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1 di 5 Domande

Una donna di 44 anni viene portata dal marito presso il P.S. dell’ospedale, per disturbi gastrointestinali. Anamnesi patologica prossima: intenso dolore addominale che perdura da 3 ore. Nei 2 mesi precedenti la donna ha avuto altri due episodi simili. Nega febbre. Il medico di guardia di turno indica che la paziente deve essere sottoposta ad accertamenti diagnostici strumentali, al fine di valutare il suo problema. Tra i vari esami strumentali, viene anche eseguita un’ecografia, mostrata in figura. Quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la C.

La colelitiasi, la presenza di uno o più calcoli biliari nella colecisti, rappresenta la diagnosi più probabile per il paziente del caso clinico: infatti, l’ecografia mostra numerose formazioni litiasiche (iperecogene con cono d’ombra posteriore) in prossimità del corpo e dell’infundibolo della colecisti. Per la litiasi della colecisti i fattori di rischio comprendono sesso femminile, obesità, età avanzata, una dieta di tipo occidentale, una rapida perdita di peso e un’anamnesi familiare positiva. La presenza di calcoli biliari tende a essere generalmente asintomatica. Il sintomo più frequente è la colica biliare. All’esame obiettivo i pazienti mostrano lieve ittero, febbre e segno di Murphy positivo, suggestivi per un quadro di colecistite acuta. Fra le complicanze più gravi sono incluse colecistite, coledocolitiasi, colangite e pancreatite acuta biliare. La diagnosi in genere viene posta mediante ecografia addominale, che ha una sensibilità del 95% ed è in grado di rilevare piccole formazioni litiasiche di 3 mm di diametro. La colecistectomia rappresenta la terapia di scelta per una colelitiasi sintomatica o complicata. All’opposto, tale ecografia non mostra reperti compatibili con pseudocisti pancreatica, nefrolitiasi, cisti ovarica e ascesso epatico (risposte A, B, D ed E errate).


2 di 5 Domande

Uomo di mezza eta' presenta varici esofagee. La presenza di varici esofagee è più frequentemente conseguenza di:














La risposta corretta è la B.
Le varici esofagee, vene dilatate dell'esofago distale o dello stomaco prossimale, sono causate dall'elevata pressione presente nel sistema venoso portale (ipertensione portale), più frequentemente dovuta alla cirrosi. Il sanguinamento dalle varici esofagee può essere acuto, subacuto o cronico. I pazienti presentano a volte un'improvvisa emorragia, spesso massiva e senza alcun dolore, che può portare allo shock ipovolemico. Le varici, sia esofagee che gastriche, sono più facilmente diagnosticate con l'endoscopia, che può identificare anche le varici ad alto rischio di sanguinamento. Il trattamento consiste principalmente nella legatura elastica per via endoscopica e octreotide EV. A volte è necessario il posizionamento trans-giugulare di uno shunt portosistemico intraepatico. Al contrario, la sindrome di Peutz-Jeghers, la gastrite erosiva e la duodenite non determinano frequentemente varici esofagee (risposta A, C, D ed E errate).

3 di 5 Domande

Scenario 8: Un uomo di 64 anni giunge in Pronto Soccorso per ittero, calo ponderale e prurito. Alla TAC addome riscontro di lesione focale ipo-densa a carico della testa del pancreas. Qual è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la D.
Il paziente del caso clinico, con ittero, calo ponderale, prurito e lesione focale ipodensa a carico della testa del pancreas alla TC, verosimilmente presenta un carcinoma del pancreas, una neoplasia poco diffusa con prognosi estremamente severa. Colpisce soprattutto i soggetti di età compresa tra i 60 e 80 anni. Il principale fattore di rischio è il fumo di sigaretta (i fumatori hanno un rischio di 3 volte superiore rispetto ai non fumatori); altri fattori di rischio sono il diabete mellito, la pancreatite cronica, l’obesità, una dieta povera di fibre, l’esposizione a tossici e la predisposizione genetica. Nel 70% dei casi la neoplasia si sviluppa a carico della testa dell’organo; la forma più diffusa è l’adenocarcinoma con origine dalle cellule duttali. Il cancro del pancreas, complice anche la sua localizzazione anatomica, in fase precoce non determina sintomi specifici per cui, spesso, la diagnosi è tardiva. Quando compaiono, i sintomi sono riferibili a compressione degli organi e delle strutture vicine, in particolar modo dei dotti biliari: infatti, segni e sintomi tipici sono l’ittero di tipo ostruttivo, con eventuale comparsa di prurito, il dolore localizzato alla schiena o alla parte superiore dell’addome, l’astenia, il calo ponderale, la nausea e il vomito. Al contrario, i sintomi della pancreatite cronica sono riconducibili per lo più all’insufficienza funzionale. Oltre al dolore addominale cronico, si manifestano generalmente anomala digestione degli alimenti, calo ponderale e diabete. L’ittero e il prurito non sono sintomi tipici (risposta A errata). All’opposto, la pancreatite acuta è un processo infiammatorio acuto a carico del pancreas. I più frequenti fattori scatenanti sono i calcoli biliari e l'abuso cronico di alcol (risposta B errata), mentre, la colecistite acuta litiasica è una infiammazione acuta della colecisti dovuta all’incuneamento di uno o più calcoli a livello del dotto cistico. Il sintomo più frequente è la colica biliare. All’esame obiettivo i pazienti mostrano lieve ittero, febbre e segno di Murphy positivo, suggestivi per un quadro di colecistite acuta. La diagnosi in genere viene posta mediante ecografia addominale, che ha una sensibilità del 95% per i casi di litiasi biliare nella colecisti ed è in grado di rilevare piccole formazioni litiasiche di 3 mm di diametro. Tale diagnosi non è compatibile con il caso clinico (risposta C errata)

4 di 5 Domande

Scenario YUOI: Un uomo di 40 anni di origine magrebina si reca presso il PS per un fastidio aspecifico in regione epigastrica iniziato circa 6 mesi prima, ma in peggioramento. Non ha una storia di consumo di alcol. All'esame obiettivo si apprezza una massa palpabile a sede epigastrica. La sierologia per i virus dell'epatite B e C è negativa. L'ecografia del fegato e la TC addome sono mostrate nell’immagine presentata. Quale test diagnostico è di supporto nel confermare il sospetto diagnostico?

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La risposta corretta è la C.

Il paziente del caso clinico presenta fastidio aspecifico in regione epigastrica in peggioramento, massa palpabile a sede epigastrica e alla TC cisti ben definita, mentre, l’ecografia mostra setti interni corrispondenti alle pareti delle varie formazioni cistiche contestuali. Tali reperti, correlati con la clinica pongono primariamente il sospetto di una cisti idatidea, il cui agente eziologico responsabile è l’echinococco granuloso. Per la diagnosi è essenziale la sierologia per Echinococcus granulosus. Le sedi più frequenti di localizzazione sono il fegato ed i polmoni; la manifestazione più frequente è il dolore addominale associato o meno alla presenza di una massa palpabile. L’ecografia è la tecnica di scelta per la valutazione delle cisti con sede addominale. La TC e la RM sono indicate quando tale localizzazione è extra-addominale e/o nelle forme disseminate. Inoltre, in questo caso clinico, la RM non è necessaria, in quanto, sono sufficienti l’ecografia e la TC (risposta A errata). In aggiunta, la presenza di cisti figlie all’interno di una cisti più grande aiuta a escludere la diagnosi di carcinoma (risposta B errata) e di ascessi batterici o amebici (risposta errata E). Infine, la biopsia potrebbe essere presa in considerazione dopo gli esami di primo livello (risposta D errata).


5 di 5 Domande

Scenario YUOI: Un uomo di 40 anni di origine magrebina si reca presso il PS per un fastidio aspecifico in regione epigastrica iniziato circa 6 mesi prima, ma in peggioramento. Non ha una storia di consumo di alcol. All'esame obiettivo si apprezza una massa palpabile a sede epigastrica. La sierologia per i virus dell'epatite B e C è negativa. L'ecografia del fegato e la TC addome sono mostrate nell’immagine presentata. Riferita allo scenario YUOI. Domanda 2: Riguardo al paziente della domanda precedente, quale delle seguenti alterazioni è più probabile che venga riscontrata?

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La risposta corretta è la E.

In base ai reperti clinico-anamnestici e all’imaging, la diagnosi più probabile è rappresentata dalla cisti idatidea; di conseguenza, il paziente del caso clinico dovrebbe mostrare verosimilmente elevati livelli di IgE e moderata eosinofilia. Solitamente non presenta diminuzione dell’indice di Quick (noto anche come PT), anemia da carenza di ferro, carenza di anti-tripsina alfa-1 ed elevazione degli indici di flogosi di fase acuta (risposte A, B, C, D errate).


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