. La ridotta velocità di flusso nei capillari è essenziale per consentire un tempo sufficiente affinché queste importanti funzioni di scambio possano avvenire in modo efficace. Infatti, la struttura dei capillari favorisce lo scambio tra il sangue e il liquido interstiziale che circonda le cellule dei tessuti. Le pareti dei capillari, formati da un singolo strato di cellule endoteliali e da una membrana basale, facilitano la diffusione di ossigeno, nutrienti e altre sostanze vitali verso i tessuti, e allo stesso tempo consentono la rimozione di anidride carbonica e scarti metabolici dal tessuto al sangue. L'ottimizzazione di questo processo di scambio è essenziale per il mantenimento dell'omeostasi, la regolazione della pressione osmotica e l'apporto di sostanze nutritive ai tessuti. Questo equilibrio delicato e queste funzioni critiche spiegano il motivo per cui la natura ha progettato il sistema circolatorio in modo che il flusso sanguigno rallenti significativamente al momento di raggiungere i capillari. Grazie a questa riduzione di velocità, il corpo umano riesce ad effettuare con efficienza lo scambio di sostanze necessarie al mantenimento della vita.

63 di 100 Domande

In corso di lupus eritematoso sistemico si osserva piu' spesso:














La risposta corretta è la D
Il lupus eritematoso sistemico (LES) è una malattia autoimmunitaria multisistemica che si caratterizza più spesso per una leucopenia. Ciò significa che in corso di lupus eritematoso sistemico si osserva più comunemente una riduzione del numero dei leucociti nel sangue. Il motivo per cui la leucopenia è comune nel LES si collega alla natura autoimmune della malattia. Nel LES, il sistema immunitario attacca erroneamente i tessuti sani del corpo, provocando infiammazione e danno a vari sistemi corporei, inclusi quelli responsabili della produzione e regolazione dei leucociti. Questo disordine immunitario può portare alla distruzione di queste cellule del sangue o interferire con la loro produzione nel midollo osseo, risultando in leucopenia. Il LES può manifestarsi con una varietà di sintomi e complicazioni a seconda delle parti del corpo interessate. Questi sintomi possono variare notevolmente da persona a persona e possono includere affaticamento, eruzioni cutanee (come l'eruzione a farfalla sul viso), dolori articolari, febbre, e problemi renali, fra gli altri. La leucopenia può contribuire ad aumentare il rischio di infezioni nei pazienti con LES, poiché i leucociti svolgono un ruolo cruciale nella difesa dell'organismo contro patogeni esterni. Il trattamento del LES mira a controllare i sintomi e prevenire i danni agli organi, spesso attraverso l'uso di farmaci che sopprimono il sistema immunitario, come steroidei e immunosoppressori. È importante per i pazienti con LES essere seguiti da una squadra di specialisti per monitorare e trattare le varie manifestazioni della malattia, compresi i problemi ematologici come la leucopenia. In conclusione, la leucopenia si osserva più spesso in corso di lupus eritematoso sistemico a causa dell'azione autoimmunitaria della malattia contro i leucociti e le strutture che ne supportano la produzione. Questa condizione enfatizza l'importanza di un monitoraggio attento e di un trattamento personalizzato per i pazienti con LES, finalizzato a gestire sia i sintomi sia le potenziali complicanze.

64 di 100 Domande

Nel profilo radiologico del cuore a quale delle seguenti formazioni anatomiche e' dovuto il secondo arco di destra?














La risposta corretta è la B
Il secondo arco di destra, nel profilo radiologico del cuore, è dovuto all'atrio destro. La ragione per cui questa risposta è corretta si basa su un'accurata comprensione della struttura anatomica del cuore e su come questa si rifletta sulle immagini radiografiche. L'atrio destro è una delle quattro camere del cuore ed è responsabile per ricevere il sangue deossigenato dalla circolazione sistemica attraverso le vene cave, sia superiore che inferiore, e dirigerlo verso il ventricolo destro. Da lì, il sangue viene pompato verso i polmoni dove viene ossigenato. La significativa presenza anatomica dell'atrio destro contribuisce alla silhouette cardiaca in radiografia toracica, particolarmente evidente nel contorno destro del cuore. L'importanza dell'atrio destro si manifesta nel profilo radiologico del cuore attraverso il secondo arco di destra per una serie di motivi legati alla sua posizione e dimensione all'interno del torace. Queste caratteristiche anatomiche lo rendono visibile in radiografia, consentendoci di osservare variazioni o anomalie legate a questa specifica regione cardiaca. Patologia associata all'attraverso di dimensioni anomale dell'atrio destro può includere una varietà di condizioni cardiache, come l'atrio destro dilatato che si verifica in presenza di condizioni quali la valvola tricuspide malattie (ad esempio, la regurgitazione tricuspidale) o difetti cardiaco congeniti (come il difetto del setto atriale). Queste condizioni possono portare a un aumento del volume e della pressione nell'atrio destro, causando dilatazione. Un atrio destro dilatato può avere impatti significativi sulla funzione cardiaca e sulla fisiologia complessiva. Ad esempio, una dilatazione significativa può alterare il normale flusso di sangue attraverso il cuore, influenzando la capacità del cuore di pompare efficacemente il sangue. Questo può portare a sintomi quali affaticamento, dispnea (difficoltà respiratoria) e edema (gonfiore a causa dell'accumulo di liquido), tra gli altri. Inoltre, una dilatazione dell'atrio destro può predisporre a disturbi del ritmo cardiaco, come la fibrillazione atriale, che può a sua volta aumentare il rischio di complicazioni quali ictus e scompenso cardiaco. Nel complesso, il contributo dell'atrio destro al profilo radiologico del cuore riflette non solo la sua importanza anatomica e funzionale, ma anche il modo in cui varie patologie possono influenzare la sua struttura e, di conseguenza, le immagini radiografiche del torace. La comprensione dettagliata delle varie strutture cardiache e del loro aspetto radiologico è fondamentale per l'identificazione e la valutazione di tali patologie in campo medico.

65 di 100 Domande

Nella cistite e' presente solo una delle seguenti caratteristiche, quale?














La risposta corretta è la D
La caratteristica presente nella cistite tra quelle elencate è l'ematuria. La cistite è un'infiammazione della vescica, comunemente causata da un'infezione batterica. Essa è parte di un gruppo di infezioni note come infezioni del tratto urinario (UTI). L'ematuria, che consiste nella presenza di sangue nelle urine, è uno dei sintomi che possono comparire nei pazienti affetti da cistite, sebbene non sia sempre presente. Per comprendere meglio perché l'ematuria è correlata alla cistite, è necessario esplorare la patologia di base. La cistite è caratterizzata dalla presenza di batteri patogeni che infettano la vescica, causando infiammazione e irritazione della mucosa vescicale. Questo processo infiammatorio può danneggiare i vasi sanguigni all'interno della parete vescicale, portando alla presenza di sangue nelle urine. Nelle persone che soffrono di cistite, i sintomi comuni includono urgenza urinaria, dolore o bruciore durante la minzione, urine torbide o con un odore forte e talvolta ematuria. Sebbene l'ematuria possa essere un sintomo di cistite, non tutti i pazienti con cistite sviluppano questo sintomo. È importante distinguere l'ematuria da altre manifestazioni urinarie che non sono tipicamente associate alla cistite. Ad esempio, l'anuria (assenza di produzione di urine), l'iperazotemia (aumento dei livelli di azoto nel sangue) e la proteinuria abbondante (eccessiva presenza di proteine nelle urine) sono condizioni associate ad altre patologie renali o sistemiche e non sono comuni nella cistite. L'oliguria (ridotta produzione di urine) può essere un sintomo di vari disturbi, ma non è specificamente legata alla cistite. Infatti, la patologia della cistite sottolinea l'importanza della diagnosi precoce e del trattamento appropriato per evitare complicazioni. L'infezione può infatti estendersi ai reni (pielonefrite) se non trattata, portando a sintomi più gravi e potenzialmente dannosi. Il trattamento della cistite mira principalmente all'eliminazione dell'infezione mediante l'uso di antibiotici, insieme al sollievo dai sintomi dolorosi. La prevenzione gioca anche un ruolo cruciale, con la raccomandazione di pratiche igieniche appropriate e l'assunzione sufficiente di liquidi per aiutare a eliminare i batteri dal tratto urinario. In conclusione, l'ematuria può essere un sintomo di cistite dovuto all'irritazione e infiammazione della vescica causate dall'infezione batterica. Gli altri sintomi associati alla cistite aiutano i professionisti sanitari a differenziarla da altre condizioni che influenzano il sistema urinario o renale. La comprensione della patologia alla base della cistite è fondamentale per garantire una diagnosi accurata e un trattamento efficace.

66 di 100 Domande

Un uomo di 72 anni presenta forti dolori al dorso, una massa addominale pulsante ed ipotensione. La diagnosi presuntiva e':














La risposta corretta è la D
La diagnosi presuntiva per un uomo di 72 anni che presenta forti dolori al dorso, una massa addominale pulsante ed ipotensione è la rottura o fissurazione di aneurisma dell'aorta addominale. La correttezza di questa risposta si basa sull'insieme dei sintomi presentati dal paziente, che sono altamente indicativi di questa condizione patologica. L'aneurisma dell'aorta addominale (AAA) è una dilatazione patologica dell'aorta, l'arteria principale che trasporta il sangue dal cuore al resto del corpo, localizzata al suo passaggio nell'addome. La parete aortica indebolita può dilatarsi progressivamente sotto la pressione del flusso sanguigno. Quando l'aneurisma cresce, aumenta il rischio di rottura o fissurazione, che si manifesta con sintomi improvvisi e gravi come dolori intensi al dorso, la presenza palpabile di una massa addominale, che corrisponde all'espansione dell'aneurisma pulsante, e ipotensione, derivante dalla perdita interna di sangue. La rottura di un aneurisma dell'aorta addominale è una situazione medica d'emergenza che richiede intervento immediato, poiché può portare a shock ipovolemico e può essere rapidamente fatale se non trattata tempestivamente. La condizione si manifesta più frequentemente in individui di sesso maschile e di età avanzata, fattori che aumentano il rischio di sviluppare AAA. Il processo patologico alla base dell'aneurisma dell'aorta addominale implica una combinazione di fattori, tra cui l'indebolimento della parete arteriosa dovuto a processi degenerativi, come l'aterosclerosi, e fattori genetici o ambientali che incidono sulla salute vascolare. Una volta che l'aneurisma si è formato, può rimanere asintomatico fino a quando non raggiunge dimensioni significative o fino alla sua rottura. In sintesi, l'accumulo dei sintomi di forte dolore dorsale, la presenza di una massa addominale pulsante e l'ipotensione in un uomo di età avanzata indicano fortemente la rottura o la fissurazione di un aneurisma dell'aorta addominale, riflettendo l'importanza di una diagnosi tempestiva e di un intervento urgente per prevenire esiti potenzialmente letali. La comprensione della patologia e della sua presentazione clinica è cruciale per il riconoscimento e la gestione di questa condizione critica.

67 di 100 Domande

Che cosa s'intende per neuronotmesi?














La risposta corretta è la A
La neuronotmesi si intende come l'interruzione completa del nervo. Questo accade quando il nervo è stato completamente reciso o gravemente danneggiato, portando alla distruzione totale della sua struttura, comprese le fibre nervose e le guaine che le circondano. Questa patologia rappresenta il grado più severo di lesione nervosa secondo la classificazione di Seddon, che include anche la neuraprassia e l'assonotmesi. In caso di neuronotmesi, il danno è così esteso che il nervo perde completamente la sua capacità di trasmettere segnali, causando una perdita definitiva di funzione nell'area innervata dal nervo. La neuronotmesi è un fenomeno che si verifica a seguito di traumi intensi, come ferite penetranti, tagli profondi o schiacciamenti severi. Il processo di guarigione in questi casi è particolarmente complicato e spesso richiede interventi chirurgici per il ripristino della continuità del nervo. Anche con la chirurgia, tuttavia, la ripresa completa della funzione è incerta e dipende dalla localizzazione e dall'estensione del danno, dalla tempestività dell'intervento e dalle capacità di rigenerazione del nervo. Nel contesto della rigenerazione dei nervi danneggiati, il corpo umano ha una capacità limitata. Nei casi di neuronotmesi, le fibre nervose devono cercare di crescere attraverso il sito della lesione per ristabilire connessioni funzionali. Questo processo è lungo e spesso incompleto, poiché le fibre possono crescere lentamente, a volte solo 1 mm al giorno, e possono non riuscire a raggiungere i loro obiettivi originali. Inoltre, senza una guida appropriata, le fibre nervose in crescita possono formare tessuto cicatriziale detto neuroma che non solo impedisce la rigenerazione efficace del nervo ma può anche essere fonte di dolore intenso e persistente. Le implicazioni funzionali della neuronotmesi sono profonde, poiché porta a una perdita di sensibilità, di motilità, o entrambe nell'area del corpo innervata dal nervo lesionato. Il recupero è un processo lungo che può richiedere mesi o anni, e spesso include terapia fisica e occupazionale per massimizzare la funzione residua e adattarsi alla perdita di funzione. In certi casi, il recupero può essere incompleto, lasciando il paziente con deficit neurologici permanenti.

68 di 100 Domande

Il contenuto emoglobinico normale del sangue dell'uomo e':














La risposta corretta è la C
Il contenuto emoglobinico normale del sangue dell'uomo è compreso tra i 13 e i 16 g %. Questa gamma di valori riflette la concentrazione ottimale di emoglobina per il corretto trasporto di ossigeno nel corpo maschile adulto, consentendo di mantenere un'efficiente ossigenazione dei tessuti. L'emoglobina è una proteina complessa presente nei globuli rossi del sangue e ha il compito primario di legarsi all'ossigeno nei polmoni e trasportarlo ai tessuti in tutto il corpo, dove l'ossigeno è rilasciato per consentire varie funzioni metaboliche. Inoltre, l'emoglobina contribuisce a portare una parte dell'anidride carbonica, un prodotto di scarto del metabolismo cellulare, dai tessuti agli polmoni, dove viene espirato. Valori di emoglobina inferiori alla soglia minima di 13 g % indicano uno stato di anemia, condizione caratterizzata da una ridotta capacità del sangue di trasportare ossigeno, portando a sintomi come affaticamento, palpitazioni e pallore. L'anemia può derivare da numerosi fattori, tra cui carenze nutrizionali (come ferro, vitamina B12 o folati), malattie croniche, sanguinamenti, o malattie del midollo osseo che influenzano la produzione dei globuli rossi. D'altro canto, valori di emoglobina superiori alla norma (oltre i 16 g %) possono indicare condizioni come policitemia vera, una rara malattia del sangue in cui il corpo produce troppi globuli rossi, oppure possono essere un adattamento a condizioni ambientali, come la vita in alta quota, dove l'aria contiene meno ossigeno. Per mantenere i livelli di emoglobina nella norma, il corpo regola attentamente la produzione dei globuli rossi nel midollo osseo e il loro ciclo di vita mediato da vari fattori, inclusi l'eritropoietina (un ormone renale che promuove la formazione di globuli rossi) e la disponibilità di substrati per la sintesi dell'emoglobina come il ferro. La comprensione del contenuto emoglobinico normale e delle sue variazioni patologiche è fondamentale nella pratica clinica per diagnosticare, monitorare e trattare una vasta gamma di condizioni mediche che influiscono sulla salute e sul benessere generale dell'individuo.

69 di 100 Domande

LA SOMMINISTRAZIONE DI TRH NEL SOGGETTO NORMALE PROVOCA:














La risposta corretta è la B
La somministrazione di TRH (ormone di rilascio della tireotropina) nel soggetto normale provoca la secrezione di TSH (ormone stimolante la tiroide) e PRL (prolattina). Questo risulta dalla capacità unica del TRH di influenzare l'adenoipofisi (glandula pituitaria anteriore) per stimolare la produzione di queste due specifiche sostanze. Per comprendere dettagliatamente perché la risposta è corretta, è necessario analizzare la fisiologia dell'asse ipotalamo-ipofisi-tiroide e la regolazione della secrezione di prolattina, senza riferimenti diretti a fonti esterne, ma basandosi su una solida comprensione dei meccanismi endocrini coinvolti. Il TRH è un neuroormone prodotto dall'ipotalamo che, una volta rilasciato, viaggia attraverso il sistema portale ipofisario per raggiungere l'adenoipofisi, dove si lega ai recettori specifici dei tireotrofi. Questa interazione stimola la secrezione di TSH, un ormone glicoproteico che a sua volta stimola la tiroide a produrre tiroxina (T4) e triiodotironina (T3). Questi ormoni tiroidei giocano ruoli cruciali nel regolare il metabolismo, il calore corporeo, e il consumo di ossigeno nei tessuti. Oltre all'effetto su TSH, il TRH ha la capacità di stimolare la secrezione di prolattina (PRL) dall'ipofisi. La prolattina è un ormone peptidico che gioca un ruolo chiave nella lattazione, oltre a influenzare diverse funzioni riproduttive sia negli uomini che nelle donne. Contrariamente ad altri ormoni ipofisari, la secrezione di prolattina è maggiormente sotto controllo inibitorio, principalmente esercitato dalla dopamina. Tuttavia, stimoli fisiologici come lo stress, il sonno e l'allattamento possono aumentare i livelli di prolattina, così come la somministrazione esogena di TRH. Il fatto che la somministrazione di TRH porti all'aumento dei livelli di TSH e PRL è rilevante nella pratica clinica, specialmente nei test endocrini dove la risposta di questi ormoni può indicare lo stato funzionale dell'asse ipotalamo-ipofisi-tiroide o identificare disfunzioni ipofisarie. Pertanto, la capacità del TRH di stimolare simultaneamente la secrezione di queste due sostanze è fondamentale per la comprensione delle interrelazioni endocrine e della regolazione dell'omeostasi ormonale nel corpo. Questa capacità riflette la complessa regolazione ormonale che mantiene l'equilibrio nel sistema endocrino e garantisce che funzioni metaboliche critiche, come il mantenimento dell'omeostasi energetica e la regolazione della riproduzione, avvengano in modo coordinato e adeguato alle esigenze dell'organismo.

70 di 100 Domande

Una neoplasia del IV ventricolo causera' facilmente:














La risposta corretta è la C
La presenza di una neoplasia nel IV ventricolo porterà facilmente a un'idrocefalo. Questo accade perché la neoplasia può causare un'ostacolazione del normale flusso del liquido cerebrospinale (LCS), che normalmente circola attraverso i ventricoli cerebrali e intorno al cervello e al midollo spinale. L'idrocefalo si verifica quindi come diretta conseguenza dell'accumulo eccessivo di LCS nei ventricoli cerebrali, a causa dell'ostruzione parziale o totale del flusso causata dalla neoplasia. Per comprendere a fondo il perché l'idrocefalo è la risposta corretta, bisogna avere una conoscenza di come le neoplasie influenzano le strutture cerebrali e di come queste interazioni portino alla manifestazione di specifiche condizioni o sintomi. Il IV ventricolo è un piccolo spazio situato nella parte posteriore del cervello, vicino al tronco encefalico. Questo gioca un ruolo critico nel mantenimento della circolazione del liquido cerebrospinale. Quando una neoplasia si sviluppa in questa localizzazione, può interrompere il naturale percorso del liquido cerebrospinale, prevenendone la normale circolazione o assorbimento. Questo meccanismo di ostruzione porta ad un'accumulazione del liquido nei ventricoli cerebrali, che, se non trattata, può aumentare la pressione intracranica, causando idrocefalo. L'idrocefalo è caratterizzato dall'accumulo patologico di liquido cerebrospinale nelle cavità ventricolari del cervello, culminando in un aumento della pressione intracranica, il fenomeno noto come ipertensione endocranica. Questo aumento della pressione può causare danni cerebrali a seguito della compressione del tessuto cerebrale circondante, potendo condurre a sintomi quali mal di testa, nausea, vomito, alterazioni nella visione, deficit della coordinazione e, in casi gravi, alterazioni dello stato di coscienza. Lo sviluppo di un'idrocefalo a seguito di una neoplasia nel IV ventricolo deriva dalle proprietà anatomofisiologiche del sistema ventricolare cerebrale e della dinamica del liquido cerebrospinale. In condizioni normali, il liquido cerebrospinale viene prodotto nei ventricoli, circola attraverso il sistema nervoso centrale e viene assorbito nel circolo sanguigno. Qualsiasi ostacolo in questo flusso, come quello causato da una neoplasia, può perturbare gravemente il sistema, portando all'idrocefalo. La gestione di questa condizione richiede un intervento medico specializzato, spesso comportando la rimozione chirurgica della neoplasia per ripristinare la normale circolazione del LCS, o tecniche per deviare il flusso del liquido, come la ventricoloperitoneostomia, al fine di alleviare la pressione intracranica e mitigare i rischi di danni cerebrali ulteriori. È quindi essenziale riconoscere e trattare tempestivamente queste neoplasie per prevenire lo sviluppo di idrocefalo e le sue potenzialmente gravi complicanze.

71 di 100 Domande

Quali delle seguenti patologie non genera ipertensione arteriosa?














La risposta corretta è la E
L'anemia non genera ipertensione arteriosa, a differenza delle altre condizioni elencate. Questo è importante da capire perché molti potrebbero pensare in modo errato che qualsiasi disturbo del sangue o correlato al sistema circolatorio possa influenzare direttamente la pressione sanguigna. Tuttavia, l'anemia si caratterizza principalmente per una riduzione dell'emoglobina nel sangue, che comporta una diminuzione della capacità del sangue di trasportare ossigeno ai tessuti dell'organismo. Nello specifico, l'anemia può derivare da vari fattori, tra cui una carenza di ferro, vitamina B12 o folati, malattie croniche, disturbi del midollo osseo e perdite di sangue. Ciò che è fondamentale comprendere è che l'anemia influisce sulla capacità del sangue di trasportare adeguatamente l'ossigeno, portando a sintomi come affaticamento, pallore, tachicardia, e, nei casi più gravi, scompenso cardiaco. La relazione tra anemia e pressione sanguigna è complessa, ma generalmente, piuttosto che portare a ipertensione, l'anemia può causare una diminuzione della pressione sanguigna perché il volume di sangue circolante può essere insufficiente a mantenere valori pressori normali, soprattutto in posizione eretta. Infatti, a causa del ridotto apporto di ossigeno ai tessuti, il corpo può rispondere aumentando la frequenza cardiaca e dilatando i vasi sanguigni per facilitare il trasporto di ossigeno, situazioni che, paradoxalmente, possono portare a una diminuzione temporanea della pressione sanguigna piuttosto che all'ipertensione. E' importante quindi non confondere i meccanismi compensatori, come l'incremento della frequenza cardiaca (tachicardia), con un aumento della pressione arteriosa. L'anemia richiede un approccio terapeutico mirato alla causa sottostante per correggere il deficit di emoglobina, migliorare la capacità di trasporto dell'ossigeno del sangue, e alleviare i sintomi associati, senza che ciò influenzi direttamente la gestione dell'ipertensione, a meno che non ci siano altre condizioni sottostanti che contribuiscano all'aumento della pressione sanguigna.

72 di 100 Domande

Perche' in alcune aree geografiche e' diffuso l'allele per la beta-talassemia?














La risposta corretta è la A
La diffusione dell'allele per la beta-talassemia in alcune aree geografiche è dovuta al fatto che, in eterozigosi, conferisce un vantaggio selettivo nei confronti della malaria, che è diffusa in quelle zone. Questo avviene perché gli individui eterozigoti per l'allele della beta-talassemia hanno una maggiore resistenza all'infezione da malaria rispetto agli individui non portatori dell'allele. La beta-talassemia è una malattia ereditaria del sangue caratterizzata da un difetto nella produzione di emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta ossigeno nel corpo. Questo disturbo porta a un'anemia che può variare da lieve a severa a seconda del tipo e della combinazione di mutazioni ereditate. Il vantaggio selettivo conferito dall'allele beta-talassemico in eterozigosi contro la malaria è un classico esempio di selezione bilanciata, dove l'allele dannoso, quando presente in una sola copia, può conferire un vantaggio in termini di sopravvivenza in specifici contesti ambientali. La malaria è una malattia parassitaria trasmessa attraverso il morso delle zanzare del genere Anopheles. Il parassita che causa la maggior parte dei casi severi di malaria umana è Plasmodium falciparum. Questo parassita ha un ciclo di vita complesso che include una fase di moltiplicazione all'interno dei globuli rossi dell'ospite umano. Gli individui eterozigoti per l'allele della beta-talassemia producono globuli rossi che sono in qualche modo 'imperfetti' ma funzionali per il trasporto dell'ossigeno. Questi globuli rossi alterati sembrano essere meno ospitali per il plasmodio della malaria, riducendo così il rischio e la severità dell'infezione in questi individui. Questo fenomeno spiega perché l'allele per la beta-talassemia sia selettivamente vantaggioso in regioni dove la malaria è endemica; offre una protezione parziale contro una malattia che, altrimenti, potrebbe essere fatale. Da un punto di vista evolutivo, le popolazioni umane esposte alla malaria per lungo tempo hanno sviluppato e mantenuto tali mutazioni protettive, nonostante le conseguenze potenzialmente negative dell'allele beta-talassemico in omozigosi, che porta alla beta-talassemia maggiore, una condizione molto più grave e spesso letale senza un trattamento appropriato. In sintesi, la presenza e la diffusione dell'allele per la beta-talassemia nelle popolazioni residenti in aree endemiche per malaria rappresenta un chiaro esempio dell'interazione tra genetica umana e pressioni evolutive esercitate da malattie infettive, dimostrando come specifici tratti genetici possano diventare prevalenti in determinati ambienti a causa dei vantaggi selettivi che offre.

73 di 100 Domande

Quale posizione occupano le plasmacellule nella popolazione linfoide?














La risposta corretta è la B
Le plasmacellule occupano la posizione dello stadio maturativo terminale della linea B linfocitaria. Questo significa che rappresentano la fase finale dello sviluppo dei linfociti B. Dopo essere stati attivati da un antigene, i linfociti B si trasformano in plasmacellule, che sono altamente specializzate nella produzione di anticorpi. Le plasmacellule giocano un ruolo cruciale nella risposta immunitaria umorale, producendo grandi quantità di anticorpi specifici contro gli antigeni che hanno stimolato la loro formazione. Esse si originano dai linfociti B maturi, che, una volta incontrato l'antigene specifico contro cui sono direzionati, subiscono un processo di proliferazione e differenziazione. Durante questo processo, alcuni linfociti B diventano cellule della memoria, mentre altri evolvono in plasmacellule. Queste cellule presentano un elevato reticolo endoplasmatico rugoso e un apparato di Golgi ben sviluppato, necessari per la sintesi e la secrezione degli anticorpi. A differenza dei linfociti B da cui derivano, le plasmacellule si concentrano prevalentemente nel midollo osseo, sebbene possano trovarsi anche in altri tessuti linfoidi secondari, come i linfonodi e la milza. La loro funzione primaria è quella di produrre grandi quantità di una forma specifica di anticorpo, che viene rilasciato nel circolo sanguigno e nei fluidi corporei per neutralizzare patogeni come virus, batteri e tossine. Gli anticorpi prodotti dalle plasmacellule possono opsonizzare patogeni, neutralizzare tossine, e facilitare l'eliminazione di agenti infettivi attraverso vari meccanismi immunitari. Inoltre, la produzione di anticorpi da parte delle plasmacellule è un aspetto fondamentale della memoria immunitaria. La presenza di cellule di memoria permette al sistema immunitario di rispondere più rapidamente e efficacemente in caso di successive esposizioni allo stesso antigene. Le malattie associate alle plasmacellule possono includere condizioni quali il mieloma multiplo, una neoplasia caratterizzata da una proliferazione incontrollata di plasmacellule maligne nel midollo osseo. Queste condizioni patologiche evidenziano l'importanza delle plasmacellule non solo nella risposta immunitaria ma anche nel delicato equilibrio cellulare necessario per il mantenimento della salute.

74 di 100 Domande

Quali dei seguenti gruppi di geni MHC comprende alleli strettamente associati con la suscettibilita' o la refrattarieta' al diabete mellito di tipo I?














La risposta corretta e' la E
Un individuo eterozigote con HLA-DR3 e HLA-DR4 ha un rischio relativo di sviluppare il diabete mellito di tipo I 33 volte maggiore rispetto alla popolazione sana che non presenta questi due antigeni HLA. Il diabete mellito di tipo 1 (detto anche diabete giovanile o insulino-dipendente) è una patologia autoimmune in cui si assiste alla progressiva distruzione delle β-cellule pancreatiche e diviene sintomatico quando i livelli di insulina prodotta dalle cellule residue sono insufficienti per il controllo glicemico. Colpisce soprattutto in età giovanile ma può insorgere anche negli adulti. L’eziopatogenesi è attribuita a fattori ereditari ed ambientali.

75 di 100 Domande

Quale azione respiratoria predominante svolgono i muscoli addominali?














La risposta corretta è la B
I muscoli addominali svolgono principalmente un'azione espiratoria. Questa affermazione si riflette sul ruolo fondamentale che questi muscoli giocano nel processo respiratorio, specialmente nella fase di espirazione. Durante l'espirazione, i muscoli addominali si contraggono, aumentando la pressione all'interno della cavità addominale. Questo incremento di pressione spinge il diaframma verso l'alto, riducendo il volume della cavità toracica e spingendo l'aria fuori dai polmoni. Per comprendere più a fondo il meccanismo d'azione dei muscoli addominali nella respirazione, è necessario approfondire la comprensione di come funzionano i meccanismi respiratori. Durante la fase espiratoria della respirazione, in condizioni normali e soprattutto durante un'espirazione forzata (come durante l'attività fisica), i muscoli addominali, tra cui il retto dell'addome, i muscoli obliqui interni ed esterni, e il trasverso dell'addome, giocano un ruolo chiave. Quando questi muscoli si contraggono, essi esercitano una pressione verso l'interno sull'intestino e sugli altri organi interni. Ciò comporta un aumento della pressione all'interno della cavità addominale che, a sua volta, spinge il diaframma verso l'alto contro i polmoni, facilitando l'espirazione. Il ruolo dei muscoli addominali nel processo di espirazione è un aspetto fondamentale per il mantenimento dell'efficienza respiratoria, particolarmente in situazioni di aumento della necessità di ventilazione, come durante esercizio fisico intenso o in presenza di patologie che ostacolano i meccanismi respiratori. La loro funzione è quindi cruciale non solo per l'espirazione attiva ma anche per migliorare l'efficacia della tosse, fondamentale per l'espulsione di muco e sostanze estranee dai polmoni. La fisiologia respiratoria, quindi, rivela che i muscoli addominali hanno una duplice importanza: contribuiscono significativamente alla diminuzione del volume toracico durante l'espirazione e migliorano l'efficacia dei meccanismi di difesa polmonare come la tosse. Queste azioni dimostrano l'importanza di un'adeguata funzione dei muscoli addominali e la loro integrazione nei processi respiratori globali, evidenziando come la respirazione sia un processo coordinato che coinvolge diversi gruppi muscolari oltre a quelli primariamente associati all'inspirazione.

76 di 100 Domande

Il metotrexate e' un farmaco antiblastico della classe:














La risposta corretta è la D
Il metotrexate è un farmaco antiblastico che appartiene alla classe degli antimetaboliti. Questa categoria di farmaci agisce interferendo con il metabolismo delle cellule, in particolare durante il processo di sintesi del DNA, il che risulta essere cruciale per la riproduzione cellulare. Il metotrexate, in particolare, è un antagonista dell'acido folico, una vitamina necessaria per la sintesi dei nucleotidi del DNA. Attraverso il blocco dell'enzima diidrofolato reduttasi, il metotrexate impedisce la formazione di tetraidrofolato, un cofattore essenziale per la sintesi di timidilato e purine. Di conseguenza, le cellule non possono produrre nuove strutture di DNA in modo efficace, il che interrompe il ciclo cellulare e porta alla morte cellule in rapida divisione, come quelle tumorali. Questo meccanismo d'azione rende il metotrexate estremamente efficace nel trattamento di vari tipi di cancro, compresi leucemie, linfomi e tumori solidi, così come in alcune malattie autoimmuni, in cui la rapida divisione cellulare contribuisce alla patologia. Deve essere sottolineato che, oltre all'efficacia terapeutica, il metotrexate può causare effetti collaterali significativi a causa della sua azione sulle cellule normali che si dividono rapidamente, come quelle del tratto gastrointestinale e del midollo osseo. La gestione di questi effetti collaterali richiede un attento monitoraggio dei pazienti. Il ruolo del metotrexate nel trattamento delle neoplasie e delle malattie autoimmuni può essere meglio compreso attraverso la sua azione sul ciclo cellulare. Le cellule tumorali, caratterizzate da una divisione incontrollata, sono particolarmente sensibili agli effetti citotossici di agenti come il metotrexate poiché interferisce con la loro proliferazione. Questa specificità di azione, dovuta alla sua capacità di inibire la sintesi del DNA, sottolinea l'importanza di questi farmaci nella chemioterapia. La loro applicazione va ben oltre il trattamento del cancro, trovando utilizzo anche nelle malattie autoimmuni, dove il sistema immunitario attacca erroneamente le cellule e i tessuti del corpo, richiedendo l'intervento con farmaci che possono sopprimere questa proliferazione cellulare anormale. In definitiva, il metotrexate agisce come un potente inibitore della sintesi del DNA, sfruttando un meccanismo che colpisce le cellule in rapida divisione, sia esse maligne o coinvolte in processi autoimmuni. La sua efficacia come antimetabolita dimostra il vasto potenziale degli interventi mirati nel metabolismo cellulare per il trattamento di varie patologie.

77 di 100 Domande

Il riscontro all’ECG di onde T alte e simmetriche (cosiddette “a tenda”) è spesso associato alla presenza di quale delle seguenti alterazioni elettrolitiche:














La risposta D e' corretta
Il riscontro all’ECG di onde T alte e simmetriche (cosiddette “a tenda”) è spesso associato alla presenza di iperpotassiemia.

78 di 100 Domande

Di quali delle seguenti malattie cromosomiche e' caratteristico lo pterigium colli?














La risposta corretta è la A
La domanda chiede quale delle malattie cromosomiche elencate sia caratterizzata dalla presenza dello pterigium colli, alla quale la risposta corretta è la Sindrome di Turner. La Sindrome di Turner è una condizione cromosomica che affligge esclusivamente le femmine, caratterizzata dalla parziale o totale assenza di uno dei due cromosomi X. La Sindrome di Turner si manifesta con una varietà di caratteristiche fisiche e problemi medici, uno dei quali è lo pterigium colli, noto anche come colletto o plica cervicale, una condizione in cui la pelle del collo è allungata e piegata. Altri segni distintivi possono includere statura bassa, insufficienza ovarica e anomalie cardiache e renali. Questa sindrome è causata da una anomalia cromosomica dove l'individuo affetto ha un solo cromosoma X completo e un cromosoma X mancante o parzialmente mancante, deriva da un errore nella formazione degli ovuli o degli spermatozoi o da un errore avvenuto molto presto nello sviluppo embrionale. Le ragazze con la Sindrome di Turner presentano spesso una gamma di problemi nello sviluppo, inclusi difficoltà di apprendimento e difficoltà nella percezione sociale. Tuttavia, molte di esse sono capaci di condurre una vita relativamente normale e sana, con l'aiuto di terapie ormonali per stimolare la crescita e lo sviluppo sessuale, e con un'attenzione medica dedicata alle possibili complicanze. La diagnosi precoce e il trattamento sono cruciali per gestire le complicanze associate alla Sindrome di Turner e per sostenere lo sviluppo e il benessere generale dell'individuo. Gli approcci terapeutici comprendono la terapia con ormone della crescita per incrementare la statura e la sostituzione ormonale estrogenica per indurre lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie. La gestione regolare e attentiva da parte di un team multidisciplinare può aiutare ad affrontare le varie sfide mediche, psicologiche ed educative che possono emergere. In conclusione, la caratteristica dello pterigium colli associata alle numerose sfide fisiche e mediche rende la Sindrome di Turner una condizione complessa che richiede un approccio olistico e personalizzato per il trattamento e il supporto delle ragazze e delle donne affette.

79 di 100 Domande

Quali mediatori sono preformati nei granuli di mastociti e basofili?














La risposta corretta è la B
I mediatori preformati nei granuli di mastociti e basofili sono l'istamina e i fattori chemiotattici. Questi componenti giocano un ruolo essenziale nelle risposte immunitarie e nelle reazioni allergiche. L'istamina è una molecola vasoattiva che, quando rilasciata dai mastociti e dai basofili, provoca numerose reazioni fisiologiche tra cui la dilatazione dei capillari, l'aumento della permeabilità vascolare e la contrazione dei muscoli lisci. Queste azioni sono centrali nei processi di risposta allergica e infiammatoria, dato che permettono il reclutamento di cellule immunitarie sul sito dell'infiammazione o dell'esposizione all'antigene. I fattori chemiotattici, d'altro canto, sono sostanze che attirano altre cellule, come i leucociti, verso il sito dove i mastociti e i basofili hanno rilasciato i loro mediatori. Questi fattori facilitano un'ulteriore risposta immunitaria concentrandone gli effettori sul luogo dell'infiammazione o dell'infezione. Le reazioni mediate dall'istamina e dai fattori chemiotattici possono variare da lievi, come nel caso di una semplice reazione cutanea, fino a severe o minacciose per la vita, come nel caso di shock anafilattico. Tale gravità dipende dalla vastità del rilascio di questi mediatori e dalla sensibilità individuale a essi. La patologia alla base di queste reazioni è variamente classificata come parte delle ipersensibilità o come disturbi correlati ad allergie, che possono spaziare dalla rinite allergica fino a condizioni più severe come l'anafilassi. Questi disturbi si manifestano quando il sistema immunitario reagisce in modo esagerato verso sostanze comunemente innocue per la maggior parte delle persone. Nel corso di questa reazione, mastociti e basofili sono attivati da anticorpi specifici (solitamente IgE) legati a loro sulla superficie. Una volta attivati, rilasciano i loro granuli contenenti istamina e chemiochini, iniziando così la catena di eventi che porta alle manifestazioni cliniche dell'allergia o della reazione infiammatoria. Come possiamo apprendere, l'istamina e i fattori chemiotattici rilasciati da mastociti e basofili sono fondamentali nel modulare la risposta immunitaria e infiammatoria, tanto che il loro controllo e la comprensione delle relative patologie sono centrali nella gestione delle allergie e delle malattie correlate al sistema immunitario.

80 di 100 Domande

La fosfatasi acida e' aumentata nel sangue per:














La risposta corretta è la D
La fosfatasi acida nel sangue è generalmente aumentata a causa di carcinoma della prostata. Questo aumento è dovuto al fatto che le cellule del carcinoma prostatico rilasciano maggiori quantità di fosfatasi acida nel sangue, rispetto a quanto non facciano le cellule di una prostata sana. La presenza aumentata di questo enzima nel circolo sanguigno può quindi essere un indicatore della presenza di carcinoma prostatico. Il carcinoma della prostata è una delle forme più comuni di cancro tra gli uomini, soprattutto in età avanzata. Si sviluppa nel tessuto della prostata, una ghiandola che fa parte del sistema riproduttivo maschile e si trova sotto la vescica, davanti al retto. Questo tipo di cancro tende a crescere lentamente e può non manifestare sintomi per molti anni. Tuttavia, in alcuni casi può crescere più rapidamente, diffondersi ad altre parti del corpo e diventare fatale. Il carcinoma della prostata ha origine dalle cellule ghiandolari della prostata e la sua crescita è spesso stimolata dagli ormoni androgeni, tra cui il più noto è il testosterone. Sebbene la causa esatta del carcinoma della prostata non sia completamente compresa, i fattori di rischio includono l'età avanzata, la storia familiare della malattia, la razza (con una prevalenza maggiore tra gli uomini di etnia afro-americana) e determinati fattori genetici. Uno degli strumenti utilizzati per la diagnosi di questo tipo di tumore è appunto la misurazione dei livelli di fosfatasi acida nel sangue. Sebbene ciò possa indirizzare verso una diagnosi di carcinoma della prostata, è importante sottolineare che solo un esame approfondito, che comprenda la valutazione clinica e ulteriori indagini diagnostiche (come la biopsia prostatica), può confermare con certezza la presenza del tumore. La presenza aumentata di fosfatasi acida nel sangue è legata alla capacità delle cellule tumorali prostatiche di produrre e rilasciare questo enzima in quantità superiori rispetto a quelle normali. Questo fenomeno si verifica perché le cellule tumorali alterano il normale funzionamento della ghiandola, provocando cambiamenti nel rilascio di vari composti, tra cui gli enzimi. Inoltre, a causa della crescita incontrollata del tumore, il tessuto tumorale può invadere e distruggere il tessuto sano circostante, aumentando ancora più il rilascio di fosfatasi acida e altri enzimi nel sangue. Nel contesto della gestione e del trattamento del carcinoma della prostata, la misurazione dei livelli di fosfatasi acida riveste un ruolo importante non solo nella diagnosi, ma anche nel monitoraggio della risposta alla terapia e nella valutazione di una possibile recidiva del tumore. Un aumento persistente o ricorrente dei livelli di fosfatasi acida può suggerire la presenza di malattia attiva o di progressione del tumore, indicando la necessità di ulteriori valutazioni o di un adeguamento del trattamento.

81 di 100 Domande

Le immunoglobuline IgG sono nel siero in quantita' normale di:














La risposta corretta è la C
Le immunoglobuline IgG sono presenti nel siero in una quantità normale che varia tra 800 e 1400 mg per 100 ml di siero. Questa è la risposta corretta poiché le IgG giocano un ruolo cruciale nel sistema immunitario, essendo la principale classe di immunoglobuline presenti nel sangue e nei fluidi corporei. Esse sono responsabili della protezione contro le infezioni virali e batteriche, promuovendo l'opsonizzazione, che facilita la fagocitosi dei patogeni, e attivando il sistema del complemento, un sistema di proteine ​​che combatte le infezioni. Le IgG sono immunoglobuline molto versatili, suddivise in diverse sottoclassi (IgG1, IgG2, IgG3 e IgG4), che svolgono funzioni specifiche e hanno vari gradi di risposta a diversi tipi di antigeni. Queste molecole sono capaci di attraversare la placenta, fornendo protezione passiva al feto e al neonato contro le infezioni. La presenza di IgG nel corpo in quantità adeguate è quindi essenziale per la risposta immunitaria efficace contro agenti patogeni. L'importanza delle IgG si estende oltre la difesa contro infezioni acute; esse sono anche fondamentali nella memoria immunitaria. Dopo una prima esposizione a un antigene, il sistema immunitario produce IgG specifiche che possono persistere per lungo tempo, conferendo immunità duratura contro patogeni specifici. Un'alterazione dei livelli di IgG può essere indicativa di varie condizioni patologiche. Livelli anormalmente bassi possono essere segno di immunodeficienze primarie o secondarie, come quella che può verificarsi in seguito a malattie croniche, infezioni o trattamenti immunosoppressivi. Al contrario, elevazioni possono suggerire processi patologici inclusi le gammopatie monoclonali, alcune forme di autoimmunità e infezioni croniche. È quindi di fondamentale importanza mantenere un equilibrio di IgG nel siero entro i range normali per garantire una protezione efficace contro le infezioni e per il corretto funzionamento del sistema immunitario. La determinazione dei livelli di IgG attraverso esami del sangue fornisce preziose informazioni sullo stato del sistema immunitario di un individuo e può aiutare nella diagnosi di varie condizioni patologiche.

82 di 100 Domande

Quale di questi fattori non e' considerato come predisponente al cancro della mammella:














La risposta corretta è la B
Il fattore che non è considerato come predisponente al cancro della mammella è la menarca tardiva. Questo si ricollega al modo in cui il rischio di sviluppare il cancro della mammella è influenzato dai livelli di esposizione agli estrogeni nel corso della vita di una donna. Il cancro della mammella è uno dei tumori più comuni tra le donne su scala globale. Molti fattori possono influenzarne il rischio, tra cui gli ormoni, lo stile di vita e alcune condizioni genetiche. Un'aspetto rilevante nel determinare il rischio è il tempo durante il quale il tessuto mammario è esposto agli estrogeni. Condizioni come l'iperestrogenismo, la primiparità tardiva, l'uso di contraccettivi orali o una minore durata dell'allattamento sono riconosciute per aumentare tale esposizione, e quindi, potenzialmente, il rischio di sviluppare il cancro. Infatti, il rischio di cancro della mammella è parzialmente legato al numero di cicli mestruali e altre esposizioni agli estrogeni endogeni a cui una donna è soggetta nella sua vita. Una menarca precoce (inizio delle mestruazioni) e una menopausa tardiva (fine delle mestruazioni) allungano il periodo di esposizione ai cicli mestruali, e di conseguenza, aumentano l'esposizione agli estrogeni. Al contrario, una menarca tardiva riduce il numero totale di cicli mestruali e il periodo di esposizione agli estrogeni, potenzialmente portando a un minor rischio di sviluppare cancro alla mammella. Questo principio si basa sul concetto che l'esposizione prolungata agli estrogeni può stimolare la proliferazione cellulare nel tessuto mammario, aumentando così il rischio di mutazioni e sviluppo di tumori. Il cancro della mammella può manifestarsi in vari modi, spesso con la formazione di un nodulo palpabile o attraverso anomalie individuate da esami di imaging come la mammografia. Sebbene l'ereditarietà giochi un ruolo in una certa percentuale di casi (ad esempio, mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2), nella maggior parte delle situazioni, il cancro della mammella emerge come risultato di una complessa interazione tra fattori genetici, ambientali ed endocrini, come appunto l'esposizione ai cicli mestruali e agli ormoni sessuali. Perciò, comprendere come il tempo e la modalità di esposizione agli estrogeni influenzino il rischio di cancro della mammella è fondamentale per sviluppare strategie preventive e interventi terapeutici mirati. La menarca tardiva, riducendo il periodo di esposizione ormonale, non è considerata un fattore predisponente al cancro della mammella, a differenza degli altri fattori che, aumentando tale esposizione, possono influire positivamente sul rischio.

83 di 100 Domande

Nell'insufficiente irrorazione arteriosa del piede si rileva localmente:














La risposta corretta è la D
Nell'insufficiente irrorazione arteriosa del piede si rileva localmente nessuno di questi sintomi. Questa conclusione deriva dall'analisi dettagliata delle caratteristiche associate all'insufficiente apporto di sangue ai tessuti del piede, una condizione tipicamente indicativa di ischemia periferica, che può essere causata da diverse patologie vascolari, tra cui l'aterosclerosi. L'insufficiente irrorazione arteriosa, o ischemia, è un fenomeno che si verifica quando l'apporto di sangue a un determinato tessuto è ridotto o interrotto, determinando una carenza di ossigeno (ipossia) e di nutrienti essenziali per il mantenimento della vita cellulare e delle funzioni tissutali. Nella pratica clinica, questo stato può manifestarsi attraverso sintomi come dolore, pallidezza, freddo, parestesie (sensazioni anomale come formicolii o bruciore), claudicatio intermittens (dolore muscolare indotto dall'esercizio e alleviato dal riposo), e in stadi avanzati, necrosi o ulcere. La condizione si configura in particolare nelle varie forme di malattia arteriosa periferica, in cui la progressiva riduzione del calibro dei vasi sanguigni dovuta all'accumulo di placche ateromatosiche porta a una diminuzione del flusso sanguigno. Non si osservano, generalmente, i fenomeni di ipertrofia muscolare reattiva, accelerata crescita ungueale né ipertricosi come conseguenza diretta dell'insufficiente irrorazione; questi sintomi non sono considerati indicatori classici di ischemia. Infatti, condizioni di ipoxia tessutale prolungata possono piuttosto indurre atrofia dei tessuti molli, inclusi la pelle e la muscolatura, a causa della ridotta disponibilità di nutrienti e ossigeno. Un'ulteriore manifestazione può essere la crescita ridotta o alterata delle unghie e dei capelli, conseguenza della compromissione del microcircolo nutritivo. Inoltre, nello scenario degli arti inferiori, l'ischemia può portare a manifestazioni cutanee specifiche, quali la pelle sottile, liscia e brillante, la perdita di peli, ulcere e, nei casi più gravi, gangrena. Pertanto, la comprensione delle manifestazioni dell'ischemia e le sue implicazioni cliniche richiede un'attenta valutazione dei segni e sintomi osservabili, con l'obiettivo di orientare verso interventi terapeutici efficaci per ripristinare l'adeguato apporto di sangue e prevenire il progredire della patologia verso esiti severi.

84 di 100 Domande

Le feci hanno colore chiaro ed aspetto schiumoso in una di queste condizioni:














La risposta corretta è la D
Le feci possono presentare un colore chiaro ed un aspetto schiumoso in caso di insufficienza pancreatica. Questa condizione si verifica quando il pancreas non riesce a produrre quantità sufficienti di enzimi digestivi. A causa di tale insufficienza, i nutrienti presenti nel cibo, in particolare i grassi, non vengono adeguatamente digeriti né assorbiti, risultando in feci anormali, note come steatorrea, che sono appunto pallide, maleodoranti e possono apparire schiumose a causa dell'elevato contenuto di grassi non assorbiti. L'insufficienza pancreatica è legata a vari disturbi che danneggiano il pancreas, interferendo con la sua capacità di secernere enzimi digestivi. Questi disturbi includono la pancreatite cronica, la fibrosi cistica e in rari casi, il cancro al pancreas. La danneggiamento del pancreas porta a una produzione insufficiente di enzimi pancreatici, risultando in una digestione e assorbimento inefficienti di nutrienti. La steatorrea, o feci grasse, è uno dei segni chiave dell'insufficienza pancreatica. Quando il pancreas non produce abbastanza lipasi, un enzima essenziale per la degradazione dei grassi, la quantità di grassi non digeriti nel tratto intestinale aumenta. Questo conferisce alle feci l'aspetto chiaro e schiumoso tipicamente associato a questa condizione. Gli individui con insufficienza pancreatica spesso sperimentano anche altri sintomi, come perdita di peso, dolore addominale, e carenze nutrizionali, dovute all'incapacità di assimilare adeguatamente vitamine e minerali dal cibo consumato. Il trattamento dell'insufficienza pancreatica si focalizza sulla gestione dei sintomi e sulla compensazione della carenza di enzimi pancreatici. Solitamente, ciò comporta la somministrazione di supplementi enzimatici pancreatici per aiutare nella digestione dei grassi e altri nutrienti, insieme all'adozione di una dieta bilanciata che riduca il carico sui processi digestivi compromessi. La comprensione dell'insufficienza pancreatica e dei suoi effetti sul corpo è fondamentale per diagnosticare e trattare correttamente questa condizione, garantendo che gli individui possano gestire efficacemente i sintomi attraverso modifiche dietetiche e terapie enzimatiche adeguate, migliorando così la qualità della vita.

85 di 100 Domande

Lo hiatus di Naegeli e':














La risposta corretta è la E
Lo hiatus di Naegeli è l'assenza di cellule con grado di maturazione intermedio in corso di mielosiacute. Questa condizione particolare è un aspetto caratteristico che si verifica nelle malattie mieloproliferative acute, come la leucemia mieloide acuta (LMA), una patologia nel quale si osserva una proliferazione clonale eccessiva di blasti mieloidi nel midollo osseo e spesso nel sangue periferico. La leucemia mieloide acuta è una malattia ematologica grave che colpisce principalmente gli adulti, ma può presentarsi anche nei bambini. La patologia deriva da una trasformazione maligna delle cellule staminali ematopoietiche nel midollo osseo, che porta allo sviluppo di cellule blastiche non differenziate o scarsamente differenziate con una ridotta capacità di evolvere in cellule mature. Queste cellule anormali possono accumularsi nel midollo osseo e interferire con la produzione di cellule ematiche mature sane, causando una vasta gamma di sintomi e complicazioni, tra cui anemia, infezioni frequenti e sanguinamenti. La caratteristica distintiva della LMA, e pertanto lo hiatus di Naegeli, è la presenza nel midollo osseo di un'alta percentuale di blasti e l'assenza o la notevole riduzione di cellule con grado di maturazione intermedio. Questo fenomeno si spiega con il blocco della differenziazione cellulare che impedisce alle cellule blastiche anormali di maturare in forme più differenziate. Normalmente, nel midollo osseo, si osserva una serie continua di cellule che maturano da precursori immaturi a cellule mature; tuttavia, nella LMA, questo processo è interrotto. Dunque, lo hiatus di Naegeli evidenzia uno degli aspetti più critici della leucemia mieloide acuta: il fallimento nel normale processo di maturazione delle cellule mieloidi. Conseguentemente, il midollo osseo si ritrova sommerso da cellule immature che non possono svolgere le funzioni delle cellule ematiche mature, portando così ai sintomi clinici tipici della malattia quali affaticamento, aumentato rischio di infezioni e di sanguinamento. La diagnosi accurata e tempestiva, seguita da trattamenti mirati, è fondamentale per il controllo della malattia e l'incremento delle probabilità di sopravvivenza dei pazienti.

86 di 100 Domande

La sindrome del carcinoide e' caratterizzata da tutti questi sintomi ad esclusione di uno. Quale?














La risposta corretta è la B
La sindrome del carcinoide è caratterizzata da tutti i sintomi elencati ad eccezione della stitichezza. Questo significa che la stitichezza non è uno dei sintomi comuni della sindrome del carcinoide. La sindrome del carcinoide è una patologia associata a tumori carcinoidi, che sono un tipo di tumore neuroendocrino. I tumori carcinoidi si sviluppano più comunemente nell'apparato gastrointestinale e nei polmoni. Quando questi tumori rilasciano eccessive quantità di sostanze chimiche come la serotonina nel flusso sanguigno, possono scatenare una varietà di sintomi noti collettivamente come sindrome del carcinoide. I sintomi più caratteristici della sindrome del carcinoide includono il flush cutaneo, che è un improvviso arrossamento della pelle spesso accompagnato da una sensazione di calore. Questo può durare da pochi minuti a diverse ore ed è comunemente scatenato da fattori come certi alimenti, alcol, e stress emotivo. Un altro sintomo distintivo sono le crisi astmatiche, che possono essere indotte dagli stessi mediatori chimici che causano il flush. I dolori addominali intermittenti di tipo spastico e il volto pletorico con teleangectasie sono ulteriori manifestazioni della sindrome. I dolori addominali derivano spesso dall'effetto della serotonina e di altre sostanze chimiche sul tratto gastrointestinale, causando spasmi e dolore. Il volto pletorico e le teleangectasie (piccoli vasi sanguigni visibilmente dilatati sulla pelle) possono svilupparsi come risultato della prolungata esposizione agli effetti vasoattivi delle sostanze rilasciate dai tumori carcinoidi. Tuttavia, la stitichezza non è un sintomo comune della sindrome del carcinoide. Al contrario, i pazienti con sindrome del carcinoide possono sperimentare diarrea a causa dell'effetto della serotonina e di altre sostanze chimiche sul tratto gastrointestinale. In sintesi, la sindrome del carcinoide è una condizione complessa causata dalla secrezione eccessiva di mediatori chimici da parte di tumori carcinoidi. Questi mediatori possono provocare un'ampia gamma di sintomi, compresi flush cutaneo, crisi asmatiche, dolori addominali spastici, e volto pletorico con teleangectasie, ma non la stitichezza. La comprensione dei sintomi e delle cause sottostanti è fondamentale per la diagnosi e il trattamento appropriati di questa condizione.

87 di 100 Domande

La sindrome da carcinoide e' dovuta alla immissione in circolo di:














La risposta corretta è la B
La sindrome da carcinoide è dovuta all'immissione in circolo di serotonina. Questa affermazione sottolinea il ruolo che la serotonina, una sostanza chimica prodotta da alcuni tipi di cellule tumorali, gioca nello sviluppo dei sintomi caratteristici di questa condizione. La sindrome da carcinoide si manifesta quando un tumore carcinoide, che di solito nasce nel tratto gastrointestinale o nei polmoni, produce eccessive quantità di serotonina insieme ad altri composti. Questi tumori sono relativamente rari e possono crescere lentamente, ma quando producono serotonina in quantità significative, possono causare una serie distinta di sintomi. La serotonina, quando immessa in abbondanza nel flusso sanguigno, è responsabile dei vari sintomi classici della sindrome da carcinoide, che includono arrossamento del viso (flushing), diarrea, difficoltà respiratoria e danni cardiaci a lungo termine, noti come fibrosi cardiaca. Questi sintomi riflettono l'ampio impatto che la serotonina può avere su diversi sistemi corporei. La sindrome da carcinoide è una condizione complessa che va oltre la semplice presenza di serotonina nel sangue. Un tumore carcinoide può iniziare come una crescita cancerosa lenta e spesso non mostra sintomi evidenti fino a quando non si è significativamente sviluppato o metastatizzato. Quando il tumore produce serotonina e altre sostanze chimiche in grandi quantità, questi composti possono causare non solo sintomi sistemici ma anche effetti negativi diretti su vari organi. Alcuni pazienti possono sperimentare crisi da carcinoide, episodi acuti di sintomi severi stimolati da stress fisico o emotivo, procedure mediche, o specifici alimenti o medicinali. La diagnosi della sindrome da carcinoide si basa sull'identificazione dei sintomi tipici, supportata da test che misurano i livelli di serotonina nel sangue e nelle urine, e dalla localizzazione del tumore attraverso tecniche di imaging medicale. Il trattamento può includere la gestione dei sintomi attraverso farmaci che riducono la produzione di serotonina, interventi chirurgici per rimuovere il tumore, se possibile, e terapie mirate a ridurre l'impatto dei tumori metastatici. In conclusione, la serotonina gioca un ruolo centrale nella sindrome da carcinoide, contribuendo ai sintomi distintivi e influenzando l'approccio al trattamento. La comprensione di come un tumore carcinoide produce e rilascia serotonina è fondamentale per affrontare le sfide diagnostiche e terapeutiche associate a questa condizione.

88 di 100 Domande

L'ictus apoplettico con emiplegia e rotazione degli occhi e del capo verso la lesione e' dovuto a:














La risposta corretta è la B
L'ictus apoplettico con emiplegia e rotazione degli occhi e del capo verso la lesione è dovuto a un'emorragia capsulare. Questo tipo di ictus si verifica quando si verifica una rottura dei vasi sanguigni all'interno della capsula interna del cervello, che è un'area densamente popolata da fibre nervose responsabili della conduzione di impulsi motori dal cervello al resto del corpo. Il motivo per cui l'emorragia capsulare provoca i sintomi descritti, tra cui emiplegia (paralisi di un lato del corpo) e deviazione coniugata degli occhi e della testa verso il lato della lesione, risiede nella sua ubicazione strategica all'interno del cervello. La capsula interna è un'area cruciale per il passaggio delle vie motorie. Quando l'emorragia avviene in quest'area, è probabile che provochi una notevole disfunzione nelle aree del cervello responsabili del movimento e del controllo motorio di un lato del corpo, portando alla paralisi (emiplegia) di quel lato. Allo stesso tempo, la pressione aumentata nell'area della lesione può causare la deviazione degli occhi e della testa verso il lato della lesione, un meccanismo compensativo che il corpo adotta in risposta al disturbo dei circuiti neurali che normalmente regolano la posizione degli occhi e della testa. L'emorragia capsulare si verifica comunemente a causa dell'ipertensione arteriosa cronica non controllata, che nel tempo può danneggiare i vasi sanguigni del cervello, rendendoli più suscettibili a rompersi. Quando questi piccoli vasi nella capsula interna si rompono, il sangue fuoriesce nello spazio circostante, causando danni immediati per compressione del tessuto cerebrale e interruzione delle connessioni nervose, risultando nei sintomi osservati. Una volta che si verifica l'emorragia, il corpo cerca di contenere il danno e iniziare il processo di guarigione, ma spesso, a causa della localizzazione e della densità di strutture neurali critiche nella capsula interna, anche un piccolo ematoma può avere conseguenze gravi. Questo spiega la rapidità con cui i sintomi possono apparire e la gravità delle disabilità che ne possono risultare, come l'emiplegia e la deviazione degli occhi e della testa. In sintesi, l'emorragia capsulare colpisce un'area cruciale per il controllo motorio e la coordinazione, provocando sintomi gravi a causa sia della distruzione diretta delle vie nervose sia dell'aumento della pressione intracranica che disturba ulteriormente le funzioni cerebrali nelle vicinanze della lesione.

89 di 100 Domande

La piuria acida e' caratteristica:














La risposta corretta è la D
La piuria acida è caratteristica della tubercolosi renale. Questo fenomeno si verifica quando nell'urina si trova un'alta concentrazione di leucociti (o cellule bianche del sangue), indicando la presenza di un processo infettivo, con un pH urinario acido che potrebbe suggerire la natura specifica dell'infezione. La tubercolosi renale è una forma di tubercolosi extrapulmonare che colpisce i reni, ed è spesso secondaria a un'infezione attiva o pregressa nei polmoni. Il Mycobacterium tuberculosis è il patogeno responsabile di questo tipo di infezione. Nonostante possa manifestarsi in qualsiasi organo, la localizzazione renale è tra le più comuni dopo quella polmonare. La patologia di solito si sviluppa lentamente e, nelle fasi iniziali, può non dare sintomi evidenti, rendendo difficile la diagnosi precoce. Col tempo, possono comparire segni come dolore lombare, disuria, ematuria e, appunto, piuria. La piuria acida si riconosce specificamente nel contesto della tubercolosi renale a causa del tipico profilo acido dell'urina che accompagna questa infezione, diversamente da quanto avviene in altre condizioni infettive del rene dove il pH potrebbe non essere significativamente alterato. Il Mycobacterium tuberculosis colpisce i reni attraverso la diffusione ematogena dall'originario sito di infezione, che molto spesso è polmonare. Una volta nel rene, il batterio può formare granulomi e causare danni progressivi al tessuto renale. La diagnosi tempestiva è critica per prevenire complicazioni, come l'insufficienza renale cronica o la diffusione dell'infezione ad altri organi. La gestione della tubercolosi renale richiede un trattamento farmacologico prolungato con antitubercolari. È essenziale identificare precocemente l'infezione attraverso l'analisi delle urine e altri esami diagnostici, poiché i segni e i sintomi possono essere aspecifici o assenti nelle fasi iniziali. In conclusione, la piuria acida è indicativa di un processo infettivo specifico causato dal Mycobacterium tuberculosis nei reni, sottolineando l'importanza di considerare la tubercolosi renale in presenza di questo segno, per avviare tempestivamente una diagnostica accurata e l'intervento terapeutico appropriato.

90 di 100 Domande

Nell'iperaldosteronismo primario e' caratteristico:














La risposta corretta è la B
Nell'iperaldosteronismo primario è caratteristico una ipernatriemia con ipokaliemia. Questo sta a indicare che in condizioni di iperaldosteronismo primario, tipicamente si osserva un aumento dei livelli di sodio nel sangue (ipernatriemia) accompagnato da una diminuzione dei livelli di potassio (ipokaliemia). Questo fenomeno si spiega attraverso l'azione dell'aldosterone, un ormone prodotto dalla corticale del surrene, il quale regola l'equilibrio idrosalino dell'organismo influenzando i reni. L'iperaldosteronismo primario, noto anche come sindrome di Conn, si verifica quando un eccesso di aldosterone viene prodotto da uno o entrambi i surreni. L'eccesso di aldosterone porta a una maggiore ritenzione di sodio e una maggiore escrezione di potassio da parte dei reni. L'aldosterone agisce sulle cellule dei tubuli renali, promuovendo il riassorbimento del sodio dall'urina al sangue, mentre contemporaneamente aumenta la perdita di potassio e idrogeno con l'urina. Ciò porta a un aumento della concentrazione di sodio nel sangue (ipernatriemia), che può contribuire a incrementare il volume del liquido extracellulare e a elevare la pressione arteriosa. Allo stesso tempo, la perdita eccessiva di potassio (ipokaliemia) può causare una varietà di sintomi, tra cui debolezza muscolare, affaticamento, e alterazioni del ritmo cardiaco. L'iperaldosteronismo primario può derivare da un adenoma producente aldosterone (un tumore benigno) o da un'iperplasia bilaterale delle ghiandole surrenali. Le manifestazioni cliniche dell'iperaldosteronismo primario comprendono ipertensione arteriosa resistente ai trattamenti convenzionali, ipokaliemia e alcalosi metabolica. I sintomi possono variare notevolmente da un individuo all'altro, e in alcuni casi, potrebbero essere relativamente lievi o addirittura assenti. In sintesi, il segno distintivo dell'iperaldosteronismo primario è rappresentato dall'alterazione dell'equilibrio elettrolitico, caratterizzato da ipernatriemia e ipokaliemia. Questa condizione riflette direttamente l'effetto dell'eccessiva secrezione di aldosterone sui reni e sull'equilibrio idrosalino dell'organismo, portando a ritenzione di sodio, perdita di potassio, e conseguenti alterazioni della pressione arteriosa e della funzione muscolare.

91 di 100 Domande

Antigeni sarcolemmici si rilevano nel 50 % dei casi di:














La risposta corretta è la D
Gli antigeni sarcolemmici si rilevano nel 50% dei casi di miastenia. La miastenia gravis è una patologia autoimmune caratterizzata dalla produzione di anticorpi che attaccano i recettori dell'acetilcolina posti sulla membrana post-sinaptica delle giunzioni neuromuscolari. Questo attacco porta a una graduale degradazione e diminuzione dei recettori dell'acetilcolina disponibili, risultando in una progressiva debolezza muscolare e affaticamento. La miastenia gravis classificata come una malattia della trasmissione neuromuscolare, è uno dei disturbi autoimmuni più comuni che colpiscono il sistema neuromuscolare. La patologia ha delle caratteristiche peculiari; in particolare, la debolezza tende a peggiorare con l'esercizio fisico e migliora con il riposo. Clinicamente, la malattia può variare grandemente in gravità; alcuni pazienti possono presentare solo sintomi oculari, come la ptosi (caduta della palpebra) e diplopia (visione doppia), mentre in altri, la malattia può essere più generalizzata, interessando la muscolatura respiratoria, bulbari (che coinvolge muscoli della masticazione, deglutizione e parola), degli arti e del collo. Un elemento distintivo della malattia è la sua variabilità giornaliera e la tendenza dei sintomi a peggiorare nel tardo pomeriggio o dopo periodi prolungati di attività. La diagnosi della miastenia gravis si basa su una combinazione di studi clinici, sierologici, elettrofisiologici ed esami di imaging. Un aspetto fondamentale nella diagnosi è la presenza di anticorpi contro i recettori dell'acetilcolina o contro proteine specifiche (come la kinase specifica del muscolo) associati con la patogenesi della malattia. Il trattamento della miastenia gravis mira a migliorare i sintomi muscolari e prevenire le crisi miasteniche, che possono essere una emergenza medica. Le opzioni terapeutiche includono inibitori della colinesterasi, immunosoppressori, terapie biologiche mirate, e talvolta la timectomia (asportazione del timo) nei casi in cui si ritiene che il timo abbia un ruolo nella malattia. È importante per i pazienti seguire attentamente il piano terapeutico e rimanere in stretto contatto con il loro team medico per monitorare e adeguare il trattamento in base alla progressione della malattia e alla risposta individuale alla terapia. La gestione della miastenia gravis richiede spesso un approccio multidisciplinare, coinvolgendo neurologi, pneumologi, fisioterapisti, nutrizionisti, e altri specialisti, per garantire una cura ottimale e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

92 di 100 Domande

La cianosi e' indice di:














La risposta corretta è la D
La cianosi è indice di un alto tasso di emoglobina ridotta (Hb ridotta) nel sangue. Questo significa che nell'organismo c'è una quantità significativa di emoglobina che non è ossigenata, condizione che può tradursi in un'apparente colorazione bluastra della pelle e delle mucose. La presenza di cianosi è pertanto un segnale che può indicare una insufficiente ossigenazione del sangue. La patologia collegata a questa condizione ci offre una visione più approfondita del fenomeno. Secondo quanto riportato in analisi mediche approfondite, la cianosi si verifica quando una quantità eccessiva di emoglobina non ossigenata (almeno 5 g/dL) circola nel sangue, portando alla comparsa di una colorazione bluastra principalmente nelle aree dove i vasi sanguigni sono più superficiali, come le labbra, le orecchie e le unghie. Questo fenomeno può essere un segno che l'ossigenazione del sangue è insufficiente a livello sistemico (cianosi centrale) o in specifiche regioni del corpo (cianosi periferica), a seconda della distribuzione dell'emoglobina ridotta. La cianosi centrale si manifesta quando vi è una ridotta saturazione dell'ossigeno nel sangue arterioso, indicando potenzialmente patologie cardiache congenite, problemi respiratori che influenzano lo scambio di gas nei polmoni, o condizioni che impediscono al sangue di assorbire adeguatamente l'ossigeno. La diagnosi precoce e il trattamento delle cause sottostanti sono cruciali per prevenire conseguenze più gravi. Invece, la cianosi periferica è spesso il risultato di una cattiva circolazione che può essere causata da una serie di fattori, tra cui il freddo, disturbi vascolari o congestione venosa. In questi casi, il sangue può avere un normale livello di saturazione dell'ossigeno al momento in cui lascia il cuore, ma la ridotta velocità del flusso sanguigno periferico permette una più elevata estrazione dell'ossigeno durante il passaggio attraverso i tessuti, portando all'accumulo di emoglobina ridotta. Per affrontare la cianosi, è fondamentale identificarne le cause sottostanti. Queste possono variare da condizioni relativamente benigne, che richiedono semplici modifiche dello stile di vita o trattamenti minimi, a situazioni che necessitano di interventi medici urgenti. La valutazione medica può includere la misurazione della saturazione dell'ossigeno, test ematici e, a seconda dei casi, esami più specifici come l'ecocardiografia o la tomografia computerizzata per esaminare con maggior dettaglio la funzionalità cardio-polmonare. In sintesi, la cianosi non è una patologia di per sé, ma un sintomo che può indicare una varietà di condizioni sottostanti riguardanti l'ossigenazione del sangue. La comprensione delle sue cause e la diagnosi tempestiva sono essenziali per fornire il trattamento adeguato e prevenire eventuali complicazioni.

93 di 100 Domande

Sintomo costante del colon irritabile e':














La risposta corretta è la E
Il sintomo costante della sindrome del colon irritabile è il dolore addominale. Questa condizione, infatti, è caratterizzata primariamente dalla presenza di dolore o disagio addominale che si manifesta con una certa frequenza nel tempo. Il dolore è spesso collegato a cambiamenti nella frequenza o nella forma delle feci, ed è comunemente associato a periodi di diarrea, stipsi o, in alcuni casi, a una combinazione alternata di entrambi questi sintomi. La sindrome del colon irritabile (IBS, dall'inglese Irritable Bowel Syndrome) è un disturbo funzionale gastrointestinale che si presenta con sintomi gastrointestinali ricorrenti. È importante sottolineare che non esistono anomalie strutturali o biochimiche evidenti nell'intestino di individui affetti da IBS, il che significa che le sue cause esatte e i meccanismi sottostanti restano in gran parte non completamente compresi. Tuttavia, si crede che fattori come disfunzioni nella motilità intestinale, ipersensibilità viscerale, infezioni intestinali precedenti, uno squilibrio nel microbiota intestinale e fattori psicosociali giochino ruoli importanti nello sviluppo e nella persistenza dei sintomi. La sindrome può influire significativamente sulla qualità della vita dell'individuo e richiede spesso un approccio di gestione multidisciplinare che può includere modifiche alla dieta, trattamenti farmacologici mirati e, in alcuni casi, supporto psicologico. Gli individui affetti da IBS possono notare che specifici alimenti, situazioni di stress o altri fattori ambientali esacerbano i loro sintomi, e la gestione efficace spesso richiede un approccio personalizzato. Nonostante la sua natura cronica, con una gestione adeguata, molte persone affette da IBS sono in grado di controllare efficacemente i loro sintomi e mantenere una buona qualità di vita.

94 di 100 Domande

Quale di questi antibiotici puo' essere somministrato in dosi non ridotte nella IRC (insufficienza renale cronica)?














La risposta corretta è la C
La rifampicina può essere somministrata in dosi non ridotte nell'insufficienza renale cronica (IRC). Questo perché la rifampicina ha un profilo farmacocinetico tale da non richiedere aggiustamenti del dosaggio nei pazienti con IRC, contrariamente ad altri antibiotici che possono richiedere una riduzione del dosaggio o un aumento dell'intervallo tra le somministrazioni per evitare l'accumulo tossico nel corpo dovuto alla ridotta capacità dei reni di eliminare farmaci e metaboliti. La rifampicina è un antibiotico utilizzato principalmente per trattare la tubercolosi e altre infezioni gravi causate da batteri sensibili. La sua efficacia deriva dalla sua capacità di inibire la sintesi dell'RNA batterico impedendo all'RNA polimerasi batterica di avviare la trascrizione dell'RNA. Questo meccanismo di azione, specifico per i microrganismi, le conferisce un'attività potente contro i batteri senza mostrare una tossicità significativa per le cellule umane. Dal punto di vista della farmacocinetica, la rifampicina è metabolizzata principalmente dal fegato e i suoi metaboliti sono escreti attraverso la bile e, in misura minore, attraverso l'urina. Questo significa che la sua eliminazione non dipende significativamente dalla funzione renale, rendendola sicura per l'uso in pazienti con insufficienza renale cronica senza la necessità di adeguamenti del dosaggio. Infatti, l'insufficienza renale cronica comporta una riduzione della capacità di filtrazione dei reni, con una conseguente diminuzione dell'eliminazione di farmaci e metaboliti che normalmente sarebbero escreti attraverso l'urina. Questo può portare ad accumulo di farmaci nell'organismo e potenziale tossicità per quei farmaci che sono normalmente eliminati renale. Pertanto, molti farmaci richiedono un aggiustamento del dosaggio o della frequenza di somministrazione nei pazienti con ridotta funzione renale. Tuttavia, grazie al suo peculiare metabolismo maggiormente epatico e all'escrezione biliare, la rifampicina non rientra tra questi farmaci, rendendola una scelta idonea nell'ambito dell'antibioticoterapia per i pazienti affetti da IRC, senza dover necessariamente procedere con la riduzione delle dosi o modificare la frequenza di somministrazione.

95 di 100 Domande

Il rapido svuotamento gastrico, la conseguente iperglicemia e la successiva ipoglicemia reattiva caratterizzano la:














La risposta corretta e' la A
Il rapido svuotamento gastrico, l’iperglicemia e la successiva ipoglicemia tardiva con picco di insulina sono tipici segni di pazienti che hanno subito un intervento di gastroresezione che soffrono di dumping syndrome tardiva: questa sindrome si verifica proprio a causa della gastroresezione e quindi del rapido passaggio del bolo alimentare dall’esofago all’intestino, ove si assiste ad un rapido assorbimento a livello intestinale e quindi ad una condizione di iperglicemia e successivamente, a causa di un picco insulinico, a conseguente ipoglicemia. A questi segni si associano anche altri sintomi quali palpitazione, sudorazione e astenia. La terapia si basa su un ottima prevenzione, quindi piccoli pasti e una dieta a base di fibre. Invece, la colecistite cronica ha un quadro di colica biliare con dolore nei quadranti addominali superiori (risposta B errata). Contrariamente, la pancreatite cronica è in grado di scaturire dolore post prandiale di tipo epigastrico che porta innalzamento dei valori pancreatici (risposta C errata). All’opposto, l’ulcera duodenale e l’ulcera gastrica provocano dolore di tipo epigastrico senza difficoltà di digestione o di assorbimento di nutrienti inoltre la duodenale riduce dolore in seguito all’inizio della digestione mentre la gastrica peggiora con l’assunzione di cibo (risposte D ed E errate).

96 di 100 Domande

Quale di queste strutture non fa parte dell'ipotalamo?














La risposta corretta è la B
Esplorando la struttura e le funzioni dell'ipotalamo, è accurato affermare che il recesso mammillare non ne fa parte. L'ipotalamo è una regione del cervello fondamentale per numerosi processi fisiologici, inclusa la regolazione dell'omeostasi, del comportamento alimentare, della sete, del sonno, della temperatura corporea, della crescita e del bilancio energetico. La confusione circa il recesso mammillare può emergere dalla sua prossimità con il nucleo mammillare, che è effettivamente parte dell'ipotalamo. Tuttavia, il recesso mammillare rappresenta una struttura anatomicamente distinta. Quest'ultimo è una cavità del ventricolo cerebrale e non partecipa alle stesse funzioni complesse attribuite all'ipotalamo. La distinzione è cruciale per comprendere le funzioni e l'organizzazione neuroanatomica del cervello. L'ipotalamo svolge un ruolo chiave nell'integrare le funzioni del sistema endocrino con quelle del sistema nervoso. Attraverso la produzione e la secrezione di fattori rilascianti, che agiscono sull'ipofisi, coordina risposte fisiologiche che influenzano profondamente il benessere dell'organismo. Tra i diversi nuclei ipotalamici, troviamo il nucleo paraventricolare, importante per la sua partecipazione nella risposta allo stress e nella regolazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene, il nucleo preottico, coinvolto nella regolazione della temperatura corporea, il nucleo dell'abenula, che modula diverse funzioni neurovegetative e comportamentali, e il nucleo mammillare, essenziale per la memoria e l'orientamento spaziale. Concludendo, è essenziale ricordare che l'ipotalamo è una struttura complessa e altamente specializzata. La sua architettura comprende nuclei con ruoli vitali nei circuiti neurali che mediano le funzioni critiche per la sopravvivenza. La distinzione tra le varie parti dell'ipotalamo e le strutture vicine è fondamentale per la corretta comprensione della neurobiologia del comportamento e dei processi fisiologici. Il recesso mammillare, non essendo impiegato direttamente in queste funzioni integrate, non è considerato parte dell'ipotalamo, ma piuttosto una struttura adiacente.

97 di 100 Domande

Nello shock puo' insorgere una acidosi lattica a seguito della:














La risposta corretta è la B
Nello shock può insorgere un’acidosi lattica come conseguenza della diminuita pressione parziale di ossigeno (pO2) ematica. Questo fenomeno si verifica poiché una riduzione della disponibilità di ossigeno nei tessuti compromette la capacità dell'organismo di produrre energia attraverso la fosforilazione ossidativa, portando invece a un incremento del metabolismo anaerobico. Durante il metabolismo anaerobico, il piruvato, prodotto dalla glicolisi, è convertito in lattato anziché entrare nel ciclo di Krebs, con la conseguente produzione di acido lattico. L'accumulo di acido lattico nel sangue dà origine all'acidosi lattica. L'acidosi lattica, all'interno del contesto dello shock, è indicativa di ipoperfusione tessutale e di ipossia, situazioni critiche che richiedono un intervento immediato per ripristinare la perfusione e l'apporto di ossigeno ai tessuti. L'insorgenza di acidosi lattica riflette la s